Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 12 Dicembre, 2016
Nome: 
Anna Ascani

Grazie, Presidente. In questo momento particolare, che è un momento di transizione, abbiamo la responsabilità e il dovere di portare avanti quei provvedimenti che non possono essere procrastinati. Proprio perché ce lo ha detto il Presidente della Repubblica nel momento in cui ha concluso le consultazioni con gli esponenti dei diversi partiti e gruppi parlamentari, questa è e deve essere la priorità del Paese, occuparci di quei nostri concittadini. Per me sono concittadini a maggior ragione, essendo io umbra, e questo vale per i colleghi, i tanti colleghi, che mi hanno preceduto, ma credo che questo debba essere al centro delle priorità di tutti noi qui dentro. Dobbiamo lasciarci alle spalle dei mesi di campagna elettorale nei quali, devo dire, fa onore alle forze politiche non aver strumentalizzato la tragedia. 
Purtroppo, ho sentito nell'intervento che mi ha preceduto invece dei toni che, in qualche modo, hanno ceduto più a una campagna elettorale ex post piuttosto che al racconto di quello che effettivamente è accaduto, ma spero che sarà il Governo a chiarire come sono andate le cose. Di certo è importante che oggi questo Parlamento, seppure in un momento particolare, in un momento di transizione, si prenda l'impegno, invece, di arrivare fino in fondo rispetto a quella che tutti dobbiamo considerare la priorità. 
E, al tempo stesso, è altrettanto importante che l'Europa abbia in qualche modo cambiato atteggiamento rispetto a quelle che sono le spese necessarie per affrontare l'emergenza del terremoto, lo avevamo già visto con i primi atti dei terremoti precedenti. 
A me ha fatto particolarmente piacere ascoltare il Presidente Juncker, che si è preso un impegno con i cittadini di Norcia, ma io direi con l'Italia tutta, con tutto quello che è il nostro straordinario patrimonio culturale, ben rappresentato da quella basilica di San Benedetto che rappresenta sì il cuore degli umbri, ma rappresenta il cuore d'Europa. È straordinario immaginare che di quella chiesa, che è la chiesa del patrono d'Europa, si faccia carico la Commissione europea: la ricostruzione di un legame tra l'Unione ed i cittadini passa anche dall'impegno diretto nei confronti della ricostruzione di quelli che sono sì simboli, ma che sono simboli importanti, perché sono simboli della vita di una comunità che deve tornare a svolgersi là dove è stata interrotta. 
Ecco, il nostro impegno è rivolto a ricostruire la normalità; anche se dobbiamo dircelo con chiarezza, la normalità in quelle terre non tornerà mai. Non è tornata dopo il 1997 nella nostra terra: noi di terremoti da allora ne abbiamo subiti tanti. La nostra è una terra in cui si fanno i conti quotidianamente: io ricordo da bambina – avevo dieci anni quando arrivò quel terremoto – di aver imparato a  convivere col mostro, così lo chiamiamo, così lo chiamavamo, e probabilmente così sarà in futuro. E d'altra parte il nostro impegno deve essere tutto rivolto a ricostruire esattamente lì dove erano quelle comunità, perché lì i nostri concittadini vogliano tornare. Quindi io ovviamente ringrazio i volontari, ringrazio anche le amministrazioni locali e tutti coloro che si sono spesi insieme col commissario Errani in questi mesi per far sì che l'emergenza fosse affrontata; ora però, a partire dalla conversione di questo decreto-legge, il nostro impegno è tutto teso a ricostruire. 
E in questo senso voglio occuparmi soprattutto dei temi che toccano più da vicino la mia Commissione: mi occupo in particolare di scuola e cultura, e in questo senso ovviamente mi fa piacere che si sia data priorità alla ripresa delle attività scolastiche. Non è semplicemente la necessità di portare fino in fondo un onere dei ragazzi, assolutamente: quello che ha significato invece riaprire le scuole, farlo nel minor tempo possibile, è proprio dare continuità alla presenza dello Stato in quei territori; e lo Stato rappresentato dalla scuola, cioè dall'istituzione che è più vicina a quello che non è solo il nostro futuro: i nostri bambini, i nostri ragazzi non sono solo il nostro futuro, sono anche l'immagine migliore del nostro presente. Quindi questo sì va riconosciuto come un lavoro straordinario: aver messo al centro la ripresa di quelle attività. E non è stato semplice, non era scontato: altrove non è andata così. Ho sentito ricordare come un esempio eccellente la ricostruzione de L'Aquila: purtroppo non è così, purtroppo dobbiamo invece riconoscere che si sono fatti degli errori lì, che tutti insieme, a prescindere dalle parti politiche, dobbiamo sforzarci di non ripetere. 
