A.C. 1436
Signor Presidente, onorevoli colleghi e rappresentante del Governo, siamo all'ultimo atto parlamentare….Siamo all'ultimo atto parlamentare di un decreto che era nato con auspici ben diversi da quelli che verranno tra poco convertiti in legge. “Ultimo atto” è l'espressione calzante di quella che è parsa, in alcuni passaggi, una commedia estiva ai danni degli italiani. I primi giorni del mese di agosto, il Governo Meloni ricorre, per l'ennesima volta, allo strumento del decreto-legge. Com'è accaduto spessissimo in questa legislatura, i presupposti della necessità e dell'urgenza riguardano, ahimè, una serie di misure assolutamente eterogenee fra loro: dal trasporto pubblico locale, al granchio blu, ai pallini da caccia, fino al taglio degli alberi. Ma il provvedimento è atteso soprattutto per il caro voli. La Premier e il Ministro Urso, infatti, dopo che i voli nazionali per la Sicilia e la Sardegna hanno fatto già rilevare, nel mese di giugno, un rialzo medio superiore del 20 per cento, rispetto al mese precedente, con punte del 70 per cento, hanno annunciato già da tempo misure significative.
Gli annunci di interventi risolutivi da parte del Governo sono accompagnati dal codazzo dei fedeli deputati di maggioranza. Il 5 agosto le agenzie battono: “Con il decreto-legge Asset il caro voli ha le ore contate”.
A parte l'intervento singolare per cui, per combattere gli aumenti del 70 per cento, si inserisce un limite agli aumenti dei prezzi del 200 per cento, la misura entra in vigore il 10 agosto, scatenando le ire dei vettori, su tutti, Ryanair, che, dopo aver definito il decreto “stupido” e “illegale”, annuncia che non lo rispetterà. A quel punto, visto che siamo in uno Stato di diritto, ci saremmo aspettati una risposta chiara e netta del Governo, con provvedimenti immediati per i biglietti emessi e, invece, con un'incredibile piroetta, il Governo fa marcia indietro. La guerra annunciata ai vettori finisce a tarallucci e vino: con un emendamento al Senato il Governo elimina il divieto di fissazione dinamica dei biglietti aerei per le isole e toglie il limite percentuale, rinviando ogni intervento all'Antitrust. In sostanza, delega l'azione politica ad un'Autorità indipendente. Ma le giravolte non riguardano solo il caro voli. Il testo del decreto-legge approvato in Consiglio dei ministri prevedeva anche la tassa sugli extraprofitti delle banche. Anche in questo caso, il Governo aveva accompagnato la norma con pronti annunci: “sarà una misura di equità sociale”, diceva, “tutti gli introiti andranno ai mutui delle prime case e al taglio delle tasse”; ed invece, come da copione, brusca frenata e, con l'emendamento del Governo stesso, addirittura, le banche potranno scegliere di non pagare la tassa, rafforzando il proprio patrimonio. Nemmeno a dirlo, bocciati tutti i nostri emendamenti che prevedevano, peraltro in linea con quanto suggerito dalla BCE, risorse a copertura degli interventi per il credito alle famiglie e alle piccole imprese. Insomma, nulla di nuovo, il solito vizietto del Governo Meloni: debole con i forti e forte con i deboli, prono con le potenti compagnie aeree e le banche, forte, invece, con i percettori del reddito di cittadinanza e con i migranti. Nemmeno un rigo per combattere il lavoro sottopagato, da un lato, e, dall'altro, una bella norma ad hoc per aumentare il tetto dei 240.000 euro annui per gli impegnatissimi componenti del consiglio di amministrazione della società del ponte sullo Stretto, in deroga a ogni norma di legge per i dirigenti della pubblica amministrazione. Questa norma, Presidente, è un'offesa ai milioni di italiani sottopagati e disoccupati.
Ma c'è un profilo, Presidente, che vogliamo evidenziare e su cui non arretreremo di un millimetro. Il decreto-legge è entrato in vigore il 10 agosto: quelle compagnie aeree che, incuranti del provvedimento, hanno emesso ugualmente biglietti che superano abbondantemente i 500 euro a tratta, sfidando lo Stato e vessando studenti fuori sede, famiglie e turisti, vanno sanzionate. La norma era in vigore ed era chiarissima. In quest'Aula, davanti agli italiani, chiediamo giustizia. Le compagnie vanno sanzionate, non vi daremo tregua. A meno che, il Governo, già al prossimo decreto-legge, farà una bella sanatoria anche per i biglietti delle compagnie aeree.
