A.C. 1790
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, sappiamo che chiunque critichi il modo in cui il Governo sta gestendo la predisposizione dei Giochi olimpici di Milano Cortina viene accusato di essere un disfattista, che scommette sul fallimento e non vuole bene all'Italia.
E, invece, proprio perché noi di Milano e Cortina siamo orgogliosi e desiderosi di vedere il nostro Paese fare una bella figura, proprio per questa ragione, abbiamo grandi timori che si possa fare davvero una brutta figura a causa di ritardi rispetto a tutta una serie di decisioni e urgenze, allo spreco di risorse pubbliche, all'eredità che certe opere lasceranno ai territori in termini di impatto ambientale sulla montagna, sempre più fragile, e di costi di manutenzione successiva.
E così proprio per quel desiderio di vedere meravigliosi e indimenticabili Giochi olimpici sostenibili, come il CIO chiede, sottolineiamo, ad esempio, la follia della costruzione della pista da bob di Cortina; giudizio sulla pista che non c'entra col fatto che noi vogliamo che tutto vada per il meglio e che l'edizione dei Giochi olimpici di Milano e Cortina sia un successo sportivo e ovviamente anche di sostenibilità, sia economica che ambientale, ma su quella indecenza lì non c'è dubbio che la nostra posizione sia di netta contrarietà, anzi, di richiesta a tutti di vegliare sul percorso già iniziato - ahinoi - di quella costruzione e di quello che sarà il post olimpico, ammesso che mai quella pista possa essere poi utilizzata per lo scopo per il quale viene costruita, che è tutto da vedere.
Noi vogliamo fare in modo che tutto vada per il meglio per dimostrare al mondo che l'Italia è in grado di essere all'altezza di un evento internazionale; collaboriamo, certo, perché questo avvenga; tuttavia, ciò prescinde dalla nostra gigantesca preoccupazione che riguarda, prima dei ritardi, anche la governance e il metodo con cui sono state scelte e saranno scelte le persone che guideranno quell'evento. Altrettanto, senza dubbio alcuno, ribadiamo con nettezza che la pista di Cortina è una follia economica, ambientale e sociale, pur ribadendo che ciò non presuppone che noi non volessimo fare i Giochi olimpici, ma molte cose si sarebbero potute fare meglio.
La nuova governance, disciplinata da questo provvedimento, è dettata dalla necessità di completare le opere prima dell'evento olimpico; quanto poi la nomina di un commissario governativo o di più commissari governativi sia incoerente rispetto alla direzione che la maggioranza intende intraprendere, con la famigerata autonomia differenziata, è da mettere in evidenza. Eppure, sia i presidenti delle regioni interessate sia i Ministri interessati sono tutti della Lega, in una incoerenza politica tutta interna; perché l'autonomia si possa esercitare bisogna insegnare alle amministrazioni ad essere autonome e non lo si fa, centralizzando le decisioni che poi ricadono su quei territori.
Questo decreto non dà risposta a diversi problemi a monte, sollevati da soggetti diversificati in varie sedi, soprattutto, sul modello di sviluppo, come corsa di beni e profitto, che genera progresso, però, solo quando è rispettoso dell'ambiente, del paesaggio e delle popolazioni.
Si tratta di un evento con ricadute positive per tutti - si continua a sentir dire di queste Olimpiadi italiane e dovrebbe essere proprio così; peccato che invece dimostrino una tragica insostenibilità dal punto di vista ambientale, sociale ed economico; impegno economico esploso legato alla natura di una manifestazione, i cui costi finali non sono mai quelli preventivati.
L'edizione italiana dei Giochi olimpici è partita con una stima preventivata di un miliardo e 700 milioni di costi, ma sono già stati raggiunti 3 miliardi e 600 milioni. Nel dossier di candidatura si legge che Milano Cortina 2026 è totalmente impegnata a mettere in atto efficaci procedure di sviluppo dei luoghi designati con un accurato monitoraggio per mantenere i tempi e i costi di costruzione sotto continuo e rigoroso controllo.
