Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 31 Marzo, 2022
Nome: 
Carmelo Miceli

A.C. 1951​-3106​-3184​-3315-A

Signor Presidente, quando all'inizio degli anni Novanta le bombe squarciarono più volte il cielo di Palermo, quello che gli autori di quegli attentati eversivi, terroristici, non semplicemente mafiosi, di quegli attentati sui quali ancora tanto, a nostro avviso, è da dire, non avevano preso in considerazione era la capacità di reazione prima dei cittadini e poi dello Stato.

Fu in quei momenti, infatti, che la città di Palermo, i cittadini di Palermo, per la prima volta, andarono contro quel vecchio brocardo “càlati juncu ca passa la china”, “abbassasti giunco, che passa la piena”. Per la prima volta, i cittadini di Palermo avevano il coraggio di alzare la testa e avevano il coraggio di metterci la faccia, la faccia dai loro balconi pieni di lenzuola bianche, in senso di ribellione, a dimostrazione della loro ribellione a Cosa Nostra. Quel “movimento dei lenzuoli bianchi” riuscì a scuotere le coscienze e a dare la forza al Parlamento di intervenire con una normativa di emergenza. È grazie, infatti, a quell'impulso del “movimento dei lenzuoli bianchi” che, con le leggi n. 203 del 1991 e n. 356 del 1992, si introdussero e si modificarono gli articoli 4-bis e 58-quater dell'ordinamento penitenziario e, per la prima volta, si cominciò a parlare di una forma di reazione normativa vera contro la criminalità organizzata, incentrata, sostanzialmente, su una differenziazione di trattamento, su un inasprimento del trattamento per i detenuti per i delitti di criminalità organizzata, di terrorismo ed eversivi e, contestualmente, invece, di una normativa di favore per i detenuti, per questi delitti, che optassero per la collaborazione, con, contestualmente ancora, un meccanismo di automatismo che precludeva a questi detenuti, ove non avessero collaborato, la possibilità accedere ai benefici di cui all'articolo 4-bis.

Senza ipocrisia, il dibattito sul 4-bis è un dibattito che c'è sempre stato. E, se c'è una ragione storica per cui il legislatore non ha mai avuto la forza di intervenire, è solo ed esclusivamente per i risultati che quella normativa di emergenza aveva prodotto sul campo. È innegabile, infatti, che le collaborazioni di giustizia, il sistema di preclusioni, ancorché assolutistiche, determinate dalla modifica del 4-bis, abbiano indotto tantissimi uomini appartenenti a Cosa Nostra a collaborare, che tra le ragioni delle collaborazioni vi siano state precipuamente le condizioni dure del carcere inflitte per effetto di quella divisione. Tuttavia - e chiarisco subito la posizione del Partito Democratico -, non possono esistere risultati, se non sono in linea con la Costituzione e con i principi in essa contenuti ed è per questo che, dinanzi al sopravvenire della giurisprudenza europea e, poi, in ultimo, della giurisprudenza italiana e della Corte costituzionale, con l'ordinanza n. 97, che ci ha messi dinanzi al problema, ci ha obbligati ad affrontare il problema, la decisione del Partito Democratico è stata quella di fare lo sforzo per consentire di non pregiudicare i risultati ottenuti con la normativa precedente e, nel contempo, creare un sistema che fosse costituzionalmente orientato.

È così che abbiamo, intanto, fatto lo sforzo di leggere l'ordinanza n. 97 del 2021, perché quello che alcuni hanno tentato di fare, a mio avviso sbagliando, avvelenando i pozzi, è stato tentare di polarizzare questo dibattito tra chi voleva neutralizzare - asseritamente neutralizzare - l'intervento e la statuizione contenuta nell'ordinanza n. 97 al 2021 e chi, invece, voleva avere il diritto a rivendicare di essere tutore del garantismo. Nulla di più falso. Noi abbiamo fatto lo sforzo, intanto, di provare a capire l'ordinanza, a leggere quello che la Corte ci stava imponendo, ci stava consigliando e quello che abbiamo letto è che non andava semplicemente eliminato l'automatismo, che non andava semplicemente superata la presunzione di assolutezza. Quello che andava fatto era prendere in considerazione che, per quanto andasse superata la presunzione di assolutezza, comunque si doveva riconoscere ai soggetti detenuti per determinati delitti gravi che non avessero collaborato, specie a quelli che non avessero collaborato per scelta, in capo a questi soggetti, una presunzione di pericolosità relativa, perché è la Corte che ci dice, in quell'ordinanza, di fare attenzione ad equiparare la posizione tra i soggetti che hanno deciso e optato per la collaborazione, che hanno deciso di collaborare, e quelli che, invece, hanno deciso di non farlo.

