Discussione generale
Data: 
Martedì, 30 Luglio, 2024
Nome: 
Christian Diego Di Sanzo

A.C. 1930-A

Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, il disegno di legge che portiamo oggi in Aula riguarda il decreto di approvvigionamento delle materie critiche di interesse strategico, una materia su cui l'Unione europea è già intervenuta con il Critical Raw Materials Act. Del resto, l'Unione europea ormai prosegue un percorso iniziato da un decennio, che persegue un efficiente utilizzo delle risorse naturali proprie e promuove un approccio allo sfruttamento delle materie prime in tutto il mondo che abbia le caratteristiche di sostenibilità ambientale e sociale.

Le materie prime critiche sono fondamentali per due grandi obiettivi dell'Unione europea, cioè la doppia transizione ecologica e digitale. Per fare alcuni esempi, le materie prime critiche riguardano le auto elettriche, i pannelli solari, gli smartphone. Sono tutti oggetti di uso e che saranno sempre più di uso, che contengono materie prime critiche. Quindi, garantirne l'approvvigionamento è cruciale per la resilienza economica, per la leadership tecnologica dell'Unione europea e per l'autonomia strategica. Per la competitività, la crescita e l'economia europea le materie prime hanno, quindi, un ruolo sempre più importante.

Oltre 30 milioni di lavoratori in numerosi settori fondamentali dipendono dall'utilizzo di materie prime, che hanno, dunque, un ruolo strategico per lo sviluppo del comparto industriale e per la creazione di moderne tecnologie ecologiche. La domanda di queste materie prime è destinata ad aumentare rapidamente, e nei prossimi decenni l'Unione europea non può dipendere, quasi totalmente, dalle importazioni, perché questo la rende vulnerabile a significativi rischi di approvvigionamento, che già ci sono oggi.

Ci sono dei dati evidenti della situazione attuale: l'Unione europea acquista circa il 97 per cento del magnesio dalla Cina; le terre rare pesanti, necessarie per i magneti permanenti delle turbine eoliche dei veicoli elettrici, vengono raffinate solo in Cina; il 63 per cento del cobalto mondiale proviene dal Congo e il 60 per cento di quest'ultimo è raffinato in Cina. Dei dati, quindi, che creano un quadro di attenzione.

Dopo l'aggressione militare russa contro l'Ucraina e di fronte a una politica commerciale e industriale cinese che è sempre più aggressiva, anche il cobalto e il litio sono diventati un fattore geopolitico, non più solo un fattore di approvvigionamento.

A livello europeo, il quadro normativo di riferimento per un corretto sfruttamento delle materie prime è il Raw Materials Initiative, che dal 2008 è stato adottato dalla Commissione per stabilire una strategia su come affrontare il problema dell'accesso alle materie prime nell'Unione europea. Questa normativa riguarda tutte le materie prime utilizzate nel settore industriale europeo, escluse le materie provenienti dall'agricoltura e i materiali usati come combustibili. I tre pilastri di questa strategia hanno come obiettivo quello di ottenere una fornitura giusta e sostenibile di materie prime dai mercati globali, una fornitura sostenibile di materie prime all'interno dell'Unione europea, un'efficienza di risorse e una fornitura di materie prime e seconde tramite il riciclo.

Il regolamento sulle materie prime critiche, insieme al regolamento sull'industria a zero emissioni nette e alla riforma dell'assetto del mercato dell'energia elettrica, è quindi una delle iniziative legislative faro del piano industriale del Green Deal. Lo scorso dicembre, il Parlamento europeo ha approvato la legge dell'Unione europea sulle materie prime critiche con 149 voti favorevoli, una legge che mira a rendere l'Unione più competitiva e indipendente attraverso la riduzione della burocrazia, la promozione dell'innovazione lungo l'intera catena del valore e il sostegno alle PMI.