A cinque anni dalla presentazione di quel dossier i costi sono però più che raddoppiati e il buco finanziario verrà tappato con i soldi di tutte e tutti gli italiani, di quelli che le tasse le pagano, non certo dei tanti che continuate a condonare. Quegli investimenti dovrebbero portare vantaggio sociale ed economico alle popolazioni che vivono in quei territori, non scaricare su di esse gli oneri successivi per ammortizzare spese folli per opere della cui manutenzione i comuni dovranno poi farsi carico per decenni. Il rischio è che questa manifestazione, anziché produrre valore per il territorio, per l'ambiente e per la popolazione, che lì ci vive, inteso come un miglioramento delle condizioni di vita attraverso servizi di vario genere, se guidata, invece, da un atteggiamento predatorio risponda piuttosto alle logiche del business, del cemento, dell'asfalto, con pochissime ricadute sulle necessità della generalità degli abitanti di montagna, che garantiscono quotidianamente la conservazione dell'ambiente e la protezione della biodiversità ed hanno bisogno di servizi sanitari, sociali, scolastici e di trasporto pubblico efficienti, anche quando le telecamere si saranno spente. Tutto questo, invece, con buona pace dell'abbandono della montagna e dello spopolamento delle zone alpine.
Gli investimenti in infrastrutture sono sempre debito buono? No, soltanto quando ce n'è bisogno e non solo in occasione di un grande evento. La follia della costruzione della pista da bob di Cortina dimostra come lo spreco nocivo sia, invece, ben presente. Non solo associazioni come WWF, CAI, Touring Club e Legambiente hanno lanciato un appello sui costi e sull'impatto ambientale, ma perfino il Comitato olimpico internazionale ha dichiarato la sua contrarietà ora che i tempi non ne consentiranno, forse, nemmeno la sicurezza per gli atleti, perché la società, unica concorrente nella gara riproposta solo due mesi fa, ha ora soltanto 21 mesi a disposizione, anziché i 40 pianificati originariamente, per realizzarla, ma deve esserci anche il tempo per fare i test di collaudo e per le eventuali modifiche. Il dossier iniziale prevedeva un costo di 47 milioni per il rifacimento della vecchia pista Monti, che è stata invece smantellata, e ora il costo totale di questa sciagurata opera si aggira intorno ai 128 milioni complessivi (previsti in gara 85), più interventi accessori. Milioni di euro pubblici per un impianto che forse avrebbe potuto avere una qualche parvenza di senso tanto tempo fa e a ben altre altitudini, ma che viene costruita a soli 1.300 metri e senza neppure la certezza di farcela in tempo, appunto. Un'opera bandiera, sì, ma dell'insostenibilità, visto che, in Italia, appena 59 persone praticano questo sport e considerato che le temperature sono, con grande evidenza, in continuo aumento, anche se chi la vuole a tutti i costi questa pazzia, cioè il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Salvini, è anche chi nega il cambiamento climatico e davvero poco si impegna nel contrasto ad esso.
Dunque, mantenere questo impianto costerà sempre di più, decisamente molto di più delle centinaia di migliaia di euro preventivate e che sono in ogni caso a carico delle amministrazioni e popolazioni montane; montagna che nel tempo è diventata sempre più fragile per i cambiamenti climatici e sempre più debole nel sostenere opere di grande impatto, come potrebbero essere arterie stradali, spesso sovradimensionate per le esigenze locali, una volta terminati i Giochi olimpici, e che richiederanno ingenti spese per la loro manutenzione successiva, come strade, ponti, gallerie, che tra l'altro perpetuano un approccio trasportistico pesante del passato e non di mobilità leggera: 400 milioni per le ferrovie, 3 miliardi per le strade. Noi siamo dunque preoccupati per la realizzazione delle opere destinate ad ospitare gli eventi, preoccupati delle enormi spese e di quello che rimarrà nei territori di montagna, cattedrali nel deserto, forse, che potrebbero finire per impoverire gli stessi territori che le ospiteranno o rappresentare puri e semplici sprechi economici, con strutture che rischiano di essere abbandonate pochi anni dopo, situazione purtroppo già vista in passato nel nostro Paese; ricordo Torino 2006.
