Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per l'informativa che lei oggi ci fa sulla NATO e sul vertice della NATO a Washington, ma non possiamo esimerci dal parlare di quello che in realtà sta accadendo in questi giorni soprattutto nel Medio Oriente e su quello che è accaduto nelle ultime 48 ore. Siamo dispiaciuti che il Ministro degli Affari esteri venga martedì e non senta l'esigenza di farlo subito, di venire qui a spiegare quello che sta in realtà accadendo. Però, vedete, lì ci sono due possibili scenari: il primo, quello che in gergo si dice escalation for de-escalation, cioè la possibilità che quello che è accaduto diventi un'opportunità per Israele per definire una vittoria a tutto campo, liberare Gaza, fare un piano serio di ricostruzione e rimettere in moto un Governo da questo punto di vista, che è uno scenario, però, su cui ad oggi nessuno scommette, mentre c'è un altro scenario, che è quello sostanzialmente dove si rischia di aprire il terzo fronte, quello con il Libano, ma soprattutto c'è anche il rischio di aprire un quarto fronte, quello diretto tra Israele e Iran e una nuova Intifada in Cisgiordania.
Vedete, queste cose ci fanno chiedere con forza - e chiediamo che il Governo italiano lo dica con forza - che c'è bisogno, con chiarezza e senza se e senza ma, di un cessate il fuoco lì, perché questa è l'esigenza principale che c'è in questo momento. Però, fatemi dire - e lo dico al Ministro - che c'è bisogno anche di una grande forza dell'Europa, c'è bisogno della voce dell'Europa, che oggi ancora non c'è. L'Europa ancora non parla in modo forte e c'è bisogno di un'azione diplomatica molto forte da questo punto di vista, perché se non c'è un'azione diplomatica il rischio dell'escalation è ancora molto, molto, molto alto e noi siamo molto preoccupati. Dunque, da questo luogo fatemi mandare un pensiero a tutti i soldati italiani che sono impegnati lì, perché dobbiamo tutti ringraziarli ogni giorno che sono lì a difesa della pace.
Vedete, c'è un tema di fondo, e vengo al vertice della NATO. Io penso che siano state utili le tre sessioni, soprattutto quella su donna, pace e sicurezza. Penso che le tre sessioni siano state utili ma importante tra tutte credo sia stata quella sulla regione indo-pacifica, perché quella regione può rappresentare oggettivamente un nuovo asse dentro al quale, in realtà, si può costruire una condizione per tenere una resistenza possibile verso le escalation. Bene, diciamo, andare in quella direzione. C'è bisogno, però, di dire con chiarezza, dopo 75 anni della NATO, che questa è stata un elemento fondamentale ma ha bisogno ancora di rinnovarsi, da questo punto di vista, per la difesa, la sicurezza e la libertà soprattutto degli Stati che aderiscono a questa organizzazione.
Bene, la vicenda dell'Ucraina e il rapporto che è stato fatto. Attenzione, però, perché anche lì c'è bisogno di una forte azione diplomatica dell'Europa, che ancora una volta è assente da questo punto di vista e noi su questo abbiamo bisogno sempre di più di andare in quella direzione.
Poi, Ministro, un appunto sulla vicenda che riguarda il fianco Sud. Lei lo ha detto e voglio ribadirlo con chiarezza: sul fianco Sud l'Italia ha sempre posto il tema, ma sul fianco Sud oggi è importante che ci sia un inviato. Ma attenzione, perché io ritengo non saggio aver fatto una polemica pubblica sulla nomina dello spagnolo. Penso che, invece, sia più utile guardare alla pianificazione militare, ai suoi contenuti da questo punto di vista, alla quantità di impegno per l'inviato, ma soprattutto rafforzare quelli che sono gli hub da questo punto di vista partendo da quello di Napoli, perché se ragioniamo nel merito forse facciamo un servizio positivo nei confronti del tema della deterrenza. Quindi, io penso che dobbiamo lavorare nella direzione positiva.
Lei ha detto delle parole su UNIFIL, però dobbiamo chiarirci: o l'UNIFIL è stato un fallimento oppure ci è utile. Io penso che in questo momento abbia un'utilità, però noi vogliamo manifestare la nostra preoccupazione, come l'ha manifestata anche lei, ma noi la vogliamo ribadire per i nostri militari che sono lì, perché è ovvio che le regole di ingaggio sono quelle ed è evidente che, per quanto ci riguarda, la preoccupazione aumenta ogni minuto in più, perché il rischio, a nostro avviso, è molto, molto alto. Allora, molta attenzione, perché rischierebbero di trovarsi lì, tra due potenze, che sostanzialmente sono due potenze missilistiche, su cui loro non potrebbero agire come vorrebbero.
Il nostro obiettivo è quello di dire sempre di più: “lavoriamo per la pace”, sapendo che in questo momento c'è una condizione di difficoltà oggettiva, perché i primi che in realtà vengono colpiti, da questo punto di vista, sono esattamente i negoziatori.
E allora, siccome c'è una difficoltà, io penso che c'è bisogno di alzare il livello dell'impegno diplomatico, c'è bisogno di alzare il livello dell'impegno dell'Italia e dell'Europa e io penso che questo sia il tema di oggi, perché oggi il mondo trema solo al pensiero di ciò che in realtà può accadere lì nel Medio Oriente, ma, mi faccia dire, un po'in tutto il Mediterraneo e in tutta l'Europa, che dopo settant'anni era un continente di pace e rischia di diventare un continente di guerra.