Grazie, Presidente. Anche oggi celebriamo una delle tante prime volte del Governo Meloni, questa volta strana davvero: il DEF a tradizione orale. Perché oggi noi non stiamo discutendo e votando un provvedimento vero, ma un provvedimento che è sulla carta, ma come un compito in bianco, un Documento di economia e finanza senza numeri. Per metterci dentro qualche dato, il Ministro Giorgetti ha convocato una conferenza stampa, non per illustrarne il contenuto, ma proprio per produrre un DEF orale, ricco di impegni fumosi e di soluzioni impraticabili. Ha raccontato tante scuse in quella sede: impossibile fornire le cifre di fronte al nuovo Patto di stabilità a causa delle nuove regole europee e in vista dei futuri assetti politici, chiamando in causa precedenti che, alla fine, non lo erano, perché il Governo Meloni, purtroppo, non è dimissionario né di transizione, ma nel pieno delle sue funzioni e del suo mandato.
C'è una sola e vera ragione perché il DEF di quest'anno è solo orale: volete comprare tempo e superare l'appuntamento elettorale delle europee di giugno. E così la Presidente del Consiglio e il Ministro Giorgetti non vogliono svelare quali sacrifici toccheranno agli italiani e alle italiane, intanto sperano che venga eletta una nuova Commissione europea, magari più tollerante nei confronti della loro finanza creativa e più disponibile sui tempi del PNRR. Quel Patto per la ripresa che è stato per noi una grande occasione ottenuta grazie al lavoro dei nostri Governi e che, invece, la Meloni ha sempre digerito male dall'opposizione e mal gestito al Governo, prendendo tempo e subendo anche un Ministro, come quello delle Infrastrutture e dei trasporti e Vicepremier, che, invece di correre a spendere le risorse che ha a disposizione, rallenta e frena. E così, senza un quadro programmatico, il Governo non intende indicare nel DEF la cornice entro cui si collocherà la prossima legge di bilancio e non fornisce nessuna indicazione concreta sulle misure di entrata e di spesa che intende introdurre nei prossimi mesi.
La vera manovra elettorale quest'anno sarà come ingannare gli italiani fino al 9 giugno e non indicare nessuna decisione sulle grandi priorità di politica economica. Noi oggi non sappiamo che politica ha in mente il Governo per la sanità pubblica, per la scuola, il lavoro, l'industria, il trasporto pubblico e gli enti locali. Allora spetta a noi fare un'operazione di verità, dire quello che questo DEF non dice, ovvero che per il 2025 non c'è un euro per confermare le risorse che voi avevate promesso agli italiani un anno fa.
Non sapete come prorogare il taglio delle tasse per i redditi fino a 35.000 euro, non sapete come coprire la proroga dell'accorpamento dei 2 scaglioni più bassi dell'Irpef, non c'è un centesimo per la detassazione del welfare aziendale e dei premi di produttività, l'azzeramento dei contributi per le lavoratrici dipendenti, dite forse addio al credito di imposta nelle ZES, che è così in ritardo, e alla legge Sabatini per le imprese. Tutte misure che hanno una copertura finanziaria temporanea solo fino al dicembre 2024, poi chissà.
Non avete il coraggio di dire che non taglierete le tasse, ma che sarete invece costretti a tagliare le misure che ho indicato prima, e che non ci sarà nessun margine, soprattutto, per rafforzare gli interventi a difesa delle famiglie colpite dall'inflazione e per le imprese di fronte alla mancanza assoluta di altre politiche di sviluppo. Sono 20 miliardi di euro circa, quasi un punto di PIL, che non sapete dove recuperare. Non lo avete detto nel DEF per non preoccupare l'Europa e non lo avete scritto perché, alla fine, l'unica strada sarà nuovo debito e tagli.
È così, caro Ministro, saranno sacrificio e lavoro, come ha detto lei, ma quello degli altri, quello sfruttato e malpagato che vi ostinate a difendere, ad aggiustare i vostri disastri. E basta, basta con l'alibi del superbonus, perché lei era Ministro nei Governi che hanno assunto quelle misure che ora demonizzate e che la sua forza politica ha sempre votato e tante volte caldeggiato. E così questo DEF atipico, snello, leggero, come lo ha definito la Presidente del Consiglio, anzi, leggerissimo, verrebbe da dire, mostra solo scarsa lungimiranza e incompetenza.
