Presidente, colleghi, Governo, i progressi in atto contro i cambiamenti climatici sono troppo lenti, serve una svolta che il mondo non può più aspettare. Non sono parole mie, ma è una presa di posizione dell'ONU. Con queste parole si vuole esprimere con chiarezza che il cambiamento climatico già è un fatto reale che sta tra noi, che ci tocca, ci piaccia o meno. E, quindi, con questa mozione noi affrontiamo proprio il tema del clima, l'emergenza più importante che stiamo attraversando in questi anni e negli ultimi decenni; un'emergenza drammatica di cui il Governo si sta già occupando nella consapevolezza della necessità di far fronte a un cambiamento - non più solamente contingente ma strutturale - del clima a livello locale e globale.
Ciò che ormai accade ciclicamente in diverse zone del territorio nazionale, basti pensare a Venezia e a Matera, è l'esempio di un processo in atto e la prova inconfutabile di un cambiamento dalle dimensioni epocali; e non si tratta certo di opinioni, né di libere interpretazioni, ma di un'acclarata evidenza. A Venezia è avvenuto un fenomeno drammatico: se andiamo a verificare l'andamento del fenomeno dell'acqua alta nella città lagunare, nel giro di una settimana si è verificato ciò che non era avvenuto nel corso dei trent'anni precedenti. Secondo l'analisi dei rilevamenti del 2016, l'Italia ha il valore più alto nella Comunità europea di decessi prematuri per biossido di azoto e il secondo per il particolato fine PM2.5. Sono primati di cui certo il nostro Paese non può andare orgoglioso.
Secondo l'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico si hanno soltanto 11 anni a disposizione per evitare la catastrofe ambientale. L'organismo scientifico dell'ONU ha invitato tutti i legislatori e i Governi ad assumere misure senza precedenti nella storia recente. Nonostante la portata storica dell'Accordo di Parigi, siglato nel 2015, la strada per la sua attuazione procede con lentezza e fatica per le resistenze degli Stati ad assumere decisioni coraggiose e capaci di superare un modello di sviluppo ormai insostenibile sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico. Voglio citare alcuni dati che proprio oggi sono stati diffusi da parte dell'Organizzazione mondiale meteorologica delle Nazioni Unite nel suo rapporto annuale: in questo rapporto si dice che non risulta per l'anno 2018, l'ultimo anno rilevato, alcuna diminuzione della concentrazione nell'atmosfera di CO2, nonostante gli impegni presi con gli Accordi di Parigi sul clima, e, addirittura, si cita un dato direi piuttosto allarmante, cioè che vale la pena ricordare che l'ultima volta che la Terra ha sperimentato una tale concentrazione di anidride carbonica è stato dai 3 ai 5 milioni di anni fa, quando la temperatura era di 2-3 gradi più elevata rispetto ad oggi e il livello del mare di 10-20 metri più alto.
Queste sono risultanze recentissime del rapporto dell'Osservatorio meteorologico mondiale dell'ONU, ma, del resto, questi anni, questo ultimo quinquennio, dal 2015 ad oggi, è stato sicuramente quello più caldo mai osservato da quando sono iniziate le osservazioni sul clima, sulla temperatura e lo scioglimento dei ghiacciai; non solo quelli più lontani da noi, ma è stato già ricordato in tempi molto recenti l'evento che ha riguardato il ghiacciaio di Planpincieux, che non è certo un evento conclusosi positivamente. Tutto questo ci ricorda, in qualche modo, le parole di Voltaire: mentre gli uomini discutono, la natura agisce e le conseguenze delle sue azioni sono i soggetti più deboli a pagarle. E quindi per questo l'obiettivo di riduzione delle emissioni climalteranti deve essere un obiettivo prioritario che deve coinvolgere prioritariamente e in prima linea i Paesi più sviluppati del pianeta, perché già oggi le migrazioni forzate, le emergenze sanitarie e i processi di desertificazione sono processi in atto, sono conseguenze reali di un cambiamento climatico senza precedenti che va a colpire la parte più vulnerabile dell'umanità.
E quindi non è più tempo, credo, di attardarsi in sterili dispute accademico-scientifiche su quanto i comportamenti umani possano avere determinato questi cambiamenti, perché comunque questi cambiamenti ci sono e parlano un linguaggio molto più chiaro di mille teorie. Quindi possiamo discutere quanto vogliamo di quant'è l'incidenza delle nostre azioni, ma non possiamo mettere in discussione che le conseguenze sono sicuramente drammatiche e preoccupanti; è arrivato il momento di considerare l'ambiente come uno dei valori fondativi del nostro stare insieme e di costruire un nuovo paradigma centrato sulla sostenibilità ambientale e sociale dello sviluppo. Un concetto di sostenibilità inteso in una chiave possibilmente più ampia, per dare una risposta vera alla richiesta di cambiamento che oggi arriva dalla società e che identifica il concetto di sostenibilità essenzialmente con la possibilità di stare meglio, vedendo tutelati i propri diritti, il diritto alla salute e al benessere, alle pari opportunità di vita mediante la riduzione delle disuguaglianze sociali ed economiche, ad un ambiente sano mediante la cura dell'ecosistema.