Il progetto di ospitare i Giochi olimpici in Italia era nato sotto i migliori auspici però, il Comitato organizzatore aveva più volte sottolineato che la manifestazione sarebbe stata all'insegna del green con investimenti ridotti, visto che gran parte delle strutture necessarie è già disponibile. Il concetto è stato ribadito in numerosi interventi pubblici; i fatti però ci dicono altro oggi.
Farebbe sorridere ricordare la performance di Maurizio Crozza che, riferendosi alle spese per la nuova pista di bob a Cortina, suggeriva di versare una cifra milionaria ai pochi professionisti della disciplina perché si allenassero dove a loro fosse più gradito, piuttosto che investire milioni di euro in una struttura che non ha un vero avvenire e con impatto ambientale ed economico permanente. Se non fosse che, in realtà, c'è poco da ridere sull'irresponsabilità pubblica che sta dietro a questa decisione.
L'ultimo annuncio fatto dai vertici del Comitato olimpico internazionale recita: “Il Comitato crede fermamente che l'esistente numero di piste per gli sport di scivolamento al mondo, sia sufficiente per il numero di atleti e competizioni (…)”. La pista va consegnata, finita, entro il 15 marzo 2025, poi devono seguire i collaudi ed eventuali modifiche. Quindi, dal 6 febbraio 2026 dovrà ospitare le competizioni olimpiche. Non si trova cenno, in alcun documento, sui futuri costi di gestione, né su chi ricadranno. Sul comune? Sulla regione? Sul CONI? La follia è che la pista, per la quale si sono già spesi 5 milioni di progettazione, verrà realizzata anche qualora le competizioni, per il veto del Comitato olimpico internazionale, dovessero, ahinoi, svolgersi altrove. E allora perché cementificare un'area boschiva? Perché tagliare 500 larici colonnari ai piedi del paese? Eppure, si sarebbe potuto ragionare su alternative - comunque, su suolo italiano - come il ripristino della pista di Cesana Torinese. Dunque, Giochi olimpici che rischiano di essere una figuraccia internazionale annunciata per l'Italia, se i tempi e le scelte continueranno a essere queste.
Le iniziative di protesta, che si contano sia in montagna che nella città di Milano, liquidate banalmente da questo Governo come azioni dei soliti disfattisti del “no”, sollevano, invece, la questione, seria, del modello di sviluppo che vogliamo portare avanti come Paese. Per il Partito Democratico, consentire il completamento delle opere necessarie all'organizzazione dei Giochi è certamente un fatto di estrema importanza. Un evento di portata internazionale come questo è, sì, un'occasione quasi unica per stimolare la crescita economica del Paese, lo sviluppo infrastrutturale e il rafforzamento dell'immagine dell'Italia all'estero. Le Olimpiadi invernali sono una vetrina sul palcoscenico mondiale, da gestire, però, nel modo migliore. Si tratta di un evento molto impegnativo, anche dal punto di vista economico, come detto. I Giochi olimpici e paralimpici invernali rappresentano un'opportunità unica per il nostro Paese di mostrare al mondo le nostre capacità organizzative, la nostra cultura sportiva e le bellezze naturali e architettoniche che rendono l'Italia unica.
Purtroppo, questo decreto, di fatto, certifica e rende palese, però, il fallimento del Governo nel far fronte agli impegni assunti, così come certifica il fallimento del nuovo codice degli appalti, che avrebbe dovuto risolvere, a sentire gli annunci mirabolanti di Ministri ed esponenti della maggioranza, qualsiasi problema. Ahinoi, così non è stato. È a causa di questi fallimenti che il decreto-legge all'esame del Parlamento deve adottare misure straordinarie per accelerare i lavori e per garantire che tutte le infrastrutture necessarie siano pronte in tempo utile per i Giochi.
Hanno destato preoccupazione le considerazioni della Corte dei conti di alcune settimane fa. I giudici contabili hanno evidenziato il ritardo nelle attività rimesse alla Simico Spa e, non a caso, il provvedimento ha deciso il subentro di ANAS. Era chiaro, infatti, che la Simico non fosse in grado di svolgere i compiti che le erano stati affidati: la Corte ha evidenziato, altresì, il ritardo di due infrastrutture cruciali, come la Variante di Cortina e quella di Longarone, che valgono 80 milioni di euro, da sole, di investimenti, le spese della Fondazione Milano Cortina e, come già, detto la madre di tutte le indegnità, la pista da bob di Cortina.
