Data: 
Giovedì, 15 Maggio, 2014
Nome: 
Anna Rossomando

Doc. IV, n. 6-A

Signor Presidente, colleghi, parlo a nome del Partito Democratico, il partito che si sente fondatore di questa democrazia e oggi con questo voto meditato, difficile e responsabile intende esercitare pienamente la funzione democratica in questo Parlamento con tutte le responsabilità che comporta.
  Un partito che, quando va al sud, si sente di rappresentare il sacrificio di Pio La Torre e che non accetta lezioni da nessuno – da nessuno ! – soprattutto da chi è andato in Sicilia dicendo che la mafia non esiste, facendo le buffonate, attraversando lo Stretto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà) ! Vergognatevi voi ! Vergognatevi !
  E ci siamo arrivati con molta attenzione. Non abbiamo detto, prima ancora di iniziare i lavori in Giunta: «L'onorevole Francantonio Genovese si consegni», frasario degno della Convenzione di Ginevra e non delle istituzioni democratiche !
  E, allora, non è compito di quest'Aula, come è stato detto più volte, condividere o provare un impianto accusatorio, approvare questa piuttosto che un'altra misura cautelare. Lasciamo ad altri l'applauso o l'idea che la giustizia sia una corda lanciata su un ramo di un albero, sulla pubblica piazza. No, questa non è la nostra idea di giustizia.
  Noi siamo per la cultura delle garanzie che, nel processo, con tutte le garanzie del contraddittorio, per tutti i cittadini, trova piena attuazione, anche per voi, colleghi 5 Stelle: quando manifestate in modo un po’ ardito io sono perché abbiate le garanzie del processo. Noi siamo per queste garanzie.
  Per questo non vogliamo e non dobbiamo sostituirci ai giudici – è stato detto – e non lo dobbiamo fare perché ce lo dice la Costituzione. Io ringrazio anche i colleghi che sono giunti a una convinzione diversa dalla nostra, perché hanno ragionato su come, in questo caso concreto, si applica l'articolo 68, che tutela il Parlamento e la sua libertà politica e che interviene solo se questa è minacciata; solo a queste condizioni è ammessa un'interferenza con l'organo giudiziario.
  Sempre la Costituzione contiene la libertà della persona e, quindi, del singolo, anche quando è parlamentare, attraverso il giusto processo previsto dall'articolo 111 della Costituzione, dentro il processo, con le norme che lo regolano, sin dalla fase delle indagini preliminari.
  Noi siamo anche per migliorare queste garanzie; ci battiamo e ci batteremo per questo, insieme, spero. Noi siamo per il pieno rispetto della funzione del Parlamento ed è questa funzione che oggi esercitiamo con grande responsabilità, con la scelta del nostro voto e che ribadiamo con una forza, una forza pacata – forse non va molto di moda –, ancorata saldamente nella Costituzione, che distingue chiaramente tra i poteri dello Stato. Ed è proprio nell'equilibrio tra questi poteri che si trovano e si fondano le garanzie per le libertà politiche e le libertà del singolo come persona.
  E intendiamo, con questo voto e con questa responsabilità, difendere il Parlamento da chi quotidianamente lo vuole delegittimare e indebolire. Non accettiamo frasi tipo: «Ripuliremo il Parlamento», che ci ricordano il bivacco di manipoli di triste memoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Voteremo a favore, sì. Abbiamo ben chiaro qual è il nostro ruolo, non abdichiamo, non intendiamo abdicare. E quindi, non abdicando, valutiamo se esiste o non esiste il fumus persecutionis. Ma noi non vogliamo abdicare anche a un altro ruolo che riguarda tutti, tutti: il ruolo della politica, affinché la politica faccia in modo che non debba intervenire la magistratura, ma possa intervenire la politica prima che la magistratura intervenga e su questo credo che dobbiamo essere molto responsabili.
  Vengo alle conclusioni e ai dati tecnici sul fumus persecutionis. I reati contestati consentono l'irrogazione di una misura cautelare: associazione a delinquere – è stato detto –, truffa aggravata, peculato, riciclaggio. Il processo stabilirà le qualificazioni giuridiche più corrette. Il primo requisito è la gravità degli indizi. Non tocca a noi condividere un impianto, non tocca al Parlamento. Il quadro è argomentato e motivato e ci sono state diverse pronunce di diversi giudici collegiali, anche su altre persone, che, pur attenuando le misure, hanno ribadito la gravità degli indizi e l'esigenza cautelare.
  Le intercettazioni – è stato detto – non fanno parte degli argomenti posti a fondamento. Quando ci verranno sottoposte le giudicheremo, come abbiamo già fatto in altri casi, esprimendoci o in un modo o in un altro, a seconda del caso concreto, e lo faremo con grande serenità e serietà, come abbiamo sempre fatto.
  Quindi, cosa rimane da valutare ? La scelta della misura. Si potrà valutare nel processo, ci possono essere profili di criticità in questa scelta, come è stato detto, ma la scelta della misura non può costituire il presupposto o l'elemento per denunciare il fumus persecutionis, che attiene appunto alla funzione che abbiamo detto. Nel processo ci sono tutti gli strumenti di appello e di discussione per far valere queste ragioni.
  Per questi motivi, voteremo a favore della relazione e cioè a favore dell'autorizzazione del provvedimento cautelare emesso nei confronti dell'onorevole Francantonio Genovese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).