Discussione generale
Data: 
Giovedì, 29 Ottobre, 2020
Nome: 
Michele Bordo

Signor Presidente della Camera, Presidente Conte, colleghi, siamo tutti consapevoli delle enormi difficoltà a governare in una fase così drammatica. In tutto il mondo ci sono problemi e incertezze sulle decisioni da assumere; la stessa comunità scientifica offre ogni giorno soluzioni contraddittorie su come contenere la pandemia, a dimostrazione della straordinaria complessità del momento che viviamo e della conoscenza ancora insufficiente della malattia. Ci vogliono equilibrio e molto senso di responsabilità, più misura e meno schizofrenia nelle dichiarazioni e negli atteggiamenti pubblici, soprattutto da parte della classe politica. Alcuni dell'opposizione, ad esempio, anziché fare i fenomeni, dovrebbero avere almeno l'onestà di riconoscere gli errori gravi dei selfie e degli abbracci senza mascherina, delle iniziative pubbliche sulla morte clinica del virus, degli attacchi all'app di tracciamento, delle pesanti pressioni perché fossero allentate le restrizioni del Governo e delle accuse di dittatura sanitaria per la proroga dello stato di emergenza. I dati con i quali siamo costretti a fare i conti oggi dimostrano invece come sia stato sbagliato, anche per via di questi atteggiamenti, abbassare troppo la guardia nei mesi scorsi.

C'è bisogno di maggiore unità tra le forze politiche, vista la drammaticità del momento. Dovremmo pensare tutti - maggioranza ed opposizione - un po' di più all'interesse nazionale e un po' di meno al posizionamento e ai sondaggi. Non è questo il momento delle strumentalizzazioni e per soffiare sul fuoco. Serve sicuramente una maggiore interlocuzione tra la maggioranza, il Governo e le opposizioni; servirebbe anche nelle regioni governate dalla destra questa maggiore interlocuzione, dove, invece, non c'è nessuna cooperazione.

Per noi va bene il tavolo parlamentare permanente per gestire assieme l'emergenza sanitaria, ma chiediamo anche regole chiare e, soprattutto, correttezza istituzionale per evitare il rischio che il tentativo di confronto fallisca prima ancora di partire. Non andiamo da nessuna parte se ciascuno continua a giocare per sé e a delegittimare l'avversario. Il dialogo sull'emergenza è doveroso, ma non accettiamo ricatti da nessuno. Sono fuori luogo le affermazioni di qualcuno dei giorni scorsi. Non si può offrire la collaborazione, a condizione di ottenere in cambio voto anticipato. Non è il ricatto il viatico più giusto per dialogare, c'è bisogno di più rispetto reciproco. Sbaglia il Governo ad informare le opposizioni poco prima di varare un DPCM, sbagliano le minoranze a criticare pregiudizialmente ogni scelta dell'Esecutivo, come se, in questi mesi, non ci fossero stati anche risultati importanti sul piano sanitario ed economico.

A marzo eravamo secondi al mondo per numero di contagi, oggi siamo sedicesimi, dietro diversi Paesi europei. A marzo c'era una quota di positivi del 25 per cento rispetto al numero dei tamponi effettuati, oggi la percentuale è molto più bassa. Prima facevamo i tamponi quando il virus era già in fase avanzata, con la conseguenza della saturazione elle terapie intensive in tempi rapidi e un elevato tasso di mortalità tra i pazienti; adesso, con più di 150 mila tamponi effettuati, mediamente, ogni giorno, siamo invece in grado di individuare i positivi all'inizio della malattia, contribuendo così a far crescere i casi di isolamento fiduciario e la conseguente diminuzione dei ricoveri in ospedali e nelle terapie intensive in rapporto al numero dei malati.

Gli sforzi e gli investimenti fatti dal Governo in questi mesi per far crescere i posti letto nelle terapie intensive e nei reparti COVID, per assumere il personale e per rendere più moderni e attrezzati i nostri ospedali sono stati enormi, ma, nonostante tutto, siamo di fronte comunque ad un aumento esponenziale dei contagi sempre più preoccupante. Certo, ci sono stati anche errori e limiti, ma chi non li ha fatti in questi mesi? È vero, avremmo potuto forse organizzare meglio il trasporto pubblico, fare più sforzi per i tamponi, investire di più sulla medicina territoriale, realizzare più reparti COVID, rafforzare le USCA per garantire maggiore assistenza domiciliare, prevedere più COVID hotel per i positivi, rendere più efficienti l'App “Immuni” e il sistema di tracciamento, evitare di riaprire alcuni luoghi in cui gli assembramenti erano più probabili. Avremmo potuto anche decidere favorevolmente sul MES, come noi pensiamo, e utilizzare semmai, già da qualche mese, le risorse di quello strumento per rendere ancora più efficiente il nostro sistema sanitario pubblico.

