Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 27 Marzo, 2017
Nome: 
Alessia Morani

A.C. 1202-A

 

Grazie, Presidente. C'è un precedente sui comuni del mio territorio, un precedente che è stato già evocato dal mio collega Arlotti ed anche credo dalla relatrice Fabbri che ha riguardato sette comuni che si sono espressi con un voto referendario, oramai da oltre dieci anni, e che hanno visto un passaggio da una regione all'altra cioè dalla regione Marche alla regione Emilia-Romagna, dalla provincia di Pesaro e Urbino alla provincia di Rimini da oramai otto anni. Era l'anno 2009 ed ero assessore della provincia di Pesaro e Urbino quando iniziammo un iter complesso di trasferimento di competenze e funzioni da una regione all'altra, da una provincia all'altra. Qui stiamo discutendo di un referendum che ha riguardato due comuni, il comune di Sassofeltrio e Montecopiolo, entrambi appartenenti alla provincia di Pesaro e Urbino, che si è tenuto, come è stato ricordato, dieci anni fa, il 24 e il 25 giugno del 2007. Di questo passaggio, in questi ultimi dieci anni, non ci siamo dimenticati ma evidentemente la regione di appartenenza del comune, la regione Marche, aveva delle ragioni per cui, considerato l'esito del distacco dei sette comuni della Valmarecchia precedente, ha tentato di ostacolarlo, perché di questo si tratta. Tali motivi sono di natura procedurale e proverò ad elencarli ma soprattutto sono motivi che riguardano il merito anche proprio in virtù nell'esperienza maturata dai cittadini della Valmarecchia dopo il passaggio da una regione all'altra.

Già il mio collega Arlotti ha messo bene in fila quali sono state le difficoltà procedurali sul passaggio di questi due comuni da una regione all'altra. Esse derivano dal fatto che questa volta la procedura che è stata adottata ha messo da parte il precedente che era stato creato con il passaggio dei comuni della Valmarecchia. L'iter procedurale che viene utilizzato questa volta è profondamente diverso rispetto a quello utilizzato per i comuni della Valmarecchia. Intanto perché l'iter legislativo non rispetta il dettato dell'articolo 45 della legge n. 352 del 1970 che dispone che, entro sessanta giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell'esito referendario, il Ministro dell'interno debba presentare al Parlamento un disegno di legge proprio per rispettare e dare corso all'articolo 132 della Costituzione. È stato ricordato che nessun Ministro degli interni ha presentato questo disegno di legge tanto più che il disegno di legge sempre in virtù dell'articolo 45 della legge n. 352 del 1970 deve essere presentato entro cinque anni dal momento in cui si svolge il referendum. Il referendum è stato svolto nel 2007, nessun Ministro dell'interno dei Governi precedenti ma anche dell'attuale ha presentato il disegno di legge e cinque anni evidentemente sono già abbondantemente scaduti. La legge che ha disposto invece il passaggio degli altri sette comuni della Valmarecchia era stata rispettosa di questo iter e nelle precedenti legislature, cioè nella XV e nella XVI, sono mancate da un punto di vista procedurale tutta una serie di atti che hanno impedito anche l'espletarsi della procedura. In particolare si è fatto riferimento - anche il mio collega Arlotti lo ha fatto - alla mancanza del parere da parte della regione Marche. Il difetto di parere nel 2012 è stato giustificato, ed io aggiungo, giustamente dalla regione Marche affermando che non poteva esprimere un parere poiché non vi era una iniziativa legislativa del Ministero dell'interno e che quindi non poteva esprimersi rispetto alla questione. Tuttavia non ci nascondiamo che l'atteggiamento della regione è stato un atteggiamento di ostacolo, anche in questo caso dico, giustamente al passaggio di questi comuni e non tanto e non solo per un iter procedurale che evidentemente in questi dieci anni ha visto differenze sostanziali rispetto all'iter procedurale con cui è stato stabilito il passaggio degli altri sette comuni ma soprattutto perché la regione non vuole sacrificare l'unità di una entità storico e geografica che si chiama Montefeltro, in cui io sono nata e cresciuta, e che deve essere preservata proprio perché riteniamo che quell'unicum di tradizioni, di culture, di usanze popolari non debba di nuovo, dopo il trauma degli altri sette comuni, essere perpetrato nuovamente. Infatti - lo dico anche ai colleghi che legittimamente sostengono una tesi opposta rispetto a quella della sottoscritta e degli altri colleghi deputati marchigiani, che sono Lodolini, Carrescia, Manzi, Petrini, Agostini e Marchetti, abbiamo presentato tutti emendamenti soppressivi della legge - c'è sempre in queste vicende un comune che è più a sud o più a nord del proprio che ha difficoltà più o meno grandi che possono diventare poi ad un certo punto anche strumento di ricatto politico perché quando non si riescono a comporre gli interessi e le esigenze, purtroppo se noi per così dire continuiamo a come a dare il la a questo tipo di istanze può diventare uno strumento di ricatto politico e voglio dare un dato all'Aula perché rimanga agli atti che i cittadini di Montecopiolo, in particolare, mi hanno inviato un plico con una raccolta di 370 firme in opposizione al passaggio del comune di Montecopiolo alla regione Emilia-Romagna, alla provincia di Rimini. Vorrei far presente che si tratta di un comune che ha circa un migliaio di abitanti, per cui 370 firme costituiscono una raccolta firme molto importante per dimostrare che non c'è volontà di portare a termine questo passaggio. E lo dico perché in dieci anni, nei dieci anni che sono trascorsi tra il momento in cui è stato fatto il referendum ed oggi, sono cambiate talmente tante cose e sono cambiate così profondamente anche gli assetti socioeconomici del mio territorio. Territorio che ha subìto di più la crisi che purtroppo è iniziata nel 2007 e che oggi vede ancora soffrire tanta parte del territorio, non solo marchigiano, per gli ultimi eventi terribili del terremoto, ma anche per una crisi economica che ci ha colpito più duramente che in altre in altre realtà e la ricerca del Censis, purtroppo, registra la mia provincia di Pesaro-Urbino come una delle province più colpite. In questi dieci anni sono cambiate tantissime cose e io credo che forse prima di portare a termine questa proposta di legge andrebbero nuovamente consultate le popolazioni: a una distanza di dieci anni non possiamo avere né la certezza di una volontà e neppure il dubbio rispetto ad un'altra.