Dichiarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 17 Marzo, 2022
Nome: 
Roger De Menech

A.C. 3491-A

Grazie Presidente. Nella notte del 24 febbraio, la Federazione russa ha lanciato un'offensiva militare nei confronti dell'Ucraina. Nelle settimane precedenti, ai confini dell'Ucraina, si sono svolte per giorni e giorni esercitazioni di notevoli dimensioni. Questi sono i fatti, questo è il perché di questo provvedimento! Un decreto che - credo di poter dire a nome di tutti - nessuno di noi avrebbe voluto approvare, un decreto che parla di una guerra scoppiata a poche migliaia di chilometri da noi. La politica deve essere in grado di affrontare temi tanto delicati, quanto complessi, senza mai scendere a un clima da tifoseria, come ho spesso visto in queste giornate. Una realtà che non esito a definire sconcertante, poiché nessuno si aspettava una guerra nel cuore dell'Europa. In questi giorni ho sentito tante volte ripetere la parola “illusione”. Ebbene sì, anch'io mi ero illuso come tanti, come già detto dal nostro Presidente Draghi, che l'integrazione politica ed economica, che avevamo perseguito con la creazione dell'Unione europea, ci mettesse al riparo dalle violenze, che le istituzioni multilaterali create dopo la seconda guerra mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre, in altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza e benessere, che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Invece, le immagini e i suoni che arrivano dall'Ucraina ci hanno costretto ad un brusco risveglio da questa illusione, costringendoci a fare i conti con la guerra. Una guerra non certamente diversa dalle altre 31 che attualmente si stanno combattendo nel mondo, ma che sicuramente ci colpisce maggiormente, perché è un assalto nel cuore dell'Europa proprio a quei valori, tra gli altri, la democrazia, la libertà e il rispetto dei diritti umani, che l'Unione europea ha coltivato fin dall'inizio. Troppe volte la storia ci ha sorpresi, ma, almeno in questa occasione, non è possibile sostenere che l'inizio di questa guerra non fosse stato assolutamente prevedibile. Eppure, quando le truppe russe hanno violato i confini ucraini, il mondo è sembrato essere colto di sorpresa. Il fatto in sé proponeva un evento sempre possibile, ma che l'opinione pubblica europea riteneva ormai cancellato dai propri destini, una guerra che non è iniziata adesso, ma 8 anni fa, nel 2014, con la crisi in Crimea e Donbass. A quella crisi si è risposto con la diplomazia e il dialogo. Forse, l'Occidente e l'Europa avrebbero potuto fare di più, ma a quelle proposte di dialogo la Russia ha risposto, oggi, con l'aggressione all'Ucraina. Con l'aggravante che in troppi, in tutti questi anni, hanno strizzato l'occhio a Putin, questo oggi non è più possibile. Fondamentale è fare la giusta chiarezza e dire da che parte stiamo.

Non sono tollerabili tentennamenti. In questo senso il Governo ha lavorato fin dall'inizio con chiarezza e determinazione in base a quello che stava succedendo: c'è un Paese aggredito e uno che invade; Putin sta bombardando una Nazione che non aveva bombardato la sua (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oggi ci sono morti, militari e civili, giornalisti che perdono la vita esercitando il proprio lavoro. Questa è la realtà! La realtà è l'attacco effettuato al teatro Mariupol, proprio ieri, da jet russi su un obiettivo civile, un'evidente violazione dei diritti internazionali. Eccoci ancora una volta con una guerra dentro il continente europeo, un conflitto che, accanto ai volti innocenti delle vittime di sempre di ogni guerra - penso soprattutto alle donne e ai bambini -, assume una connotazione nuova, per come è stata preceduta da un attacco cibernetico capillare, che ha paralizzato di fatto i sistemi governativi ucraini. Dobbiamo ricordare che Putin, con la stessa violenza, oggi sta colpendo anche qualsiasi forma di protesta interna al popolo russo. A quello che protesta e che si oppone alla guerra va il nostro sostegno. Per questo l'Unione europea ha risposto con prontezza e unita, sia nel sostegno all'Ucraina che nelle sanzioni molto onerose per la Russia, che hanno colpito non soltanto le imprese e le banche di quel Paese, ma la stessa attività della Banca centrale russa, con il congelamento delle riserve economiche e le restrizioni all'export verso la Russia. Dal punto di vista normativo, proprio con questo testo, anche l'Italia fa la sua parte per ribadire il sostegno all'Ucraina e la ferma condanna all'aggressione russa.

