Discussione generale
Data: 
Giovedì, 16 Febbraio, 2023
Nome: 
MIichela Di Biase

A.C. 771-A

Grazie, Presidente. Cercheremo di non farci indurre in tentazione nel parlare, per suo tramite, all'onorevole Barabotti. Poi, però, alcune cose mi consentirà di dirle, visto che la discussione di ieri in Commissione non è andata esattamente come è stato riportato. Abbiamo potuto assistere ad un certo imbarazzo da parte di questa maggioranza, per cui - lo ricordo - un intero gruppo, Forza Italia, di fatto, non ha partecipato ai lavori di Commissione, ritirando di gran corsa gli emendamenti in discussione e dichiarando che avrebbero voluto che il provvedimento fosse stato diverso e migliore rispetto a quello licenziato della Commissione. Quindi, se non si vuole essere sinceri, quantomeno sarebbe gradito non riportare o non raccontare cose che, in realtà, non sono avvenute.

Presidente, il Partito Democratico - e su questo tornerò in modo più puntuale - ha provato a migliorare il testo arrivato in Commissione con un enorme e straordinario esercizio di pazienza. Non so più quante volte questa Commissione sia stata convocata e poi sconvocata. Abbiamo visto parti sociali che si sono riunite, senza che questo generasse alcun risultato se non quello, invece, che abbiamo verificato durante le audizioni. Proprio perché penso sia corretto riportare a quest'Aula le questioni emerse, leggerò uno stralcio di quanto affermato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, per dare contezza ai colleghi consiglieri se sia il Partito Democratico che su questo punto faccia una battaglia ideologica di ostruzionismo oppure se, come, invece, a me pare del tutto evidente, ci sia chi non vuole ascoltare le audizioni e i suggerimenti che ci arrivano, suggerimenti migliorativi da parte di un soggetto, come l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che, a pieno titolo, entra in questa norma, perché viene coinvolta nel provvedimento che ci accingiamo a votare, disegno di legge su cui - ricordiamolo - questa maggioranza dovrà porre la fiducia.

Su questo provvedimento non ci sarebbe bisogno di porre la questione di fiducia, perché mi pare non sussistano i requisiti di urgenza. Pur tuttavia, ci si sbriga - e lo si fa con una certa celerità - proprio a causa delle fibrillazioni interne alla maggioranza che, altrimenti, non sarebbero stati in grado di governare. Le cose, a volte, sono molto più semplici di quello che appaiono.

Fa sorridere, per suo tramite, Presidente, che l'onorevole Barabotti abbia tanta solerzia nell'occuparsi delle questioni che riguardano l'Europa. Chiederemo di mettere di più la testa sui provvedimenti che in questa fase riguardano il nostro Paese, perché li troviamo assolutamente mancanti e insufficienti, se non addirittura dannosi.

Penso, ad esempio, alla demonizzazione di una categoria. Altro che Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle! Interverranno i colleghi dopo di me e non hanno bisogno che mi faccia interprete del loro pensiero, però in Commissione eravamo tutti presenti e di certo non si può riportare quello che non è accaduto. Dovrebbero occuparsi di ciò che è accaduto in quella Commissione, di quegli emendamenti che abbiamo provato a proporre in modo puntuale e che loro, invece, hanno bocciato, senza nemmeno provare a raccogliere le suggestioni positive che arrivavano dalle opposizioni. Penso, ad esempio, alla vicenda del QR Code, penso alla demonizzazione dei benzinai, come dicevo prima, quando, di fatto, vengono descritti come una categoria che specula sui prezzi. Questo non c'entra nulla e quest'opera è assolutamente sbagliata. Ci dissociamo da questo sistema e da questo modo di vedere le cose sempre in modo minuto e non occuparsi, invece, della complessità degli eventi.