L'obiettivo è anche di promuovere la ricerca, lo sviluppo di materiali alternativi e metodi di estrazione e produzione più rispettosi dell'ambiente. La nuova legislazione prevede incentivi economici, un contesto imprenditoriale più stabile e sicuro per i progetti di estrazione e riciclaggio, con procedure di autorizzazione più rapide e semplici. Durante i negoziati con il Consiglio, i parlamentari europei hanno spinto per una maggiore attenzione alla produzione e all'espansione dei materiali che possono sostituire le materie prime strategiche.

Questo ci teniamo a ricordarlo in questo contesto perché è una delle cose sulle quali avremmo voluto un po' più di attenzione in questo decreto. I parlamentari europei hanno assicurato la definizione di obiettivi per promuovere l'estrazione di più materie prime strategiche dai prodotti di scarto, insistito sulla necessità di ridurre la burocrazia per le aziende, in particolare per le piccole e medie imprese, e hanno sottolineato l'importanza di partenariati strategici per le materie prime critiche tra l'Unione e Paesi terzi, al fine di diversificare l'offerta dell'Unione europea, con vantaggi per tutti.

Hanno ottenuto misure per realizzare partenariati di lungo termine sul trasferimento di conoscenze e tecnologie, formazione e aggiornamento professionale per nuovi posti di lavoro, che offrano migliori condizioni di lavoro e di reddito, nonché per effettuare l'estrazione e la lavorazione nei Paesi partner, secondo i migliori standard ecologici. Con il voto del Consiglio dell'Unione europea, il 18 marzo 2024 si è concluso l'iter legislativo. Il provvedimento definisce il quadro di regole che possono assicurare al mercato dell'Unione europea la disponibilità di materie critiche, istituendo un quadro atto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile, due capisaldi chiave di questo regolamento.

Introduce scadenze chiare per le procedure di autorizzazione per i progetti di estrazione dell'Unione europea, consente alla Commissione e agli Stati membri di riconoscere un progetto come strategico, prevede analisi e valutazione del rischio della catena di approvvigionamento, impone agli Stati membri di disporre di piani nazionali di esplorazione e garantisce l'accesso alle materie prime critiche e strategiche attraverso parametri di riferimento ambiziosi in materia di estrazione, trasformazione, riciclaggio e diversificazione delle fonti di importazione.

Nel regolamento sono individuate, quindi, 34 materie prime critiche, 17 delle quali sono considerate strategiche, cioè indispensabili alla transizione energetica e ecologica dell'Unione europea. L'approvvigionamento delle materie prime dovrà arrivare per il 10 per cento della produzione annua da attività estrattive, per il 40 per cento da attività di lavorazione dell'Unione, mentre dal riciclaggio dovrà arrivare il 25 per cento del fabbisogno. Andrà, inoltre, incrementato in maniera sostanziale il recupero delle materie prime presenti nei rifiuti.

Il decreto del Governo, che oggi è in esame per la sua conversione, appare riconducibile a due finalità: garantire l'approvvigionamento e rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento.

Avete motivato la scelta del decreto attraverso le caratteristiche di necessità e urgenza per garantire l'approvvigionamento di materie critiche e rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento, però, Presidente, va chiarito da subito che non si capisce quali siano le reali motivazioni che giustifichino tali requisiti di necessità e urgenza. Il regolamento, infatti, è stato pubblicato ad aprile e già prevede tutti gli step applicativi. La prima data di scadenza per le domande di riconoscimento di un progetto relativo alle materie critiche come progetto strategico è fissata per il 24 agosto; la Commissione fissa altre date di scadenza almeno quattro volte l'anno e, anche se fossimo già in presenza di progetti nazionali definiti e pronti, nulla osterebbe alla presentazione degli stessi direttamente. Quindi, queste caratteristiche di necessità e urgenza non ci sono e la motivazione di passare attraverso una decretazione d'urgenza oggettivamente non c'è. ISPRA, lo scorso 24 luglio, ha presentato il Portale delle Georisorse Minerarie d'Italia, portale geologico, minerario e museale, che costituisce la banca dati, in vista della redazione del programma minerario nazionale, previsto dall'Unione europea con il Critical Raw Materials Act che localizza i giacimenti presenti sul suolo nazionale e le 76 miniere ancora attive, fornendo gli strumenti per lo sviluppo dei piani produttivi.

