Data: 
Martedì, 28 Luglio, 2020
Nome: 
Rosa Maria Di Giorgi

Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, signora Ministra, ho ascoltato con molta attenzione la sua informativa perché come lei e come tutto il Governo, che noi del Partito Democratico sosteniamo, ho a cuore la nostra scuola e sono convinta che si debbano mettere in campo tutte le energie e le intelligenze, oltre che le risorse economiche e di personale, per poter riaprire in sicurezza e far sì che i nostri bambini e i nostri ragazzi possano esercitare al meglio il proprio diritto all'istruzione. Bene tutto ciò che abbiamo appreso oggi. Le linee guida per la fascia 0-6 che, come sa bene, ci sta molto a cuore, a cui state lavorando con la Vice Ministra Ascani, e mi sembra che stiano per essere emanate.

Voglio ringraziare qui tutto il mondo della scuola, che ha affrontato questa prova così inedita e così difficile con grandissima generosità. I nostri insegnanti, innanzitutto, i dirigenti scolastici, il personale ATA - lei qui li ha citati, li ha ringraziati: siamo d'accordo - impegnati a rispondere a mille problemi mai affrontati prima, in raccordo, appunto, con il corpo docente e le famiglie. Una grande, difficile e a volte non riuscita, purtroppo, prova collettiva, che ha coinvolto milioni di persone - e questo lo dobbiamo sempre tener presente, anche se qualche volta ce lo dimentichiamo - in tutti i territori del nostro Paese. Le famiglie sono state protagoniste e - questo lo dobbiamo dire - hanno seguito i propri figli spesso senza i mezzi tecnologici per farlo, a causa di ritardi che ancora registriamo in merito alla disponibilità capillare della banda larga in tutto il nostro territorio - e a questo dobbiamo provvedere - oppure a causa di problemi di natura diversa, legati alle condizioni socioeconomiche delle famiglie. Sono emersi i limiti del nostro sviluppo a livello tecnologico, certamente, ma anche a livello sociale. I nostri bambini più poveri - uso questo termine scegliendolo, perché di povertà vera si tratta - sono stati ancora una volta penalizzati, come i bambini e i ragazzi con disabilità che hanno dovuto fare a meno del supporto essenziale che l'ambiente scolastico e gli insegnanti, oltre che le comunità di sostegno, mettono in campo nei periodi di cosiddetta normalità. Tutto ciò, Ministra, significa un solo grande imperativo: tornare in classe proprio per rispondere a queste difficoltà, tornare con i propri compagni, tornare nel proprio ambiente senza prendere scorciatoie, senza temere di non essere all'altezza, impegnandosi fino in fondo, col cuore e con l'anima, perché i ragazzi devono tornare a scuola. Mi pare che questo lei oggi l'abbia detto e che l'impegno sia questo e su questo, naturalmente, ci confronteremo e seguiremo ciò che succederà. Tutti devono essere coinvolti per questo obiettivo: il Governo nella sua generalità, quindi il Presidente del Consiglio, che tra le priorità deve avere la scuola. Guai, guai a lasciare il Ministro dell'Istruzione da solo. È una prova collettiva quella che dobbiamo affrontare ed è tutto il Governo in campo. Servono risorse, tante. Tante sono state messe in campo, ma serve senso di responsabilità da parte di tutti nel comprendere che occuparsi della riapertura della scuola è tra le questioni più importanti di tutto il Governo, dal Presidente del Consiglio fino al Ministro dell'Economia, al Ministro della Salute, per giungere al comitato tecnico-scientifico. Se la nostra priorità è quella di riaprire le scuole, mandando i ragazzi il più possibile a scuola e mandandoceli tutti - perché questo dev'essere il nostro obiettivo e poi le altre sono soluzioni alternative, necessarie se dovranno esserlo -, ecco se l'obiettivo, quindi, dev'essere quello di far tornare tutti in classe, tutti in classe devono tornare. E, allora, c'è bisogno anche di un apporto, diciamo, da parte del comitato tecnico-scientifico. Dobbiamo mantenere l'unità della classe - so che ci sono esperienze diverse anche a livello internazionale: in Germania vanno due giorni a scuola e due giorni stanno a casa, ma noi, secondo me, dobbiamo fare meglio - e noi dobbiamo mantenerla l'unità della classe perché è lì dentro che si gioca la socialità ed è lì dentro che i ragazzi possono crescere bene.

Allora se noi vogliamo questo, dobbiamo forse fare qualcosa di più. Quindi, c'è bisogno di una flessibilità maggiore, una flessibilità che, devo dire, registriamo in tanti altri ambienti, in tanti altri ambiti della nostra società dopo il lockdown. Forse, posso pensare che vi sono interessi diversi che premono con più forza rispetto al mondo della scuola, ma ci vuole un po' più di flessibilità.

