Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 3 Ottobre, 2016
Nome: 
Giovanni Burtone

Signora Presidente, la vicenda di Mineo è una vicenda complessa e delicata. Non si possono dare risposte semplici o peggio demagogiche. Bisogna ricollegare questa vicenda a quel territorio che va conosciuto. È un territorio che presenta tanti problemi, tante difficoltà innanzitutto socioeconomiche: le difficoltà occupazionali dei giovani. Quindi voglio partire da questo ma aggiungerei che per parlare di Mineo dobbiamo ripensare all'immagine della montagna della vergogna, della collina della vergogna di Lampedusa, di migliaia di migranti che affollavano quel territorio e venivano soccorsi dalla Protezione civile, dalla Croce Rossa ma soprattutto dai tanti cittadini di Lampedusa che cercavano di dare coraggio ma anche alimenti, di idratare quei migranti. Eravamo nella fase della Primavera araba: non sapevamo che ci sarebbe stata poi l'inverno della civiltà del Mediterraneo. Eravamo in piena emergenza, era il marzo del 2011 e il Governo approntò questa soluzione: requisire il Villaggio degli Aranci, un'area chiusa che prima era stata utilizzata per abitazione dei militari statunitensi di Sigonella, quattrocento villette che furono utilizzate per spostare quei migranti e per chiudere quell'immagine negativa, fortemente negativa che era stata rimbalzata in tutto il mondo. Però iniziano i problemi perché viene affidata alla Croce Rossa la prima attività di assistenza, dopodiché il prefetto Gabrielli interpella la regione siciliana, che rifiuta di gestire l'emergenza e l'emergenza viene affidata alla provincia. 
Non si segue, quindi, il percorso più naturale, quello di affidare alla Prefettura e da quel momento in poi iniziano – noi su questo non vogliamo creare alibi – una serie di atti molto discutibili, perché ci sono deroghe, c’è poi la formazione di un consorzio di comuni, si realizza una sorta di deresponsabilizzazione da parte di alcune istituzioni e di fuga in avanti di altre. 
Il tema è proprio questo, cioè invece di andare avanti per atti che potessero far superare l'emergenza, si continua lungo un solco assai discutibile. 
Noi diciamo con chiarezza: se ci sono responsabilità, paghino. 
Sappiamo – la giustizia deve andare avanti – che ci sono delle indagini della procura di Catania e della procura di Caltagirone, ci sono atti già ben definiti nei processi di «mafia capitale» e aspettiamo, aspettiamo dicendo però con in chiarezza che in quella realtà si sono confrontate due periferie, una periferia che ha un collegamento con le dinamiche internazionali dei migranti, i problemi che sono presenti e che rileviamo purtroppo amaramente anche in altre parti dell'Europa. Il tema però rimane, questo confronto tra la periferia diciamo legata ai migranti e la periferia autoctona. 
Io lo dicevo: parliamo di un territorio in difficoltà, con problemi legati all'occupazione, con settori produttivi che sono stati piegati. 
Io, proprio in questi giorni, sono andato a rivedere alcuni articoli dei quotidiani regionali e nazionali e ho rivisto le immagini, le interviste dei cittadini che vivono in quella comunità; ho visto pure chi soffiava sul fuoco e diceva: «Sarete invasi, nella piana di Catania, nel Calatino, a Mineo, da immigrati, a questi saranno dati 35 euro ciascuno al giorno». 
C'era chi soffiava e soffia sul fuoco, però i cittadini di quelle comunità, la maggior parte, interpellata, aveva un'espressione che era del tipo: «Noi siamo pronti ad accogliere». 
Un'accoglienza, mi si permetta, con un punto d'orgoglio, tipica siciliana. Siamo pronti ad accogliere con senso della solidarietà piena, però vogliamo che lo Stato non si ricordi di noi soltanto quando si tratta di mandare dei migranti. 
È un voler sollecitare un'attenzione, signor sottosegretario, un'attenzione da parte del Governo, forse anche un risarcimento rispetto a questi impegni assunti. 
Ecco perché noi pensiamo che si debba partire da tutto ciò: dalla vicenda di Mineo paghi chi deve pagare, però dobbiamo guardare anche a questo territorio, che ha avuto capacità di accoglienza. 
Non c’è dubbio, noi siamo convinti, che di questo dovremmo parlare approfonditamente entro ottobre, con la relazione che porteremo, come Commissione di indagine sul fenomeno dei migranti, lo faremo entro ottobre e questo è un impegno che noi del Partito Democratico assumiamo chiaramente, perché nel Parlamento si possa entrare poi nei dettagli delle questioni specifiche.
