Data: 
Lunedì, 1 Febbraio, 2016
Nome: 
Marco Miccoli

Grazie, Presidente, questa discussione o, meglio, questa vicenda che riguarda i vincitori e gli idonei dei concorsi della pubblica amministrazione a mio modo di vedere deve partire da un dato inequivocabile, cioè che, dopo anni di paralisi e di incertezza sulla missione e sul modello di organizzazione della pubblica amministrazione, questo Governo, attraverso l'emanazione dei decreti legislativi attuativi della legge 7 agosto 2015, n. 124, sta portando avanti una profonda azione di ripensamento e ammodernamento della macchina amministrativa. 
Questo processo si colloca all'interno di una complessiva riforma dello Stato, che, dopo la legge Delrio, vedrà il suo coronamento con la definitiva approvazione della riforma costituzionale: un intervento necessario per restituire credibilità ed efficacia al lavoro e alla professionalità dei dipendenti pubblici, che negli ultimi anni, a causa dei tagli, del blocco del turnover e soprattutto del blocco della contrattazione, hanno pagato un prezzo altissimo. 
Non v’è dubbio, quindi, che tale processo di riorganizzazione si coniughi proprio con le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale della pubblica amministrazione, strumento, questo, straordinario per migliorare i servizi offerti a 60 milioni di italiani; un servizio più rapido, trasparente e uguale per tutti: un vero e proprio fattore di democrazia, prima ancora che di modernità. 
La vicenda delle migliaia di vincitori e idonei di concorso pubblico si inserisce proprio in questo contesto. Parliamo di un'attesa che si protrae ormai da anni, del riconoscimento di un diritto soggettivo che permetta a migliaia di disoccupati, soprattutto disoccupati, di essere assunti. 
L'annoso paradosso che oggi vivono i vincitori e gli idonei dei concorsi della pubblica amministrazione si è concretizzano nelle scelte che i Governi hanno fatto via via in questi anni. Il decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, al fine di contenere la spesa per le strutture amministrative e di razionalizzazione nell'uso delle risorse umane ed economiche, ha prorogato l'efficacia delle graduatorie dei concorsi pubblici già espletati per assunzioni a tempo indeterminato fino al 31 dicembre 2016, relativa alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni: una scelta, questa, che all'epoca fu giusta e che andava incontro alla possibilità dello sblocco del turnover e ad esigenze di risparmio di spesa. 
Ma le limitazioni introdotte negli ultimi anni, dall'assunzione di personale da parte delle pubbliche amministrazioni, hanno fatto emergere il problema di quanti, pur vincitori di concorso per l'accesso al pubblico impiego e con contratto a tempo indeterminato, non sono stati successivamente assunti dalle pubbliche amministrazioni che li hanno banditi. 
Qui siamo di fronte al primo problema che riguardava proprio i vincitori di concorso. Con la legge di stabilità del 2015 si è introdotto l'obbligo per le regioni e gli enti locali di destinare, per gli anni 2015 e 2016, le risorse per le assunzioni a tempo indeterminato nelle percentuali stabilite dalla normativa vigente all'immissione nei ruoli dei vincitori di concorso pubblico collocati nelle proprie graduatorie vigenti o approvate entro il 1o gennaio 2015. Così, esaurita la graduatoria dei vincitori di concorso, le restanti posizioni aperte saranno destinate ad assorbire i dipendenti delle province che ancora non sono stati collocati. Questa decisione, prevedendo la mobilità dei dipendenti delle province appunto, non solo impedirà di assumere a tempo indeterminato i precari che, all'articolo 4, commi 6 e 8, del decreto-legge n. 101 del 2013 ci eravamo impegnati ad assumere, ma di fatto rischia di bloccare o meglio bloccherà per almeno due anni, per il 2015 e, quindi, per il 2016, la possibilità di scorrere le graduatorie dei concorsi, inibendo, dunque, il reclutamento degli idonei così come vorrebbe il decreto-legge n. 101 del 2013. 
Questo processo complessivo di riforma della pubblica amministrazione quindi ha necessariamente l'obbligo di portare avanti un accurato monitoraggio delle corrispondenti esigenze di integrazione degli organici. È bene capire ciò di cui stiamo parlando in termini numerici. Sugli idonei i numeri sono tuttora ancora molto incerti rispetto a quelli che sono stati elencati prima di me dalla collega, ma parliamo comunque di decine di migliaia di persone e molte di queste decine di migliaia sono inserite nelle graduatorie che riguardano gli enti locali, altre in quelle della sanità e altre ancora in quelle che riguardano gli organi di pubblica sicurezza. E parliamo, in effetti, di 9.225 differenti graduatorie. Un dato, quindi, considerevole, che ci fa comprendere bene come nel suo complesso la pubblica amministrazione aveva ritenuto necessario l'inserimento nei propri organici di competenze diverse tra loro, di conoscenze che abbracciavano un'alta gamma di differenti qualifiche e professionalità. Pur non contestando le scelte che abbiamo ricordato, quelle relative alla stabilizzazione dei precari e alla redistribuzione dei lavoratori delle province, anche per non richiamare la cosiddetta guerra tra poveri, riteniamo, però, sia utile riflettere su un patrimonio umano così importante e che sarebbe a disposizione della pubblica amministrazione e dei servizi diversi che essa eroga. Abbiamo apprezzato le aperture del Ministro Madia durante il question time che si è svolto di recente in Commissione lavoro. In quella sede le abbiamo chiesto se ci fossero all'orizzonte dei provvedimenti di ulteriore proroga delle graduatorie. Il Ministro ha sottolineato che il Governo sta lavorando anche a questa prospettiva, sottolineando, però, in particolar modo la rilevanza che riguarda i vincitori di concorso a differenza di tutti gli altri idonei. Serve, quindi, per noi oggi, appunto, un impegno del Governo affinché adotti ogni misura utile per individuare le più appropriate soluzioni strutturali per superare questo annoso problema che riguarda decine di migliaia di vincitori e di idonei dei concorsi pubblici, riconoscendo così ad entrambe le categorie gli stessi diritti soggettivi acquisiti a seguito delle procedure di selezione pubblica. Si tratterebbe di prendere misure che non hanno costi per lo Stato; anzi, costituirebbero una voce di risparmio che eviterebbe l'impiego di risorse economiche per indire altri concorsi nel caso nei prossimi anni la pubblica amministrazione dovesse appunto proprio ritenere necessario fare nuove assunzioni. Abbiamo un'ottima opportunità alle porte, lo dico con tutta chiarezza. Il decreto milleproroghe è in discussione in Commissione in questi giorni. Lì abbiamo posto il tema e ci auguriamo che il Governo dia parere favorevole per una proroga, un'ulteriore opportunità a chi spera nei prossimi anni di essere appunto assunto nella pubblica amministrazione.