Discussione sulle linee generali
Data: 
Venerdì, 18 Febbraio, 2022
Nome: 
Fausto Raciti

A.C. 3431-A​

Grazie, signora Presidente. Io vorrei iniziare dal ringraziare brevemente, non solo i colleghi che ci hanno accompagnato nel corso di queste settimane nella discussione del “Milleproroghe”, di questo provvedimento dalla natura così particolare - poi ci arriverò brevemente -, ma vorrei ringraziare i presidenti di Commissione, le relatrici, il Governo e gli uffici, che ci hanno seguito nella discussione di un provvedimento che credo non abbia uguali nella legislazione europea, che, purtroppo, è caratteristico ormai del nostro modello legislativo e che è per sua natura estremamente complesso. Noi ci troviamo di fronte ad un provvedimento, che è chiaramente multisettoriale, che praticamente e sostanzialmente attraversa l'intero delle deleghe, su cui sono impegnati i membri del Governo e le Commissioni parlamentari, inevitabilmente privo di una ratio unitaria, che aiuti a costruire momenti di sintesi risolutiva e che aiuti a rendere semplice, comprensibile e accessibile il significato unitario dello stesso provvedimento, che inevitabilmente raccoglie tutto il materiale di risulta - senza che questo debba suonare necessariamente dispregiativo - ovvero tutti gli argomenti e le questioni irrisolte, sia per quello che riguarda la normale attività legislativa del Parlamento e di carattere ordinamentale, sia per quello che riguarda le leggi di bilancio i provvedimenti simili alle leggi di bilancio. Questa enorme massa di argomenti inevasi confluisce e forma il provvedimento in oggetto alla nostra discussione generale di quest'oggi.

È proprio questa natura del provvedimento che ha reso la nostra discussione così faticosa, così lunga e anche così approfondita, per molti versi, che ci porta oggi in questa discussione generale ad un confronto nel quale nessuna forza politica, nemmeno quelle di opposizione, può dire di essere stata esclusa. Infatti, il metodo con cui si è formato il provvedimento, che oggi arriva in quest'Aula, è stato inevitabilmente un metodo di dialogo parlamentare, di composizione lenta, attenta, faticosa, di merito soprattutto. Se vogliamo dircela tutta, è l'altra faccia della medaglia della complessità e della ricchezza di questo provvedimento, ovvero il terreno del confronto, dentro la maggioranza e tra la maggioranza e le forze di opposizione, è stato sempre rigidamente e rigorosamente un criterio di merito, di natura scarsamente ideologica, ma attenta al provvedimento, alla sua trasformazione e alle conseguenze che questo potrà avere sulla vita di coloro sui quali questo provvedimento o le eventuali scelte, che in questo provvedimento non sono rientrate, sarebbero andate a impattare.

Per quanto riguarda l'attività del nostro gruppo parlamentare e della nostra forza politica - che, come è noto, è impegnata con convinzione e senza riserve a sostegno del Governo nella ricerca dei punti di sintesi migliori all'interno della maggioranza - noi siamo contenti oggi di potere in questa sede rivendicare alcuni risultati importanti, che non erano previsti nella formulazione originaria del testo, arrivato in discussione in Commissione, e che sono frutto di un nostro lavoro emendativo, che non si è risolto nel solipsismo dell'attività del nostro gruppo parlamentare, ma che ci ha visto intrecciare rapporti, lavoro e priorità con le altre forze politiche della maggioranza. Grazie a noi e grazie a coloro i quali hanno sostenuto questa battaglia, sia all'interno della maggioranza che anche - va riconosciuto - all'interno del Governo, oggi questo provvedimento si arricchisce del cosiddetto bonus psicologo. È una battaglia che è stata condotta in primis dal nostro collega Filippo Sensi, che fino a pochi minuti fa era qui presente con noi in discussione generale. Tale misura ci consente di ipotizzare una prima risposta, certamente non esaustiva, ma altrettanto certamente importante e significativa, proprio perché figlia di una maturazione avvenuta dentro il Parlamento e di una consapevolezza maturata in queste Aule, della necessità di offrire un segnale di attenzione e una risposta, ad un Paese che ha vissuto due degli anni più difficili della propria storia repubblicana. È un Paese nel quale per molto tempo i ragazzi sono stati privati della ordinarietà della loro vita scolastica, in cui le famiglie per un tempo significativo hanno visto stravolgere le loro abitudini, sia sui luoghi di lavoro, sia nel difficile periodo del lockdown, quando molti di noi sono dovuti rimanere chiusi in casa. Ciò ha cambiato i modi di relazionarsi, i comportamenti e ha esposto chi era più solo e chi era più fragile al rischio di trovarsi ancora più solo e ancora più fragile, al punto di uscita dalla drammatica crisi determinata dall'esplosione della pandemia da COVID-19. Noi sappiamo benissimo che si tratta, appunto, di un bonus, quindi, di una misura che per definizione non è strutturale, non risolve strutturalmente un problema e che si inserisce spesso in sistemi sanitari che non sono sempre dei più solidi, dei più ricchi e dei più pronti a dare risposta a questo tipo di bisogni, che in molte regioni d'Italia sono ancora percepiti come bisogni nuovi, mentre in altre fanno parte ormai del bagaglio acquisito nella definizione di salute. Noi, attraverso questo provvedimento, offriamo un segnale, un messaggio, ai giovani e ai meno giovani di questo Paese, perché pensiamo che la loro salute psicologica e mentale faccia parte della definizione più generale della loro salute. Quello che è avvenuto nel corso di questi anni ha un segno ben più profondo delle norme emergenziali, che ci hanno visto imporre l'uso delle mascherine piuttosto che insistere a spron battuto sulla campagna di vaccinazione. Da questo punto di vista, i 20 milioni elargiti con questa norma, con questo emendamento, segnano anche un riconoscimento da parte del Governo del fatto che non ponevamo una questione sbagliata e che la salute mentale dei nostri concittadini merita un'attenzione concreta.

Sempre grazie al nostro impegno, al nostro lavoro, e sempre intrecciando il nostro lavoro con quello delle altre forze politiche di maggioranza, questa legge oggi arriva in discussione ricca di una novità, rispetto al testo base, che riguarda i fondi all'editoria, i fondi alle testate, alle agenzie di stampa e a Radio Radicale. Anche questa è una misura che porta il segno dell'impegno del nostro partito, in particolare del collega Lattanzio che, oggi, partecipa qui con noi a questa discussione generale, e si tratta di un intervento all'insegna della difesa del pluralismo della nostra informazione, in difesa della necessità, che tutti noi avvertiamo, di garantire al Paese la più ampia ricchezza, non solo in termini di pluralismo della stampa, ma anche in termini di qualità dell'informazione che viene trasmessa attraverso la stampa e che in qualche modo è garante del rapporto positivo e della comprensibilità delle attività che le nostre istituzioni democratiche svolgono. Da questo punto di vista, il provvedimento oggi in discussione esce arricchito, ne esce più forte il pluralismo dell'informazione italiana, ne esce più forte, persino, questo Parlamento che trova nell'informazione, nell'attività, ad esempio, di Radio Radicale, un momento fondamentale di attenzione e di diffusione delle proprie attività e della propria attività legislativa, in particolare.

Nel corso di questi giorni, in particolare di quest'ultimo, quello che ci porta qui, la discussione attorno al “Milleproroghe” si è arricchita e si è trovata caricata di una serie di significati politici da cui penso andrebbe definitivamente spogliata e vorrei brevemente approfittare del tempo che ho a disposizione quest'oggi per dare il mio contributo in questo senso. È all'evidenza della stampa come, per quattro volte, nel corso della discussione del provvedimento in Commissione, il Governo sia stato messo in minoranza dai commissari che discutevano il merito degli emendamenti. Questo è un dato di fatto certamente vero, mi si consenta di dire, non del tutto nuovo, soprattutto vista la natura del provvedimento che stiamo trattando, ma di certo privo, almeno per quello che riguarda il lavoro e l'impegno della nostra forza politica, di qualsiasi significato politico di carattere più generale. Credo che questo si capisca meglio, però, provando a entrare nel merito di questi provvedimenti e cercando di capirli uno a uno e vorrei partire da uno di quelli che hanno fatto discutere di più: quello che riguarda la destinazione dei 575 milioni di euro che vengono dal sequestro Riva e la loro destinazione.

Nel testo originario di questo provvedimento era previsto che venissero destinati alle attività di ArcelorMittal; la maggioranza, in maniera estremamente trasversale ed estremamente larga, ha sin dall'inizio, seppure non in maniera unitaria, evidenziato con un emendamento come non fosse d'accordo su questo tipo di destinazione e su come ritenesse più utile destinare queste risorse al completamento di parte delle bonifiche e, in conseguenza di questo, ha votato - vorrei aggiungere, non a sorpresa - difformemente rispetto all'indicazione che era venuta dal Governo e rispetto alla quale oggi mi viene a dire che forse era necessario provare ad accompagnare con più insistenza e più elasticità da parte del Governo una mediazione che era possibile e che era nelle corde almeno dell'attività del nostro gruppo parlamentare.

