Grazie, Presidente. Parto subito con un tema che mi è caro: trovo stucchevole questa subalternità del linguaggio utilizzato in quest'Aula anche da persone di sesso femminile. Non vi sognereste mai di chiamare “cameriere” la cameriera che vi serve al tavolo, non vi viene neppure in mente di chiamare “maestro” la maestra dei vostri figli, però, se c'è una Presidente del Consiglio donna, si deve chiamare “il Presidente”, se c'è una Ministra donna, si deve chiamare “il Ministro”, se c'è una Ragioniera capo, la dovete chiamare “il Ragioniere”. Fatevi una domanda e datevi una risposta .
Ora, vorrei venire sul tema delle informative che abbiamo sentito, in primo luogo per quanto riguarda - ricollegandomi a quanto è stato detto - il tema del mercato del lavoro e del gender pay gap. Il gender pay gap è un gravissimo problema, ma è molto forte nel nostro Paese, soprattutto legato al tema della maternità.
Quando una donna fa un figlio, il suo destino sul mercato del lavoro è segnato. In Italia, a 15 anni dalla nascita del figlio, una donna ha - secondo gli studi più recenti - salari lordi annuali inferiori del 57 per cento rispetto alle donne non madri e la parte preponderante di questo gender pay gap, legato alla maternità, non è il più basso salario orario, ma è l'utilizzo eccessivo del part time e il tempo determinato. Quindi, la precarietà del lavoro incide sulle donne in un modo spropositato.
Cosa avete fatto per evitare la precarietà del lavoro per uomini e donne, ma soprattutto per le donne? Sì, avete fatto delle cose, certo, avete reso ancora più possibile accedere al tempo determinato, al lavoro somministrato, a quello stagionale mal definito, in modo tale che tutte queste forme vengano strausate.
Faccio un esempio: noi sappiamo che abbiamo misure a sostegno dell'occupazione femminile che prendono la forma - come ci è stato qua ricordato - di decontribuzione. Ma siamo andati a vedere gli effetti di queste misure che evidentemente, non solo da questo Governo, non sono ben disegnate? Perché è l'INAPP, quindi un istituto che fa capo al Ministero del Lavoro, che ci dice che, con riferimento agli ultimi dati, quindi in primis il primo semestre del 2024, le donne assunte con incentivi e che hanno un tempo indeterminato sono l'11,3 per cento, mentre la stragrande maggioranza, ben il 75,74 per cento, ha una doppia fragilità, cioè è assunta con forme di part time, con lavoro intermittente (il lavoro intermittente batte il tempo indeterminato), quindi sia part time sia per tempi limitati.
Quindi, dobbiamo mettere davvero soldi pubblici per finanziare progetti che favoriscono la dequalificazione del lavoro femminile? Non un euro - non un euro! - di quella decontribuzione si traduce in maggior salario per le donne. Quindi, c'è evidentemente bisogno di qualcosa di più.
L'altra ciliegina che avete messo sulla torta è quella della riapertura di fatto alle dimissioni in bianco per risolvere un problema - che se vogliamo esiste - delle persone che non si presentano al lavoro e poi vengono licenziate per utilizzare la NASpI. Avevamo detto: “okay, fissiamo un controllo da parte di un soggetto terzo”. L'avete indicato come possibilità, come eventualità, non come obbligo, aprendo quindi di nuovo un rischio - è oggettivo - che nessuno vada a verificare se quelle dimissioni sono legate davvero a un comportamento opportunistico - che era quello che volevate contrastare - o non dipendano, invece, da una pressione, da un ricatto.
Sul mercato del lavoro, sul posto di lavoro i ricatti sono molto forti. Ce lo dicono i dati, ad esempio, sulle molestie sul lavoro. Sono 1 milione e 900.000 le donne di età compresa fra i 15 e i 70 anni, secondo l'Istat, che durante la loro vita hanno subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale; 1 milione e 900.000. Ma se guardiamo i dati relativi alle donne fra i 15 e i 24 anni, ben il 21,2 per cento di queste donne, quindi un quinto, ha subito molestie sul luogo di lavoro. E sono ricattate - ce lo dicono i dati - anche nella pubblica amministrazione. Domani la CGIL Funzione Pubblica presenterà qui alla Camera, alla Sala Berlinguer, proprio i risultati di un'indagine condotta specificamente.
Quindi, anche nella pubblica amministrazione il ruolo di potere che si realizza sui posti di lavoro determina che le donne siano ricattate e cioè, se vuoi rimanere al lavoro tranquilla, fare carriera, devi cedere, devi ottemperare alla richiesta di prestazioni che non vorresti mai dare.
Ora, noi proponiamo da tempo l'introduzione di una specifica fattispecie penale che permetta di punire il reato di molestie - che come sapete non esiste nel nostro ordinamento - e, in particolare, quello di molestie sul luogo di lavoro. Colgo quest'occasione per invitare tutte le donne e gli uomini presenti in quest'Aula a fare di questo un obiettivo proprio: ossia accelerare l'approvazione di questa legge.
Ho poco tempo Ministro; Ministro Foti, mi rivolgo a lei adesso, tramite il Presidente, per dire che anche sugli asili nido siamo molto, molto preoccupati, perché, a parte i tagli che ricordava la collega, noi abbiamo letto il Piano strutturale di bilancio che avete presentato e abbiamo visto che, al riguardo, l'obiettivo che vi siete dati è quello di garantire un tasso di copertura regionale appena superiore al 15 per cento. Guardate che c'è già in tutte le regioni; l'unica provincia d'Italia che non è al 15 per cento è la provincia di Enna; non è un grande target. Resta il target complessivo del 33 per cento, ma viene meno quello che era l'elemento essenziale del PNRR, cioè l'attenzione spasmodica al riequilibrio territoriale. Ci troveremo sa dove? Ci troveremo, Ministro, di fronte a comuni, da noi finanziati per quanto riguarda la spesa corrente, che, per ottenere quei soldi, devono avere i posti degli asili nido. Ma i posti degli asili nido non li avranno e allora la scappatoia è già pronta ed è già scritta, cioè invece che posti di asili nido, potete dare voucher, potete fare micronidi, potete fare spazi gioco, potete fare asili familiari.
Non è la stessa cosa, né per la qualità dei nostri figli, né per la possibilità di conciliazione della vita lavorativa e del ruolo di madre e io vorrei dire speriamo anche di padre per i genitori di questi bambini. Quindi, attenzione a queste questioni.