Signor Presidente, colleghe e colleghi, Ministro, esponenti del Governo, credo che abbiamo tutti chiaro che il Documento di economia e finanza che ci accingiamo a votare è un documento diverso dal solito, un testo che ha dovuto tener conto di un'emergenza senza precedenti in Italia e nel mondo. Discutiamo dentro uno scenario di grande incertezza, che rende difficile la predisposizione di previsioni economiche e finanziarie, non solo per l'Italia ma anche per tutti gli altri Paesi investiti dalla crisi. Questo ha spinto inevitabilmente la Commissione europea ad emanare linee guida che riducono e rivisitano il contenuto e i termini di presentazione dei documenti programmatici elaborati dagli Stati membri dell'Unione europea.
Il DEF 2020 presenta quindi uno scenario di previsione limitato al solo biennio 2020-21, ed è chiaro che l'emergenza Coronavirus ha mutato profondamente lo scenario in cui questo DEF si colloca. Il consuntivo per il 2019, infatti, unito ai dati relativi ai primi mesi del 2020 mostrava un andamento in linea con le previsioni formulate lo scorso autunno. Il 2019 si è chiuso con una crescita dello 0,3 per cento e un deficit delle amministrazioni pubbliche all'1,6 per cento del PIL. Inoltre, il forte rimbalzo della produzione industriale registrato in gennaio, cui si aggiungevano i dati positivi che venivano dalle esportazioni e dalla ripresa del settore delle costruzioni, facevano ritenere che l'economia si fosse stabilmente avviata su un percorso di moderata ripresa, come già avevamo discusso in sede di formazione del bilancio 2020.
Invece, l'Italia è stato il primo tra i Paesi europei che si è dovuto misurare con l'emergenza sanitaria e con i suoi effetti economici. Abbiamo tutti ben presente la chiusura delle attività, dei negozi, dei laboratori artigiani, delle fabbriche; il distanziamento sociale, il blocco dell'attività hanno portato anche a un blocco inevitabile della attività economica. Ne dobbiamo discutere con chiarezza davanti al Paese, senza nascondere i problemi, ma anche consapevoli della forza che i fondamentali dell'Italia hanno. E questa discussione sarà tanto più utile, quanto più noi saremo in grado di discutere con chiarezza davanti al Paese sul nostro obiettivo di utilizzo di queste risorse.
Noi ragioniamo su un voto oggi che non solo autorizza il Documento di economia e finanzia, ma autorizza lo scostamento di 55 miliardi di euro: una somma ingente, una misura che non ha precedenti nella storia recente, una misura per la quale forse non abbiamo più neanche le parole per definire gli strumenti con cui affrontare un deficit così ampio.
Ma dobbiamo anche essere consapevoli che questa manovra è un una tantum, non può essere una prassi di spesa in deficit che si inaugura, e che la ripresa del prossimo anno che è descritta nel DEF dipende in gran parte dall'efficacia delle misure che noi andremo ad adottare.
Quindi, signor Ministro, noi siamo favorevoli come Partito Democratico a che queste risorse, a fianco alle misure sul lavoro e la spesa sociale che sono state annunciate, siano fortemente indirizzate e concentrate a sostegno dell'impresa e della sua capacità di riconquistare rapidamente quote di mercato e capacità produttiva, anche intervenendo con forza sulla capitalizzazione delle aziende, così come è stato prefigurato nel suo intervento. E anche la stessa discussione sul ruolo pubblico conseguente alla crisi, ma che sta dentro anche trasformazioni in corso non solo in Italia, che già ci avevano visto discutere in quest'Aula: per esempio nel decreto-legge “Cura Italia” sulle scelte compiute su Alitalia, ma anche su altre scelte di politica industriale in questi mesi; anche la necessità di un ruolo pubblico forte in questo momento richiede una capacità di esercizio misurato. Non dobbiamo confondere il ruolo forte del pubblico nell'economia con un'idea di comando della politica sull'economia: dobbiamo avere tutti il senso della misura, la consapevolezza che queste scelte che andiamo a compiere danno grande forza, danno grande responsabilità al Governo e al Parlamento e alla classe politica nel suo insieme, ma richiedono anche una grande capacità di misura, e quindi di confronto con le forze sociali, imprenditoriali, i sindacati, con i corpi intermedi, le associazioni di categoria, perché il ritorno alla normalità è anche il ritorno ad una capacità di concertazione con le grandi forze del Paese sulle scelte economiche che ci attendono.