Per tale ragione, abbiamo prospettato per il Paese il Green New Deal, immaginando una politica strutturale che, partendo proprio dalla crisi ambientale e sociale in atto a livello globale, possa affrontare in maniera organica, attraverso un piano di riforme e la transizione ecologica, degli interventi economici, sociali, ambientali. Vanno in questa direzione gli interventi contenuti nel decreto-legge cosiddetto “clima”, nella legge di bilancio e nel prossimo collegato ambientale. Tutte iniziative che inseriscono l'Italia all'interno di un percorso internazionale, in particolare europeo, perché a livello europeo si sta sostenendo un piano straordinario che prevede mille miliardi di euro per le politiche green e la definizione di obiettivi green non solamente per il commissario europeo delegato all'ambiente, ma anche per ogni singolo commissario europeo nella definizione dei propri programmi, e questo è un elemento molto importante che è stato introdotto.
Il Governo, al punto 7 dei 29 punti programmatici che sono alla base, appunto, dell'azione del Governo stesso, intende quindi realizzare un green new deal che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti ad inserire la protezione dell'ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale. Tutti i piani di investimento pubblico dovranno avere al centro la protezione dell'ambiente, il progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici. Occorre adottare misure che incentivino prassi socialmente responsabili da parte delle imprese per seguire la piena attuazione dell'equa innovazione, introdurre un apposito fondo che valga ad orientare anche su base pluriennale le iniziative imprenditoriali in questa direzione. È necessario promuovere lo sviluppo tecnologico e le ricerche più innovative, in modo da rendere quanto più efficace la transizione ecologica e indirizzare l'intero sistema produttivo verso un'economia circolare, che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto.
Queste sono tutte questioni di grande rilievo, importanti, che se affrontate adeguatamente rappresenterebbero una vera svolta e che è necessario porre in essere concretamente. Io credo che il segnale di questa svolta non possa che arrivare dalle istituzioni, dalla politica, dalle scelte di Governo: solo così si può pensare possano affermarsi su vasta scala quei cambiamenti diffusi nel modo di vivere, di consumare, di muoversi, cambiamenti necessari perché la transizione ecologica possa diventare una concreta realtà. L'esempio dell'adolescente svedese Greta Thunberg ha dato vita ad una manifestazione transnazionale che il 15 marzo 2019 ha riempito di giovani e studenti le piazze di tutto il mondo, comprese quelle italiane, chiedendo l'impegno concreto dai Governi nazionali nel contrasto dei cambiamenti climatici e per salvare il pianeta, non pregiudicandone oltre il futuro. Molto più direi di un campanello di allarme per la politica e le istituzioni, che sembrano quasi essere trainate, essere trascinate dall'iniziativa che parte dal basso su un tema dove effettivamente ci sono troppe resistenze da parte del mondo della politica.
In questo drammatico contesto l'Italia ha la possibilità di assumere un ruolo da protagonista sui temi del cambiamento climatico, della tutela del paesaggio e del suolo, della transizione verso forme di energia sostenibile ed ecologiche, coniugandole con il sostegno alle nuove tecnologie e alle azioni delle comunità locali, della società civile, delle istituzioni universitarie, in modo da uscire dalla crisi climatica, economica e sociale. Chiediamo pertanto con la mozione in primo luogo di riconoscere nel nostro Paese lo stato di emergenza ambientale e climatica e di operare in raccordo con il Parlamento, con l'obiettivo di ridurre in tempi rapidi e certi le emissioni di CO2 in atmosfera e la progressiva decarbonizzazione dell'economia. Proponiamo poi di rivedere il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, rendendolo coerente con gli obiettivi e i tempi previsti dall'Accordo di Parigi: questo nuovo strumento di pianificazione presentato dall'Italia si fonda sull'obiettivo della transizione energetica verso la decarbonizzazione, puntando sulle energie rinnovabili e verso l'efficienza e l'uso razionale ed equo delle risorse naturali mediante l'economia circolare. Proponiamo quindi di finanziare - e concludo - con adeguati investimenti pubblici e privati la transizione ecologica del Paese per la decarbonizzazione, l'innovazione tecnologica, le infrastrutture per le energie rinnovabili, l'efficienza energetica, la rigenerazione urbana, la mobilità sostenibile, la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio, i piani di adattamento al cambiamento climatico.
Una citazione non di un intellettuale o di un uomo di cultura, ma di un uomo di spettacolo, di un attore, Leonardo Di Caprio, che ha detto: “Nel mio lavoro di attore mi guadagno da vivere fingendo: interpreto personaggi fittizi che spesso risolvono problemi fittizi. Credo che l'umanità stia guardando al cambiamento climatico nello stesso modo, come fosse una finzione”. Se nell'opinione pubblica questo atteggiamento può risultare incomprensibile, per la politica risulta assolutamente inconcepibile, e sarebbe un esempio di cecità. Per questo il gruppo del Partito Democratico sostiene la mozione della maggioranza Muroni ed altri n. 1-00181.