Quindi, semplificando, cosa possiamo fare concretamente oggi, anche rispetto al dibattito? A mio modo di vedere, cercando di semplificare, tre erano le opzioni in campo: l'intervento militare diretto, ovviamente opzione scartata, da ritenersi l'anticamera della terza guerra mondiale; lasciare andare la crisi, ovvero il più forte vince, girarsi dall'altra parte, opzione ovviamente e giustamente scartata per il rispetto che dobbiamo al popolo ucraino e ai principi che ci hanno sempre animato; sostenere l'Ucraina come Stato libero che si autodetermina, continuando con determinazione la ricerca della soluzione diplomatica e tenendo aperto tutti i tavoli per favorire la fine del conflitto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che è esattamente quello che Europa, NATO, ONU e l'Italia stanno facendo. Sul tavolo delle trattative di pace non possiamo lasciare soli Ucraina e Russia. Non si tratta di una mera regolazione dei confini, l'approccio deve essere multilaterale e l'Europa deve avere un ruolo determinante, condizione necessaria affinché venga risolto il conflitto oggi, ma base fondamentale perché la pace e la stabilità di quella parte del pianeta sia stabile e duratura. L'Unione europea ha reagito con fermezza, cercando di mantenere, in un difficile equilibrio, la necessità di evitare un allargamento del conflitto e quella di sostenere il popolo ucraino in fuga aprendo senza riserve le proprie frontiere, di fornire aiuti alla resistenza Ucraina e di insistere sul terreno dell'iniziativa diplomatica per fermare la guerra. Poteva fare di più? Non lo so, ma questa volta è l'emergenza a ricordare i ritardi che affliggono l'Unione nel tentativo di costruire uno strumento di difesa comune, che appare, oggi come non mai, ancor più necessario e urgente. Si tratta di una difesa europea che deve essere impostata in senso cooperativo e non competitivo rispetto alle altre istituzioni multilaterali. Attenzione, il problema di questa difesa comune europea è tutto politico; è una politica europea, che deve avere la volontà di costruire strategie comuni con determinazione. In questo senso va ringraziato il paziente lavoro del nostro Governo, con in testa il Ministro Guerini, che spero veda presto i frutti sperati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il decreto, che stiamo per approvare, tenta di mettere in campo le opportune strategie per consentire esattamente di riportare il conflitto sul tavolo del dialogo e della diplomazia, chiedendo con forza l'immediato cessate il fuoco. Scorrendo i contenuti del decreto, val la pena sottolineare alcuni provvedimenti. Vi è la partecipazione di personale militare difensivo alle iniziative della NATO. In questo senso un forte grazie va dato alle nostre Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), donne e uomini che tengono alto il nome del nostro Paese in tutte le missioni di pace in cui sono impiegati. Poi vi sono la cessione di mezzi ed equipaggiamenti militari all'Ucraina, la semplificazione delle procedure per l'assistenza e la cooperazione in favore dell'Ucraina, il potenziamento e la sicurezza degli uffici del personale all'estero e il potenziamento dell'Unità di crisi del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Si tratta di un insieme di misure che operano su due terreni diversi: un rafforzamento del dispositivo militare della NATO difensivo - sottolineo “difensivo” - nelle aree di crisi e interventi straordinari di assistenza e di cooperazione in favore dell'Ucraina, al fine di tutelare fiumi di profughi, ormai misurabili a milioni, che cercano rifugio e assistenza in quasi tutti i Paesi dell'Unione europea. Sottolineo le molteplici iniziative di solidarietà degli italiani per sostenere la popolazione ucraina.

Il nostro stesso partito, il Partito Democratico, con il nostro segretario Letta in testa, ha messo a disposizione i suoi 5.000 circoli per la logistica e per la raccolta del materiale. Il mondo cattolico, il Terzo settore, le scuole, tantissime associazioni sono già fortemente impegnate per organizzare l'accoglienza: grazie veramente a tutti. In questo senso, rimane fondamentale sostenere i nostri comuni, come sempre in prima linea sul tema dell'accoglienza. È assolutamente necessario accelerare le procedure per lo stanziamento e l'erogazione del contributo per i profughi ospitati in Italia, pensando a percorsi chiari e sicuri, in particolare per le bambine e i bambini ucraini, che sono purtroppo le prime vittime di questa guerra inaccettabile. Sono state varate decisioni che prevedono - come sappiamo - il sostegno militare all'autodifesa dell'Ucraina, uno Stato sovrano che - lo ricordo, ancora una volta - è stato aggredito senza nessuna ragione plausibile. Si tratta di una misura che ha visto unita l'Unione Europea, ma sento anch'io tutte le difficoltà di questa decisione. Rispetto i colleghi, quelli in buona fede, quelli che credono veramente alla risoluzione del problema, che hanno espresso dubbi e paure per la conseguenza di questa scelta. Credo che nessuno in quest'Aula sia felice del momento storico che stiamo vivendo, ma c'è un popolo aggredito che vuole difendersi e noi lo stiamo aiutando ad esercitare la propria legittima difesa e lo facciamo nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione e nell'ambito dei trattati internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo introdotto per questo un emendamento, a prima firma PD, che, ai sensi del comma 2-bis, chiede al Governo, ed in particolare ai Ministri della Difesa e degli Affari esteri, con cadenza almeno trimestrale, di riferire alle Camere proprio sull'evoluzione della crisi. Nessuno poi può e deve sottovalutare la grave crisi economica ed energetica che stiamo vivendo. In questo senso, il Governo deve continuare con il provvedimento, in aiuto a famiglie ed imprese. La cronaca di queste ore ci restituisce un rapporto fatto di bombe e disperazione, di tentativi e fallimenti di trattative, che purtroppo ci mettono di fronte alla realtà che la risoluzione di questo conflitto non è oggi. Non sappiamo come e quando finirà, ma sappiamo che dobbiamo fare la nostra parte e questo decreto è solo il primo passo. In questo momento di grande difficoltà, dobbiamo essere orgogliosi della risposta italiana all'aggressione russa, una risposta che continua a fondarsi su fermezza e disponibilità al dialogo, una risposta che non accetta compromessi al ribasso sui principi fondamentali, quali la libertà, la democrazia e lo Stato di diritto, una risposta europeista e per la pace. E' proprio per questo, con l'intento di riportare la pace in quei luoghi, che il Partito Democratico vota con determinazione questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).