Tutti i previsori - domestici, nazionali, internazionali - propongono uno scenario, come si come si dice, a forma di “V” e, cioè, una grave recessione che, inevitabilmente, dovremo attraversare, ma che sarà rapidamente seguita da una ripresa. Questo scenario io mi auguro che sarà verificato, ma temo che sia un tantino ottimistico. Ci sono molti rischi che militano contro questo scenario: rischi finanziari, rischi sanitari, rischi di un'economia internazionale che si riprenda più tardi di quanto atteso. Se non ci sarà una ripresa a “V” dell'economia italiana e di quella di molti altri Paesi europei, ci sarà - sempre seguendo il gergo alfabetico degli economisti - una uscita a “L”, che vuol dire, traducendola, una permanenza dell'economia in uno stato di stagnazione molto prolungata. Questo avrebbe danni incalcolabili aggiuntivi rispetto a quelli che stiamo vivendo e che riguarderebbero le famiglie, le imprese, il debito, la sostenibilità della finanza pubblica.
Un modo per uscire da questa situazione di rischio è quello di riconoscere, nei fatti e non solo nelle parole, che l'integrazione europea è un bene, che funziona per tutti i Paesi che ne fanno parte. È nei nostri interessi che i Paesi vicini crescano di più, perché è nei nostri interessi che portino appresso la domanda e la facciano debordare positivamente nei nostri confronti. La risposta della politica economica fino adesso è stata nazionale, è stata lasciata alle azioni dei singoli Governi, ma è avvenuta in un contesto molto diverso rispetto al passato, in un contesto europeo in cui il Patto di stabilità è stato sospeso, c'è stato un significativo ammorbidimento delle regole degli aiuti di Stato, un sostegno incondizionato e innovativo della Banca centrale europea. In questo contesto, in cui i vincoli di bilancio sembrano scomparire - ma, attenzione, non è così -, lo scostamento di bilancio che siamo chiamati ad approvare è pienamente giustificabile e, anzi, segna l'attività del Governo, la propositività del Governo in questo senso: approfittare al massimo di questa situazione per rispondere adeguatamente alla crisi.
Ma questo aspetto deve essere collegato al medio periodo. Nel breve periodo non starò a ripetere l'insieme di misure di sostegno a tutta l'economia, alle famiglie, alle imprese, al sistema creditizio, che rimane il volano essenziale per permettere al sistema privato di crescere, di investire. Questo sostegno deve essere collegato a una visione, come dicevo, di medio periodo e il legame tra breve periodo e medio periodo non può che essere il sostegno agli investimenti, pubblici e privati. E qui la storia è ben nota, è stata ripetuta da colleghi che mi hanno preceduto: richiede risorse, ma paradossalmente le risorse non sono oggi, nell'immediato, il problema principale; richiede di costituire la fiducia soprattutto e questo è il problema principale; richiede che la fiducia si traduca in azione, per esempio, la fiducia è ingrediente essenziale affinché quel grande patrimonio che è il nostro risparmio sia indirizzato a finanziare investimenti e attività economica; richiede di attivare il più rapidamente possibile i nuovi strumenti europei, il cui utilizzo, checché se ne dica, è volontario, quindi la storia che noi si sia obbligati a chiedere l'elemosina e a pagare l'elemosina a istituzioni europee è semplicemente falsa. Ma ci sono altri aspetti di lungo termine che vanno presi in considerazione subito. Due ne ricordo, anch'essi, in parte, già discussi da chi mi ha preceduto. Il primo è che ci sarà più debito pubblico nell'immediato, dopo la crisi; il secondo è che ci sarà più Stato nelle imprese. Che atteggiamento vogliamo prendere di fronte a questi due aspetti? Il debito pubblico, nell'immediato, crescerà: possiamo discutere se arriverà a 155, 160, 170. Paradossalmente questo conta di meno, quello che conta è un'altra cosa: se questo debito, una volta raggiunte quelle altezze, ricominci a scendere il più rapidamente possibile. Se ciò non avverrà, allora saremo in una trappola del debito che potrebbe autoalimentarsi.
Ma il debito è sostenibile - lo sappiamo - se c'è crescita e c'è più crescita del costo del debito, se il tasso di crescita nominale è più alto del tasso d'interesse. Il tasso di interesse è tenuto a bada, in qualche misura, con la Banca centrale europea che, anch'essa, è stata chiamata in causa. La mia opinione è che la Banca centrale europea, in questi anni, abbia fatto sforzi enormi di cambiamento qualitativo e quantitativo che sono ancora in corso ed è la Banca centrale europea che, in questo momento, permette di mantenere quel legame tra sforzi nazionali e quadro europeo che deve essere il nostro quadro di riferimento.
Ma la politica monetaria da sola non basta; questo era vero prima del Coronavirus e lo è a, maggior ragione, adesso; ci vuole azione fiscale, sia a livello nazionale che a livello europeo, ci vogliono misure per la crescita o quello che una volta si chiamava lo sforzo di riforma strutturale. Ci troviamo, comunque, signora Presidente, di fronte ad uno sforzo senza precedenti del Governo, della politica economica, ma soprattutto del Paese nella sua interezza, la cui capacità di risposta è di gran lunga maggiore di quanto, molto spesso, ci venga attribuito da osservatori stranieri, a volte in malafede; sicuramente non è riflettibile nel giudizio negativo di un'agenzia di rating, come è stato ricordato oggi.
Il DEF offre - mi avvio a conclusione - un quadro realistico e ambizioso per poter preparare questa risposta collegando il breve, al medio, al lungo. Il quadro di finanza pubblica risente, ovviamente, della grande incertezza del contesto in cui ci troviamo, oltre, naturalmente, alla necessità di dare risposte immediate ai cittadini e alle imprese. È giusto e bene che il Governo abbia predisposto, come altri Governi in Europa, uno scenario critico, in cui la criticità maggiore deriva da una pandemia che rischia di riproporsi. In questo scenario critico, naturalmente, le risposte saranno diverse e sarebbe importante che il Governo avesse predisposto, magari, eventualmente, in modo generale, un piano “B”. Bene, inoltre, ha fatto il Governo ad iniziare ad affrontare la questione delle clausole di salvaguardia, perché questo sarà un modo per ridare flessibilità al bilancio, già a partire dalla prossima legge. In definitiva, ci sono i presupposti per navigare su questa crisi e affrontarla e, in questo contesto, io annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico