Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 29 Maggio, 2025
Nome: 
Bruno Tabacci

A.C. 2355

Signor Presidente, rappresentanti del Governo, è con l'animo turbato che prendo la parola oggi in Parlamento su questo decreto. La sicurezza è una questione centrale della convivenza civile, va interpretata non strumentalmente, ma nella pienezza dei valori costituzionali, non come una modalità per comprimere diritti o addirittura libertà fondamentali. È la distinzione profonda che c'è tra uno Stato di polizia o di sorveglianza e uno Stato di diritto ovvero della garanzia.

È stata adottata una procedura gravemente lesiva del ruolo del Parlamento, che ha dimostrato la totale assenza dei requisiti di necessità e urgenza straordinari. Il disegno di legge da cui origina il tutto era in campo da più di un anno. I Comitati per la legislazione di Camera e Senato, completando l'indagine conoscitiva promossa, hanno evidenziato l'evidente abuso della decretazione d'urgenza, ma con questo decreto avete passato ogni limite, innestando un decreto-legge su un disegno di legge che era già stato approvato dalla Camera dei deputati nella prima lettura. Vi serviva lo scalpo del decreto della paura che, invece di garantire serenità, genera confusione, determina ulteriori conflitti. Più di 250 costituzionalisti hanno fatto sentire la loro voce, una voce critica, tra cui tre presidenti emeriti della Corte costituzionale, inutilmente.

Avete voluto inserire 14 nuove fattispecie di reato, inasprimenti delle pene assolutamente sproporzionati, genericità e totale indeterminatezza delle fattispecie penali contestate, rivolte e orientate verso i più deboli, alle posizioni marginali, al dissenso: chi manifesta, chi è già in prigione, chi emigra, chi viene considerato disubbidiente o irregolare. Ci sarebbe bisogno di aiuto e di prevenzione, voi, invece, siete prevenuti nei confronti dei più deboli, il tutto per diffondere timore e paura tra i nostri concittadini: li fate sentire in pericolo anche se non lo sono. Si colpisce anche chi manifesta il proprio dissenso con modalità non violente. Voi che avete coltivato lo scandalo delle “quote latte” e dei blocchi stradali conseguenti, colpite ora anche il diritto a manifestare il dissenso, elevandolo a reato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Mi vengono in mente i processi alla prima Lega contadina d'Italia dove sono nato, a Quistello, nel mantovano; il processo di Venezia contro i contadini scioperanti, non violenti, perché rifiutarsi di mungere le vacche non significava esercitare una violenza. Il 27 marzo 1886 si concluse a Venezia il processo intentato contro 22 lavoratori, organizzatori dei contadini mantovani, che erano stati alla guida di quel grande sciopero agricolo. Erano accusati di aver attentato alla sicurezza dello Stato, sia con discorsi e ordinanze ufficiali o con scritti, sia con incitamenti e scioperi, era questo il linguaggio del tempo. Tutti gli imputati furono assolti.

Ecco, voi siete molto più indietro della visione dello Stato dei governanti di fine Ottocento. Dobbiamo rimpiangere, dunque, Agostino Depretis? Voi volete affermare, nel 2025, un'interpretazione autoritaria e illiberale della nostra democrazia costituzionale. Il vostro panpenalismo è il contrario del pensiero di Aldo Moro. Aldo Moro ha dedicato particolare attenzione alla centralità della persona umana nel diritto penale, concependo quest'ultimo come strumento di riparazione sociale, piuttosto che di punizione.

Il suo pensiero è caratterizzato da un umanesimo penale che pone al centro della riflessione giuridica il valore della persona e le sue azioni, influenzato dal personalismo cristiano, dal liberalismo crociano e dalla filosofia di Maritain. Ecco perché non si può non manifestare un netto dissenso rispetto a questo decreto e alla sua torsione autoritaria con tratti di crescente anti-umanità. È un dissenso, quello che esprimo, che va oltre la dimensione politica, ha un profilo etico, morale, umano e denuncia un grave allarme istituzionale.