Data: 
Giovedì, 7 Novembre, 2019
Nome: 
Graziano Delrio

Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, lei oggi ci ha fatto un resoconto puntuale: noi siamo al suo fianco. L'appello che lei ha fatto a tutte le forze politiche e sociali per difendere la dignità di questo Paese, è un appello che ci trova partecipi, solidali, e noi combatteremo con lei fino alla fine.

Mi lasci dire che lei ha ragione, e questa è una cosa molto importante: lei ha illustrato i motivi per cui il Governo è dalla parte della ragione. Però, mi lasci dire, me lo lasci dire con la morte nel cuore, che se noi avessimo ragione e perdessimo 5 mila posti di lavoro, noi avremmo torto. E quindi oggi è l'inizio di un lavoro durissimo, che deve continuare insieme con chi ci sta: io mi sarei aspettato altre parole dall'opposizione, con chi ci sta. Me le sarei aspettate perché difendere la produzione industriale di questo Paese, difendere l'industria, come lei ha detto oggi, con parole chiarissime, che lei vuole difendere l'industria in questo Paese. Siccome lei lo ha detto con parole chiarissime, io credo che lei stia difendendo la sovranità nazionale, e chi vuole difendere l'Italia oggi sta dalla parte del Governo, dalla parte dell'Ilva.

Mi lasci dire che Ilva è una prova di forza e di coraggio per questo Paese, per questo Paese più che per il Governo. Di forza, perché non possiamo consentire alle multinazionali di scorrazzare in questo Paese, violando accordi già presi, perché gli accordi sono fatti con le comunità locali, le comunità locali come quella di Taranto che tanto hanno sofferto, che tanto stanno soffrendo. I patti non si riscrivono, questo dev'essere chiaro, sulla pelle dei lavoratori: non si possono riscrivere i patti, i piani industriali, non si possono riscrivere gli impegni che sono presi sulla pelle dei lavoratori. E chiunque vuol far pagare i suoi errori, gli errori che ha commesso, come lei ha illustrato bene, efficacemente, in questo anno e mezzo di impegni… ebbene, gli errori di Ilva non possono essere fatti pagare ai lavoratori, e questo dev'essere molto chiaro. Perché chi vuole far pagare quegli errori ai lavoratori troverà un intero Paese schierato contro, e troverà un Governo disposto a compiere un'azione legale profonda ed efficace per impedire che questo diventi un precedente. Né Whirlpool né l'Ilva né ArcelorMittal possono andare in un'altra direzione.

Ed è anche, oltre che una prova di forza per questo Paese e per questo Governo, una prova di coraggio, signor Ministro. Perché dobbiamo avere il coraggio di difendere ogni singolo posto di lavoro: prima viene il lavoro; prima dei calcoli di partito, prima dei calcoli di territorio viene il lavoro, vengono i lavoratori. Noi vogliamo essere al loro fianco fino a quando questa vertenza non sarà conclusa.

Dobbiamo avere il coraggio di difendere la produzione industriale, perché, come ho detto, è difendere la sovranità nazionale e dobbiamo avere il coraggio di affrontare il problema della coesistenza tra l'industria e l'ambiente, perché è possibile produrre ricchezza e produrre lavoro in armonia con l'ambiente. È possibile, è doveroso ed è stato il lavoro che si è cercato di fare in tutti questi anni: mettere a disposizione - io ero sottosegretario di Stato quando cominciammo quel lavoro con il procuratore Greco - e far ritornare il miliardo di euro che i Riva avevano portato via da questo Paese per il risanamento ambientale che deve proseguire ed è cominciato. Per questo abbiamo cercato di avere un piano industriale con un partner, una gara internazionale.

Queste scelte sono quelle che hanno determinato la possibilità finalmente per noi di risolvere definitivamente l'Ilva ma speravamo di avere incontrato un partner affidabile e oggi ci accorgiamo che questo partner sta venendo meno ai suoi impegni.

Allora, noi dobbiamo assolutamente affrontare questa coesistenza tra l'ambiente e il lavoro e la decarbonizzazione dell'Ilva è un percorso inevitabile e necessario, chiunque lo dovrà gestire. E lo dobbiamo all'ambiente, perché è possibile produrre anche andando in una direzione nuova. Questo Governo non deve solo salvaguardare i posti di lavoro ma deve anche indicare nuove vie di sviluppo e nuove modalità di sviluppo ed è un'ambizione che non vi dovete, non ci dobbiamo limitare.

Da ultimo, mi permetta di dire che il decreto “Di Maio” era stata un'ottima mediazione - ripeto: era stata un'ottima mediazione - ed è stato un errore dare un alibi all'azienda: voglio dirlo con molta franchezza in quest'Aula. Per noi è stato un errore dare un alibi all'azienda ma, come lei ha detto, come ha detto ieri sera il Presidente del Consiglio, possiamo rimediare in cinque minuti. Basta discutere di questo: è un alibi che l'azienda ha, lo sappiamo noi, lo sapete voi; è un alibi a cui non dovete dare credito. Lo sapete benissimo che, se anche stasera ci fosse il decreto del Presidente del Consiglio. 

Noi non avremmo una revisione delle intenzioni di ArcelorMittal: questo è chiaro e questa è la verità! E, se dite il contrario, dite bugie al PaeseTaranto, come dice un grande filosofo la speranza è la passione del possibile. La passione per il possibile futuro industriale del Paese e la passione per il futuro dei nostri lavoratori, la passione e la speranza per il futuro di Taranto e dell'Italia. Taranto è l'Italia, Taranto è il futuro di questo Governo. Questo Governo deve giocare tutto su Taranto, perché noi, proprio partendo dalle periferie del Paese, possiamo dimostrare di aver avviato una stagione nuova, una stagione diversa, una stagione di chi si occupa davvero del lavoro e dell'industria e non si occupa delle accuse alle ONG o altre cose che non c'entrano un bel fico secco con il lavoro e il benessere di questo Paese.

Taranto è la speranza, quindi, di questo Paese. Signor Ministro, noi ci siamo, non facciamo morire questa speranza, non lasceremo che questa speranza muoia