Discussione generale
Data: 
Giovedì, 27 Aprile, 2023
Nome: 
Silvio Lai

Doc. LVII, n. 1

Presidente, colleghe, colleghi, durante il dibattito abbiamo sentito definire questo DEF come incarnato da un'ambizione responsabile. Sono convinto che non sia esattamente la sintesi di questo Documento. Dopo 6 mesi di legislatura, il primo documento di programmazione economica di questo Governo in realtà è un documento debole e deludente -d'altronde siete delusi anche voi, anche se non potete dirlo - per il quale, peraltro, non ci sono neanche le scuse o la possibilità di attribuire ad altri, al passato, a chi c'era prima, la responsabilità di quello che c'è scritto. Anche se in quel prima, con notevole faccia tosta, si fa velo di dire che ci sono stati, spesso e volentieri, i partner di questo Governo, oltre che i principali Ministri. In ogni caso, per questo Documento non ci si può nascondere neanche dietro il tempo breve, dietro alla solita motivazione, usata durante la legge di bilancio, “abbiamo trovato già tutto pronto, siamo appena arrivati, non potevamo fare di più”.

Il contesto nel quale avete scritto il DEF era ampiamente conosciuto. Guerra, inflazione, crisi energetica, la fine del rimbalzo del PIL come elementi critici, così come la grande occasione del PNRR come elemento di ripresa e ripartenza, erano sul campo anche quando avete fatto le mirabolanti promesse elettorali a settembre scorso. E avete, peraltro, anche la fortuna di avere un contesto esterno migliore di quello dello scorso anno e migliore delle previsioni che si facevano per questo, ma state facendo di tutto per sprecare le occasioni e gli strumenti positivi che avete a disposizione. Sul DEF del 2023 non si può nascondere la vostra piena responsabilità delle previsioni, degli indirizzi presenti, delle scelte da voi effettuate all'interno del Documento; scelte che impegneranno il Governo e che condizioneranno soprattutto le azioni e gli atteggiamenti degli investitori, delle imprese e dei cittadini. In sintesi, il re è nudo. Il DEF presenta diversi motivi di valutazione, anche durante le audizioni ne abbiamo ascoltati tanti, ma soprattutto sono negativi. Innanzitutto non ci sono scelte, non ci sono priorità, non c'è una direzione di marcia. Che sia mancanza di coraggio o assenza di idee, c'è comunque un'enorme sottostima delle condizioni del Paese, di quello che servirebbe dire e fare, del messaggio che va mandato ai cittadini quanto all'opinione pubblica italiana e internazionale.

Non è un caso quanto sta avvenendo in queste ore sugli indirizzi che gli attori economici stanno dando, e non aiuta gridare al complotto internazionale, anzi, fa molto peggio. Si tratta di un Documento che è naturale considerare e giudicare non all'altezza di un Paese come il nostro e neanche della fase che sta vivendo; nel migliore dei casi, il giudizio che è stato dato durante le audizioni dai principali analisti pubblici e indipendenti o dai grandi portatori di interessi è quello della prudenza, ma in realtà è un DEF immobilista, inadeguato, di corto respiro. Magari intravedete anche i problemi, ma poi date delle soluzioni che sono inadeguate.

Per esempio, qualche collega diceva il tema della natalità, la grande soluzione che ha trovato il Ministro Giorgetti. Ma guardate che la denatalità non è che la si risolve con poche detrazioni fiscali; peraltro, se la si risolvesse, la si risolverebbe con un tempo molto lungo, molto al di là del triennio di questo DEF. Così come quando dite che serve, invece, una maggiore occupazione femminile, e insieme, dall'altra parte, proponete un decreto sul lavoro che produce soltanto lavoro instabile, non pensiate che quello possa costituire la base per contrastare la denatalità o la libera scelta di una donna di fare un figlio o di una famiglia di mettere al mondo più figli.

I nodi ci sono e verranno al pettine presto, richiederanno molte più risorse di quelle rese disponibili, e parlo del breve termine rispetto al limitato extra deficit che avete programmato nel 2024. Annunciate una riduzione del cuneo, temporanea peraltro, per 3-4 miliardi, qualche migliaio di euro a testa per i lavoratori, e già a dicembre vi abbiamo detto che il taglio che avevate previsto nella legge di bilancio era del tutto inadeguato e insufficiente. Ora ci date ragione. Il punto è che si tratta, ancora una volta, di una misura limitata e una tantum, mentre il crollo del potere di acquisto dei salari è drammatico.

Soltanto a marzo il carrello della spesa è aumentato del 13 per cento, mentre le retribuzioni crescono meno del 2 per cento. Insomma, sono toppe che non bastano, serve una strategia, un taglio del cuneo più grande e strutturale, ve lo abbiamo detto, una legge sul salario minimo, un rinnovo vero dei contratti di lavoro scaduti da tempo. Poi per il Fondo sanitario nel DEF non è previsto un euro in più, mentre, per arrivare al 7 per cento del PIL, servirebbero 15 miliardi. Guardate che il sistema sanitario pubblico è in una fase involutiva drammatica, rischia di crollare con il commissariamento di molte regioni, quindi il taglio dei servizi e l'aumento delle tasse locali.

Guardate che la contrazione economica rischia di accelerare anche un'involuzione organizzativa, con la fuga di tanti medici che vanno via da un sistema sanitario insopportabile ormai perché fragile e troppo rigido. Su tutto questo il Governo non ha nessuna cosa da dire nel DEF, e poi lo accompagna con una riforma fiscale che incita a fare esattamente il contrario di quello che servirebbe. Per noi la priorità è tagliare le tasse sul lavoro, sui redditi medi e bassi, il resto viene dopo; e invece con la riforma fiscale si dà, in qualche modo, l'idea della tendenza verso la flat tax e si sacrifica a questo obiettivo ideologico la tutela dei redditi della larga maggioranza dei contribuenti.

Invece occorrerebbe fare un'operazione maggiormente progressiva e soprattutto di carattere strutturale. Insomma, a questo Paese servono 25-30 miliardi per evitare di entrare in recessione, ovvero di finire come nel 2012, quando in un solo anno raddoppiò la quantità di poveri in questo Paese. E invece, con un combinato disposto di questo debolissimo DEF, di un'annunciata riforma fiscale che incita a rinviare il pagamento delle tasse e degli annunci di revisione del PNRR, ci stiamo portando verso una condizione difficilissima. Le risorse si potrebbero trovare, basterebbe evitare di incitare all'evasione fiscale e combatterla sul serio, e ci sono gli strumenti, così come la strada giusta è quella di ritassare gli extraprofitti. Lo dice anche la BCE, mica dei pericolosi comunisti. Insomma, questo DEF sembra solo un passaggio burocratico, e concludo, Presidente, anziché essere la mappa di un percorso dei prossimi anni. Il libro di quello che sognate per il Paese o per la Nazione purtroppo rischia di essere un incubo.

Voi dovreste essere dei medici al capezzale di un malato; invece, sembrate delle prefiche che piangono a pagamento, senza coinvolgimento nel sentimento. Altro che poco coraggioso; le vostre scelte ci sono e sono evidenti; di fronte ai problemi veri, voi vi girate dall'altra parte, oppure mettete solo i cocci del vaso rotto sotto il tappeto, ma anche quelli, prima o poi, emergono e gli italiani lo stanno iniziando a scoprire.