Diversa da questa è la vicenda che ha riguardato la proroga dei limiti del contante a 2 mila euro; questa è una vicenda che ha diviso più profondamente la maggioranza nelle sue - mi si lasci dire - polarizzazioni tradizionali, e cioè quella tra il centrodestra e le forze che, a vario titolo e con varie forme, stanno dall'altra parte del campo politico nazionale e su cui ha prevalso per un'incollatura un'impostazione favorevole alla proroga del tetto ai 2 mila euro per il contante. Anche qui, si tratta certamente di una cosa che non vede in questo caso il nostro partito d'accordo; si tratta certamente di un episodio spiacevole, si tratta di una misura che noi riteniamo essere sbagliata nel merito, ma non si tratta di un fatto di tale profondità da determinare un sommovimento degli equilibri della maggioranza del Parlamento, dei rapporti tra maggioranza e Governo; si tratta di un fatto di normale dialettica politica e parlamentare che ha trovato questo esito. Sarebbe stato forse bello, forse meglio, evitarlo, forse giusto trovare anche lì un altro punto di mediazione, ma questo è; rappresentare questo fatto come il segnale di una montante sfiducia del Parlamento o di parte della maggioranza nei confronti del Governo è voler forzare, in maniera sbagliata, una normale vicenda di dialettica politica e parlamentare.

La terza questione che ha visto il Governo soccombere in Aula rispetto alla sua maggioranza è addirittura ancora più tecnica delle due di cui ho avuto modo di parlare fino a questo momento e riguarda i criteri di scorrimento delle graduatorie dei precari della scuola. Ora, detto con tutta la franchezza di questo mondo, c'è stato un dibattito su un'ipotesi di riformulazione fatta dal Governo, l'ipotesi di riformulazione è stata bocciata dalla Commissione e ha prevalso un emendamento, se non ricordo male, di una collega di Forza Italia, della collega Aprea, mi pare, per l'ennesima volta, peraltro, con una composizione di maggioranza diversa da quella dei due episodi precedenti, già diversa tra i due episodi. Ora, pensare o voler accreditare l'idea che questo possa essere frutto di una “malmostosità” o espressione di una crisi che sta maturando nel cuore della maggioranza, insomma, è assolutamente, non solo fuori dalle corde di quello che è lo spirito con cui i colleghi hanno partecipato alla discussione di merito del “Milleproroghe”, ma proprio fuori dalla realtà rispetto alla dimensione non solo finanziaria, ma anche politica delle decisioni che ha preso fino a questo momento il Parlamento della Repubblica.

L'ultima questione è quella diciamo di cui più direttamente mi sono occupato e riguarda la proroga all'ingresso in vigore di alcune tipologie specifiche di sperimentazione sugli animali.

Vorrei, anche qui, riassumere brevemente la vicenda, perché anche su questa si è formata una maggioranza diversa dalle tre precedenti, a testimoniare ulteriormente il fatto che si è trattato di un confronto di merito. Poteva essere gestito meglio senza dubbio, ora spiegherò nel merito, anche in questa occasione, perché poteva essere gestito meglio nel merito, ma tutto questo non ha a che fare con la tenuta politica della maggioranza e con la sua disponibilità a continuare il percorso che è iniziato con il Governo Draghi ormai più di un anno fa.

Nel 2014, la direttiva europea sul benessere animale è stata recepita dal Senato della Repubblica, in Commissione affari europei, implicandovi il divieto di sperimentazione animale per le sostanze d'abuso e gli xenotrapianti. Di che cosa parliamo nello specifico? Nel caso degli xenotrapianti, parliamo dell'applicazione di una tecnologia premiata con il Premio Nobel l'anno scorso, nel 2020, che consente di spegnere nei maiali alcuni geni che comportano l'incompatibilità dell'organo del maiale con quello di colui il quale lo deve ricevere. In altre parole, stiamo parlando della ricerca sulla possibilità di fare crescere, dentro i maiali editati - quindi, con alcune modifiche al loro DNA -, organi da trapianto per gli esseri umani; già 2 tentativi di questi trapianti si sono svolti negli Stati Uniti, un rene e un cuore.

È una filiera di ricerca estremamente promettente che, fino a poco tempo fa, sembrava avere del miracoloso - la tecnologia che la rende possibile si chiama CRISPR - ed è del tutto immotivato, dal punto di vista scientifico, che i ricercatori italiani e i centri di ricerca italiani non possano partecipare alle ricerche su una delle filiere più promettenti nel campo della ricerca internazionale. Quindi stiamo parlando di maiali, non di cani, non di gatti, non di animali domestici, stiamo parlando di quello che, in altre sedi, consumiamo sotto forma di prosciutto, tanto per non girarci attorno rispetto al merito della vicenda.

