A.C. 1194-A/R
Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, ci esprimiamo oggi sulla fiducia, l'ennesima, al decreto n. 61, che reca gli interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali in Emilia-Romagna e in alcune parti delle Marche e della Toscana. Su questo decreto complessivo abbiamo in queste settimane lavorato in Commissione perché trovassero accoglienza le tante proposte migliorative raccolte nelle interlocuzioni continue con i territori, con le regioni, in particolare l'Emilia-Romagna, con le parti sociali, la ricchezza delle quasi 140 audizioni svolte, ma così non è stato. Ma permettetemi innanzitutto, sopra ogni cosa, prima di ripercorrere gli eventi che ci hanno colpiti e le loro drammatiche dimensioni, di ricordare le vittime di questa immane tragedia: Remo Bianconcini, Giamberto Pavani, Giordano Feletti, Dorotea Dalle Fabbriche, Delio Foschini, Giovanni Sella, Neride Pollini, Fiorenzo Sangiorgi, Franco Prati, Adriana Mazzoli, Vittorio Tozzi, Palma Maraldi, Sauro Manuzzi, Riccardo Soldati, Fabio Scheda e Enrico Rivola.
Il nostro cordoglio per queste vite spezzate e la vicinanza alle loro famiglie e alla loro comunità (Applausi).
E seconda cosa voglio ringraziare chi ha lottato in prima linea, senza risparmiarsi, senza farsi travolgere dallo sconforto, dalla paura, e sono i nostri sindaci, le sindache, le loro giunte, i funzionari dei territori che, se non avessero messo in campo il loro straordinario spirito, la determinazione nelle decisioni e la profonda conoscenza delle proprie comunità e territori, la conta delle vittime sarebbe stata di gran lunga maggiore.
Al loro fianco 1.100 Vigili del fuoco, impiegati su oltre 10.000 interventi, 350 mezzi, 506 interventi nel centro di coordinamento aereo, che ha soccorso 800 persone, i volontari regionali, a cui si sono aggiunti fino a 8.000 tra donne e uomini del Servizio nazionale della Protezione civile, 12 colonne mobili dalle regioni italiane, le colonne mobili di Slovacchia, Slovenia, Francia e Belgio, le Forze dell'ordine, Croce rossa italiana, le decine di uomini e mezzi dei consorzi di bonifica di tutta Italia.
E poi la mobilitazione straordinaria di volontari da tutta Italia, giovani e giovanissimi, che hanno partecipato al dramma di chi è stato colpito, offrendo aiuto e solidarietà fattiva. Quei giovani che abbiamo chiamato angeli del fango e che sono stati il volto della speranza, il simbolo di una generazione che va rispettata di più, coinvolta attivamente, senza paternalismi, perché possa dare il meglio di sé e concorrere al futuro di questo Paese. A tutti voi grazie e ancora grazie, perché, signor Presidente, chi vuole insinuare nel sentire diffuso che quanto è successo era prevedibile o evitabile è in malafede: 1.600 chilometri quadrati l'estensione, 7 province colpite, 2 eventi alluvionali in 2 settimane, 4 miliardi di metri cubi d'acqua in una regione che ne consuma 1,4, 1.500 frane importanti in 83 comuni.
Di questo stiamo parlando. E oggi questo Governo, a distanza di 84 giorni, che per molti di noi segnano un prima e un dopo, chiede la fiducia su questo provvedimento. La fiducia, signor Presidente, è un gesto nobile, che è l'esito di un dialogo e di un confronto tra le parti, e che nella nostra dimensione parlamentare ha assunto certamente purtroppo sempre di più l'accezione di prassi, utilizzata più per i suoi effetti sulle procedure parlamentari che sul rapporto fiduciario tra Governo e maggioranza o di affermazione della centralità del Parlamento, anzi, troppo spesso sottolineandone la marginalità.
Tuttavia, la fiducia ci impegna ogni volta ad articolare le nostre posizioni e i nostri convincimenti, e, come nelle cose della vita, la fiducia chiesta o concessa ha sempre alcuni presupposti: una memoria condivisa di quanto si è vissuto e la promessa reciproca di tendere verso un orizzonte comune. Tra queste due dimensioni, la memoria e il futuro, ci sono le azioni e le posture che rappresentano la base di quella promessa. Parto proprio dalla memoria condivisa di quanto è successo, che contiene le vite spezzate che abbiamo ricordato poc'anzi, la straordinaria risposta delle istituzioni, ma è anche i ricordi delle persone che hanno vissuto quelle ore e che raccontano il silenzio di quella notte, prima che irrompessero le sirene e gli avvisi delle Forze dell'ordine di evacuare, di raggiungere i piani alti, la luce che salta, la notte squarciata dalle grida di aiuto di chi è stato salvato da gommoni o direttamente dai tetti delle case, strade letteralmente esplose per la furia delle frane.
