Data: 
Giovedì, 27 Maggio, 2021
Nome: 
Enrico Borghi

Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, non è senza emozione che intervengo oggi in quest'Aula, quattro giorni dopo essere stato presente, signor Presidente, sul luogo questa tragedia assurda, vergognosa, incredibile per come si è compiuta e realizzata, una tragedia che ci fa sorgere una congerie di emozioni dal cuore.

Innanzitutto, un ringraziamento ai Vigili del fuoco, al Soccorso alpino, alla Guardia di finanza, al 118, ai Carabinieri, alla Polizia, alla Protezione civile, a tutti i volontari che domenica, coordinati dalla questura e dalla prefettura, hanno compiuto una pietosa azione. Un pensiero alla comunità di Stresa, alle comunità del lago Maggiore, piegate dal dolore e dalla costernazione, ma, sopra ogni cosa, il nostro pensiero, il nostro cordoglio, per chi crede, la nostra preghiera, deve andare a quelle quattordici vittime, morte in modo assurdo.

Signor Presidente, in quelle biografie c'erano tante cose: famiglie che si erano costruite o che stavano per costruirsi, ragazzi del Sud che erano saliti tra le Alpi alla ricerca di un futuro diventato tragedia; c'erano persino, in quella domenica tersa e tragica, su quella cabina, tre religioni diverse, che coesistevano in una serenità diventata tragedia.

Oggi, gli inquirenti ci stanno consegnando un quadro agghiacciante. Emerge un quadro di superficialità, di gravità impressionante, sembrerebbe profilarsi, addirittura, un sabotaggio interno, che non avrebbe precedenti nella storia del nostro Paese, ma, più in generale, una scommessa contro le leggi e contro la morale, dove il profitto viene messo prima della vita delle persone.

Cosa possiamo fare noi in questa circostanza? Signor Ministro, noi dobbiamo chiedere anzitutto una cosa: la verità, tutta, fino in fondo, senza sconti e, mi verrebbe da dire, senza furbizie italiche. Tutta. La dobbiamo alle vittime, ai loro familiari, ai loro parenti, la dobbiamo ad un territorio, la dobbiamo anche a chi gestisce con scrupolo, per garantire la massima sicurezza in altre parti d'Italia, infrastrutture di questa natura, che rischiano una pesante ripercussione.

Dobbiamo ricercare la verità e dobbiamo comprendere quali siano le misure da mettere in campo per evitare, per il futuro, il ripetersi di situazioni di questa natura. Poi, certamente, spetterà alla magistratura, nella sua autonomia, stabilire, con rigore, le pene per i responsabili di questa strage.

Ci resta in queste ore un fiato di speranza, anche da questi banchi, per il piccolo Eitan, che sia un raggio di luce nel buio di questa notte, che possa tornare fra la sua famiglia e che possa insegnarci una cosa che lui, inconsapevolmente, ha già sulla sua pelle, che vogliamo affidare alle parole eterne del Qoelet che credo suggellino questa terribile vicenda: “Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale tanto da trattenerlo, né alcuno ha il potere sul giorno della sua morte, ma l'iniquità non salva colui che la compie”.