Grazie Presidente, grazie Ministro Di Maio per questa informativa che ci conferma il tratto essenziale della tragedia in corso in Ucraina e ci dà anche alcuni elementi di novità su cui credo importante riflettere e agire. Questa non è una guerra tra potenze, lei lo ha ricordato, non è lo scontro tra due imperialismi, non è lo scontro tra due nazionalismi militareschi. Questa è una guerra di aggressione, un'aggressione a tradimento mossa da una superpotenza nucleare contro uno Stato sovrano enormemente meno potente dal punto di vista economico e militare dell'aggressore, uno Stato sovrano che non poneva e non pone alcuna minaccia di sicurezza alla Federazione Russa. Questo dobbiamo ricordarlo, perché è il punto di partenza di quanto sta avvenendo. E, da questo punto di vista, Presidente, mi permetto di invitare tutti noi a lasciar perdere un po' il deprimente teatrino a cui, a volte, assistiamo in televisione, con opinionisti in cerca di facile visibilità, che, dai loro salotti comodi e riscaldati, a differenza di quelli ucraini, invitano gli ucraini ad arrendersi. Ecco, io francamente non so se questi stessi opinionisti sarebbero pronti a ripetere l'invito alla resa, se si trovassero, per esempio, sotto le bombe russe a Leopoli, costretti alla fame e al freddo nella città di Mariupol, assediata dall'esercito di Putin, o, per esempio, in fila per il pane a Kiev. Ricordiamo che proprio oggi i cittadini pacifici che rimanevano in fila per il pane sono stati uccisi a decine dalle bombe di Kiev. Comunque la si voglia chiamare, Presidente, la resistenza che la popolazione e l'esercito dell'Ucraina hanno opposto all'aggressione del regime di Putin è un atto di straordinario coraggio ed è stata ed è anche il modo più efficace, insieme alla reazione della comunità internazionale, per fermare la strage, per opporsi alla guerra, perché, se il regime di del Cremlino - e sottolineo se - si orienterà verso il compromesso, Presidente, se la strage si fermerà, come noi tutti speriamo e come stiamo lavorando, affinché avvenga, non sarà per la benevolenza di un criminale di guerra come Putin, ma sarà solo e soltanto per la reazione ferma e unanime della comunità internazionale e sarà anche per la resistenza eroica e impari che gli ucraini hanno messo in campo contro l'aggressione russa, a difesa della propria Nazione e della vita dei propri cittadini e del proprio futuro.
Anche per questo, Presidente, credo che dobbiamo dire in quest'Aula "Slava Ukraini!", gloria all'Ucraina, perché oggi l'Ucraina democratica si sta difendendo da un'aggressione. E resistendo all'aggressione, questa resistenza difende anche il principio dell'integrità territoriale, Presidente, in questo modo sta difendendo anche uno dei principi cardine della pace e della sicurezza internazionale, perché, se passasse il principio secondo cui l'integrità territoriale di un qualunque Paese può essere messa in discussione dalla deliberata aggressione di una superpotenza, tutti gli Stati del continente diventerebbero immediatamente ricattabili e lo stesso fondamento della pace in Europa sarebbe irrimediabilmente incrinato. Ed è da qui, io credo Presidente, che viene la scelta largamente condivisa di questo Parlamento di sostenere la resistenza ucraina, accanto alle molte altre iniziative che l'Italia ha messo in campo per rispondere all'aggressione di Putin e che il Ministro Di Maio ha ricordato. In questa emergenza che ha capovolto, nel giro di pochi giorni, l'agenda europea e mondiale, io credo che la politica estera italiana si stia distinguendo per chiarezza, per lucidità e per spirito d'iniziativa. Non era scontato, diciamocelo con franchezza e senza polemiche, e mi rivolgo, attraverso di lei, anche ai colleghi della Lega, perché questo non è il momento delle polemiche, non è il momento della distinzione tra profughi veri e profughi finti, tra clandestini neri, profughi bianchi, profughi biondi e profughi non biondi. Non è davvero questo il momento le polemiche e non risponderemo a queste polemiche, colleghi della Lega.