Pagate il prezzo di scelte ottimistiche nel bilancio del 2024, un prezzo che dopo il 9 giugno farete pagare al Paese. Siete a caccia di risorse, ma non volete toccare gli interessi di chi dovreste toccare, di pochi protetti, alla faccia della libertà di impresa. Meglio qualche condono, 18 in 18 mesi, qualche concessione a evasori e furbetti, pur di non disturbare chi potrebbe votare per i partiti di Governo alle prossime elezioni.
Noi quelle pagine bianche del DEF le consideriamo un silenzio imperdonabile, perché, anche se non volessimo ripetere le parole di Giuseppe Pisauro, economista ed ex presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che parla di violazione della legge, consideriamo gravissima la decisione di contravvenire a un processo di definizione del bilancio dello Stato che mette in discussione un principio democratico fondamentale, cioè quello che chiede al Governo di rispondere del proprio operato di fronte al Parlamento e di fronte agli elettori, anche a quelli che andranno a votare l'8 e il 9 giugno prossimo.
Esporre i programmi al Parlamento e all'opinione pubblica è un dovere; se si sceglie di non farlo, è perché si hanno idee poco chiare per progetti che comunque, da qui a qualche mese, saranno svelati nel loro errore e nella loro criticità. Insomma, questo Governo, che avete presentato come il Governo del fare, è diventato il Governo del rimandare. Non è quello che chiedete di fare sul PNRR e non è quello su cui, ad esempio, lavorate per la riforma delle pensioni? Eravate voi quelli che dovevano abolire la legge Fornero.
Che fine hanno fatto le vostre proposte agli italiani? Vi siete rimangiato tutto, dalle pensioni alle accise, dal blocco dei migranti all'abolizione delle liste di attesa nella sanità. Sono éscamotage contabili, virtuosismi, effetti ottici, si possono chiamare in mille modi, ma la verità è una sola: per ora non fate nulla, rinviate a dopo le elezioni una strada che però è già nettamente sbagliata, perché l'unica cosa che dovevate vedere e non avete visto sono le condizioni del nostro Paese dopo un anno e mezzo di Governo, un Paese dove quasi 6 milioni di persone vivono in povertà assoluta.
Un aumento a cui avete contribuito con la cancellazione del reddito di cittadinanza e con l'opposizione ostinata al salario minimo, quello strumento che avrebbe potuto dare risposta a 4 milioni di lavoratori poveri che, pur lavorando, vivono nell'indigenza.
Dal DEF orale del Ministro Giorgetti abbiamo appreso che il Governo cercherà di confermare qualche bonus, il taglio delle tasse che i lavoratori avevano già ottenuto dai Governi passati, e lo farà andando all'incasso con qualche cessione di patrimonio pubblico. È una strategia sbagliata, disastrosa nel lungo periodo, che forse, però, vi permetterà di avere qualche risorsa nell'immediato. Peccato che non ci sia…
Grazie, Presidente. Dicevo, peccato che non ci sia alcuna strategia per gli investimenti pubblici, per l'aumento dei salari, per una politica industriale di cui non vediamo traccia. Se ce ne fosse ancora bisogno, l'operazione del DEF del 2024 è la riprova di un Governo in difficoltà e che sempre più sceglie la via della reticenza. Giusto un anno fa, su questo stesso provvedimento, il Governo Meloni prendeva il suo primo schiaffo politico, andando sotto, qui, alla Camera, e non riuscendo a far approvare lo scostamento di bilancio che accompagnava il DEF.
Se lo ricorderà, in quell'occasione il Ministro Giorgetti, furibondo, si era rivolto ai colleghi di maggioranza dicendo: o non sanno o non si rendono conto. Ecco, lo stesso dubbio lo abbiamo anche noi oggi che ci rivolgiamo a lei, Ministro: o il suo Governo non sa o non si rende conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché questa è una cosa che la settima potenza mondiale, che cresce meno degli altri Paesi, che ha problemi enormi, di portata strutturale, non può permettersi.
Non sapere o non rendersi conto per chi ha la responsabilità di guidare un Paese non è ammissibile, e per questo motivo il Partito Democratico sa cosa fare e oggi voterà contro questo vostro vuoto Documento di economia e finanza.