Discussione generale
Data: 
Lunedì, 15 Luglio, 2024
Nome: 
Toni Ricciardi

A.C. 1902-A

Grazie, Presidente. Intanto noto - me lo consentirà, Presidente - e sono quasi commosso dalla partecipazione numerosa e autorevolissima dei colleghi di maggioranza. Mai avrei immaginato, Presidente, correndo di corsa da Fiumicino, arrivando da Manchester - dove c'erano 20 gradi in meno rispetto a Roma - di trovare codesto parterre, e quindi devo dare seguito, e anche impegnarmi, rispetto ai contenuti che cercherò di sviscerare questa mattina con voi.

Lei mi conosce, Presidente, sa che, ogni tanto, mi interrogo sull'essere esistenziale in questo luogo, e, ogni volta che affrontiamo provvedimenti come questi, che mettono insieme tanti temi, ti poni la domanda se abbia un senso concreto o se, purtroppo, si fa di necessità virtù. Ovvero, vista la prassi, visti i Regolamenti, viste le procedure con le quali si opera e si lavora nel Parlamento, prassi consolidate da anni - quindi lo chiarisco da subito, così nessuno può immaginare che stia facendo un attacco gratuito -, noi ci ritroviamo con dei fritti misti, delle macedonie - meglio la macedonia, visto che fa caldo - all'interno delle quali troviamo tutto e il contrario di tutto.

Però, in questo provvedimento noi troviamo cose sostanziose, sostanziali. Partiamo dalla prima, il tema calcio. Ho partecipato ai lavori della Commissione. Capisco la difficoltà della gestione del mondo del calcio in questo Paese, e comprendo altresì il fatto che il calcio - è inutile che ci giriamo attorno - va trattato come uno dei pilastri industriali di questo Paese per fatturato, per interessi, per partecipazione e per tante, tante altre cose. C'è chi, come me, è tifoso di squadre minori: io festeggio, lo dico agli autorevoli colleghi che mi stanno ascoltando, lo scudetto ogni 33 anni; purtroppo questo è, però, quando lo festeggio, lo festeggio bene.

Noi siamo in clima europeo. Ieri sera ho assistito alla partita a Manchester, quindi lascio immaginare il pathos degli inglesi che assistevano a questa finale. Eppure, ti interroghi su come riformare il calcio e come intervenire. Allora, che il calcio vada trattato in un certo modo è un fatto; che crei occupazione e indotto economico è un altro fatto; che crei gettito fiscale è un altro fatto ancora; che abbia un problema strutturale con la gestione dei propri conti è un fatto assodato. Ora, se tu vuoi intervenire sulla riforma della Lega e se vuoi tutelare le squadre di calcio, allora, intanto devi schierati in una maniera chiara e netta dal punto di vista ideale, ideologico.

Diciamo che siamo per la Superlega, anche italiana, e che ci sono 18 o 20 squadre che giocano, in un loro mondo, un loro calcio, una loro partita. Diciamo che il concetto stesso della partecipazione sportiva, ovvero, che non conta - almeno nel mondo ideale - la quantità economica della quale tu puoi disporre, ma conta la capacità sportiva di realizzare e ottenere il risultato. Allora, diciamo che questa regola - siamo anche in prossimità delle Olimpiadi - non ha più senso e diciamo che noi vogliamo costruire un modello del quale in molti Paesi si discute.

Attenzione: io non sto sventolando o sciabolando qualcuno che ha immaginato codesta riforma; sto semplicemente dicendo che ci sono autorevoli presidenti di squadre mondiali - ben più importanti di squadre italiane per fatturato, per storia, per palmarès e quant'altro - che immaginano che ci sia un campionato a sé per queste squadre. Perché delle due, l'una: abbiamo bisogno di riformarlo bene; avremmo bisogno, probabilmente, di interrogarci circa il perché abbiamo, negli ultimi anni, dei risultati calcistici di siffatta natura. Poi, avoglia a raccontare dei vivai; avoglia a raccontare che arrivano gli stranieri. Lo sport è competizione: se sei bravo, ci dovremmo preoccupare del perché pochi calciatori italiani sono ingaggiati nei campionati esteri, non del perché gli stranieri vengono qui. Questo è un fatto. Dopodiché, potremmo discutere di tante altre vicende. Tuttavia, ritengo e reputo che, aver inserito il peso specifico rispetto alla capacità contributiva economica delle società di calcio, non facendo un discorso a 360 gradi e affrontando il problema nella sua strutturalità, abbia creato una difficoltà. Dopodiché - come sempre - saremo vigili nell'osservare l'applicabilità e l'applicazione della riforma.

