Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 25 Gennaio, 2021
Nome: 
Paolo Lattanzio

Presidente, colleghi e colleghe, sottosegretario, la mozione che mi accingo ad illustrare ha delle motivazioni politiche molto forti, sia per una questione di metodo, sia per i contenuti che tratta. Il metodo credo sia uno dei valori aggiunti del lavoro che abbiamo fatto; e infatti il lavoro sull'infanzia e sull'adolescenza, sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nasce già nella prima fase pandemica, quando una serie di colleghi deputati e deputate - anche senatori e senatrici - hanno iniziato a lavorare insieme per chiedere sostanzialmente con forza al Governo che appoggiavano cosa intendesse fare riguardo agli spazi di azione - quindi le scuole, la famiglia -, agli spazi affettivi dei bambini e delle bambine, in una fase in cui non erano particolarmente presenti all'interno del dibattito pubblico, politico e amministrativo. L'unione dei parlamentari di maggioranza all'interno di questo tavolo di lavoro è continuata nei mesi e ha dato vita a diversi posizionamenti, a diverse proposte che abbiamo portato al Governo, e, da ultimo, a questa mozione che vi sottoponiamo.

Ma è importante anche perché, in una fase in cui ci sono sempre delle alte priorità o delle altre priorità, parlare di infanzia ed adolescenza, o meglio ancora di diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, è un tema che non è più prorogabile. È un tema centrale perché i bambini e le bambine rappresentano la vera sfida, che sono stati a lungo le vittime principali delle restrizioni, ma al tempo stesso del COVID stesso per tutto ciò che ha riguardato la sfera educativa, economica, materiale, relazionale e scolastica. Il professor Patrizio Bianchi - purtroppo inascoltato coordinatore della task force del Ministero dell'Istruzione -, che è una figura di riferimento per quanto riguarda le analisi delle politiche educative, ci dice, ci racconta una cosa molto semplice, ossia che investire sulle persone e ancor di più sull'infanzia significa fare politica economica. Investire sull'infanzia - non sfugge a nessuno e non è una casualità che il piano sul quale tutti stiamo lavorando si chiami Next Generation EU - è una scelta politica, programmatica ed economica per il futuro. Questo perché, di pari passo - ce lo dicono gli ultimi dati Ipsos per Save the children -, dall'altra parte abbiamo una finestra, un bacino molto ampio di disagio sociale che mette insieme tre variabili interdipendenti fra di loro: competenze dei bambini e delle bambine, abbandono scolastico, situazioni di disagio familiare; all'aumentare di quest'ultima, ovviamente, calano le competenze ed aumenta l'abbandono scolastico.

La situazione che noi ci troviamo davanti, che affrontiamo per quanto riguarda l'infanzia e l'adolescenza, non era rosea già prima della crisi; a maggior ragione abbiamo bisogno di interventi ancora più vigorosi e coraggiosi, e alcuni sono previsti e sono esplicitati in questa mozione. Alcuni numeri: un milione e 137 mila minori in povertà assoluta; solo il 13,2 per cento della fascia 0-2 che frequenta un asilo nido; circa il 13,5 per cento di abbandono scolastico prematuro; il 12,3 per cento di adolescenti in case senza dispositivi digitali; il 10,7 di NEET, ragazzi e ragazze che non studiano e non lavorano; ancora, nell'anno precedente - parliamo quindi di dati pre-crisi - il 48 per cento dei minorenni fra i 6 e i 17 anni non aveva mai letto un libro, mentre due su tre, più del 65 per cento, non era mai andato a teatro.

Tutto questo significa che gli adolescenti e i bambini e le bambine in Italia hanno un tasso di esposizione al rischio di essere vittime di povertà del 30,6 per cento, rispetto al 23,4 per cento della media europea (dati Unicef). Alla luce di tutto questo, dall'Europa, tanto vituperata, sin dal 2015 in realtà ci arrivano delle indicazioni molto chiare, ossia delle indicazioni di provvedere a programmi che potessero garantire ai minorenni una tutela riguardo ai rischi di povertà e di esclusione sociale (quella che poi è diventata la Child Guarantee), l'accesso a un'assistenza sanitaria e a un'istruzione gratuita e di qualità, un alloggio dignitoso e un'alimentazione adeguata, secondo il documento cardine in tutto il mondo per tutelare i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che è la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia.

Di conseguenza, alla domanda in ordine a quando intervenire su questi temi, la risposta è, o meglio dovrebbe essere, qui e ora, senza aspettare un solo minuto. Anche perché - questo è importante - noi lavoriamo e abbiamo il compito di prevedere politiche e linee di intervento che guardino a tutti i bambini e le bambine, quindi anche ai bambini con forme di disabilità, ai bimbi vittime di violenza, assistita o subìta, ai bambini che si trovano nelle carceri con i genitori, ai minori stranieri non accompagnati e agli adolescenti perduti.

Quello che proponiamo e che abbiamo proposto anche al Presidente del Consiglio è un approccio, al tempo stesso, universalistico e progressivo. Come succede a livello europeo, questa mozione l'abbiamo costruita lavorando su quelli che dovrebbero essere sempre i nostri obiettivi, ossia obiettivi estrapolati dall'Agenda 2030. Ne cito alcuni: il primo, sconfiggere la povertà; il secondo, sconfiggere la fame; il terzo, salute e benessere; il quarto, istruzione di qualità; il quinto, parità di genere; il decimo, riduzione delle disuguaglianze.

