Grazie Presidente, grazie Ministro per questa informativa. Noi abbiamo il senso profondo della grandezza di questa responsabilità che il Governo Draghi e il Ministro Speranza in quel Governo stanno assumendo, perché questa maggioranza è nata soprattutto per portare a compimento una delle questioni più complicate della storia italiana, che è proprio il piano di vaccinazione, quindi sentiamo con molta forza con molta responsabilità e con molta serietà la grandezza di questa questione, perciò la vorremmo discutere, maneggiare con l'accudimento che un grande tema come questo sicuramente merita. Il Governo, colleghi, ha dovuto agire su due fronti obbligatori ma complessi entrambi, che ci danno due lezioni, io spero importanti per il sistema sanitario italiano: il fronte europeo, che è sicuramente obbligatorio perché la dimensione della pandemia nella globalizzazione non poteva assolutamente escludere quel fronte; bisognava agire soprattutto su quel fronte. Come anche oggi, con molta franchezza e con molta sincerità, il Ministro ci dice, quel fronte ha avuto problemi in merito alla cronologia sui contratti di fornitura. Le difficoltà delle grandi aziende produttrici hanno in qualche modo segnalato che noi abbiamo bisogno in futuro, proprio sul tema della sanità, che è stata una lezione memorabile in termini storici, esattamente di più Europa, di un'organizzazione ancora più efficace, della trasformazione di alcune strutture europee che si occupano di ricerca, di affiancamento e anche di statistica in termini sanitari. Queste strutture devono mutare aspetto, devono essere ancora più efficaci e più capaci di essere, come dire, attrezzate per vicende di questo genere. Citare l'esperienza inglese è, come sempre, superficiale, perché lì c'è stata una fortunata coincidenza di un'azienda produttrice che, ovviamente, ha avvantaggiato quel territorio, che sostanzialmente ha potuto beneficiare di un vaccino che è entrato anche in una discussione. Infatti, intorno al fronte europeo, ovviamente, ci sono stati dibattiti scientifici, opacità di tipo commerciale, valutazioni di altro genere che - io spero - la storia futura si incaricherà di interpretare. Dovevamo stare in Europa obbligatoriamente e io spero che il Presidente Draghi e il Ministro della Salute nei prossimi mesi facciano capire al nostro continente quanto serve essere forti e coesi in certe vicende e in certi momenti della storia. Sull'altro fronte dobbiamo - lo prevede la Costituzione - collaborare con le regioni. È vero, siamo obbligati a farlo, ma non c'è dubbio che è stato un punto complesso, difficile: autonomie, propagande, difficoltà, modelli operativi; fughe in avanti in alcune circostanze; lo si registra in lungo e in largo; la vaccinazione a domanda, a richiesta, senza una pianificazione che porta a fare qualche tweet, qualche post su Facebook, qualche comunicato stampa, ma che produce una disarticolazione assolutamente complicata, che è una delle grandi lezioni soprattutto in termini di pandemia che il sistema istituzionale del nostro Paese dovrebbe valutare.
Come ci si rapporta quando ci sono casi di questo tipo nell'articolato dibattito costituzionale che purtroppo è previsto nel nostro Paese tra responsabilità statali e responsabilità regionali? Potevamo fare a meno di collaborare con le regioni? Assolutamente no, e si sente la fatica del commissario Figliuolo, del Ministro della Salute, del Presidente del Consiglio, giorno per giorno, per provare a tenere insieme un'unità di comportamenti, che in qualche modo in sanità significa soprattutto equità, perché gli ottantenni sono tutti uguali, i fragili sono tutti uguali, da Abbiategrasso a Canicattì, nel nostro Paese e registrare differenze di questo tipo in alcune circostanze è assolutamente clamoroso, iniquo, ingiusto e anche fuori dalla storia che stiamo vivendo. La macchina è a punto, ci dice in queste ore il commissario Figliuolo, 7 milioni di dosi della Pfizer del nuovo contratto arriveranno nelle prossime settimane, il contratto europeo sui vaccini mRNA prevede un miliardo 800 milioni di dosi nel prossimo biennio perché la stagione della vaccinazione non finisce nemmeno quest'anno. Io consiglierei ai colleghi - noi abbiamo discusso in molte circostanze sulle troppe parole che i virologi e gli epidemiologi ci hanno consegnato in un dibattito, molte volte, depistante anche a livello nazionale -, a noi politici, di applicare la stessa regola soprattutto sulle riaperture, senza dare date, senza fare fughe in avanti, senza cavalcare le piazze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si riapre se si immunizzano i nostri concittadini, i nostri cittadini. Se procede, è molto facile fare il primo della classe, indicando date o magari guardando in faccia le lacrime e anche le difficoltà di un commerciante, di un ristoratore o di un barista, è troppo facile - lo abbiamo detto ai virologi e agli epidemiologi che parlano molto -, e mi sembra che il frastuono di parole che sentiamo su questi temi nel mondo della politica sia altrettanto doloso, negativo e assolutamente da marginalizzare nella nostra discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ministro, un ultimo appunto: il suo Ministero e anche il commissario si sono occupati più volte di una fascia di concittadini che sono particolari nel nostro Paese, che sono gli iscritti all'AIRE, sono tanti italiani che si trovano in Italia e sono iscritti all'AIRE. Più volte, abbiamo sentito, anche nelle comunicazioni e anche in qualche discussione che c'è stata in Commissione, che, sia il commissario che si occupa di questo e sia lo stesso Ministero, avrebbero risolto il problema dei tanti italiani iscritti all'AIRE, che si trovano in questo momento nel nostro Paese, che hanno - è evidente - gli stessi diritti che hanno tutti gli altri e, anzi, diciamo, per ragioni anche di storie complesse, sarebbero fra quelle categorie fragili, per la storia che hanno sulle spalle. Quindi, io le chiederei di tener conto di questa vicenda e di risolverla al più presto possibile, così come avete già riferito in più circostanze. Noi la ringraziamo per il lavoro che state facendo in queste settimane. Saremo al fianco della vostra attività e vi chiediamo di essere incisivi e di comportarvi come state facendo, come ha fatto anche lei, utilizzando poche parole, ma molti più fatti nella organizzazione di una pratica che non ha bisogno di propaganda, ma ha bisogno di un lavoro profondo. In molti momenti abbiamo chiamato “eroi” i nostri i nostri operatori della sanità, ma, se leggete i comunicati del sindacato dei medici e anche di altri sindacati che rappresentano queste categorie, vi renderete conto che tutta questa propaganda sulla riapertura vi serve, in molti momenti, a ben altro. Noi siamo contro queste strumentalizzazioni che appaiono ciniche in alcune circostanze.