Data: 
Martedì, 19 Dicembre, 2023
Nome: 
Debora Serracchiani

Signor Presidente, potrebbe sembrare anomalo che oggi si discuta di giustizia con il Ministro della difesa ma come sappiamo in politica conta la sostanza e non la forma. E la sostanza dice ci dice che in via Arenula da mesi si discetta sul sistema accusatorio, si proclamano riforme prodigiose, ma poi le scelte quelle vere vengono prese altrove. Il che non stupisce visto che, l'ormai fu - ci scusi Ministro  -, l'ormai fu garantista Nordio ha più volte dimostrato di non avere sufficiente forza politica per imporsi e ha messo la sua firma sulle riforme più illiberali introdotte nel sistema penale negli ultimi decenni. E il sottosegretario mandato dal partito di maggioranza relativa a dare la linea ha ampiamente dimostrato di non saper neppure valutare la natura della documentazione di cui viene in possesso nell'esercizio del proprio ruolo. Quindi, Ministro, è a lei che mi rivolgo per respingere una narrazione che sappiamo trovare fondamento in vent'anni di berlusconismo. Pensavamo che quella stagione fosse finita e la Presidente del Consiglio, in qualche modo, ci aveva convinto che fosse così, ma è bastato poco per farci ricredere. Vede, Ministro, nell'intervista da lei rilasciata e da cui tutto è partito non ci ha colpito il riferimento a una riunione da lei di una corrente della magistratura, peraltro pubblica, rilanciata da un'infinità di riprese TV, mandata in diretta da Radio Radicale e riportata dai maggiori quotidiani nazionali. Una riunione a cui, peraltro, avevano partecipato il ministro Nordio, con cui evidentemente non vi parlate, e il vicepresidente del CSM, Pinelli, e diverse altre personalità. Questo aspetto lei stesso lo ha dichiarato e ce lo ha chiarito. Quello che ci ha lasciato esterrefatti è stata questa sua risposta alla domanda su quale fosse il più grande pericolo per la continuità di questo Governo. Lei ha testualmente dichiarato, ministro: “l'unico grande pericolo è quello di chi si sente fazione antagonista da sempre e che ha sempre affossato i governi di centrodestra, l'opposizione giudiziaria”. Di fronte a siffatta affermazione resa dal Ministro della difesa e da un uomo di indiscussi equilibrio ed esperienza e ritenendo che mai un uomo con tale responsabilità avrebbe potuto parlare come un qualunque cittadino al bar all'indomani dell'ultima di campionato, noi del Partito Democratico l'abbiamo presa molto sul serio ministro e ci siamo preoccupati per la tenuta delle istituzioni. Abbiamo immaginato che sarebbe andata immediatamente a segnalare i nomi, luoghi, circostanze a chi di dovere - a proposito, ministro ci dica qual è la sua fonte - affinché si procedesse speditamente nei riguardi di chi avesse osato attentare alla continuità di questo Governo. Abbiamo immaginato che lei da Ministro della difesa avesse adottato tutte le necessarie misure atte a contrastare questo turpe disegno eversivo. Abbiamo immaginato che il Consiglio dei Ministri venisse riunito in via straordinaria e, da ultimo, abbiamo sommessamente richiesto, prendendola molto sul serio come si confà tra istituzioni che si rispettino, che lei, ministro, venisse a riferire al Parlamento a fronte di affermazioni capaci di mettere in discussione la nostra architettura costituzionale. Pare ora di capire dal suo convegno odierno sulla giustizia, che in realtà nulla di grave sia avvenuto, almeno dalle sue parole, e che anzi lei facesse appunto riferimento a quella vecchia narrazione che più sopra ho ricordato rimettendo semplicemente indietro le lancette della storia e paragonandosi, suo malgrado, a suoi illustri predecessori. Nel suo intervento ministro lei afferma, altresì, ritengo un tema fondamentale non quello della magistratura contro il potere politico del Governo, che evidentemente è un non problema o comunque da lei derubricato ad una uscita che avrebbe dovuto evitare - la cito, testualmente - essendo lei impegnato in cose ben più importanti come due guerre, ma quello di ridefinire - questo è lei - i ruoli e gli ambiti nei quali, costituzionalmente, ogni organo dello Stato deve esercitare il suo ruolo e il suo potere. Sempre con la serietà che ci contraddistingue e senza lasciarci andare a retropensieri, che pure ci sono venuti in mente - tipo non avrà mica voluto distrarci dalla inconsistente iniquità della manovra di bilancio? Non avrà mica voluto svicolare di fronte al tema delle pensioni tagliate? Non avrà mica voluto impedirci di ragionare sul salario minimo, piuttosto che sui tagli alla sanità pubblica? -, quindi, prendendola - come dicevo - molto seriamente ci concentriamo su questo tema da lei sollevato anche oggi.