La seconda questione, cioè quella delle sostanze d'abuso, necessita di un chiarimento preventivo, perché per “sostanze d'abuso” non si intende esclusivamente l'alcol, piuttosto che il tabacco - francamente, sui danni del tabacco e dell'alcol sappiamo già a sufficienza da non avere bisogno di ulteriori ricerche sugli animali -, ma si intendono tutte quelle sostanze che hanno un effetto psicotropo. Stiamo parlando degli oppiacei che, spesso, i malati di cancro sono costretti ad utilizzare per lenire il dolore che attraversa la loro quotidianità; stiamo parlando di tutte quelle sostanze che, in maniera diretta o indiretta, hanno un effetto sul cervello. Stiamo parlando dei vaccini, perché - che si sappia - i vaccini, prima di essere immessi sul mercato e prima delle autorizzazioni FDA o EMA, hanno bisogno di essere sperimentati sugli animali. Detto in parole povere, stiamo parlando, nella stragrande maggioranza dei casi, di topi di laboratorio. Non si vede perché, in tutti gli altri casi, si possano utilizzare questi benedetti topi di laboratorio, ma, nel caso della ricerca su sostanze d'abuso, questo non possa avvenire.

Su questo, in considerazione del fatto che la maggioranza era attraversata trasversalmente da posizioni diverse, perché molti colleghi hanno, in maniera del tutto legittima e degna di rispetto, una posizione di obiezione di coscienza rispetto all'utilizzo di questi metodi, perché ritengono gli animali esseri senzienti, perché hanno una posizione di cultura, di impostazione che li sente più vicini agli esseri umani e che, quindi, proietta su di essi diritti che noi consideriamo propri ed esclusivi della nostra specie, la richiesta che era stata fatta al Governo - e c'erano anche alcuni gruppi parlamentari che non erano d'accordo -, era di rimettersi alle decisioni dell'Aula, impegno che era stato solennemente assunto finché non è stato disdetto nel momento in cui si è proceduto alla votazione.

Anche qui, è una scelta talmente tecnica e di dettaglio, se mi consentite persino di nicchia, che attribuire a questo fatto un significato politico di carattere generale - soprattutto in presenza del fatto che il Governo ha, sostanzialmente, scelto di andare in minoranza, sapendo quello che faceva - rischia non solo di dare al Paese una rappresentazione sbagliata della nostra discussione, come se avessimo passato una settimana a tessere oscure trame per cercare di modificare gli equilibri politici del Paese, ma anche di sacrificare quel po' di buono che il Parlamento ha fatto con grande dispiacere, anche contraddicendo il Governo, che pure coerentemente, quotidianamente e, soprattutto, solennemente abbiamo deciso di sostenere.

Da questo punto di vista - svolgo solo alcune considerazioni conclusive -, noi siamo assolutamente convinti della qualità del lavoro che questo Parlamento, insieme al Governo, ha svolto nel corso dell'ultimo anno di legislatura. Crediamo molto profondamente nella funzione di questa istituzione e nella necessità che la decisione politica legislativa sia frutto di una composizione, di una mediazione tra l'indicazione del Parlamento e l'indicazione del Governo, che non può avere un tratto univoco e indiscutibile, soprattutto quando si tratta di questioni di merito, molto spesso estremamente tecniche, estremamente condizionate da un tratto di merito.

Noi rivendichiamo il diritto di partecipare, con laicità e con serenità, a questo tipo di discussione, riconfermando fino in fondo il nostro sostegno a questa esperienza di Governo, ma ritagliandoci fino in fondo il nostro ruolo di legislatori, che è quello per cui - come dicono volgarmente fuori da quest'Aula - siamo pagati. Ma permettetemi di dire che la funzione nella quale crediamo è la ragione per cui noi siamo qui, non solo per cui siamo pagati, è la ragione che ha portato ciascuno di noi a decidere di scommettere la proprio tempo, le proprie energie, la propria faccia nell'attività politica e, in particolare, nella tanto disprezzata attività di carattere parlamentare. Noi di questo ruolo del Parlamento stiamo profondamente convinti e questo ruolo del Parlamento cerchiamo di esplicare ogni giorno con dignità e con disciplina nella nostra attività quotidiana, senza bisogno di rimbrotti, strigliate, richiami all'ordine, non essendo noi una scuola ed avendo tutti abbondantemente superato la maggiore età come requisito fondamentale per sedere in quest'Aula.

Per cui, da questo punto di vista, da parte nostra, un segnale di grande serenità, di grande disponibilità al lavoro, a proseguire un lavoro insieme, consapevoli che l'altezza delle sfide che aspettano questo Parlamento e questo Governo è un'altezza decisamente importante da fare tremare i polsi e che ci sarà bisogno del contributo di tutti, dell'intelligenza di tutti, ma anche, mi si consenta di dire, della pazienza di tutti nei confronti di un luogo che questa pazienza ha dimostrato abbondantemente di meritare nel corso di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).