Replica
Data: 
Venerdì, 5 Ottobre, 2018
Nome: 
Ubaldo Pagano

Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per lo sforzo ragionieristico che ha provato a fare nel rispondere alla nostra interpellanza urgente, ma evidentemente, al di là del raccontarci quello che è stato consegnato dal Governo precedente, non mi pare ci siano elementi di novità evidente. Eppure, leggendo il punto 15 del contratto di Governo, che cito, mi pare di capire che loro si siano impegnati a garantire l'inclusione scolastica degli studenti con disabilità attraverso una migliore specializzazione degli insegnanti per il sostegno e l'implementazione della loro presenza in Aula. Bene, evidentemente, come già premesso dalla collega Prestipino, la realtà dei numeri riguardanti gli insegnanti di sostegno risulta con tutta evidenza impietosa, e quindi è bene ricordare la dimensione del fenomeno prima di avanzare i contenuti della nostra replica, anche perché dalla risposta pervenuta dal Governo non mi pare si sia compresa pienamente la gravità della situazione. Un report elaborato dalla CGIL scuola evidenzia come finora, su un totale di 57.322 posti in organico, ne siano coperti solo 25.105 con incarichi a tempo indeterminato, e peraltro, in molti posti, in molte province, le graduatorie ad esaurimento legale sono esaurite e le lungaggini dei vari concorsi hanno determinato la mancanza dei candidati. Ci sono intere province in cui quasi tutti i posti in organico non sono copribili.

Il problema, quindi, resta quello principalmente della specializzazione dei docenti. Ho sentito il sottosegretario parlare di un'accelerazione sull'iter, ma non ho compreso come, invece, si intenda dare organica definizione alla questione, in quanto mancano, proprio numeri in valore assoluto, i docenti specializzati. Secondo i dati diffusi dal MIUR, come ci diceva meglio la collega Prestipino, solo 1.682 cattedre su un totale di 13.329 risultano coperte, e peraltro non in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Insomma, tra scuola dell'infanzia, primaria e scuola secondaria di primo e secondo grado, ben il 75 per cento di posti è coperto da docenti non specializzati: una percentuale scandalosa e preoccupante. Oltre 11 mila posti scoperti si traducono in un imperdonabile disagio per centinaia di migliaia di famiglie, in quanto, come dicevamo prima ,sono circa 250 mila alunni coinvolti in questa problematica, e solo 120 mila, meno della metà, hanno iniziato quest'anno scolastico con lo stesso insegnante che avevano fino a giugno.

Quindi, più di 130 mila ragazze e ragazzi disabili, invece, hanno trovato o troveranno tra qualche settimana, forse, un docente nuovo, un estraneo che non conoscono e che non li conosce, e in molti casi saranno costretti a cambiarne più di uno durante tutto l'anno scolastico.

É del tutto prassi consolidata che le assegnazioni che vengono effettuate in deroga adesso, la prossima o in queste settimane, potrebbero essere superate già entro la fine dell'anno, e quindi bambini utenti con problematicità evidenti corrono il rischio nello stesso avvio di anno scolastico di cambiare due insegnanti di sostegno, e il più delle volte neanche formati adeguatamente. Insomma, il problema sta assumendo in tutte le dimensioni parti preoccupanti, mettendo a dura prova l'identità della scuola italiana, come ha ricordato la collega, che ancora continua ad esibire l'orgoglio di essere la prima ad aver fatto dell'inclusione una sua caratteristica peculiare. La scuola che include, dunque, assurge a una funzione fondamentale per l'intera società nel momento in cui rappresenta la prima ed essenziale esperienza di vita collettiva. Abbiamo, quindi, il dovere di considerare il ruolo della scuola alla luce di una prospettiva di impegno e di responsabilità atta a consentire il superamento di ostacoli che limitano gli inviolabili diritti di cittadinanza, precludono l'inclusione sociale e indeboliscono irrimediabilmente il prospetto di autodeterminazione e di emancipazione.