E in questo sforzo abbiamo tentato di realizzare quello che la stessa Corte ci consigliava, cioè esercitare il potere legislativo fino alla fine e introdurre tutta una serie di condizioni, costituzionalmente orientate, che consentissero, comunque, di rappresentare un argine o, meglio, una guida per tutti quei magistrati che, da domani, dalla conclusione del procedimento che ha dato luogo all'ordinanza n. 97, vedranno arrivare una infinità di istanze per la concessione dei benefici, tutte potenzialmente legittime, ma molte delle quali - mi sia consentito di dire - assolutamente temerarie e pretestuose.

In questo contesto, noi rivendichiamo, intanto, come Partito Democratico, la scelta di metodo, di avere voluto ostinatamente inchiodare tutti al confronto, di avere voluto resistere a tutte le provocazioni, di esserci fatto carico della mediazione sempre, in maniera costante, fino allo sfinimento, non ultimo questa notte, lo rivendichiamo con forza, convinti del fatto che il metodo sia forma e che la forma sia sostanza, sia anche sostanza. E convinti che, in fondo, tutti, dinanzi alla portata pregiudiziale, alla portata potenzialmente demolitoria, di cui parla la Corte, cioè dinanzi alla possibilità della distruzione di un sistema che aveva prodotto risultati, avvertissimo la necessità di dare un contributo e di arrivare ad un risultato utile: l'esistenza di una legge efficace, possibilmente, anzi, dovutamente, costituzionalmente orientata, che entri in vigore prima del 10 di maggio.

Noi rivendichiamo, nell'ottica di quanto indicatoci dalla Corte, che sia costituzionalmente orientato avere introdotto tutti quegli elementi - la necessità delle allegazioni specifiche, la necessità della dimostrazione dell'assenza dei collegamenti, la necessità della dimostrazione della dissociazione all'organizzazione, la necessità della dimostrazione dell'avvenuto risarcimento -, che siano tutte condizioni costituzionalmente orientate.

E, ancora, rivendichiamo la differenziazione per fascia e ringraziamo quei partiti, in particolare il MoVimento 5 Stelle, che hanno oggettivamente rivisto una loro posizione su questa scelta, perché è grazie a questa nuova formulazione del 4-bis che non sarà più consentito dire che esiste una equiparazione tra i delitti monosoggettivi, che nulla hanno a che fare con quelli di criminalità organizzata, e quelli di criminalità organizzata. Rivendichiamo con forza l'avere, ancora stanotte, salvaguardato un sistema che riconosce in capo al Ministero della Giustizia il potere di riconoscere l'esistenza o meno degli elementi da cui si desume l'attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata. Rivendichiamo la scelta di avere, anche a muso duro contro il Governo, preteso che ci fosse un'impostazione collegiale.

Rivendichiamo tutte queste scelte e, in forza di queste rivendicazioni, annunciamo un “sì” convinto al provvedimento, un “sì” forte anche della costante, prudente e mai invadente vigilanza di un Ministro che quella Corte dei principi l'ha già presieduta. Questo per noi è fonte di garanzia, è stato fonte di garanzia e per questo ritengo vadano ringraziati la sottosegretaria Macina ed anche il Ministro.

Nel chiudere, nell'annunciare il voto, io chiedo un ultimo sforzo a questo Parlamento e, se da questo Parlamento, unitamente, poi, uscirà il voto convinto verso il provvedimento, all'altro ramo del Parlamento, quello di provvedere a rendere esecutiva questa norma e pubblicarla in Gazzetta prima possibile, prima di quel 10 di maggio, perché esiste un unico modo per onorare i giudici Falcone e Borsellino, la dottoressa Morvillo e tutte le vittime innocenti di mafia (Applausi): continuare a lottare contro la criminalità organizzata con i provvedimenti e questo è un provvedimento che, ancora oggi, consente di lottare contro la criminalità organizzata.