Grazie, Presidente. Il primo Documento di economia e finanza del Governo Meloni si caratterizza per una preoccupante assenza di ambizioni, di strategie, di risorse. Tale assenza si riflette sugli andamenti economici. A fronte di un tasso di crescita tendenziale già modesto, l'obiettivo programmatico risulta superiore di solo un decimo per l'anno in corso e per il prossimo anno. A fronte di un aumento delle entrate determinato dall'inflazione, si registra una sostanziale stabilità della spesa nominale e pertanto una riduzione, in termini reali, del livello di finanziamento dei servizi pubblici. La spesa minima, in percentuale del PIL, infatti si riduce costantemente, in tutto l'orizzonte temporale previsto. Particolarmente emblematici sono i tagli sulla spesa sanitaria; dal 6,9 per cento in rapporto al PIL del 2022, si scende al 6,3 per cento del 2024 e al 6,2 per cento per il biennio successivo; per tornare sopra il 7 per cento, che poi è il valore di riferimento della media europea, ci vorrebbero circa vent'anni, secondo le previsioni del DEF.
Nello specifico, poi, per quanto riguarda l'Allegato 3, uno degli aspetti più attesi del DEF, quello delle infrastrutture, addirittura arriva, secondo il Country Report del 2022 della Commissione europea, un netto giudizio di insufficienza; insufficienti, secondo appunto i dati citati, sono i risultati conseguiti dall'Italia per la costruzione di infrastrutture resilienti, per la promozione dell'innovazione, per l'industrializzazione equa, responsabile e sostenibile e per il benessere degli individui.
Il DEF, così come è stato trasmesso alle Commissioni delle Camere, ci dà alcune certezze. La prima: non ci sono le somme per realizzare il Ponte sullo Stretto, quindi quella che dovrebbe essere l'opera più significativa del Governo Meloni, del Vicepremier Salvini, sbandierata in ogni comune del Sud per speculare sulla sete di infrastrutture della popolazione del Mezzogiorno, non ha copertura; nel DEF è solo contenuto un generico riferimento alle somme messe a disposizione delle regioni a valere sull'FSC oppure sui finanziamenti all'uopo contratti sul mercato nazionale e internazionale; insomma, carta straccia.
La seconda certezza è che manca una vera e concreta distribuzione delle risorse per il Mezzogiorno; non vengono neanche rispettati gli impegni già assunti con il PNRR, tra differimenti - quello più celebre ed evidente è il differimento oltre il 2026 - e disimpegni delle disponibilità economiche. Insomma, dopo la manovra 2023 e dopo questo DEF, continuerà ad aumentare il divario tra Nord e Sud del Paese.
E ancora: mancanza di sostegno vero ed equità nei confronti delle famiglie; una misura di bandiera che era stata apprezzata negli ultimi anni, come il bonus trasporti, viene colpita pesantemente; vengono dimezzate sostanzialmente le risorse del Fondo, da 190 milioni a 100 milioni e viene abbattuto in modo consistente il limite di reddito per poter chiedere il bonus, da 35.000 euro a 20.000 euro; per non parlare, poi, delle infrastrutture idriche; nell'anno con i dati più allarmanti di sempre sulla siccità, occorreva una risposta adeguata e precisa in ordine all'attuazione delle misure, in raccordo con le autorità di bacino e con gli enti territoriali; invece, il DEF contiene solo stime del fabbisogno, generiche e inconcludenti.
E ancora; nell'Allegato 3 manca qualsiasi prospettiva concreta sul TPL, il trasporto pubblico locale, sia rispetto alla riconversione ecologica che alla digitalizzazione dei servizi, ponendo l'onere di questo servizio strategico, così importante solo sui comuni. Inoltre, vi è il fermo sostanziale su ferro-bonus e mare-bonus e poi del tutto assenti sono le misure sull'integrazione modale, sull'intermodalità e sui fondi per la ciclabilità, una delle sfide più importanti per questo tempo.
In conclusione, signor Presidente, la considerazione che ci fa più male è che restano senza risposte e senza strategie e programmazione i temi della violenza stradale e dell'assistenza alle vittime della strada: un bilancio dolorosissimo, di 561 feriti e 8 vittime al giorno, che vede, ahimè, l'Italia a scalare le classifiche europee, anno dopo anno.
Sui temi a cui ho fatto cenno, in questi primi mesi di legislatura il Partito Democratico ha proposto una serie di atti parlamentari. Lo dico al rappresentante del Governo in Aula: continueremo a incalzarvi come abbiamo già fatto, perché il Paese non merita l'incapacità e l'inadeguatezza di questo Governo.