Lì sono passati oltre 13.000 migranti, l'ultima volta che noi siamo andati erano 3.400 i migranti presenti nel CARA di Mineo. 
Va posto questo tema, ne parleremo prima in Commissione e poi in Aula. 
Il tema che poniamo subito al Governo è però che non si vada avanti per realizzare l’hot spot, nel CARA di Mineo: già è una struttura che ha dato, quel territorio ha dato questa disponibilità all'accoglienza . E poi gli hot spot si fanno nei porti.
Sappiamo, signor sottosegretario, che la scelta di Mineo, avviata già con dei lavori che sono stati iniziati, è conseguente al fatto che doveva andare ad Augusta, perché ne porti vanno fatti. 
Tra l'altro, Augusta ha le caratteristiche migliori, perché è un grande porto, i fondali sono alti, i fondali sono alti e quindi lì si dovrebbe fare la fotosegnalazione, il rilievo delle impronte digitali e poi la certificazione e certamente (Commenti della deputata Colonnese)... La collega forse è disturbata dalle cose che dico e dirò: perché è disturbata ? 
Perché ad Augusta non si è realizzato l’ hot spot perché l'autorità portuale si è opposta, ma si è opposto soprattutto il neosindaco di Cinque Stelle – sono gli atti che parlano, sono i giornali che pongono questo tema – e quindi il Governo si è determinato a fare a Mineo un'area interna e io credo che su questo il Governo debba riflettere. 
Si cerchi un'altra soluzione. Se Augusta è intoccabile, si faccia in un altro posto. 
Noi abbiamo visto che, per esempio, a Messina ci sono dei siti demaniali che potrebbero essere utilizzati per questa cosa e si tratta di un porto, quindi chi arriva fa i primi atti, lo screening sanitario, dopodiché si pone la disposizione per collocarlo in un sito di accoglienza. 
Ed infine, l'ultima questione riguarda il fatto che si debba ridimensionare Mineo: su questo siamo d'accordo, perché è sovraffollato, là non può esserci un numero così alto di migranti, va posto all'attenzione, va nel tempo ridotto e il MoVimento 5 Stelle, nella sua prima stesura del documento – non so se lo cambieranno – nella mozione sostiene che bisogna chiudere. 
Noi siamo per ridimensionare e vorremmo, proprio perché io sono partito dal territorio, signor sottosegretario, che si tenesse conto che lì ci sono 350 lavoratori. L'arruolamento è stato fatto in maniera discutibile ? È vero: paghino, coloro i quali hanno commesso gli errori, però teniamo conto che ci sono 350 lavoratori. 
Noi del Partito Democratico teniamo conto anche del diritto al lavoro.: ci sono i migranti, ci sono anche i lavoratori. Quindi un centro, adeguatamente attrezzato, servito bene, con uno sguardo orientato verso i servizi, non sovradimensionato nella popolazione, ma limitato, può rimanere. 
Certo, noi agevoliamo il discorso dei piccoli nuclei che vengono distribuiti nei comuni, vogliamo che questo fenomeno venga seguito, perché questo può essere il percorso da portare avanti, però questo tema anche di un'emergenza sociale che lì c’è e che si potrebbe aggravare, noi lo poniamo e lo poniamo con grande attenzione. 
Quindi, signor sottosegretario e signora Presidente, noi pensiamo che non si possa andare avanti per slogan. 
C’è un tema: noi siamo convinti che non si debba seguire il populismo o la demagogia di chi dice «respingiamoli», perché anche in quest'Aula ci sono colori i quali dicono: «Si respingano». 
Siamo anche convinti che sia giusto accogliere, ecco perché ci rivolgiamo a coloro i quali dicono: «Salviamoli, però per accoglierli bisogna portarli nel comune dove non amministro io». 
L'esempio tipico lo abbiamo qui richiamato per l’hot spot: era stata chiamata Augusta, invece c’è stato chi ha alzato poi la propria protesta per non realizzare e dire: «Bene, accogliamo, però in un posto che non sia il mio comune». 
Questa è una logica sbagliata, bisogna sempre avere una disponibilità alla solidarietà, specie se si spingono alcuni discorsi che afferiscono alla cultura della solidarietà. 
Noi siamo convinti che il nostro Paese abbia fatto tanto per salvare, siamo orgogliosi dell'Italia, siamo orgogliosi all'azione che ha voluto il Governo per salvare tante vite umane. Saremmo ancora più orgogliosi se si ponesse veramente un impegno serio per un'accoglienza migliore, un'accoglienza dignitosa di colori i quali arrivano, che si debba però coniugare anche con la dignità di chi accoglie.