Data: 
Mercoledì, 13 Luglio, 2022
Nome: 
Antonella Incerti

La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, la ringraziamo di questa informativa, perché, per affrontare le criticità del nostro sistema idrico nel suo complesso, abbiamo bisogno di avere un quadro complessivo, un monitoraggio di ciò che si sta facendo nel nostro Paese.

Tale monitoraggio molto spesso ci risulta ci arriva come molto frammentato perché questo Paese, forse da troppo tempo, non attua una strategia complessiva di investimenti e di innovazione su tutto il nostro sistema idrico, che sta fortemente impattando, come lei ci ha ricordato, su un settore strategico, quello agroalimentare, sta mettendo in difficoltà intere filiere - vitivinicola, ortofrutticola, zootecnica, ne cito alcune ma potrei citarne molte altre - e agisce su un Paese che, da sempre, è fortemente soggetto a uno stress idrico medio-alto.

Queste crisi - lei stesso l'ha ricordato - non possono più essere considerate anomalie, sono almeno 6 le crisi che sono arrivate sul tema della siccità in questo decennio. Una crisi che non si vedeva, è vero, da settant'anni, come ci riportano molti dati. Lei stesso ha ricordato i dati Istat, che ci restituiscono proprio una delle nostre grandi fragilità. C'è uno scenario frammentato e inefficiente in tutta la rete idrica. Lei ha ricordato dei 109 capoluoghi. Sappiamo che in molti perdiamo una quantità enorme, almeno il 36 per cento, dell'acqua immessa, vale a dire quasi 1 miliardo di litri l'anno. Vi sono differenze enormi tra regioni e territori, tra comuni e comuni. Come ci ha ricordato anche Uncem recentemente, questa estrema frammentazione negli interventi ci ha impedito nel tempo una vera e reale programmazione di innovazioni di tutto il nostro sistema idrico.

Voglio ricordare che l'acqua, bene pubblico, ha subito con queste perdite, appunto, una perdita enorme. Noi avremmo disponibilità di acqua per milioni di utenti e invece la perdiamo. E voglio anche ricordare brevemente che noi abbiamo degli strumenti normativi importanti. Voglio ricordare velocemente la legge n. 36 del 1994, la legge Galli, che è una legge innovativa sulla gestione dell'idrico, che ne definiva il valore pubblico a tutti i livelli e prevedeva, soprattutto, delle discipline di gestione, l'unificazione verticale di tutti i segmenti con l'istituzione del servizio idrico integrato e l'individuazione degli ambiti territoriali ottimali, gli ATO, che hanno consentito anche in alcune aree del nostro Paese adeguate dimensioni gestionali proprio per superare questa frammentazione nella gestione e realizzare delle economie di scala. Se ne individuavano i gestori, se ne definivano le attività, si controllava la gestione e, soprattutto, veniva fatta l'opera di programmazione e di investimento nel medio e lungo termine, quello che è un po' mancato, nonostante l'accelerazione degli ultimi anni, evidentemente, in questi anni, nel nostro Paese.

Bene, quindi, come lei ha ricordato, alcune azioni immediate: lo stato di emergenza delle 5 regioni, a cui se ne aggiungeranno probabilmente altri, e i ristori previsti per 36 milioni. Bene anche l'individuazione di un commissario straordinario, che tuttavia deve avere quegli strumenti per poter gestire agevolmente e velocemente queste risorse, che pure ci sono e sono tante, come lei ha ricordato in alcune occasioni e come il Partito Democratico, in molte azioni, anche attraverso emendamenti, ha ricordato. Ebbene, queste risorse vanno spese in modo efficiente ed in modo rapido. Le ricordo, sono 2 miliardi di efficientamento dell'energia e del sistema idrico, di cui buona parte al Sud: i 600 milioni della depurazione, gli 880 milioni nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi, risorse che ci sono. Tuttavia, dobbiamo avere strumenti di gestione e li abbiamo. Abbiamo i consorzi di bonifica che in questi anni hanno mandato avanti la progettualità. Occorre, quindi, programmare in modo efficiente e urgente. Occorre l'impegno, come lei ha ricordato, servono infrastrutture di accumulo idrico, il recupero delle acque piovane ai fini di usi industriali, irrigui, domestici e agricoli, naturalmente. Occorre, come abbiamo ricordato in tante occasioni, procedere a una veloce realizzazione di nuovi invasi, anche piccoli, interaziendali, soprattutto ad uso delle imprese agricole, serve per loro anche un'opera di manutenzione.

Rispetto al settore agricolo, ovviamente con l'ausilio della ricerca, vanno studiati degli elementi e delle colture che possano essere più resistenti, vanno incentivati i sistemi di innovazione, attraverso il credito d'imposta e Agricoltura 4.0. L'abbiamo ricordato, ci proviamo tutte le volte e continueremo a lavorare su questo. Vanno realizzate quelle strutture agricole destinate all'utilizzo dell'acqua nella direzione indicata dalla Corte dei conti a proposito dell'utilizzo in agricoltura, che dev'essere in questo caso più efficiente, ovviamente insieme a tanti altri provvedimenti che vanno nell'ordine di una migliore gestione territoriale del nostro sistema idrico in generale. E soprattutto, da questo punto di vista, ci serve avere sempre un quadro complessivo, un monitoraggio sui progetti che stanno andando avanti. In alcune regioni stanno andando avanti, in altre regioni hanno delle difficoltà. E soprattutto - lo teniamo a ribadire come Partito Democratico e l'abbiamo chiesto da tempo - serve una regia nazionale che metta insieme competenze e conoscenze, e che possa coordinare unitariamente progetti e risorse, contando sull'innovazione complessiva di tutto il sistema idrico, e che questo possa evitare conflitti che possono sorgere e che sono sorti tra autorità di gestione complessive, consorzi di bonifica e regioni. L'acqua, giustamente, come viene ricordato, è un bene strategico per il nostro comparto agricolo, è un bene strategico per tutte le nostre imprese, per tutti i nostri cittadini, e noi abbiamo il dovere e siamo chiamati a creare le condizioni per mettere a disposizione di tutti i cittadini questa risorsa, che è soprattutto un bene pubblico.