Come è stato sottolineato nel corso delle audizioni, in particolare, dell'audizione della regione Sardegna, il recepimento del regolamento sarebbe dovuto avvenire mediante i provvedimenti legislativi che l'ordinamento nazionale prevede, deputati al recepimento della normativa comunitaria, della legge europea, della legge di delegazione europea, e non con lo strumento che avete utilizzato, cioè con la decretazione d'urgenza: un disegno di legge avrebbe garantito un adeguato coinvolgimento, sia delle regioni, sia appunto del Parlamento.

Come rilevato in precedenza, i requisiti di necessità e urgenza oggettivamente non appaiono soddisfatti e, quindi, ribadiamo che non può definirsi necessaria e urgente l'individuazione di una disciplina di tipo ordinamentale che preveda addirittura la costituzione di organismi, come il Comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche dell'articolo 6, e l'esclusione della procedura di valutazione di impatto ambientale per attività di ricerca che potrebbero comunque avere degli impatti significativi sugli ecosistemi e sui territori.

Le disposizioni contenute in questo provvedimento, sebbene mirate a promuovere la sicurezza e la sostenibilità, lasciano vari interrogativi critici, soprattutto sulle competenze regionali e sulla partecipazione effettiva delle comunità locali alle decisioni che influenzano direttamente il loro territorio. È, infatti, imperativo che ogni iniziativa legislativa tenga conto delle specificità regionali, rispettando il principio di sussidiarietà e garantendo che le decisioni centrali siano supportate da un dialogo costruttivo e un partenariato effettivo con le regioni, una cosa che abbiamo fatto presente più volte nella discussione in Commissione.

Mancano, quindi, partecipazione e condivisione a tutti i vari livelli degli enti locali ed è uscito un testo che presenta addirittura la necessità di modifiche formali da apportare, come è stato anche rilevato nello stesso dossier di analisi della Camera.

Va, inoltre, evidenziato il fatto che, con questo decreto, siamo di fronte all'accentramento di alcuni poteri che erano finora di competenza regionale: una scelta che è incoerente con quello che ci avete fatto votare poche settimane fa, il disegno di legge sull'autonomia differenziata, che vuole conferire, almeno negli obiettivi, maggiori poteri alle regioni, guardando, specificamente, a 23 materie, mentre questo provvedimento va esattamente nella direzione opposta, mancando una corretta valorizzazione del ruolo delle regioni e del territorio.

Rispetto ai profili di coordinamento tra i vari livelli di Governo, sono infatti state riportate a livello di Governo centrale alcune delle competenze regionali in materia di programmazione territoriale, disattendendo così il principio di leale collaborazione, che dovrebbe guidare l'azione legislativa e normativa del Governo, che credo sia anche nei vostri intenti, almeno a parole.

Si rischia, quindi, di determinare un vero e proprio scontro istituzionale tra Governo e comunità locali, in maniera simile a quanto sta già avvenendo per lo sviluppo e l'installazione delle FER. È bene ricordare che in molte regioni le miniere, attive e non, sono anche di gestione regionale o di società partecipate e questo va ad accentuare maggiormente lo scontro istituzionale tra le regioni e il Governo centrale.

Per quanto riguarda il merito del provvedimento, abbiamo cercato di mettere in evidenza un focus troppo limitato al processo di estrazione, richiamando, nei lavori in Commissione, l'attenzione sul riciclaggio, sul recupero delle materie prime e sottolineando come questo decreto manchi di coraggio e di visione su questi temi. Gli emendamenti che abbiamo presentato insistono su alcuni aspetti che necessitano di un'integrazione, proprio per l'assenza di riferimenti al riciclo come fonte prioritaria di approvvigionamento di materie prime. Siete andati, cioè, a selezionare solo alcuni aspetti del regolamento europeo, trascurandone - credo - intenzionalmente altri.