La posizione della politica estera è stata chiara e non era scontata, anche perché, in stagioni recenti della nostra vita politica, durante le quali l'atteggiamento verso il regime di Putin e verso le sue mire espansionistiche è stato un po' più accogliente di quanto, invece, sta accadendo adesso. Della chiarezza e della lucidità che oggi segnano la nostra politica estera credo dobbiamo rendere merito a tutto il Governo, a partire dal Presidente del Consiglio, dal Ministro degli Affari esteri, dal Ministro della Difesa e dagli altri Ministri, ma dobbiamo rendere conto a tutto questo nostro Parlamento, compresa quella parte dell'opposizione che, con senso di responsabilità, ha scelto di sostenere lo sforzo largamente unitario che l'Italia tutta sta mettendo in campo. Qui non c'è nessuno, Presidente, che vuole la guerra, non c'è nessun guerrafondaio; qui c'è un Parlamento che, rappresentando l'Italia, ha risposto alla minaccia che Putin ha messo in campo contro tutta l'Europa attraverso una serie di strumenti. Lo ha fatto con strumenti diplomatici e di pace, come il rafforzamento, ad esempio, dell'Unione europea, quella casa comune che mai come ora ci appare indispensabile anche come garanzia di sicurezza; lo ha fatto con strumenti umanitari, accogliendo insieme agli altri Paesi europei, e grazie all'intervento inedito dell'Unione europea da questo punto di vista, l'enorme flusso di profughi che fuggono da un'aggressione e lo ha fatto anche con strumenti economici, come la diversificazione energetica degli approvvigionamenti, come il sostegno alle famiglie e alle imprese, che stanno patendo, in primissima persona, il rialzo del costo dell'energia. Lo ha fatto anche attraverso la proposta che avrà seguito in Europa di un tetto agli acquisti di energia. Strumenti economici che sono anche una risposta al ricatto che Putin ha rivolto a un italiano, mi viene da dire, dicendogli in sostanza: o accetti il nostro atto di forza o dovrai pagare per la tua ribellione alla mia prepotenza (pagare in termini economici). E noi stiamo rispondendo, come ha spiegato, anche qui, il Ministro Di Maio; credo che dobbiamo essere orgogliosi della risposta italiana all'aggressione di Putin, comunque la si pensi su questo Governo e su questa maggioranza, perché la risposta italiana, una risposta di pace, di sicurezza umanitaria ed economica, resterà agli atti come la prova di un grande Paese europeista, che, in un momento di gravissima crisi ha saputo fare la propria parte con coraggio e con determinazione, guadagnandosi, anche in questo caso, il rispetto della comunità internazionale e dell'Unione europea e difendendo, io credo, anche in questo modo l'interesse nazionale italiano.
Concludo Presidente ricordando come tra le conseguenze più gravi della violenta aggressione alla democrazia ucraina vi siano anche i danni materiali, politici, culturali e spirituali, mi sia consentito di dirlo, che la guerra di Putin sta portando al popolo russo, perché la Russia non è Putin e il futuro della Russia non può essere confuso con il futuro di Putin e del suo regime dittatoriale, un regime che ha condannato la Russia all'isolamento e alla vergogna, come non accadeva dai tempi più bui della guerra fredda. Ma anche da questo punto di vista - e concludo davvero Presidente -, quello al quale stiamo lavorando sarà un futuro diverso anche per la Russia, che, sono convinto, ritroverà il suo posto nella comunità internazionale, ritroverà quell'approccio condiviso verso l'Europa e verso la comunità internazionale che le migliori menti di quella Nazione hanno sempre auspicato, ma lo farà soltanto una volta che questo regime dittatoriale, pericoloso e aggressivo, sarà superato.