Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 7 Luglio, 2021
Nome: 
Laura Boldrini

Grazie, signor Presidente, saluto e ringrazio il sottosegretario, i colleghi e le colleghe presenti in quest'Aula. Signor Presidente, Bologna, Milano, Firenze, Napoli, Pescara, Taranto, Lecce e Marzabotto sono soltanto alcune delle numerose città italiane che hanno conferito la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki, ma ci sono anche città più piccole, come ci ha ricordato il collega Pastorino. Ecco, perché questa mozione, promossa dai colleghi Lia Quartapelle Procopio e Filippo Sensi - che ringrazio per la loro iniziativa -, si pone in sintonia con un sentimento di vicinanza e di solidarietà che è molto diffuso nel nostro Paese. Un sentimento verso un ragazzo che studia in Italia, che in Italia ha amici e che in Egitto vive, da quasi un anno e mezzo, la terribile ingiustizia di una dura carcerazione senza processo e senza la possibilità di difendersi dalle accuse pesantissime formulate nei suoi confronti. Patrick Zaki è in carcere, perché viene accusato di essere un oppositore del regime illiberale di al-Sisi; viene accusato cioè di essere un sostenitore di quegli stessi valori di libertà e di giustizia che sono scritti nella nostra Costituzione. E non è davvero un caso che l'oggetto del master, al quale stava lavorando all'università di Bologna, riguardasse le differenze di genere, dunque, signor sottosegretario, il principio di uguaglianza, l'articolo 3. Per questo il destino di Zaki ci riguarda, tutte e tutti.

Come è stato ricordato, nel carcere in cui recluso, Patrick Zaki vive una condizione di profonda sofferenza fisica e psicologica, ha a problemi di salute ed è sottoposto allo stress, terribile stress, provocato dallo stillicidio scientemente programmato di ripetute udienze, che propongono la carcerazione preventiva di 45 giorni in 45 giorni.

Care colleghe e cari colleghi abbiamo il dovere di dire “basta” a tutto questo, di far sentire la voce del Parlamento italiano e questa è l'occasione.

Quando discutiamo della condizione di Patrick Zaki o degli inaccettabili ostacoli posti dalle autorità egiziane all'accertamento della verità sull'assassinio di Giulio Regeni, si leva sempre la voce che ci ricorda che l'Egitto è un Paese amico e, comunque, importante nello scacchiere mediorientale, con il quale abbiamo rilevanti relazioni commerciali. È la voce di quella ragion di Stato, di cui ha parlato molto bene ieri il collega Filippo Sensi, come a dire: non insistiamo troppo su Zaki e su Regeni, ci sono cose più importanti che ci legano all'Egitto. Io rispondo, signor Presidente, che un amico può essere anche ricco e potente, ma è veramente un amico soltanto se mi rispetta; non lo è, se ignora o addirittura calpesta le mie volontà e le mie legittime richieste, perché questo è stato ed è il comportamento delle autorità del Cairo, prima su Giulio Regeni e ora su Patrick Zaki.

Nel testo di questa mozione viene ricordato che, secondo la legge in vigore, la cittadinanza italiana può essere conferita a un cittadino straniero - cito - quando questi abbia reso eminenti servizi al Paese ovvero quando ricorra un'eccezionale interesse dello Stato. Allora, anche per rispondere alla collega Ferri, vorrei che ci chiedessimo qual è l'eccezionale interesse dello Stato, che giustifica la richiesta di concessione della cittadinanza a Patrick Zaki. Per me è molto semplice, Presidente: è la difesa della dignità e del prestigio del nostro Paese. Mi fa strano che la collega Ferro lo possa mettere in dubbio, tanto più che il suo gruppo, il suo partito, ha molto a cuore il tema della sovranità del Paese. Quindi, qui parliamo di dignità e di prestigio del nostro Paese, che non possono essere vilipesi da chi fa finta di non vedere che la nostra rappresentanza diplomatica al Cairo è presente alle udienze per le scarcerazioni di Zaki o che questa Camera dei deputati - e per questo ringrazierò sempre il Presidente Fico - ha sospeso le relazioni con il Parlamento egiziano in segno di protesta per il caso Regeni oppure, come dicevo all'inizio, che numerose città italiane, grandi e piccole, hanno concesso a Zaki la cittadinanza onoraria. Fanno finta di non vedere. Evidentemente, quindi, quello che abbiamo fatto non è bastato e non basta; abbiamo bisogno di altri gesti forti e chiari, non bastano più le belle parole. La concessione della cittadinanza italiana è uno di questi gesti, chiari e concreti, perché la cittadinanza porta con sé diritti da rispettare, non è un atto amministrativo. Altri dovranno seguirne di atti, se Zaki non sarà liberato, se non ci sarà consentito di raggiungere la verità giudiziaria, perché quella storica è già evidente sulla morte di Giulio Regeni. Ne va - lo ripeto - la dignità del nostro Paese.

Personalmente, signor Presidente, credo che dovremmo chiederci, ad esempio, che senso abbia in questo contesto continuare a vendere armamenti da guerra all'Egitto, come nel caso più recente delle due fregate di classe Fremm, anche tenendo conto del fatto che la nostra legge n. 185 - e cito - vieta l'esportazione di armamenti verso Paesi i cui Governi sono responsabili di gravi violazioni delle Convenzioni internazionali. Allora, che senso ha, colleghi e colleghe?

Io mi auguro che ci sia un ampio, possibilmente unanime, consenso, nel voto su questa mozione. Sarebbe la dimostrazione, anche alle autorità egiziane, che la liberazione di Patrick Zaki non è una richiesta di parte, ma è condivisa da tutto l'arco parlamentare e che tutte e tutti vogliamo Zaki cittadino italiano, non per un atto, come è stato detto, meramente simbolico, ma per rendere più forte la nostra battaglia per la liberazione, sua e di tutti i prigionieri politici presenti nelle carceri egiziani, tanti, signor Presidente, troppi! L'ingiustizia che si verifica in un luogo - scrisse Martin Luther King dalla prigione di Birmingham nel 1963 - è una minaccia alla giustizia ovunque.

Per questo, cari colleghi e care colleghe, la causa di Patrick Zaki è la nostra causa, di tutti coloro che credono nella libertà e nella democrazia