Sommessamente, al collega Messina ricordo che il fondo perequativo infrastrutturale ce l'avete tagliato per circa l'80 per cento, ma va bene.
Ministro, io le riconosco il coraggio di essere venuto in Aula a difendere il suo operato, tuttavia mi permetto di dire che non ci ho capito nulla di quello che ha detto. Lei ha adottato il metodo Fitto, citando numeri in ordine sparso e, in questo modo, immaginando di confondere un po' le idee. Certamente lo ha fatto con la maggioranza, ma è più difficile farlo con l'opposizione, soprattutto con chi i numeri li guarda.
Il 31 ottobre dello scorso anno, nella trionfante conferenza stampa con cui annunciava la conversione in legge del decreto Sud, ci ha dedicato un passaggio, per rimproverarci - chiaramente - di essere profeti di sventura. Mi permetta di citare le sue parole: “Nel dibattito parlamentare abbiamo più volte ascoltato esponenti dell'opposizione criticare i provvedimenti adottati perché, a loro dire, rallenterebbero i processi e rischierebbero di scoraggiare gli investimenti”. Nove mesi dopo, le nostre critiche sembrano davvero profezia, ma - mi permetta di dirlo, con enorme rispetto - la sventura l'ha messa tutta lei, perché, dall'approvazione definitiva della legge, di campanelli di allarme ne abbiamo avuti a decine, ma lei ha scelto comunque di sbattere ostinatamente contro un muro.
Quando dicevamo che la ZES unica, così come è stata progettata, avrebbe creato burocrazia invece di tagliarla e scoraggiato gli investimenti invece di incentivarli, non lo facevamo per recitare la parte dei bastian contrari. Già dalla sua genesi, la ZES mostrava limiti evidentissimi, due su tutti.
Uno: come si può pensare - glielo abbiamo chiesto centinaia di volte in questi mesi - che un tetto di spesa di 1,8 miliardi potesse soddisfare le richieste di un territorio 500 volte più grande delle precedenti ZES? Peraltro, solo di recente abbiamo appreso che in realtà le risorse a disposizione, dopo il taglio di 130 milioni di euro, erano ridotte a un miliardo e 770 milioni.
Io le dico una cosa, Ministro: l'altro errore concettuale, che lei non vuole riconoscere, è che, avendo allargato a dismisura il campo di azione degli investimenti, è ovvio che doveva attendersi un aumento esponenziale delle richieste. Secondo lei - le faccio una domanda banale - è più costoso acquistare un macchinario o finanziare la costruzione di una fabbrica? Signor Ministro, è l'ABC. Non serve essere laureati in economia per comprendere questo passaggio.
Inoltre, l'altro aspetto aberrante è il capitolo burocrazia. Avete messo in piedi una struttura di missione, che ancora oggi, a distanza di mesi, stenta a partire. Lei davvero pensa che 60-70 persone siano in grado di gestire migliaia e migliaia di richieste di autorizzazione unica? Fino a oggi - e questo è un dato incontrovertibile - il risultato netto è stato zero, zero autorizzazioni rilasciate e, se già la ZES unica partiva zoppa, il percorso che ha affrontato dall'inizio dell'anno è sembrato addirittura un campo minato.
Riassumo velocemente, in ordine cronologico. Per ben due volte (il 30 dicembre e il 2 marzo) avete prorogato i termini e le attività dei commissari, perché vi siete resi conto di essere in alto mare. A coloro, che avete cacciato in malo modo, avete avuto il coraggio di chiedere di salvarvi la faccia. Il 28 febbraio avete mandato ai sindaci del Sud Italia una lettera con orientamenti operativi, che hanno stravolto completamente il senso della legge che voi stessi avete scritto: restrizioni del territorio della ZES, circoscrizioni delle tipologie di investimenti e - ciliegina sulla torta - scarica barile sui comuni a cui avete abusivamente affidato responsabilità amministrative, che vi siete accorti di non saper gestire.
Inoltre, mentre noi contestavamo ogni singolo passaggio e la avvertivamo di ogni singolo passo falso e dei rischi che si addensavano all'orizzonte, lei andava in conferenza stampa e diceva che era tutto ok (sempre tutto ok), puntando ancora una volta il dito sulle opposizioni, su quei parlamentari del PD, che - cito testualmente - “sperano che le cose vadano male”. È sempre stato l'esatto opposto signor Ministro. Noi eravamo lì a denunciare i ritardi, i deficit e gli errori, nella speranza che prima o poi lei si accorgesse di aver preso la strada sbagliata. Questo però lei non l'ha mai capito e infatti siamo qui oggi per questa informativa.
