Discussione generale
Data: 
Lunedì, 19 Ottobre, 2020
Nome: 
Andrea Frailis

A.C. 1008-A

Grazie, signora Presidente, gentili colleghe e colleghi, il provvedimento che esaminiamo nella giornata di oggi assume una grande importanza, principalmente per due motivi, uno di più squisita nota politica, perché è il frutto dell'unione di tre proposte di legge avanzate da forze di maggioranza e di opposizione e l'altro di più spiccato accento pratico, perché si pone l'obiettivo, sicuramente ambizioso ma non per questo meno realizzabile, di dare organica sistemazione e riordinare e semplificare la normativa che si occupa di un comparto, quello della pesca e dell'acquacoltura, di grande rilevanza per l'economia del nostro Paese, ma non soltanto perché, come rileva la risoluzione per una crescita blu, adottata dal Parlamento europeo nel luglio del 2013, dalla pesca deriva una parte consistente dell'approvvigionamento alimentare dell'Unione europea. Come abbiamo visto, si tratta di un testo unificato, emendato in Commissione anche con modifiche importanti, alcune delle quali proposte dal nostro gruppo del PD, che sono sicuramente servite a migliorare il testo, come quella che ha integrato l'articolo 2 del provvedimento, che favorisce l'occupazione delle donne a bordo delle imbarcazioni da pesca. Il provvedimento che esaminiamo oggi delega il Governo ad adottare entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore, decreti che provvedano a raccogliere in un testo unico tutte le norme in materia di pesca e di acquacoltura. Un comparto, quello ittico, che necessita oggi più che mai di un intervento regolatore, perché si trova in un evidente stato di sofferenza, particolarmente in questo tempo di pandemia, che a causa del fermo ha provocato una serie di conseguenze negative per gli operatori del settore: se le barche non escono in mare, la prima conseguenza è quella della mancanza del reddito, che si ripercuote sugli operatori e le loro famiglie; ma è anche di tutta evidenza che, se la comunità in genere soffre di una rilevante decurtazione di reddito, soffrono anche tutti i servizi collegati, così che a soffrire saranno anche i ristoratori, che non avranno più bisogno purtroppo dell'approvvigionamento di pesci e altri prodotti ittici, ma anche di altre attività legate alla distribuzione degli stessi prodotti. Le famiglie italiane, al momento dell'acquisto di prodotti della pesca, si orientano sempre di meno verso i prodotti freschi, preferendo quelli surgelati e a lunga scadenza, questo anche in funzione delle scelte nel settore della grande distribuzione, che sembra aver adottato in prevalenza un atteggiamento di chiusura nei confronti del prodotto fresco.

Per far fronte alla caduta della domanda di prodotti ittici freschi, il mondo associazionistico sta promuovendo la vendita diretta presso i punti di sbarco, ma questa scelta finisce anche con il porre altri tipi di problemi, legati in particolar modo alla sicurezza dell'acquisto.

Come abbiamo visto, il lockdown ha favorito il consumo di prodotto surgelato, che, in nove casi su dieci, arriva dall'estero. Il fermo pesca ha aumentato ulteriormente il rischio - il rischio è per gli italiani ovviamente - di trovarsi nel piatto un pesce non pescato nei nostri mari. Questo accade, purtroppo, in special modo nei ristoranti, dove il pescato viene servito già preparato.

La crisi legata al COVID-19, di fatto, ha già creato conseguenze negative nel settore della pesca e dell'acquacoltura, oltre che un grave stato di disorientamento. Sono sensibilmente diminuiti i posti di lavoro, le catture e la redditività delle imprese, in un settore che un recente rapporto del Censis segnala in una situazione di evidente svantaggio rispetto agli altri settori primari.

Secondo un'indagine delle principali organizzazioni professionali della categoria, il fermo determinato dal COVID-19 avrebbe già causato danni per 500 milioni di euro, la riduzione del fatturato, i ricavi della vendita dello sbarcato per decine di milioni di euro. La perdita complessiva in termini di profitto lordo, per la riduzione dell'attività del mese di marzo - quindi soltanto per il mese di marzo - è pari a circa 18 milioni di euro.

La proposta di legge che oggi esaminiamo contiene anche disposizioni per semplificare l'accesso ai finanziamenti, per favorire l'occupazione femminile, come abbiamo visto, a bordo delle imbarcazioni da pesca e per facilitare i procedimenti amministrativi, prevedendo, tra l'altro, l'istituzione di uno sportello unico della pesca presso le capitanerie di porto.

Nell'articolato contenuto in questa proposta unificata troviamo anche norme che prevedono che gli imprenditori ittici e gli acquacoltori possano vendere direttamente i prodotti e le proprie attività, ma anche tese a promuovere la cooperazione e l'associazionismo.

Un altro articolo di questo testo dispone che il Ministero disciplini l'eventuale incremento della quota di cattura del tonno rosso, assegnato all'Italia dall'Unione europea. Penso che questo provvedimento possa essere accolto con favore degli operatori ittici della mia Sardegna, in particolare quelli sulcitani. Vorrei anche ricordare che questo Governo si è occupato del settore della pesca con provvedimenti inseriti nei vari decreti varati per attenuare le conseguenze del COVID-19. Mi riferisco agli interventi del “Cura Italia”, che prevedono un fondo di 100 milioni di euro per l'anno in corso, allo scopo di coprire le spese per gli interessi passivi sui finanziamenti bancari o per ristrutturare i debiti, oltre alla riprogrammazione delle risorse previste dal Programma operativo nazionale del Fondo europeo per gli affari marittimi e della pesca. Altri interventi sono contenuti nel “decreto Liquidità”, che, tra le altre, contiene norme per la semplificazione delle procedure di liquidazione degli aiuti alla pesca, oltre all'assegnazione di 100 milioni di euro per il 2020 per l'estensione alle garanzie rilasciate da Ismea in favore delle imprese agricole e degli interventi per le piccole e medie imprese. Nel “decreto Rilancio”, invece, sono stati previsti ulteriori 150 milioni di euro all'Ismea, sempre in relazione alla operatività delle garanzie che essa può prestare, oltre all'esonero per sei mesi dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali per gli imprenditori del settore pesca.

Signor Presidente, colleghi, noi siamo del parere che questa legge sia in grado di dare risposte adeguate in tempi brevi alle istanze che provengono dal comparto della pesca e dell'acquacoltura, specie nella direzione di tutelare il lavoro di chi da quel comparto ottiene sostentamento per sé e per la sua famiglia. È intuibile che il settore non risolverà nel breve termine tutti i suoi problemi e che la recrudescenza della pandemia avrà ancora effetti negativi, ma noi confidiamo nel fatto che, anche nei nuovi provvedimenti che il Governo assumerà per fronteggiarli, potranno trovare ospitalità norme in grado di migliorare ulteriormente le condizioni di vita degli operatori e delle loro famiglie, magari già nella imminente prossima manovra finanziaria, perché un comparto ittico forte, moderno e organizzato serve all'Italia e al suo sviluppo, serve al futuro della sua gente.