E allora consenta all'opposizione, all'opposizione politica al suo Governo, intendo ministro, non a quella giudiziaria propagandisticamente sbandierata, di poter affermare di non essere d'accordo con modifiche costituzionali che nel ridefinire ruoli ed ambiti degli organi dello Stato, come dice lei, svuotano il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica, incidendo pesantemente su quei pesi e contrappesi su cui si regge la nostra Costituzione e che ieri la seconda carica dello Stato ci ha, amabilmente, ricordato essere l'obiettivo di questo Governo. E per inciso, ministro, lei oggi ha parlato di funzione anti maggioritaria. Beh, sappia Ministro, che la funzione anti maggioritaria nella democrazia liberale è connaturata a tutte le istituzioni di garanzia indipendenti. Non è una funzione politica, ma è la tutela del pluralismo a cui, evidentemente, non siete abituati.

Ci lasci considerare divisiva e pericolosa per la crescita del Paese e, in particolare, del nostro Sud la riforma dell'autonomia differenziata. E a proposito di giustizia, di cui ultimamente si occupa, ci spieghi lei perché oggi di fronte alle sfide lanciate dalla tecnologia e soprattutto dall'intelligenza artificiale, noi siamo costretti a parlare di nuovo di prescrizione per la quinta volta in dieci anni. Ci dica lei, ministro, visto che il ministro Nordio non lo ha fatto, perché il ministro Nordio non abbia ritenuto di rispondere alla lettera appello dei presidenti di tutte e 26 le Corti d'appello che hanno chiesto di rivedere proprio l'intervento sulla prescrizione.

Ci dica perché, al contrario, ministro, non parliamo di carceri che sono al collasso. Lo sa, ministro, che in carcere quest'anno si sono suicidati già 77 detenuti? Che mancano educatori agenti e dirigenti di polizia penitenziaria? Che le strutture sono spesso fatiscenti e che non ci sono investimenti sulle misure alternative alla pena e che i bambini incolpevoli oggi finiscono in carcere per una riforma che neanche Rocco nel 1930 aveva avuto il coraggio di fare? E ci dica perché, di fronte alla sfida nell'attuazione del PNRR e di come fornire agli operatori della giustizia gli strumenti per rendere il servizio giustizia più efficiente per i cittadini, siano essi imputati che vittime dei reati, noi siamo costretti ad occuparci di separazione delle carriere, una riforma - ed è ancora più grave - che porterà inesorabilmente a superare il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, quello dell'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, e che non porterà alcuna utilità ai cittadini.

A me pare, signor ministro, che le vicende giudiziarie di questi mesi dimostrino solo che non c'è alcun complotto delle toghe rosse. Al contrario, quel che si registra e che ci preoccupa è una crescente tentazione delle procure ad allinearsi all'indirizzo della nuova maggioranza, una certa ritrosia a mandare a processo i potenti. Ebbene, questo ci sembra un assaggio di quel che potrebbe diventare la giustizia italiana dopo la separazione delle carriere. Una giustizia che non ci piace perché per noi, signor ministro, la legge è uguale per tutti.