A.C. 2355
Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghe e colleghi di opposizione, banchi vuoti di maggioranza. Presidente, come al solito, quando ci troviamo in questi momenti - e ultimamente accade spesso - mi viene la voglia di fare dei ragionamenti, più che entrare nello specifico dettaglio delle questioni.
La domanda che mi pongo sempre, nell'azione umana, non è quello che accade, ma perché sta accadendo e come si è arrivati a quel che sta accadendo. Ho sentito mille definizioni: decreto “sicurezza”, decreto “insicurezza”, decreto “liberticida”, o quant'altro. Ma io lo chiamerei, Presidente, se vuole, decreto “percezione”. Qual è uno degli elementi legati al termine “sicurezza”, se non il concetto di percezione? La percezione è tale perché è quell'elemento che alimenta la paura. La percezione è tale perché è quell'elemento che alimenta la deterrenza. E allora, più che un decreto “sicurezza”, io credo, Sottosegretario Molteni, che voi abbiate scritto un decreto “deterrenza”. Perché scrivete un decreto “deterrenza” e come ci arrivate? Voi ci arrivate lentamente, ha avuto già modo di sentirmelo dire durante la discussione generale. Questo è un processo che io, le dico la verità, Sottosegretario - suo tramite, Presidente -, ho sempre immaginato che a tratti fosse figlio di insipienza politica. Ho commesso un errore, Sottosegretario. Ho commesso un errore di valutazione. Questa non è insipienza politica, questa è consapevolezza politica. È un progetto politico molto chiaro. E il progetto politico molto chiaro non è quello di dare maggiore sicurezza ai cittadini e alle cittadine di questo Paese, non è quello di andare a colpire le cose che non funzionano in questo Paese, ma il progetto vero è quello di smontare, pezzo dopo pezzo, il processo democratico.
Ma d'altronde, voi siete quelli che, ogni volta che si alza una voce di dissenso, la prima risposta che date è: se tu vuoi parlare, ti candidi, prendi i voti e allora hai facoltà di parlare. Come se il consenso, la legittimità popolare, fosse al di sopra dello Stato di diritto. E allora voi, come ho detto già, potevate scegliere la “governamentalità” di Foucault. Nel cuore più profondo, secondo me, aspiravate al Leviatano di Hobbes, ma poi alla fine vi siete accontentati di Chomsky e della teoria della rana e dell'acqua bollente. Perché - lo dico a chi ci ascolta ovviamente - se tu metti una rana nell'acqua bollente, la reazione è immediata: scatta e salta. Se tu, invece, la rana - pensi un po' Chomsky quanto era intelligente - la metti nell'acqua fredda e piano piano alzi la temperatura, la rana si sente comoda e rassicurata, quasi abbracciata da un processo di cambiamento, e più l'acqua bolle, più la rana è come se si addormentasse. Quando poi l'acqua bolle definitivamente, non ha più la forza e la capacità di reagire. Ed è esattamente quello che sta accadendo in questo Paese, perché avete iniziato con i decreti Rave party e nessuno ha detto niente, perché poi alla fine, giustamente, erano ragazzi che occupavano abusivamente - scusi, Sottosegretario, clandestinamente, perché anche l'utilizzo delle parole è fondamentale in questa situazione - e fondamentalmente facevano rumore. Avete proseguito in tutti i modi, delegittimando i giornalisti e tutto sommato nessuno ha detto niente. Quello dei magistrati era un tema classico. Fino a finire con i neo-gandhiani, cioè uno come Gandhi, con questo decreto, finirebbe in carcere. Altro che gli inglesi! Altro che l'impero britannico!
Ma soprattutto, avete finito, Sottosegretario, con la totale e completa assuefazione della funzione legislativa. Io ho posto la domanda durante la discussione generale, la pongo oggi e mi avvio a chiudere. Hanno ancora senso i deputati, i senatori, le senatrici, le deputate? Perché io credo che, da un lato, ci avete provato con l'autonomia differenziata e siete andati a sbattere, dall'altro, ci provate con questo. Il combinato disposto di tutto questo, sa che cosa produrrà, Presidente? Produrrà che, a un certo punto, qualcuno, con insistenza, come già accaduto nella storia, inizierà a mettere seriamente in discussione le Assemblee legislative, perché sono luoghi inutili, luoghi di parole, e perché serve essere fattivi, consequenziali e, probabilmente, scendere dalle vallate con un elmo con le corna e immaginare di essere barbari sognanti che hanno risolto i problemi della democrazia in questo Paese. Auguri! Auguri!
Ma io sono convinto che, prima o poi, se noi possiamo anche perdonarvi, il perdono del popolo italiano non lo riceverete mai.