Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 18 Gennaio, 2023
Nome: 
Marco Simiani

A.C. 674-A

Illustre Presidente, cari colleghe, cari colleghi, siamo qui, oggi, a discutere i contenuti dell'ultimo decreto del Governo Meloni. L'oggetto di questo provvedimento, come riporta proprio il titolo, sono gli interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi eccezionali che si sono verificati nel territorio dell'isola di Ischia a partire dal 26 novembre 2022. Le finalità del provvedimento sono, quindi, condivisibili.

Nella notte tra il 25 e il 26 novembre 2022 l'isola di Ischia è stata, infatti, ancora una volta vittima del maltempo. Le forti piogge che l'hanno colpita hanno provocato una frana che, dal monte Epomeo, è arrivata fino al mare, abbattendosi sul comune di Casamicciola Terme. Una colata di fango e di terra ha travolto tutto quello che incontrava: case, negozi, veicoli parcheggiati. Sono stati oltre 900 gli edifici coinvolti e, purtroppo, dodici le vittime: un bilancio tragico, che poteva essere addirittura peggiore. Il Governo ha decretato lo stato di emergenza per un anno, stanziando 2 milioni di euro per i primi interventi. Queste prime misure avrebbero dovuto poi essere seguite da un provvedimento, sempre di carattere emergenziale, con norme apposite e finanziamenti adeguati. Purtroppo, non è stato così. Infatti, il decreto che è arrivato in Parlamento era parziale e non rispondeva agli obiettivi prioritari che si era dato, ossia aiutare le popolazioni colpite e prevenire nuove tragedie.

Il provvedimento uscito dal Consiglio dei Ministri non era che una boccata di ossigeno di qualche mese a una popolazione in ginocchio, quella stessa popolazione che è stata messa in pericolo con i condoni e che da oggi non sostenete per ripartire e non proteggete da eventuali ulteriori disastri, perché, oltre alle risorse per la ricostruzione, che peraltro mancavano, era necessario un progetto organico sulla sicurezza delle abitazioni e delle infrastrutture di Ischia. Infatti, le terribili tragedie, ormai cicliche, degli ultimi anni impongono un intervento diretto dello Stato, finalizzato non solo alla fase emergenziale ma anche nella prevenzione di ulteriori catastrofi. È evidente che i rischi legati al dissesto idrogeologico rappresentano oggi un pericolo costante per i cittadini dell'isola.

Come tutti sappiamo, non è la prima volta che il maltempo miete vittime a Ischia. I dati del CNR hanno evidenziato come nella zona di Casamicciola Terme si sono già verificate frane che hanno causato molte vittime, in poco più di cento anni. Molte persone hanno perso la vita. Nel 1910, durante un evento molto intenso, alluvioni con elevato trasporto di solido causarono 11 morti, con crolli numerosi e dissesti diffusi. In anni più recenti - il 7 giugno 1978 - ci furono cinque vittime a Barano d'Ischia. Sempre a Casamicciola, una vittima si è registrata nel 1987, quando un crollo di roccia distrusse un ristorante, e un'altra sempre nel mese di novembre, del 2009, quando una colata di fango e di detriti ha travolto e ucciso una ragazza giovanissima. L'ultima morte, prima di quelle del mese di novembre, si è verificata nel 2015 nei pressi della sorgente, a Olmitello, a Barano d'Ischia.

Nonostante ciò, nel decreto licenziato nelle scorse settimane dal Governo non vi erano né risorse adeguate per la ricostruzione, né stanziamenti efficaci per la prevenzione, nonostante la richiesta in questo senso rivolta espressamente da tutti i soggetti auditi fino a pochi giorni fa in Commissione, a partire non solo dal commissario di Governo, ma addirittura dal Ministro Musumeci. Nonostante proprio Fratelli d'Italia, nella scorsa legislatura, sia stata all'opposizione, un'opposizione strumentale e molte volte populista che l'ha portata addirittura a votare contro il PNRR, nonostante questo, dicevo, ha approvato convintamente il decreto sul condono, così come molti altri di voi, ma non noi. Noi non abbiamo votato quel condono e, per correttezza d'informazione, si trattava, purtroppo, di un condono.

L'articolo 25 del decreto-legge n. 109 del 2018, rubricato “Definizione delle procedure di condono”, disponeva che a Ischia, se hai presentato una richiesta di sanatoria edilizia e la tua casa è stata danneggiata dall'ultimo sisma, avvenuto nel 2017, hai diritto che lo Stato paghi per la riqualificazione del tuo abuso. Non importa che la tua casa e la tua domanda di sanatoria si riferiscano ai condoni del 1985, del 1994 e del 2003; la tua pratica va risolta entro sei mesi, sulla base dei parametri del condono del 1985. Tutto ciò senza considerare, quindi, i vincoli posti negli anni successivi sul fronte del rischio sismico e del dissesto idrogeologico e nonostante ad Ischia ci siano circa 27 mila richieste di condono, di cui 13.500 relative a case interamente abusive, su un totale di 60 mila in tutta l'isola.