I parlamentari del Partito Democratico, chiarite le responsabilità del Governo, ritengono, in ogni caso, un loro dovere assicurare il successo dell'evento, così come, al contempo, valutano un imperativo che tutte le infrastrutture e le opere accessorie siano realizzate nel pieno rispetto dei princìpi di trasparenza, efficienza e sostenibilità. Pur riconoscendo giusti gli obiettivi perseguiti dal decreto-legge, il gruppo del Partito Democratico non ha potuto evitare di rilevare gli aspetti critici e i limiti delle misure adottate, pur nei limiti stessi dei tempi brevissimi concessi alla Camera per il suo esame, strozzato, anche in questa occasione, dal monocameralismo, di fatto, alternato, che ormai vige in questa legislatura. Dall'esame del testo, arrivato alla Camera a pochi giorni dalla sua scadenza, e dalle audizioni svoltesi in Senato, emergono, infatti, più preoccupazioni, riguardanti principalmente la trasparenza nelle procedure di affidamento, la qualità delle opere, l'impatto ambientale dei progetti infrastrutturali e la reale distribuzione dei benefici economici tra le comunità locali, come detto.
Allo stesso modo, è fondamentale che i benefici economici generati dall'organizzazione di questi Giochi siano distribuiti equamente, portando a un vero sviluppo delle comunità locali. Le modifiche alla governance della società e l'accentramento di alcune funzioni potrebbero, invece, rischiare di escludere dal processo decisionale le realtà locali, le quali dovrebbero essere coinvolte attivamente per assicurare che le opere realizzate rispondano alle esigenze del territorio e contribuiscano allo sviluppo sostenibile delle regioni ospitanti.
Per superare queste criticità, il Partito Democratico ha presentato, quindi, in entrambi i rami del Parlamento diversi emendamenti, finalizzati non all'ostruzionismo, come ho sentito dire prima dalla collega della maggioranza intervenuta, ma finalizzati ad una maggiore trasparenza nelle procedure di affidamento, ad una valutazione di impatto ambientale approfondita, al coinvolgimento delle comunità locali, alla sostenibilità economica e sociale, e a garanzie per il futuro delle opere realizzate. Tra questi emendamenti, sono da evidenziare - ricordiamo - quello che individua in Ferrovienord il soggetto attuatore dell'importante intervento per il collegamento ferroviario con l'aeroporto di Malpensa, e, a seguire, l'emendamento per consentire agli enti territoriali interessati dai Giochi di concorrere a finanziare e a svolgere attività inerenti ai Giochi stessi, per favorire un impatto positivo sul territorio dal punto di vista sociale, ambientale ed economico.
Un altro emendamento è finalizzato ad assegnare agli enti territoriali competenti le opere di carattere permanente a fruibilità pubblica, realizzate per lo svolgimento delle Olimpiadi invernali. Altri, invece, riguardavano la revisione della governance del funzionamento della società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, di cui non si comprende la finalità, se non quella di sostituire il vertice manageriale, nonché proposte volte a limitare i rimborsi per lo svolgimento delle funzioni commissariali poste a carico delle risorse per realizzare le opere.
Le preoccupazioni in merito alla trasparenza delle procedure di affidamento, alla sostenibilità ambientale dei progetti, al coinvolgimento delle comunità locali e all'equa distribuzione dei benefici economici, hanno guidato, dunque, l'azione del PD nel tentativo di migliorare il testo. L'intento delle proposte di modifica è finalizzato, quindi, unicamente a rendere il provvedimento più inclusivo, trasparente e attento alle implicazioni di lungo termine. Il gruppo del PD non ha agito con alcun intento ostruzionistico, anzi, ha più volte ribadito il suo impegno a contribuire al successo dell'evento, per il bene dell'Italia e delle future generazioni.