Forse, si poteva fare di più su tutte queste cose, ma è anche vero che moltissimo è stato fatto e tanto ancora sarà fatto nelle prossime settimane, proprio intervenendo su queste priorità. Nessuno può dire che non sia stato intenso e grande il lavoro del Governo in tutti questi mesi e, se anche avessimo fatto l'impossibile, sarebbe stato, comunque, complicato tenere bassa la curva dei contagi esplosa in modo esponenziale in queste ultime settimane per l'alta circolazione del virus. D'altronde, la condizione di grande difficoltà vissuta anche dagli altri Paesi, persino peggiore della nostra, dimostra che questi numeri non sono solo un problema dell'Italia.

Noi sosteniamo le misure restrittive decise dal Governo, che sono razionali e non dettate dal caso, anzi, forse bisognava agire anche prima, piuttosto che lasciare che ciascun territorio potesse decidere autonomamente. Per gestire questa emergenza serve più coordinamento tra i diversi livelli istituzionali, ma anche assunzione di responsabilità. Bisogna assolutamente fare in modo da evitare il lockdown generalizzato in tutto il Paese, ma questo non significa che non si possano fare nel frattempo, se è necessario, per l'alto numero dei contagi, chiusure mirate, circoscritte anche di realtà territoriali più grandi. Dovremmo stabilire subito degli obiettivi anti-COVID, per poi decidere immediatamente, al raggiungimento di quei propositi, anche in modo differenziato sul territorio, a seconda della gravità delle situazioni, se allentare le misure in atto o restringere ulteriormente.

Certo, è sbagliato che ognuno agisca per sé e all'improvviso: servirebbero dei parametri di riferimento validi per tutti e, conseguentemente, valutazioni uniformi in tutto il Paese. Non si possono lasciare, secondo me, le decisioni, come la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, lockdown locali, all'iniziativa dei singoli presidenti di regione o dei sindaci. Se necessario, bisogna assumere misure di contenimento anche più rigorose, perché, come ha detto la Cancelliera Merkel poco fa, la libertà, in questo momento, non è fare quello che si vuole: libertà, in questo momento, significa essere innanzitutto responsabili. Il nemico non è il virus, come ha detto il segretario del nostro partito. COVID ed economia sono strettamente legati e non possono essere trattati separatamente. Bisogna fermare il virus per non far morire l'economia.

Dobbiamo far comprendere bene ai cittadini, allora, quale è la portata della sfida che abbiamo di fronte e i rischi veri che corriamo sul piano sanitario ed economico; su questo, è necessario che anche le opposizioni diano una mano. Serve immediatamente una risposta politica e sociale alla rabbia e al malessere di tante categorie produttive e di tanti cittadini. Alla gente bisogna spiegare che servono ancora sacrifici importanti per superare la pandemia, ma anche che lo Stato non lascerà nessuno da solo. Dobbiamo ritrovare immediatamente l'empatia con il Paese, i cittadini devono fidarsi dello Stato. Vanno benissimo il decreto e le misure decise in favore delle categorie più colpite dalle chiusure, come i contributi a fondo perduto, che sono aumentati rispetto a quelli della prima fase, la proroga della cassa integrazione, la cancellazione di alcune imposte, l'estensione per altri due mesi del reddito di emergenza, ma dobbiamo anche far arrivare prima possibile queste risorse a chi ne ha diritto. Il sistema adesso è pronto, davvero non sarebbero giustificati e comprensibili eventuali ritardi.

Io ho grande fiducia nel Governo e nella forza del nostro Paese. Questo, però, è il momento di stringerci tutti, nessuno escluso, intorno a questa battaglia contro la pandemia. Solo così possiamo vincere. Presidente Conte sono certo che, anche questa volta, il nostro Paese ce la farà e insieme riusciremo a partire