Solo a Casamicciola, un comune di poco più di 8 mila abitanti, le domande sono state 3.506; molte sono arrivate dopo il terremoto del 21 agosto 2017, a cui faceva riferimento il decreto. L'unica forza politica ad opporsi, anche in maniera esasperata, fu il Partito Democratico. Non lo dico io - io non c'ero - ma gli atti parlamentari. Quindi, perché varare un decreto su Ischia realmente efficace per aiutare la popolazione colpita e attuare serie politiche soprattutto per le zone fragili del territorio nazionale, in cui i rischi del dissesto idrogeologico sono altissimi? Infatti, non è stato così, stavolta però, a differenza della discussione sugli altri decreti, in cui è stato quasi impossibile affrontare un dibattito di merito, efficace e condiviso, parte della maggioranza, a cui va riconosciuto in Commissione ambiente obiettività e per questo ringrazio il Presidente, è stata infatti disponibile al dialogo, per modificare anche alcuni scempi che sono stati fatti proprio in quest'area. In Commissione ambiente i deputati della maggioranza si sono resi, infatti, conto che, anche a seguito delle audizioni, il testo del decreto non era in questo modo obiettivamente utile. Hanno avuto uno scatto di orgoglio - lodevole, visto il carattere del partito, in questo caso quello della leader, a cui molti devono fare riferimento - ed hanno accolto, almeno in piccola parte, le nostre richieste, che provenivano semplicemente dal territorio, dai cittadini, dalle imprese, dagli enti locali, che però, vedendo, ad esempio, il programma elettorale di Fratelli d'Italia, il libro dei sogni degli italiani, i veri patrioti non possono realizzare, perché mancano le risorse. In oltre 40 pagine, scritte fitte, fitte, non vengano mai utilizzate parole come “lotta al condono”, “abusi edilizi” o “dissesto idrogeologico”, utilizzato solo una volta, ma viene relegato all'emergenza ambientale e non trattato come una diretta conseguenza di politiche di piani regolatori sbagliati.

L'emendamento approvato in Commissione ha apportato alcuni benefici, fra cui un coordinamento per la ricostruzione pubblica, sisma e frana, un coordinamento tra gli interventi di messa in sicurezza idrogeologica e il ripristino delle infrastrutture pubbliche e immobili privati, legati alla frana del 26 novembre, e quelli per la ricostruzione degli edifici colpiti dal sisma in capo al commissario straordinario, un piano di interventi urgenti, per le aree colpite dalla frana del 26 novembre del comune di Casamicciola Terme. Tale piano integra il piano di ricostruzione sisma, ha validità quinquennale e può essere aggiornato annualmente. Poche, ma almeno risorse in più, non quelle che chiedevamo, ma almeno 40 milioni di euro, cui si aggiungono le risorse per quanto riguarda i fanghi, anche con riferimento alla possibilità di assumere, credo sia un fatto positivo, come previsto nel piano commissariale, un piano di assetto idrogeologico dell'autorità di bacino per la penisola di Ischia.

Alcune procedure sono state semplificate per l'affidamento dei servizi, la progettazione dei lavori, relativi agli interventi individuati nel piano predisposto proprio dall'autorità di bacino, con il rafforzamento della struttura commissariale. La ricostruzione, abbinata allo sviluppo, ha infatti bisogno di strumenti normativi e risorse adeguate per essere efficace e rapida; le risorse e le norme introdotte sono quindi un'apertura della maggioranza, un'apertura però insoddisfacente, parziale e non in grado di rispondere a tutte le criticità. Ci sono infatti evidenti lacune da colmare. Rispetto alla nostra proposta originaria, mancano tutte le iniziative per il rilancio sociale, economico ed occupazionale del territorio.

Le risorse sono passate, come dicevo, da 400 a 80 milioni; le azioni di prevenzione sono quasi nulle; manca la parte delle risorse che avrebbero permesso di garantire coesione, virtuosa, e interventi finalizzati sia al rilancio graduale, ma efficace, della comunità locale, sia alla messa in sicurezza del territorio fragile.

Abbiamo, inoltre, proposto, nell'ottica di favorire la prevenzione con interventi tempestivi, raccogliendo dal Ministro Musumeci alcune proposte, di aumentare le risorse per la Protezione civile anche al fine di dotare almeno le isole minori, oggi sprovviste, di un presidio di protezione. Non voteremo contro questo decreto, Presidente, perché vogliamo rivendicare con forza il nostro lavoro in Commissione. Solo grazie alle nostre proposte, infatti, sono state approvate norme e stanziate risorse non presenti nel testo uscito dal Consiglio dei ministri.

Per questo motivo, siccome qui nessuno è fesso, ci asterremo.