Grazie, Presidente. La settimana scorsa la maggioranza ha deciso di esprimere in Commissione politiche europee un parere motivato contrario all'approvazione della proposta di direttiva sulla lotta contro la corruzione.
Nel formulare questo parere avete commesso, a nostro avviso, un grave errore di impostazione, un errore di metodo prima ancora che di merito, che vi invitiamo oggi a superare in Aula.
Nella vostra smania demagogica avete preferito adottare una decisione utile più alla vostra propaganda che alla discussione in corso a livello europeo e nazionale, evitando, in realtà, e non realizzando un confronto nel merito sui contenuti concreti della proposta. Avreste potuto dare un contributo utile in vista del procedimento legislativo europeo presentando osservazioni, indicazioni specifiche o attivando un dialogo politico con la Commissione, che avrebbe rafforzato e arricchito il dibattito. Ancora una volta vi siete limitati, invece, a girare la testa dall'altra parte, ancora una volta avete fatto quello che vi riesce meglio, cioè avete piantato una bandierina ideologica da sventolare ai vostri elettori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È l'unica cosa che avete fatto approvando il parere motivato contrario sulla proposta di direttiva.
L'invito che ci sentiamo di rivolgervi oggi è chiaro e semplice: uscite da questa vostra insopportabile campagna elettorale permanente, mettete da parte atteggiamenti demagogici e pregiudiziali. Su questi temi vi invitiamo davvero alla serietà, all'equilibrio e all'attenzione. Chiusi nella vostra impostazione ideologica, siete stati costretti, nel parere che ha letto anche oggi il relatore, a delle acrobazie argomentative clamorose. Per noi sono inaccettabili e, guardate, non vi consentiamo, nello spirito, pur collaborativo, che c'è stato in Commissione, di dire che non abbiamo ascoltato le audizioni. Noi le abbiamo ascoltate bene! Avreste forse dovuto ascoltarle voi un po' meglio, perché avete avuto il coraggio di fare delle affermazioni che leggiamo di seguito. Avete detto, infatti, che non si ravvisa la necessità e il valore aggiunto della proposta di direttiva, avete detto che le valutazioni della Commissione sono, in misura non trascurabile, di natura meta-giuridica, avete avuto il coraggio di dichiarare che i valori posti a fondamento della proposta, cioè Stato di diritto, democrazia, stabilità e sicurezza della società, sono beni giuridici troppo ampi e generici, che non giustificano la direttiva. Avete avuto il coraggio di affermare, inoltre, che l'Europa non ha competenze in materia e, da ultimo, avete avuto anche il coraggio di dire che la direttiva contrasta con le convenzioni internazionali del settore. Sono le vostre proposte, semmai, e non quelle europee a contrastare con le convenzioni internazionali in questo settore.
Fate attenzione. È del tutto evidente, alla luce dell'istruttoria della Commissione, che l'iniziativa europea sia più efficace e produca un valore aggiunto rispetto a possibili interventi dei singoli Stati membri, per il valore a dimensione transnazionale della corruzione ma anche per la frammentarietà delle discipline interne. Allo stesso modo, sono evidenti i dati sulla corruzione, riportati, secondo stime prudenziali, dalla Commissione nella sua proposta di direttiva. La corruzione ha un costo per l'economia di almeno 120 miliardi di euro l'anno e il costo negli appalti pubblici è di oltre 6 miliardi di euro l'anno. Che cosa dovremmo aggiungere di più a questi dati per motivare una proposta di direttiva in questo settore?
Ci dispiace ricordarvi, poi, che l'Europa ha piena competenza in materia. Basti ricordare che l'articolo 83, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, autorizza il Parlamento e il Consiglio a stabilire norme minime sulla definizione dei reati e delle sanzioni in sfere di criminalità transnazionale particolarmente gravi, come proprio la corruzione. Ricordiamo, peraltro, che in questo ambito, cioè la lotta alla corruzione, la frode e il riciclaggio, sono stati adottati finora già numerosi atti a livello europeo, che ci permettiamo di ricordarvi in via assolutamente esemplificativa: nel 2003 è stata adottata la decisione quadro n. 568; nel 2014 la direttiva n. 42: nel 2015 la direttiva n. 849; nel 2017 la direttiva n. 1371; nel 2018 la direttiva n. 1673 e, da ultimo, nel 2019 la direttiva n. 1937. Allora, come si fa a dire che l'Europa non ha competenze in materia secondo i principi di attribuzione riconosciuti dal Trattato? È una falsità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Tale competenza, peraltro, è stata espressa con l'approvazione di una direttiva che lascia margini di apprezzamento nella trasposizione agli Stati membri. Allo stesso modo, è falso dire nel parere che la direttiva non recepisce correttamente i contenuti della Convenzione di Merida. L'invito a considerare punibili come reati alcune fattispecie, pur senza imporre un obbligo, è pienamente coerente con l'approccio più ambizioso e stringente adottato dalla Commissione, mentre sarebbe stato problematico il contrario. Allora, nonostante i vostri sforzi dialettici, il dato è evidente: la proposta di direttiva è pienamente coerente e compatibile con la Convenzione di Merida, pienamente coerente e compatibile con la convenzione internazionale sul settore.
Allora vi invitiamo - e chiudo - a porre rimedio all'errore tecnico e politico che avete commesso in Commissione, anche per cancellare una ferita che avete aperto la settimana scorsa. Il parere negativo, adottato in Commissione, è giunto in una giornata particolare, in cui avreste dovuto lanciare messaggi completamente differenti. Il 19 luglio è il giorno della commemorazione di Paolo Borsellino, cui rivolgiamo un pensiero commosso, il giorno in cui rendiamo onore a uno straordinario servitore dello Stato che ha dato la vita per difendere la legalità e la giustizia.