Siamo lontani, Presidente, molto lontani, fin troppo lontani da quando la Presidente Giorgia Meloni faceva i video parcheggiata fuori dai benzinai. Come siamo lontani! Oggi invochiamo e facciamo domande all'opposizione. Però, vi do una notizia: qui le domande le facciamo noi, perché a governare il Paese c'è la vostra maggioranza. Forse siete talmente poco abituati al Governo e a governare che pensate sia il Partito Democratico a dovervi dare le soluzioni. Penso che invece dobbiate fare un ulteriore sforzo, al di là dei sorrisi, dell'ilarità e della prosopopea di cui ci riempite le orecchie e l'Aula.

Allora, Presidente, pensiamo che questo provvedimento sia figlio di una scelta sbagliata, perché il Governo ha deciso di non rinnovare nella legge di bilancio la riduzione del costo della benzina, non prorogando per l'anno 2023 lo sconto sulle accise, istituito dal precedente Governo. Quello, sì, è stato un atto che intendeva andare incontro alle famiglie, a coloro i quali la macchina la utilizzano per andare al lavoro, che utilizzano il proprio mezzo per lavorare.

Lo sappiamo: questa scelta, che, come dicevo, danneggia famiglie e imprese, contribuisce, tra l'altro, anche ad una crescente spirale inflazionistica, con il conseguente - ma ovvio, Presidente - aggravio per le famiglie italiane, soprattutto per quelle con i redditi più bassi, ed è figlio chiaramente di quella scelta; a fronte di un rialzo dei prezzi alla pompa causato, appunto, dal ripristino a regime del valore dell'accisa sui carburanti, c'è stato, secondo noi, in base alla nostra lettura, un maldestro tentativo del Governo, come dicevo, di scaricare sulle categorie dei gestori delle stazioni di servizio dei carburanti il rialzo dei prezzi, con l'annessa accusa, come ho avuto modo di dire prima, di essere speculatori.

Sono tante le questioni su cui varrebbe la pena soffermarsi, ma, come dicevo prima, sono rimasta molto colpita dalla scelta di inserire una misura con l'enunciata volontà di rendere i prezzi più chiari per i consumatori, anche se, in realtà, siamo arrivati a danneggiare non soltanto il consumatore, che farà fatica a raccapezzarsi in questo mare di cartellonistica - perché è di questo che stiamo parlando -, ma creerà anche un danno ed un aggravio di lavoro importante per i gestori dei distributori, viste anche le sanzioni che vengono comminate. Qui c'è una volontà punitiva, tant'è che le sanzioni vengono addirittura aumentate in un modo sproporzionato, Presidente, per chi non dovesse rispettare il prezzo scritto nel cartellone: si arriverà a 6.000 euro di multa, quando invece sarebbe bastato, per esempio, accogliere il suggerimento del Partito Democratico che, a proposito di questa cartellonistica all'interno dei distributori, affermava che sarebbe bastato, per esempio, mettere il QR Code che rimandava ai prezzi.