Il provvedimento dell'altro giorno dell'Agenzia delle entrate è il frutto di quanto è stato detto finora, è il frutto di una perversione ideologica che ha pensato che, allargando a dismisura il perimetro e la tipologia degli investimenti, i soldi sarebbero comunque bastati per tutto e per tutti. Per questo, ciò che proprio non accettiamo è il suo stupore, signor Ministro, e nemmeno questo atteggiamento, che - mi permetta di dirlo - non le fa onore, di scaricare sul povero direttore Ruffini la responsabilità di un credito d'imposta davvero misero. Non è colpa dell'Agenzia delle entrate se avete promesso il 60 per cento ma avete messo risorse per arrivare a malapena al 10. È stato francamente imbarazzante - glielo dico con affetto - leggere di un provvedimento adottato senza confronto. Mi perdoni, Ministro, ma di quale confronto parla? Peraltro, risulta chiaramente che il suo Ministero ha debitamente interloquito con l'Agenzia delle entrate (dal 17 al 22), quindi non è assolutamente vero che c'è stata una sorpresa nel provvedimento dell'Agenzia.
I numeri sono crudelmente quelli e Ruffini non ha fatto altro che applicare diligentemente le disposizioni del decreto attuativo, che lei ha scritto insieme a Giorgetti. Lei, Ministro, non io, lei. E, siccome sono sicuro che lei sappia anche le virgole dei suoi provvedimenti, il suo comportamento si qualifica da solo.
Mi permetta di adottare il metodo fittiano, della precisione fittiana, e di leggere alcuni stralci dei commi 4 e 5, dell'articolo 5, del decreto.
Comma 4: ai fini del rispetto del limite di spesa di cui all'articolo 1, l'ammontare massimo del credito d'imposta fruibile è pari al credito d'imposta richiesto moltiplicato per la percentuale resa nota con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, da emanare entro dieci giorni dalla scadenza del termine di presentazione delle comunicazioni di cui al comma 1. Detta percentuale è ottenuta rapportando il limite complessivo di spesa all'ammontare dei crediti richiesti.
Comma 5, ultimo periodo: nel caso in cui la percentuale di cui al comma 4 risulti inferiore al 100 per cento, in base alle comunicazioni ricevute, l'Agenzia delle entrate ridetermina la percentuale di cui al comma 4 e la rende nota con provvedimento del direttore della medesima, da emanare entro dieci giorni dalla scadenza del termine di cui al primo comma, ossia entro il 22 di luglio. Peraltro, Ministro, non le è venuto in mente, mentre attaccava il povero Ruffini, il paradosso che stava generando, cioè il fatto che le imprese devono realizzare gli investimenti in pochi mesi mentre il Ministro può prendersi tutto il tempo per aggiustare i conti.
Ministro, la prego, non cerchi alibi. Ciò che commentiamo da tre giorni è solo il risultato della sua cieca ostinazione. Probabilmente, a questo punto della triste vicenda ZES lei credeva di essere già dietro una scrivania a Bruxelles e, invece, è ancora qui. Allora, Ministro, ci dica: noi abbiamo appreso adesso che i soldi ci saranno e, siccome abbiamo votato da poche ore l'assestamento, immagino che i soldi, se ci saranno, saranno sul nuovo bilancio. Quindi, lei oggi ha dato una notizia e la notizia è che le imprese devono aspettare la legge di bilancio e, quindi, devono spendere per gli investimenti e devono aspettare che il Governo trovi i soldi. Questa è una bella notizia, signor Ministro.
La ZES unica è un esperimento fallito e gli unici a pagarne le conseguenze sono le imprese, l'economia e i lavoratori meridionali. Io le auguro di fare un buon viaggio, signor Ministro. Rimarrà in me e in tanti l'interrogativo sul perché un uomo con la sua storia e col suo curriculum abbia maturato una così profonda sfiducia nelle possibilità del Sud di riscattarsi. Con la sua incessante azione politica di demolizione e di demonizzazione di ogni potestà programmatoria e spesa del Mezzogiorno, signor Ministro, lei ha posto le basi ideologiche perché in quest'Aula si votasse l'infamità nota come autonomia differenziata.