Data: 
Mercoledì, 22 Luglio, 2020
Nome: 
Graziano Delrio

Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, onorevole colleghe, sono giorni buoni per l'Europa e per l'Italia. L'Unione europea ha superato un tornante decisivo per il suo futuro: è una sfida difficile, signor Presidente. L'Europa pare avere detto: scusate, ho capito; ho capito che eravamo sulla strada sbagliata; ho capito che, come nel dopoguerra, quando si doveva scegliere se continuare a perseverare nell'odio, nella violenza, nella competizione tra i popoli, si scelse invece di dare vita alla Comunità europea. Lei oggi ha pronunciato questa parola a me molto cara, a noi democratici italiani molto cara la Comunità europea. Infatti noi vorremmo sempre di più che l'Unione europea diventasse una comunità, una comunità di destino, una comunità di intenti, una comunità di valori e di ideali e oggi credo che possiamo festeggiare questo tornante della storia. La storia ricorderà questo momento, esattamente come nel dopoguerra, come un momento decisivo per la ripartenza del nostro Paese, quel momento che dice che, se vogliamo costruire benessere per le nostre popolazioni, qui non si tratta di dire se hanno vinto gli europeisti o i nazionalisti; hanno evidentemente vinto gli europeisti oggi, evidentemente, i fatti sono testardi; ha vinto l'idea di un'Europa che insieme sceglie di uscire dalla crisi, e hanno perso le idee delle piccole patrie, degli egoismi nazionalistici.

È stato abbastanza chiaro che dobbiamo realizzare politiche cooperative ed espansive. Abbiamo già abbandonato l'idea del Patto di stabilità, contro cui per tanti anni abbiamo combattuto, un Patto di stabilità che frenava gli investimenti. Abbiamo già abbandonato l'idea che non ci possono essere strumenti di sostegno alla disoccupazione comune, come SURE; abbiamo già abbandonato l'idea che la BEI, la Banca europea di investimenti, abbia un ruolo marginale, o che la BCE abbia un ruolo marginale. Più di 2.500 miliardi vengono messi a disposizione: è nettamente la vittoria dell'Europa ed è nettamente la sconfitta di chi la vuole piccola, di chi la vuole chiusa su se stessa.

Noi vogliamo questa Europa a cui lei ha lavorato insieme a tutti i suoi Ministri, l'Europa che non toglie valore alla nostra patria, lo dico agli amici della destra. Noi siamo tutti innamorati del tricolore (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), stiamo tutti combattendo per l'Italia, ma vogliamo, come diceva De Gasperi, chiamare patria anche la nostra Europa. La vogliamo chiamare patria perché sappiamo che lì, solo lì, in quella dimensione comunitaria possiamo difendere i diritti dei nostri cittadini, il diritto alla vita, alla salute, al benessere, allo sviluppo. Tornare indietro sarà molto difficile, e questa è ancora un altra cosa importantissima. Abbiamo avuto il 2 aprile 2020, signor Presidente, le scuse della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che ha fatto un articolo che iniziava così: scusateci, la UE ora è con voi, l'Unione è con voi. Lo disse perché vedeva il nostro popolo in ginocchio, le nostre famiglie piangere i loro morti. Lo disse perché anche negli altri grandi Paesi europei, quelli che vengono spesso dipinti come i nostri nemici, anche nei grandi Paesi europei cresceva la consapevolezza del fatto che se l'Italia si perdeva si sarebbe persa l'Europa. E cresceva la consapevolezza che era necessario essere vicino a ogni popolo, a ogni famiglia, a ogni impresa di tutto il territorio europeo. E così, forse, le parole che Papa Francesco pronunziò nel 2016 in uno storico discorso, quelle di un'Europa stanca, invecchiata, non fertile, non vitale, che sembrava aver perso la sua capacità generatrice, oggi quelle parole possiamo dire che sono state superate. Allora non dobbiamo mai smettere di continuare a dare forza a questo sogno che oggi viene rivitalizzato. Il mio gruppo è grato a lei, signor Presidente, sinceramente, al suo lavoro, ai suoi Ministri, per questo importante risultato. C'è stato un cambiamento in Europa, e questo cambiamento è anche opera nostra, diciamolo, senza trionfalismi, come lei ha detto, ma, per onestà intellettuale, è anche opera nostra. Mi sia consentito dire che questa è opera della capacità negoziale, della determinazione del Governo, dei suoi esponenti - è stato citato l'amico Ministro Enzo Amendola, io vorrei citare tutta la nostra diplomazia, il Ministro degli Esteri, e lei in primo luogo -, ma anche, mi consenta, questo risultato è il frutto di un lavoro paziente tessuto per mesi, e penso che sia giusto anche riconoscere che questo lavoro paziente è stato svolto in Europa dai nostri rappresentanti: da Paolo Gentiloni e dal Presidente del Parlamento europeo, Sassoli. Se qualcuno si è chiesto in questo Paese, in questi mesi, tante volte, perché i democratici italiani hanno voluto dar vita a questo Governo, oggi ha la risposta: perché senza questo Governo, senza l'impronta europeista dei democratici italiani l'Europa si sarebbe persa, perché avrebbe perso l'Italia, e l'Italia avrebbe smarrito se stessa. Quindi noi oggi festeggiamo anche un ritrovato senso europeista di questo Paese, e mi consenta di dire che di questo lavoro siamo molto, molto orgogliosi. Sarebbe stato bene che questo sforzo fosse stato accompagnato da un senso di responsabilità collettivo, purtroppo non è stato così: a parte alcune forze, molti altri hanno preferito attendere il fallimento del nostro lavoro, e credo che oggi queste forze debbano in un qualche modo arrampicarsi sugli specchi per giustificare le critiche a quello che abbiamo ottenuto. L'Italia è protagonista, è protagonista di una fase di rilancio e di rinnovamento dell'Europa, assume l'impegno di operare per un'Europa più solidale, più inclusiva e soprattutto più vicina ai cittadini.