Dicevo appunto la scuola, ma anche la cultura. Io mi sono occupata fin qui, dicevo, da quando sono entrata in Parlamento di valorizzazione del patrimonio culturale; e allora non si può non apprezzare la formulazione di questo decreto-legge, che permette di superare alcune lentezze burocratiche nella ricostruzione anche di quel patrimonio culturale. È previsto ad esempio che nelle more della messa in sicurezza dei beni culturali immobili le pubbliche amministrazioni competenti, ivi incluse quelle titolari dei beni danneggiati, possano procedere ad affidamenti diretti di importo inferiore a 40 mila euro a professionisti idonei senza ulteriori formalità: questo è importante, ce l'avevano chiesto i nostri amministratori, perché altrimenti alcune cose semplicemente non si possono fare. Così come è previsto che i comuni interessati possano effettuare gli interventi indispensabili, ivi inclusi quelli di messa in sicurezza degli edifici, per evitare ulteriori danni ai beni culturali e paesaggistici presenti nei propri territori, dandone immediata comunicazione al Mibact. E infine è previsto che le autorizzazioni relative ad interventi urgenti sui resti di beni di interesse artistico, storico-architettonico previste dalla vigente disciplina di tutela del patrimonio culturale, ove necessarie, si intendono acquisite con l'assenso manifestato mediante annotazione nel verbale sottoscritto dal rappresentante del Mibact che partecipa alle operazioni. E da ultimo, la fruizione dell’art bonus, anche le erogazioni liberali effettuate a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto-legge. Sono tutte cose che sembrano piccole, ma sono molto importanti perché, a parlare con i nostri amministratori locali, noi abbiamo la fortuna di non aver avuto vittime, però la sfortuna di dover invece ricostruire daccapo un patrimonio immenso, che era anche uno dei principali mezzi di sostentamento. Si è parlato giustamente delle imprese, delle imprese agricole, degli allevamenti, e lì bisogna fare molto: sono perfettamente d'accordo con la mia concittadina Polidori che in questo senso ci sia molto molto da fare; d'altra parte però va fatto ripartire anche l'aspetto turistico di quelle località. 
Noi abbiamo interi territori che naturalmente soffrono oggi, e soffriranno nei prossimi mesi – spero che siano mesi – anche della mancanza di introiti da quel punto di vista. 
Parlavo prima invece della scuola, e dirò ancora una cosa su questo: il decreto-legge di cui si discute attribuisce per l'anno scolastico 2016-2017 una serie di facoltà di carattere organizzativo ed amministrativo ai dirigenti degli uffici scolastici regionali, con riferimento alle istituzioni scolastiche ed educative i cui edifici sono stati dichiarati parzialmente o totalmente inagibili. Il solo obiettivo perseguito ovviamente è quello di consentire la continuità delle funzioni scolastiche ed amministrative, e per l'adozione di queste misure è autorizzata una spesa di 5 milioni di euro. 
Dicevo prima, la scuola al centro. Ovviamente noi abbiamo un dovere che è altro rispetto a questo decreto-legge, e su cui il Governo uscente si è preso un impegno che sono certa si manifesterà anche nel Governo che verrà: mettere in sicurezza tutto il patrimonio dell'edilizia scolastica di questo Paese al di fuori del patto di stabilità. O ci si occupa di proteggere i nostri bambini, i nostri ragazzi ed i luoghi della scuola, oppure noi abbiamo fallito nella civiltà. Non abbiamo fallito un impegno politico di una parte, non abbiamo fallito come maggioranza o come opposizione: abbiamo fallito come Paese, se non riusciamo nel minor tempo possibile ad impiegare tutte le risorse che abbiamo a disposizione sull'edilizia scolastica. Abbiamo invertito la tendenza in questa legislatura: siamo passati dal non metterci nulla a metterci più di 4 miliardi. Non è abbastanza e dobbiamo farlo più in fretta; però evidentemente questa è un'occasione ulteriore per mettere al centro il problema della sicurezza degli edifici scolastici in quei territori, e in tutto il territorio italiano. 
Infine una cosa che hanno già detto molti miei colleghi: la prima cosa che a me hanno detto i miei concittadini, andando nei territori più colpiti dal sisma ma anche in quelli vicino, è: vi prego, fate in modo che non si associno l'Umbria, le Marche, il Lazio al terremoto, perché noi non vogliamo essere regioni terremotate. Noi vogliamo essere aiutati, vogliamo essere sostenuti, vogliamo che il Governo metta tutte le risorse, tutto l'impegno e anche la semplificazione necessaria affinché la ricostruzione avvenga nel minor tempo possibile e nella maggiore trasparenza possibile; però, dovete darci una mano a scindere le due cose. Ecco, siccome da Città di Castello a Terni, territori che in fondo non sono stati direttamente colpiti dal terremoto (parlo di Umbria), si è sofferta però, dal punto di vista dell'arrivo di turisti, dal punto di vista di un pezzo di economia importante del nostro territorio, questa equivalenza, dobbiamo anche noi fare lo sforzo come classe politica di rompere questa idea. Cioè – e rivolgo un invito da parlamentare, ma chiaramente lo faccio anche da cittadina – da un lato c’è l'impegno per la ricostruzione, e dall'altro ci deve essere l'impegno per la valorizzazione di quel patrimonio che è ancora in piedi, e valorizzando quel patrimonio possiamo anche mettere in circolo risorse economiche, ma anche umane, necessarie ad effettuare meglio le stesse opere di ricostruzione. Quindi un invito che rivolgo a questo Parlamento è: non riduciamoci a considerare il Centro Italia semplicemente come l'area del terremoto. Il Centro Italia è il cuore di questo Paese dal punto di vista dell'espressione di uno straordinario patrimonio artistico, culturale e umano: valorizziamolo. Anche nei decreti che verranno, consideriamo questo sulla ricostruzione come un punto di partenza, ma poi diamo gli strumenti a chi già sta ripartendo e a chi vuole ripartire per tornare ad essere quello che siamo sempre stati: siamo da sempre una zona terremotata, siamo da sempre uno dei cuori produttivi ed economici di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).