Sull'articolo 4 la norma istituisce un fondo al fine di tutelare i viaggiatori e gli operatori del settore turistico per gli incendi che hanno colpito la Sicilia e la Sardegna nel periodo dal 17 luglio al 7 agosto. Presidente, l'emergenza, grazie anche alle brillanti ed efficaci azioni dei governi regionali della Sicilia e della Sardegna, come è noto, è durata tutta l'estate. Abbiamo presentato diversi emendamenti per estendere il periodo almeno fino al 30 agosto, ma niente. La norma è ingiusta perché discrimina in base alla data dell'incendio: perché il 7 agosto sì e il 17 agosto no? E ci preoccupano, altresì, le modalità di erogazione che, piuttosto che essere volte a un congruo ristoro, appaiono farraginose, poco trasparenti e pronte ad essere applicate a favore di qualche amico degli amici. Non vi è un rigo che espliciti le modalità di erogazione neanche per i danni subiti dai viaggiatori, dopo che espressamente la norma lo prevede.
Per contrastare l'emergenza incendi servono risorse specifiche, dedicate all'acquisto di automezzi, e un numero di unità di personale adeguato e formato: su questo, neanche un rigo nel testo. Ed ancora, su TIM, gli annunci della Premier, lo scorso anno, in campagna elettorale, erano perentori: una rete unica che sia di proprietà pubblica, a tutela della sicurezza e dell'interesse nazionale.
Con il testo al voto dell'Aula oggi, invece, consentiamo al MEF di acquistare solo una quota di minoranza, che dovrebbe essere intorno al 20 per cento, senza un piano di rilancio industriale, senza alcuna tutela per i livelli occupazionali. Quindi, spendiamo oltre 2,5 miliardi per quella che non sarà una rete complessiva del Paese, non sarà una rete a controllo pubblico, ma sarà una rete deflazionata, senza neanche garantire la certezza e la sicurezza dei dati. Un vero capolavoro. Per dare un esempio concreto e tangibile rispetto a quello che è accaduto in altri casi, nella vicenda Alitalia, di qualche mese fa, Lufthansa ha acquistato il 41 per cento di Alitalia per 325 milioni di euro. Oggi spendiamo più di 7 volte quell'importo per prendere circa il 20 per cento. Veramente un vero affare per gli italiani.
Sul trasporto pubblico locale e sulla mobilità, bisogna avere consapevolezza che nel Paese è in atto una grave emergenza e per i comuni servono poteri specifici, soluzioni e risorse che, certamente, non sono arrivati con questo provvedimento, un provvedimento che mortifica il lavoro del Parlamento. In questo momento, in Commissione trasporti sono incardinate diverse risoluzioni di tutte le forze parlamentari - in particolare, è incardinata la nostra, quella del Partito Democratico - per costruire una proposta condivisa che affronti realmente i problemi e, invece, il Governo entra a gamba tesa con la decretazione d'urgenza.
Sui taxi, quella che era stata annunciata dal Ministro Salvini come una riforma epocale non è altro che un pasticcio che, certamente, non rafforza la qualità del servizio, non consente alle amministrazioni locali di monitorare i picchi di domanda né di individuare il fabbisogno. Sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti che prevedevano procedure più snelle e la proroga anche delle licenze stagionali. Nessuna delle misure previste viene incontro alle esigenze evidenziate dai sindaci delle grandi città. Insomma, i nodi stanno venendo al pettine, senza alcuna risposta adeguata da parte dell'Esecutivo.
Infine, c'è una serie di interventi che definirei “interventi Netflix”, a puntate: dal superbonus ai crediti incagliati, all'alluvione in Emilia-Romagna. Siamo già alla terza, quarta modifica in pochi mesi, sempre su proposta e iniziativa del Governo. Vediamo quante puntate vi serviranno per risolvere i problemi, con l'amara constatazione che per l'alluvione in Emilia-Romagna, fino ad ora, non c'è un privato che abbia percepito un solo euro. In questa legislatura abbiamo più volte ribadito che gli interventi normativi originari non funzionavano: i fatti, purtroppo, ci hanno dato ragione.Concludo, signor Presidente. Il decreto-legge Asset è l'ennesima occasione persa da parte del Governo anche nel confronto parlamentare e democratico con le opposizioni. Ieri sera, la fiducia è passata con soli 202 voti: questo metodo - decretazione d'urgenza, decreto omnibus e fiducia - oltre a svilire il Parlamento, inizia a stancare anche la stessa maggioranza. È evidente che il Governo, giorno dopo giorno, provvedimento dopo provvedimento, legge dopo legge, diventa sempre meno credibile in Italia e in Europa. Per queste ragioni, il Partito Democratico voterà contro la legge di conversione all'esame dell'Aula oggi.