Arriviamo al secondo tema: l'università. Tema a me molto caro, non fosse altro perché io sto svolgendo questa funzione pro tempore, ma il mio lavoro è quello. Mi sono molto meravigliato, perché so già di far saltare sulla sedia il mio gruppo parlamentare e tutto l'emiciclo nel quale io siedo e lavoro. Io non capisco per quale ragione, in questo Paese, ogni volta che arriva un ministro dell'università o un ministro della scuola, bisogna immaginare che deve fare la propria riforma dell'università e della scuola. Lo dico a scanso di equivoci: esiste uno strumento - io lo posso dire, perché è uno strumento che mi ha abilitato a professore universitario - che è l'ANVUR. È una riforma - possiamo dire “incompiuta”, “incompleta” - del Governo Berlusconi che - guardate - ha allineato questo Paese al resto del mondo. Allora, quello che non si riesce a capire è la ragione per la quale, invece, di andare a trovare le dotazioni economiche per fare entrare in pianta stabile nel mondo della ricerca e dell'università coloro che hanno ottenuto l'abilitazione a professore di seconda fascia o di prima fascia - esistendo i contratti di ricercatore di tipo A e ricercatore di tipo B - si immagina nuovamente di prorogare, di proroga in proroga, un livello di precarietà. Scusate, signori, è già accaduto in questa legislatura che abbiamo prorogato la durata delle abilitazioni, perché la legge istitutiva, la legge di funzionamento dell'ANVUR, prevedeva che tu venivi abilitato e, una volta abilitato, lo Stato si sarebbe dovuto preoccupare di trovarti l'incardinamento, cioè, dei posti disponibili nelle università. Ma questa cosa non è accaduta. Allora, io, colleghe e colleghi, mi preoccuperei di ritrovare le risorse per fare questo. Ormai, basta chiedere una banca dati o un estratto all'INPS per sapere quanti professori universitari andranno in pensione e quanta capienza avremo nelle università. Allora, probabilmente, anche da questo punto di vista avete sbagliato il focus e avete usato gli occhiali sbagliati per analizzare il problema. E arriviamo alla vicenda “scuola”: INDIRE. Io mi sono meravigliato leggendo la quantità di competenze, anche nello specifico, che voi avete individuato per Indire e mi sono detto: “Complimenti!”. Debbo dire che è stato fatto un lavoro di profondità nel capire quali sono le competenze, i compiti, le azioni e le responsabilità di INDIRE. Dopodiché, colleghe e colleghi, io ve lo segnalo: io capisco che voi stiate lavorando per un modello istituzionale diverso da quello che, attualmente, è in vigore nella nostra Carta costituzionale e che ci sono Paesi dove lo spoils system è legge ed è sancito, ma ciò non accade in l'Italia.

Allora, perdonatemi, non è che noi possiamo andare avanti in questo modo, cioè, che ogni Governo che arriva, prima della scadenza naturale, procede al commissariamento di INPS, INAIL, INDIRE e di tutto quello che ne consegue. Perché, se queste sono le regole del gioco, se è vero quello che dicevo in premessa, cioè, che voi avete ereditato una procedura, un modo di agire in queste Aule, che distorce il senso della democrazia e la funzione del legislatore, dell'Assemblea legislativa, voi state aprendo il varco a un precedente molto pericoloso. Perché, o voi immaginate di restare al Governo per i prossimi trent'anni - e va bene - oppure, vi dovete aspettare che un giorno, chi arriverà dopo di voi, può utilizzare lo stesso vostro precedente, infischiandosene delle scadenze prestabilite di un mandato di chi dirige e governa un'istituzione dello Stato, e commissariarla perché non è più incline ai voleri della maggioranza governativa di turno. Questa credo che sia una macchia molto, molto, pericolosa.

Ultimo punto, sul quale ci siamo impegnati e mi sono impegnato notevolmente. E debbo dire che io lo voglio ringraziare qui, adesso, pubblicamente davanti a tutti, il relatore di questo provvedimento, l'onorevole Sasso, il quale, sull'articolo 14, ha avuto la sensibilità di capire il problema e di porlo, accantonando emendamenti, chiedendo, spendendosi - l'ho verificato, lo so - con gli uffici governativi e con il Governo affinché, su un articolo che non prevede ulteriore aggravio di costi, si potesse fare un'azione di buonsenso. Di che cosa sto parlando? Sto parlando esattamente del fatto che si proroga a nove anni la permanenza all'estero degli insegnanti di italiano. Coloro che sono all'estero e che prima avevano contratti a sei anni, adesso li vedono prorogati a nove anni: benissimo. Vi abbiamo riconosciuto in Commissione il fatto di aver colto il punto. Ci sono percorsi di vita di persone che vivono all'estero, che costruiscono progetti di vita e che non possono vivere ogni cinque anni, nel momento in cui arriva a scattare il sesto anno, in una dimensione tra “il non più” e il “non ancora”: “non so se ci possono restare; non so se devo rientrare”.

Allora, questo è un punto di plauso. Secondo: così facendo voi risolvete una difficoltà, che è quella della programmazione. Noi abbiamo un sistema tempistico - lo dico così - di programmazione, che differisce con la maggior parte degli ordinamenti scolastici in giro per il mondo. E allora, molte volte, noi come Paese - non come politica, non come Governo, ma come Paese - ci troviamo in difficoltà per il fatto che arriviamo in primavera per avere le assegnazioni di docenti e quant'altro: cose che dovevano avvenire già nel mese di luglio e di agosto dell'anno precedente. Voi qui riuscite a cogliere il punto e lo andate a sanare. Dopodiché, su indicazione e pressione dei corpi collettivi - insegnanti, enti gestori, famiglie - tutti trasversalmente abbiamo ricevuto la seguente richiesta: “Estendete i novi anni non solo alle scuole europee, che sono in numero “x”, ma estendeteli a tutti; date la possibilità a tutti gli insegnanti”. Non vi costava nulla ed eravamo tutti d'accordo: c'era il partito trasversale, maggioranza e opposizione, che era tutto d'accordo su questa correzione.

Ora, io mi chiedo: è mai possibile che noi ci ritroviamo nuovamente dinanzi all'ennesimo provvedimento dove chi svolge la funzione legislativa concorda e trova una sintesi di buonsenso; vi avevamo chiesto di riscriverla a nome del relatore, di farne un emendamento del Governo, l'avremmo votato, sostenuto, sollecitato. Non è stato possibile. E per quale ragione? Perché, evidentemente, la funzione legislativa viene puntualmente mortificata in quest'Aula. Perché, puntualmente, conta più un funzionario di turno, ubicato in non so quale dove, che la volontà politica dei legislatori e delle legislatrici su azioni di buonsenso che vanno a individuare un problema e a trovare una soluzione possibile a quel problema. Ora, chi ci ha ascoltato, il cittadino o la cittadina qualunque, comprende bene e si chiederà: ma ci fate capire che cosa c'entra la Lega calcio con l'università, con la scuola, con gli insegnanti all'estero? E soprattutto, state facendo questa discussione che poi, a un certo punto, non terminerà con la possibilità di dibattere nel luogo deputato al confronto emendativo, ossia quest'Aula, ma terminerà come stanno terminando, ormai da troppo tempo, le vicende politiche - anzi, burocratiche - in questo luogo. Allora io mi pongo una domanda esistenziale, Presidente Mule': noi che ruolo abbiamo? E le risparmio io chi sono, noi chi siamo. Perché noi, a un certo punto, colleghi e colleghe, ci dovremo interrogare per arrivare tutti insieme a darci una risposta su questo tema. Infatti, se noi veramente immaginiamo di utilizzare le piegature istituzionali che hanno mortificato e continuano a mortificare la democrazia e quest'Aula, questo luogo, in questo Paese, allora rischiamo di incamminarci ad essere notai inermi e disattenti, che pian piano certificheranno la morte di questi luoghi. Credo che questo sia l'elemento di fondo. Allora, l'invito veramente, questo sarà l'ennesimo provvedimento, come dice l'uomo della strada, “cosa fatta capo ha”. Allora la domanda è: quanto vogliamo continuare così? Per quanto tempo vogliamo continuare così? Perché non conta in quale parte della bilancia tu sei ubicato: tutto, in qualsiasi posto tu sei ubicato, è sempre pro-tempore, perché oggi sei maggioranza e domani sei opposizione. E io non vorrei, caro Presidente, dover ricordare a qualche illustre esponente di maggioranza, il giorno che verrà, perché verrà: guarda, io cercherò di non commettere il peccato che hai commesso tu, porgerò l'altra guancia, ma ti ricordo come hai agito in sfregio al principio democratico e al buonsenso in questi luoghi.