Secondo ENEA, che è intervenuta in audizione, il decreto-legge, come concepito, risulta impostato a rispondere agli obiettivi europei solo limitatamente all'aspetto dell'estrazione primaria. Non presenta iniziative specifiche tese a raggiungere il target che è previsto per l'approvvigionamento di materie prime critiche tramite il riciclo dei rifiuti e degli scarti produttivi.

Inoltre, anche il Comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche è focalizzato sulle attività di ricerca ed estrazione di risorse primarie da miniere senza prevedere che vi siano delle misure finalizzate al raggiungimento degli obiettivi dell'Unione europea sull'economia circolare.

A tal proposito, durante l'esame in Commissione, il Governo ha riconosciuto che il testo non contiene un complesso organico di interventi su tale tematica e che, pur essendovi numerose misure che potrebbero essere prese in considerazione negli interventi presentati, tali misure non possono inserirsi in modo coerente nel presente decreto-legge. È questa una delle cose che mortificano un po' il ruolo che svolgiamo, il ruolo del Parlamento e, quindi, a maggior ragione, non capiamo proprio il motivo della decretazione di urgenza, quando, invece, si sarebbe potuto fare un provvedimento organico che toccasse tutti gli aspetti.

Così, rispetto alle nostre preoccupazioni contenute negli emendamenti che abbiamo presentato riguardo alla mancanza esplicita di norme in materia di VIA e di VIncA e al coinvolgimento delle regioni e degli enti locali, la risposta del Governo è stata che tali norme sono già contenute nel regolamento europeo e non necessitano di recepimento; quindi, sono direttamente applicabili e le prescrizioni del decreto-legge in esame dovranno essere completate con un secondo provvedimento. Ritorniamo sempre al punto che molte delle prescrizioni del regolamento europeo sono, per loro natura, immediatamente attuative e, quindi, non vi era bisogno di questo decreto d'urgenza e si doveva, invece, cogliere l'opportunità per fare un ordinamento complessivo, che toccasse tutti gli aspetti.

Allora, non si capisce perché rimandare quello che doveva essere fatto in maniera organica e condivisa, con un dibattito con le regioni e con il Parlamento, con un provvedimento organico, per favorire l'accettabilità sociale e la partecipazione attiva delle comunità interessate. Credo sia nell'interesse di tutti che questa cosa sia fatta insieme ai territori e alle comunità locali e non sia imposta dal Governo centrale alle comunità locali e ai territori, creando canali di comunicazione ricorrenti con le comunità, le organizzazioni locali, le parti sociali, le autorità competenti.

Occorre attuare, anche, campagne di sensibilizzazione e di informazione e potenziare i meccanismi di assegnazione e compensazione, che invece non risultano in questo decreto, come non risultano neanche trattati, interventi relativi all'ecodesign, all'urban mining, già previsti dal PNRR - Missione 7 REPowerEU - Investimento 8, e dal regolamento dell'Unione europea sull'ecodesign. Su questa materia, fino a oggi, aveva lavorato il tavolo tecnico nazionale per le materie prime critiche, che è stato operativo da gennaio del 2021, istituito con decreto interministeriale dei Ministeri delle Imprese e del made in Italy e dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Nel settembre del 2022 il tavolo è stato però cancellato da questo decreto, lasciando posto ad altra struttura. Allora, questo è un modo a cui ormai ci avete un po' abituato, a cui il Ministro Urso ci ha un po' abituato, e per il quale si vanno a sostituire strutture esistenti per rimpiazzarle con nuove, sostituendo i componenti per trovarne altri.

Quindi, questo è un altro esempio del perché su questo decreto non ci troviamo d'accordo: perché lo riteniamo, di fatto, un provvedimento sgangherato nel merito o, forse, dettato con la giustificazione di fare alcune nuove nomine di parte. Un provvedimento di fatto frettoloso, che non ha coinvolto adeguatamente il Parlamento e gli enti locali, che quindi, in conclusione, non può trovarci d'accordo.