Sono le parole che abbiamo scritto insieme quando ci siamo trovati a formalizzare il programma di Governo tra il MoVimento 5 Stelle, il Partito Democratico, la sinistra; e questo lavoro credo oggi ha un compimento importante. Dobbiamo tenere come stella polare la creazione, ovviamente, adesso, dei posti di lavoro, lo sviluppo, il superamento di quegli ostacoli che hanno frenato il nostro Paese in questi anni e che lo rendono più fragile di altri. Questo è il motivo per cui abbiamo ricevuto anche più fondi, perché siamo stati più colpiti e perché abbiamo più bisogno, è fuori discussione, ma questa è anche la nostra grande sfida di questo momento: riuscire ad essere all'altezza delle risorse che ci consentiranno di cambiare strada. E io penso che dobbiamo dotarci di progetti strategici di medio e lungo periodo: il grande progetto di una sanità sempre più eccellente in Europa, sempre più eccellente nel mondo; il grande progetto di fare gli investimenti pubblici non per costruire ma per determinare uno sviluppo più sostenibile, avendo a mente - cito ancora il nostro programma di Governo - in primo luogo negli investimenti la protezione ambientale. Allora il Governo ha il nostro sostegno, ha il nostro contributo per la definizione del quadro e dei progetti specifici, perché verremo giudicati sulla qualità di questi. E proprio in ragione di questa fase storica, nonostante anche le parole che abbiamo sentito oggi in quest'Aula, proprio in ragione delle decisioni importanti che lei dovrà prendere a nome di tutto il Paese, io le chiedo - e sono sicuro che lei vorrà e saprà farlo - di coinvolgere tutto il Parlamento. Sono sicuro che vorrà e saprà coinvolgere tutto il Parlamento, perché un grande risultato consegna al Governo e a tutti noi una grande responsabilità, e la grande responsabilità, mi consenta, signor Presidente, non è solo nei numeri, non è il solo nei miliardi che spenderemo: lei e il suo Governo, la sua maggioranza, tutte le forze presenti in questo Parlamento hanno la grande responsabilità di fare rinascere la speranza in questo Paese.

È un Paese sfiduciato, è un Paese che ha bisogno di sentire vicino la sua classe politica e le sue istituzioni, è un Paese che ha una guida sicura come il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è stato insieme a lei, credo, importante fautore di questo accordo. È un Paese che ha bisogno di credere di nuovo in se stesso. Ha meno mezzi che nel primo dopoguerra, ha meno sicurezze che nel primo dopoguerra, ma ha tanti strumenti a disposizione. E mi lasci dire una cosa molto chiara qui: oggi abbiamo il quadro completo. Lo dico perché voglio essere molto franco, come sempre, e perché credo che, perché il Governo sia solido, bisogna che ci sia franchezza tra di noi. Lei oggi ha a disposizione il quadro completo di tutti gli strumenti a disposizione: SURE, BEI, il Patto di stabilità che è stato tolto, la rimozione degli aiuti di Stato, i fondi della BCE, i fondi del MES, i fondi del Next Generation EU. Ci aspettiamo presto da lei - perché noi siamo convinti, invece, che i fondi del MES siano necessari, perché sono subito disponibili, un quadro complessivo delle risorse, dei vantaggi e degli svantaggi delle risorse, delle eventuali condizionalità che ci saranno, perché ci aspettiamo di potere scegliere nell'interesse dei cittadini, lei lo ha ripetuto più volte in quest'Aula. Io non voglio fare nessuna polemica, lei lo ha ripetuto più volte che ci avrebbe dato un quadro definitivo di quello che è nell'interesse esclusivo dei cittadini, quello per cui lei sta operando e quello per cui lei gode della nostra fiducia.