Questo non lo dico io, ché lascerebbe il tempo che trova, ma lo dice bene il presidente dell'Agcom in sede di audizione. Questa è la mia prima legislatura, ma in tanti anni di amministrazione non ho mai partecipato a sedute dove si facevano audizioni per migliorare i provvedimenti, si audivano i soggetti interessati e poi non si alzava una paglia per provare a migliorare i provvedimenti in base alle dichiarazioni fatte dai soggetti auditi. In tanti anni, non mi è mai capitato di vedere questo tipo di atteggiamento, Presidente. C'è sempre una prima volta e, infatti, voi ci dimostrate che è possibile! È possibile audire l'Autorità garante della concorrenza e del mercato e non tenerne in minima considerazione le dichiarazioni e i suggerimenti. L'Autorità, cito testualmente, “ritiene utile rappresentare a codesta Commissione che l'introduzione, in capo agli esercenti, dell'obbligo dell'indicazione, accanto al prezzo di vendita praticato, del prezzo medio regionale calcolato dal Ministero appare suscettibile di presentare anche talune possibili controindicazioni. Sul punto va rilevato, infatti, che la media aritmetica del prezzo regionale risulta molto poco rappresentativa dell'effettivo contesto competitivo in cui l'impianto di distribuzione di carburanti opera”. Leggo lentamente, Presidente; visto che l'intervento del Garante in Commissione era sfuggito, io ho cura che non sfugga anche adesso. In particolare, come indicato dalla prassi dell'Autorità, un impianto di distribuzione di carburanti risulta effettivamente in concorrenza soltanto con gli impianti situati a pochi chilometri di distanza. Lo capirebbe chiunque; va spiegato? Mi domando se vada spiegato questo concetto, ovvero che la concorrenza è rappresentata da chi si trova nelle immediate vicinanze, perché chi arriva e deve fare il pieno alla propria auto di certo non fa 30 chilometri per raggiungere il benzinaio con il prezzo più basso. Però, a volte le cose ovvie non sono tali e, quindi, è bene ulteriormente sottolinearle. Prosegue il Garante: “(..) soltanto gli impianti più vicini possono costituire una concreta alternativa per il consumatore che necessita di rifornire la propria vettura. La dimensione regionale risulta in altri termini di gran lunga eccedente l'insieme dei distributori di carburanti che effettivamente potrebbero risultare, per i consumatori, alternativi a un dato impianto. Potrebbe pertanto facilmente verificarsi che, per motivi collegati ai costi e alla logistica, alla densità dei distributori, nonché al livello della domanda, il prezzo in una determinata sottozona sia diverso da quello medio regionale, che quindi costituirebbe in questo senso un indicatore non rappresentativo della situazione locale e, come tale, poco utile al consumatore. A ciò si aggiunga che la doppia cartellonistica prevista, al di là dei possibili oneri aggiuntivi per gli esercenti, potrebbe perfino indurre in confusione alcuni consumatori. Per altro verso, la diffusione presso gli esercenti di un prezzo medio regionale - a prescindere dalla rappresentatività di tale dato - rischia di ridurre la variabilità di prezzo in quanto potrebbe essere utilizzata dalle imprese per convergere automaticamente su un prezzo focale” - probabilmente al rialzo, io aggiungo - “verosimilmente assestatosi a un livello successivo sufficientemente capiente”. È un giudizio netto, Presidente e qui concludo, perché non c'è bisogno di aggiungere molto altro, rispetto a quanto ho potuto ascoltare ieri in Commissione e all'intervento, oggi, dell'onorevole della Lega. Presidente. è un giudizio netto, un vero e proprio allarme, al quale, però, il Governo ha fatto seguire il nulla: nessuna apertura, nessuna modifica rispetto a queste dichiarazioni, a nostro avviso, importantissime, che avrebbero aiutato il consumatore, perché questo stiamo provando a fare.

Inoltre, non abbiamo capito bene la ratio per cui viene inserito all'interno di questo decreto l'articolo 4, che istituisce il fondo con dotazione di 100 milioni per l'abbonamento al trasporto pubblico. Noi siamo molto d'accordo con questa misura, talmente d'accordo che la fece il Governo precedente. Però, non capiamo perché anche qui è stato scelto di abbassare la fascia di reddito riferita alle persone che possono beneficiarne. Oggi il tetto è 20.000 euro; noi chiediamo che le persone che possano accedere a questa agevolazione abbiano 35.000 euro di reddito ISEE.

Ripeto, abbiamo provato a migliorare il testo, abbiamo presentato molti emendamenti, ma nessuno è stato tenuto in considerazione da questa maggioranza. Anche su questo provvedimento alla fine faremo una classifica. Abbiamo visto molta enunciazione di natura teorica, di grande aiuto alla popolazione e ai consumatori eppoi, però, nella sostanza riteniamo che nulla è stato fatto, anzi, se è possibile si complica la vita a tutte le famiglie italiane.