È quindi un mandato che si dà al Governo, assieme a questa autorizzazione allo scostamento, a fare una manovra economica importante, che concentri le risorse guardando ad una ripresa che non è scontata, perché il Documento prefigura uno scenario migliore e peggiore rispetto all'andamento della pandemia, ma anche gli stessi risultati di ripresa del 2021 e gli effetti sul PIL dipenderanno dall'andamento sanitario, ma anche dalla nostra capacità di compiere scelte forti.
Questo DEF e questo scostamento si collocano dentro altri provvedimenti, cioè nella cornice di altri provvedimenti: il “Cura Italia” è stato già approvato, il “Liquidità” è in corso di discussione in Parlamento, il decreto di spesa dei 55 miliardi sarà ovviamente preparato dopo il voto e il dibattito parlamentare. È quindi inevitabile che la nostra discussione metta assieme anche aspetti diversi. Con il “Cura Italia” noi abbiamo compiuto un intervento che è stato prevalentemente un intervento sull'emergenza, che stanziava forti risorse sulla sanità e introduceva provvedimenti emergenziali per aiutare la gente a stare a casa: cassa integrazione generalizzata, assegni per le partite IVA, rassicurazione sul fatto che questi mesi in emergenza sarebbero stati affrontati senza licenziamenti e senza lasciare nessuno in difficoltà.
Il “decreto Liquidità” già si colloca in una via intermedia: continua ad affrontare l'emergenza, ma già prefigura una fase nuova di ripartenza. Voglio dirlo ad alcuni colleghi, che su questo fanno un racconto eccessivamente preoccupato della ricaduta concreta di queste misure.
Questa mattina in Commissione banche è stato chiarito in maniera inequivocabile, e apprezzato da tutte le forze politiche presenti, il fatto che la Banca d'Italia, la direzione del MEF preposta al funzionamento del sistema bancario e finanziario hanno fornito al Parlamento dati chiari. La moratoria sui mutui ha già riguardato un milione e 300 mila posizioni, per circa 70 miliardi di mutui sospesi; la misura dei 25 mila euro è ormai, dopo i chiarimenti intercorsi, fortemente avviata, e sono mediamente 4 mila le domande che ogni giorno vengono accolte per l'erogazione dei 25 mila euro; le misure del Mediocredito centrale, le garanzie, le scelte sulle procedure fallimentari, sui protesti, danno certezza, stanno dando certezza alle imprese che ci può essere continuità della loro attività, anche in presenza del blocco. Ma, assieme a queste misure che stanno affrontando l'emergenza, dobbiamo cominciare a discutere e a predisporre le misure della ripartenza. In questo, già nel “decreto Liquidità” la parte relativa all'intervento sul sistema produttivo, le misure predisposte con le garanzie statali, attraverso SACE, per le medie e grandi aziende definiscono non solo la capacità di affrontare l'emergenza, ma anche di cominciare a discutere di una nuova stagione di politiche industriali.
Il decreto che seguirà lo scostamento dovrà muoversi in questo solco, e noi, come Partito Democratico, Ministro, ci attendiamo scelte coraggiose dentro il decreto.
Mi permetto di concludere con una considerazione politica: ieri, in maniera un po' inaspettata, abbiamo subito un declassamento da parte di un'agenzia di rating; quattro giorni prima un'altra importante agenzia non aveva fatto la stessa cosa, eppure i dati dell'economia italiana sono gli stessi. Cosa cambia tra Fitch e Standard & Poor's? Cambia il fatto, a mio avviso, Presidente, che nel frattempo si è presa l'incredibile iniziativa politica di presentare una mozione di sfiducia individuale contro il Ministro dell'Economia, nel pieno di una crisi economica. E allora, a proposito di chi aiuta la speculazione contro l'Italia, chi ci guarda è in grado di misurare anche il grado reale di coesione del Paese, e, dopo avere preso un'iniziativa che rompe l'unità del Paese in maniera così strumentale, non ci si può stupire se qualcuno prova a giocare contro l'Italia.
E allora, Presidente, colleghe e colleghi, noi, come Partito Democratico, votiamo per il DEF, votiamo lo scostamento, siamo aperti al confronto e a costruire assieme soluzioni ambiziose, siamo per un processo unitario dentro questo Parlamento che ci consenta di fare le scelte necessarie, ma, allo stesso tempo, richiamiamo tutti alla responsabilità di lavorare per il Paese e non contro l'Italia.