Mozione
Data: 
Lunedì, 13 Ottobre, 2014
Nome: 
Monica Gregori

Signor Presidente, oggi discutiamo di un tema di particolare attualità: non tanto per le numerose iniziative internazionali ed europee che sono state messe in campo in tema di parità di genere e diritti delle donne in questo periodo, certamente necessarie e pregevoli, e complementari alle azioni che Governo e Parlamento programmeranno in questa materia; quanto, per l'appunto, per la necessità di imporre un tratto deciso all'azione politica, che sappia invertire la rotta regressiva adottata negli ultimi anni, che rischia di invalidare gli importanti progressi che il nostro Paese è riuscito a compiere in tema di parità di genere.
  Le mozioni danno tutte bene il senso di questa situazione, facendo riferimento sia alle cifre e i rapporti degli organismi internazionali, sia alle statistiche dell'ISTAT che per l'appunto, dipingono un quadro tutt'altro che favorevole.
  In questo senso, mi preme sottolineare come l'impalcatura dei diritti, delle tutele e delle opportunità delle donne sia ora messa a repentaglio sotto un duplice aspetto. Da un lato, la più grave crisi economica, sociale, industriale e finanziaria dei nostri tempi ha consentito un generale arretramento del grado di attenzione sulla tutela della parità di genere e dei diritti delle donne. Le donne sono l'anello più debole nelle politiche di austerità e rigore: lo sono state le madri, costrette ad abbandonare il proprio posto di lavoro, lo sono state le figlie, strette nella morsa di una disoccupazione, che ha tagliato loro ogni prospettiva di futuro.
  Del resto, la sollecitazione a riconsiderare con forte attenzione il rischio di una perdita di quota della donna nella vita sociale e lavorativa, è venuta con forza di recente anche dal mondo cattolico, dai suoi più alti vertici: un richiamo alle classi politiche e dirigenti volto a ripensare, insieme ai modelli di famiglia, il ruolo che le donne sono chiamate a svolgere nella società sempre più attenta e sensibile alle problematiche riguardanti i diritti fondamentali della donna in tutte le dimensioni del suo impegno, in controtendenza all'immagine femminile impressa dai precedenti Governi, un'immagine che ha fatto vedere la donna solamente come merce.
  Ecco dunque che è responsabilità del Partito Democratico, come forza principale del Paese, tenere dritta la barra del riformismo, stimolando comportamenti, politiche e linee d'indirizzo che sappiano dare effettivo peso sociale alla parità di genere e ai diritti delle donne. Occupandomi di lavoro e società, credo dalla mia modesta esperienza di poter affermare che, nell'esperienza italiana ed europea dei sistemi del mercato del lavoro, introdurre meccanismi di penalizzazione dei diritti del lavoro significa rischiare di andare a colpire per prime proprio le donne; e non ce lo possiamo permettere !
  Ecco perché ribadisco con forza anche in questa occasione la necessità che il Parlamento e le Commissioni competenti avviino al più presto un'indagine conoscitiva sugli effetti che la legislazione attualmente in vigore ha avuto in termini di parità di genere e diritti delle donne. Il mondo del lavoro è elemento qualificante per il progresso di questo Paese, perché supportato da dati e contenuti che ci consentono di leggere la realtà.
  Solo mettendo il lavoro al primo posto come promozione della persona riusciremo a restituire veramente dignità ad un impegno politico e legislativo sulla parità di genere. Questo Governo ha già assunto impegni e provvedimenti a tutela e promozione dell'occupazione femminile, intervenendo su elementi cruciali quali retribuzioni, pensioni, accesso al mercato del lavoro, conciliazione vita-lavoro. La riforma del lavoro al vaglio delle Camere è la finestra giusta per introdurre una serie di meccanismi di incentivazione al lavoro femminile per le imprese: sgravi fiscali per chi assume manodopera femminile, abbassamento del cuneo fiscale per le lavoratrici, in particolare quelle a partita IVA o libere professioniste, cambiamento del paradigma delle politiche attive del lavoro e del sistema nazionale di collocamento, visto che nel quadro della domanda e dell'offerta di lavoro, l'offerta femminile rappresenta caratteristiche di flessibilità e peculiarità che devono necessariamente essere tenute in considerazione. Tutti temi che stanno a cuore al Partito Democratico, e che ha avuto modo di ribadire anche in occasione della presentazione di questa mozione.
  Da prima firmataria di una proposta di legge in materia di congedi per la formazione so bene quanto sia necessario adeguare la nostra legislazione al tema della conciliazione tra vita e lavoro e all'essere madri, alla propria educazione e così via.
  Su questo tema anche il Governo e il Parlamento possono fare la loro parte nell'avviare una nuova fase di dialogo tra imprese, associazioni datoriali e parti sociali per ridisegnare un modello industriale che sia più vicino alle esigenze delle donne, partendo dal tema del congedo, che potrebbe essere rimodulato, ulteriormente frazionato nel tempo, per consentire alle donne di avere una maggiore elasticità e non doversi sentire minacciate dalla perdita del lavoro.
  Come non parlare poi del Fondo nazionale per l'imprenditoria, giustamente citato dalle mie colleghe presentatrici e firmatarie delle mozioni che è stato per molto tempo una bandiera della parità di genere ma che, a mio avviso, non ha mai ottenuto la piena attenzione da parte pubblica. Il semestre europeo a guida italiana potrebbe essere in questo senso una buona occasione per orientare il finanziamento comunitario a rilanciare il fondo per l'imprenditoria, io ad esempio, ho suggerito al Premier Renzi di utilizzare il tema del rifinanziamento della Garanzia giovani, che va rifinanziata in maniera più robusta, per avviare schemi di project bond destinati esclusivamente all'occupazione femminile giovanile e alle start up femminili.
  Se non partiamo da questi punti e da altri altrettanto cruciali presenti nelle mozioni – penso al tema del coordinamento tra i vari ministeri che si occupano di pari opportunità, alla diffusione di contenuti culturali a favore della parità di genere, anche attraverso l'utilizzo della televisione pubblica – il tema della parità di genere sarà sempre di più relegato ad un mero esercizio di politica da talk show e da salotto e sempre meno invece ad interventi solidi, efficaci e concreti capaci di incidere veramente sulla vita delle donne.