Discussione generale
Data: 
Martedì, 18 Febbraio, 2025
Nome: 
Virginio Merola

A.C. 2245

 

Grazie davvero, Presidente. È evidente che siamo ancora in una discussione finta, questa volta sul decreto Milleproroghe. Scatterà, infatti, di nuovo la fiducia, dovuta alle divisioni della maggioranza. È ormai evidente la volontà di ridurre il Parlamento a uno strumento di ratifica delle decisioni del Governo, attraverso un metodico stravolgimento del nostro dettato costituzionale. Il Governo Meloni continua a fare approvare misure parziali e mirate alle corporazioni di turno, per mantenere il consenso immediato, senza proposte complessive di riforme politiche adeguate alla realtà e alle prospettive del nostro Paese.

Questo è sempre più evidente, ad esempio, sulla sanità. Il Governo ha proclamato di volersi occupare delle liste d'attesa; lo ha fatto prima delle elezioni europee, approvando un decreto che si proponeva di aumentare le risorse, anche se solo e soltanto per la sanità privata accreditata, ma, dopo mesi, non si vedono ancora i decreti attuativi; così come è fermo da tre mesi il disegno di legge per le prestazioni sanitarie, che deve intervenire sul problema della carenza di personale nelle strutture sanitarie; per arrivare a questo decreto Milleproroghe, che doveva permettere alle regioni una maggiore flessibilità di spesa in sanità, utilizzando lo 0,7 del Fondo sanitario nazionale senza aumento di risorse - per carità -, eppure, è sparito dal testo in Aula, anche se era stato annunciato per giorni sul sito web della Presidenza del Consiglio.

Quindi, noi chiediamo che si smetta con la propaganda e le bugie. Ci sono 4,5 milioni di persone che, nel 2024, hanno rinunciato a curarsi. Il 50 per cento delle prestazioni sanitarie viene erogato, ormai, dalla sanità privata accreditata. La migrazione sanitaria, tra le regioni del sud verso quelle del nord, ha raggiunto la cifra di 5 miliardi. Aumentano, dunque, le disuguaglianze tra i cittadini e tra i territori del nostro Paese, mentre il diritto alla salute è sempre più affidato alle disponibilità economiche dei singoli e alle loro fortuite residenze.

Sulla sanità pubblica manca una strategia da parte di questa destra? No, semplicemente manca il coraggio di rendere chiaro che si vuole accompagnare il nostro sistema sanitario pubblico a una privatizzazione di fatto, dato che le risorse destinate sono largamente insufficienti. In questo decreto ci sono proposte che, da sole, valgono un voto contrario complessivo. La norma che cancella le multe a chi rifiutò di vaccinarsi durante la pandemia è un inno all'egoismo individuale e all'irresponsabilità, che alimenta, in modo grave e contrario alla scienza medica, il calo delle vaccinazioni in atto e diffonde la paura dei vaccini.

Abbiamo un Governo che proclama di continuo provvedimenti per la sicurezza, ma che non difende la legalità quando deve assecondare elettori della propria fazione; un Governo che ha voluto una Commissione sul COVID al solo scopo di aggredire i propri avversari politici; un Governo che non mette soldi veri sulla sanità, ma che discute di quinta rottamazione delle cartelle esattoriali e con questo decreto, intanto, fa passare la quarta, senza distinguere tra chi è davvero in difficoltà e chi continuerà a usare lo strumento per pagare solo la prima rata e continuare a fare il furbo rinviando i pagamenti.

Dopo tre proroghe sarebbe stata opportuna una verifica per riflettere almeno sul fatto che mancano ben 21,6 miliardi dei 64 miliardi di euro previsti dalla rottamazione. Invece, la maggioranza discute se impiegare 5,2 miliardi subito, per la quinta rottamazione, o 3-4 miliardi per l'abbassamento delle aliquote Irpef, mentre nella legge di bilancio non hanno stanziato un euro per infermieri e medici che mancano alla sanità e hanno imposto tagli drastici agli enti locali, già in difficoltà nel garantire i servizi pubblici ai cittadini.

Questa maggioranza ha diviso il Paese tra chi può scegliere di non pagare e chi, invece, è costretto a farlo perché le imposte gli vengono prelevate direttamente in busta paga. A parità di reddito si dovrebbe pagare la stessa imposta, ma voi rifiutate questo basilare principio di uguaglianza perché, con la tassa piatta, fino a 85.000 euro, ci sono lavoratori autonomi che pagano fino alla metà dei lavoratori dipendenti con uguale reddito. Per la riduzione degli scaglioni Irpef, la vostra controriforma - le famose tre aliquote unite ai bonus decrescenti al crescere del reddito - sta producendo, di fatto, otto aliquote effettive rispetto alle tre legali, in modo confuso, per cui capita che un dipendente con 35.000 euro lordi di reddito, a fronte di un aumento di 100 euro del contratto, abbia in tasca solo 44 euro. E poi, con le imposte sostitutive che esentano da Irpef locali, questo lavoratore è l'unico a finanziare il proprio comune e la propria regione con le addizionali.

Voi state compromettendo la giustizia fiscale e la coesione sociale, dividendo i cittadini in corporazioni e state minando la sanità e il welfare perché state rottamando la base essenziale: l'imposta generale sui redditi progressiva. Altro, quindi, che quinta rottamazione, altro che questo. State mettendo in folle il nostro Paese.