Quando si parla - io ho già parlato di questo col Ministro, ma lo ripeto qui - degli 80 centimetri che, forse, per migliaia, migliaia di luoghi e di licei, di scuole superiori in particolare, risolverebbero il problema rispetto al metro di distanziamento, io credo che si debba considerare con attenzione anche questo, proprio relativamente all'autonomia di cui lei parlava. Nei vari territori vi sono esigenze diverse, vi sono luoghi diversi, edifici diversi, quindi le scuole dovranno attrezzarsi. C'è bisogno comunque di una collaborazione anche su questo dal Ministero della Salute e dal Comitato tecnico-scientifico. Quindi, penso si possa garantire la sicurezza all'interno della scuola, con la necessaria accortezza che i dirigenti scolastici e gli insegnanti, secondo me, possono tranquillamente garantire, anche se non c'è un qualche centimetro in più di distanza. Se poi la situazione epidemiologica non desse tregua, cosa che ovviamente nessuno di noi si augura, è necessario che quella responsabilità di cui dicevo sia esercitata da tutte le comunità locali. Lei l'ha già citato ed io lo ribadisco: i sindaci, tutti i soggetti del territorio e i presidenti di provincia trovino spazi per la nostra scuola, chiamino loro le associazioni di categoria, i privati, gli alberghi, tutti coloro che hanno luoghi da mettere in campo, ambienti adatti o adattabili per le classi. Deve esserci un impegno della comunità, un impegno delle istituzioni. Noi, naturalmente, come Partito Democratico, mettiamo a disposizione tutta la nostra rete dei nostri sindaci, che sono abituati a fare comunità nei loro territori, quindi a dare ciò che serve e a mettersi in campo. Ad esempio, lei l'ha citato, a Firenze c'è il Teatro della Pergola che ha già messo a disposizione i propri spazi; oppure a Milano il Museo della Scienza, e sappiamo anche che il MiBACT ha già trasmesso l'elenco dei luoghi d'arte, dei musei, eccetera, dove si può andare a fare scuola, sempre che sia necessario, cioè sempre se non possiamo evitarlo. Quindi, facciamo il nostro lavoro nei territori anche noi, colleghi parlamentari, anche noi siamo protagonisti e dobbiamo esserlo in questo. Dobbiamo parlare con i nostri sindaci, dobbiamo aiutare la rete delle scuole a trovare luoghi, perché tutti siamo coinvolti. È un cammino questo che ci appartiene e che ci deve appartenere. Certamente noi del Partito Democratico ci occupiamo di scuola da sempre, abbiamo aumentato i finanziamenti in un modo impressionante: il 600 per cento sull'edilizia scolastica dal 2014 in poi! Sono cose vere, sono cose reali che abbiamo messo in campo, quindi a noi la scuola interessa, e interessa moltissimo. Quindi, abbiamo assunto oggi, dalle sue parole, Ministro, ulteriori elementi di conoscenza e di riflessione. Noi appunto siamo in prima fila perché vogliamo che nessuno rimanga indietro. Ogni comune, il comune più piccolo, più distante dalle grandi vie di comunicazione deve essere trattato e quindi deve avere i suoi ragazzi nelle classi. Sono i bambini e i ragazzi italiani il nostro obiettivo, è questo ciò che noi vogliamo; i nostri scolari, i nostri studenti. Dobbiamo far ritornare a scuola, in una scuola che deve essere anche una nuova scommessa per noi e una grande sfida; una scuola che, grazie agli ingenti investimenti che stiamo effettuando e che continueremo a mettere in campo, dovrà essere migliore, non deve essere la scuola che abbiamo sempre avuto. Deve essere una scuola con un plus di innovazione. Quindi, dovrà essere migliore questa scuola, dovrà rispondere alle esigenze formative dei ragazzi, sia per quanto riguarda l'edilizia scolastica - e qui veniamo anche al tema che ci interessa di più e sul quale abbiamo investito moltissimo, ribadisco - sia per i modelli formativi, che devono essere sempre più all'altezza delle nuove sollecitazioni della modernità. Non capisco, collega Aprea, per quale motivo si debba pensare che siamo fermi, che non faremo niente di meglio. Avremo molte risorse a disposizione, quindi probabilmente, anzi sicuramente riusciremo a dare dei modelli innovativi. Le scuole dovranno essere connesse alla rete, la didattica digitale dovrà esserci; scuole digitalizzate, non certo didattica a distanza, non confondiamo le cose, ma scuole che usano le nuove tecnologie, laboratori sempre più attrezzati, le palestre e gli spazi gioco. Inoltre, vi è un tema che a noi del Partito Democratico interessa moltissimo, proprio perché risponde alle nostre esigenze, che sono quelle dell'inclusione: noi - e su questo io chiedo un impegno forte al Ministro - vogliamo tenere aperte le scuole nel pomeriggio in tutte le parti d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Questo è importante, perché, se non facciamo questo, i nostri ragazzi sono abbandonati. E se non lo facciamo in un momento così (è il post-COVID, è il momento in cui probabilmente non ci sono mai state tante risorse come ne saranno messe in campo anche per la scuola, oltre che per gli altri settori), se non facciamo adesso questa scelta, probabilmente non la potremo fare più.Allora il pomeriggio; curiamo tutto questo, perché i ragazzi devono essere seguiti nel tempo libero e devono essere aiutati a crescere. Con queste risorse noi potremmo farcela, vorremmo riuscire a farcela. Comunque noi saremo in prima fila - proprio in prima linea, perché la vivo anche un po' come una battaglia - a difendere il diritto della nostra scuola, il diritto dei nostri bambini e il diritto soprattutto di avere una scuola in presenza. Lei l'ha detto più volte nel suo intervento, questo è l'obiettivo anche nostro, e su questo ci impegniamo tutti.