Però, guardate, c'è un altro aspetto che mi sta particolarmente a cuore, che ci sta particolarmente a cuore, ed è la questione del precariato nella vicenda che ci occupa. Infatti, l'enorme distanza tra organico di diritto e organico di fatto non solo compromette la continuità didattica degli alunni, ma alimenta vistosamente il precariato. La distinzione tra corpo di ruolo e posti supplenti dovrebbe rispondere alla fisiologica esigenza di garantire un adeguamento degli organici alle scuole nella fase di iscrizione degli alunni, per rispondere alle situazioni reali che si presentano ad ogni inizio anno scolastico. Invece, il meccanismo si verifica ogni anno e mobilita decine di migliaia di persone, con l'obiettivo palese di ottenere un risparmio a medio e a lungo termine sui costi del personale scolastico. La scelta del risparmio, infatti, significa non pagare le mensilità di luglio e agosto agli oltre 50 mila insegnanti assunti a tempo determinato, non fargli ottenere scatti di stipendio e condannarli a una condizione continuativa di precarietà, e dimostra che per lo Stato il risparmio sia un valore di importanza superiore al garantire il diritto all'istruzione e all'educazione degli studenti disabili.

Volendo quantificare il fenomeno, come ha fatto qualche sito specializzato, il costo degli insegnanti di sostegno, delle 60 mila circa unità di insegnanti di sostegno, costa alle casse dello Stato ben 2 miliardi di euro l'anno, a fronte di un regime a costo maggiorato, nel caso in cui si procedesse alla stabilizzazione di tutti coloro i quali, invece, hanno un contratto a tempo determinato o avrebbero un contratto a tempo determinato, di circa 550 milioni di euro l'anno. E allora, in una manovra in deficit che vi apprestate a presentare a questo Parlamento, che mi pare di comprendere dagli annunci roboanti si aggiri per maggiori spese per circa 21 miliardi e mezzo di euro, è mai possibile che non sia doveroso trovarne 550 milioni per chiudere un'esigenza, per chiudere problematiche di questa natura? È mai possibile che tutto quanto passi in secondo ordine perché, magari, poco appetibile nel circuito della comunicazione politica? La reiterazione di questa pratica, che ormai è diventata prassi, rivela non solo una importante deficienza sotto il profilo organizzativo, ma rinnova anche la situazione di perenne emergenza del sostegno ad ogni settembre.

Il punto resta sempre lo stesso: sappiamo da tempo che le iscrizioni di alunni disabili aumentano ogni anno di 7-8 mila unità, eppure il Ministero, invece di adeguarsi a questo trend, resta aggrappato a mere logiche del risparmio, che avviliscono la funzione dell'insegnante e pregiudicano l'educazione degli studenti. Mi pare di comprendere che vi stiate indirizzando per l'attivazione di circa 10 mila posti per le specializzazioni sul sostegno. Bene, temo che anche questi 10 mila posti, stanti i dati che vi ho raccontato, che fino ad oggi nessuno mi pare abbia smentito, saranno del tutto insufficienti a coprire il fabbisogno reale. E, allora, mi permetto di lanciare due ulteriori suggerimenti, ma appelli accorati, in chiusura di questa replica a questa interpellanza urgente.

La questione fondamentale è la stabilizzazione definitiva dei docenti di sostegno, per dare continuità didattica alle persone di disabili che prendono in carico e per dare anche una qualificazione di vita a questi professionisti, vivendo l'implementazione delle politiche dedite alla specializzazione dei futuri docenti di sostegno non semplicemente facendo affidamento sulle risorse a disposizione, ma attraverso un'analisi quantitativa dei fabbisogni reali seguendo il trend, che ogni anno è previsto in aumento. Insomma, proviamo a dare una definizione di sistema ad un problema che tutti quanti fino ad oggi hanno tamponato