Non sfugge a nessuno che una mozione sull'infanzia e l'adolescenza ad oggi è un impegno politico che si suggerisce, che si propone al Governo, proprio sul contrasto alle disuguaglianze in senso ampio. Prima non stavamo molto bene, adesso non stiamo molto bene: dobbiamo affrontare, anticipando, i rischi per cui staremo ancora peggio in futuro, quindi è indispensabile agire con ulteriore coraggio, decisione e tempismo su queste politiche.

La crisi ha degli effetti in particolare sulla salute dei bambini, sul benessere mentale e sull'istruzione, anche se la narrazione, molte volte, li ha visti come protagonisti di racconti che li vedevano come figli o nipoti, o come untori. I bambini e le bambine in Italia sono altro, rappresentano una ricchezza, non del futuro ma del presente, molto elevata ed è da qui che dobbiamo iniziare a lavorare, dando anche la possibilità, o meglio unendo gli sforzi per contrastare un fenomeno che parallelamente aggrava la situazione di crisi, ossia la desertificazione delle nostre città, con le chiusure, i lockdown e le chiusure parziali. L'arretramento di tutto un sistema di comunità educante ha lasciato molto più spazio sia alla povertà materiale e alla povertà educativa, sia, al tempo stesso, anche ai rischi di avvicinamento da parte della criminalità organizzata. Abbiamo la necessità di andare a tutelare proprio quei bambini e quelle bambine che maggiormente rischiano. In questo, un ruolo indispensabile non può che averlo il Terzo settore italiano, che, ancora una volta, nei momenti più difficili, nei momenti più complessi, ha dato dimostrazione di resilienza vera, di propositività, di coraggio, di innovazione, essendo riuscito, soprattutto nei momenti più complessi, a raggiungere quel bambino marginale, quell'ultimo bambino sul quale lo Stato, per ragioni evidenti, ha difficoltà a compiere l'ultimo miglio. Quindi, credo - la mozione lo esplicita in maniera chiara - che la valorizzazione, il riconoscimento e la gratitudine verso il Terzo settore italiano siano assolutamente centrali nelle prossime politiche che adotteremo.

Come lo facciamo? Lo strumento del Next Generation EU è sicuramente importante e qui c'è poco da eccepire - credo -, perché è indispensabile passare dal 3,9 per cento di spesa sui servizi educativi a tutto tondo che l'Italia mette in campo ad un 5 per cento (fra l'altro, spunto che credo tutti i partiti di questo Parlamento abbiano portato nei propri programmi della campagna elettorale conclusasi nel 2018). Alla luce di tutto ciò, noi ci troviamo di fronte ad una crisi che mina la possibilità di continuare a vivere come avevamo sempre vissuto, ma, al tempo stesso, ci dà la possibilità di cogliere delle grandi opportunità. È uno scenario in cui abbiamo delle grandi biforcazioni ed è lì che dobbiamo scegliere in maniera adeguata, partecipativa e inclusiva per andare nella direzione di un nuovo modello di Paese che sia più giusto e aperto, come ci suggerisce il professor Giovannini ormai da tempo.

Partiamo dalle cose fatte: sicuramente abbiamo accolto, come gruppo di lavoro informale e poi come Intergruppo, con grande soddisfazione, due interventi nel Piano nazionale di ripresa e di resilienza, nel PNRR.

Il primo riguarda l'intenzione di aumentare gli asili nido di circa 622 mila posti, andando ben oltre il 33 per cento, e l'altro riguarda l'aumento, la costruzione e la realizzazione di spazi per le sezioni primavera, andando, anche in questo caso, in direzione di un aumento sostanzioso, costituendo i poli per l'infanzia, come del resto già previsto dal decreto legislativo n. 65 del 2017.

Per quanto riguarda le proposte, noi ne portiamo di ulteriori (poi ci vorrà un'analisi nel dettaglio al Governo): sono delle proposte costruite con circa 50 associazioni del settore, associazioni, enti di ricerca che si occupano di infanzia e di adolescenza. Primo: rilasciare il Piano nazionale sull'infanzia e l'adolescenza, al quale la Ministra Bonetti, con il suo team, stava lavorando e che è praticamente pronto. Secondo: valorizzare e investire sulla Child Guarantee, che è un programma sperimentale che si svilupperà in sette Paesi europei, fra i quali l'Italia, il quale prevede l'utilizzo di approcci innovativi per rendere i bambini una delle priorità nei bilanci nazionali e nei processi di pianificazione, cioè non un emendamento sull'infanzia da inserire in legge di bilancio per cortesia, ma un intervento strutturato sull'infanzia e sull'adolescenza e sul benessere dei bambini. Ancora: una modifica del reddito di cittadinanza; i minori in stato di povertà assoluta sono l'11 per cento della popolazione in Italia; tagliando con l'accetta i beneficiari del reddito di cittadinanza, inteso come famiglie con minori, che sono il 7 per cento, è evidente anche ad un non matematico come me che ci sia un gap. Abbiamo bisogno di prevedere percorsi aggiuntivi specifici per i minori, perché crescere dei bambini e delle bambine costa, richiede degli investimenti non solo affettivi, anche economici, e dobbiamo riconoscere questa priorità, questa specificità.

Presidente, chiudo. Ancora, da ultimo, un Piano straordinario: siamo in una situazione di grande emergenza, abbiamo bisogno di un Piano straordinario per l'infanzia e per l'adolescenza, che sia in grado di affrontarla. È stato approvato un ordine del giorno alla legge di bilancio proprio su questo e credo che, proprio in questa fase politica, dare il segnale di una accettazione ampia, ragionata, convinta, di istanze così forti che arrivano direttamente dal Parlamento e da un lavoro partecipato con la società civile e la cittadinanza attiva sia un segnale di grande speranza e positività.