Le immagini non bastano per raccontare la devastazione, servono le voci, serve l'odore acre del fango e dell'acqua stantia, che in città come Conselice è rimasta per quasi 2 settimane. Serve quel senso di angoscia che in Romagna si descrive con una sola parola, che è magone. Quello che spinge in gola quando iniziano a riempirsi gli hub di prima accoglienza di famiglie, bambini, persone sole, anziani e disabili. E poi i giorni successivi, quando si sono riversati sui marciapiedi le vite delle persone sotto forma di strazianti cumuli infangati, aziende distrutte, campi ricoperti da asfissianti strati di limo e sabbia.
Da questa memoria muovono allora le azioni e le posture di questo Governo, alla base della fiducia che ci chiedete. E allora sono state inadeguate, scomposte e inopportune le posture che alcuni membri di questo Governo hanno tenuto nelle prime interlocuzioni con i territori, e che non dimenticheremo. Penso al colpevole ritardo nella nomina del commissario, costato tante dichiarazioni sguaiate in risposta alle richieste dei territori e delle parti sociali di tenere insieme emergenza e ricostruzione, nominando il presidente della regione per fare presto. Le dichiarazioni sono tante, troppe, non le dimenticheremo.
Non dimentichiamo le dichiarazioni di chi diceva che il commissario non era poi così urgente, non dimentichiamo chi ha polemizzato con i sindaci, mettendo in discussione le quantificazioni dei danni, o che addirittura si dovessero concordare le somme urgenze, mentre c'erano da sgomberare tonnellate di rifiuti, riaprire strade, mettere in sicurezza le città. Non dimentichiamo l'arroganza di affermazioni come “questo Governo non è un bancomat”. Non dimentichiamo certamente la promessa fatta alle popolazioni e al tessuto produttivo di rifondere i danni al 100 per cento, e su questo non mancheremo di misurarvi. E dopo le posture e le azioni, 2 decreti ampiamente insufficienti.
Si è giunti finalmente alla nomina del commissario Figliuolo, al quale auguriamo buon lavoro e di cui apprezziamo le capacità e lo spirito di sacrificio, ampiamente dimostrati durante un'altra fase acuta di emergenza nazionale, qual è stata la pandemia e la campagna vaccinale, ma la dotazione a sua disposizione per fronteggiare i bisogni è molto lontana dalla quantificazione dei 9 miliardi e le poche risorse sono spalmate su un triennio, a fronte di un mandato che scade tra meno di un anno. Sono necessari 1,8 miliardi di euro per finanziare i quasi 6.000 interventi prioritari e mezzo milione di euro è già stato speso per le somme urgenze. Per i danni ai privati, tra famiglie e imprese, si superano i 4 miliardi, e ad oggi sono stanziati 120 milioni, a fronte di 7.000 persone ancora fuori casa, 15.000 aziende colpite, 7.000 nel comparto agricolo.
Queste sono le dimensioni, signor Presidente, questo lo scarto enorme tra quello di cui c'è bisogno e quello che realmente questo Governo mette a disposizione, ovvero, come confermato dal commissario in audizione, poco più di 2,6 miliardi complessivi, un terzo di quanto è realmente necessario. La lunga lista delle nostre proposte, arrivate dagli enti territoriali, dalle categorie economiche e sindacali, è stata bocciata o riformulata al ribasso. Proposte concrete, puntuali.
Oltre al tema delle risorse e alla durata del mandato, avevamo proposto lo strumento del credito d'imposta, la rateizzazione delle utenze, il rinnovo della misura del bonus 110, il Fondo per gli affitti, i risarcimenti al 100 per cento, il sostegno ai lavoratori precari e stagionali del comparto agricolo e ai collaboratori domestici o lavoratori sportivi, misure a contrasto dello spopolamento delle colline. I comuni, quelli più piccoli, in particolare restano in questo decreto inascoltati sul fronte risorse, personale, semplificazione amministrativa.
E in ultimo le forzature che avete tentato e che hanno esacerbato il clima, prima con il tentativo di impegnare un terzo del budget, 900 milioni, di fatto vincolando il mandato del commissario e scavalcando tutto il processo di confronto, e in ultimo la soppressione dell'emendamento sui subcommissari. Signor Presidente, questo è in estrema sintesi quello che è avvenuto, e non ci può essere fiducia senza una memoria condivisa, se le basi della promessa e le azioni e le condotte sono quelle viste fin qui. E non vi può essere fiducia, signor Presidente, se non si condivide nemmeno l'ultima dimensione, un orizzonte comune.
E, qui, non posso non citare velocemente il contesto in cui tutto questo sta avvenendo, una crisi climatica profonda che investe, più di altre, questa parte del mondo, che aumenta la frequenza e l'intensità degli eventi. Mentre dovremmo creare, appunto, quell'orizzonte comune per contrastare questi fenomeni, mitigarli, programmare una transizione ecologica giusta, nella quale accompagnare le nostre comunità e metterle in sicurezza, in quelle ore, c'era qualcuno che politicizzava quanto stava succedendo in Emilia-Romagna, con narrazioni basate su disinformazioni e speculazioni atte a instillare nell'opinione pubblica la ricerca del colpevole e delle responsabilità. Ma la malafede è durata poco, signor Presidente, perché le persone hanno compreso che siamo di fronte a fenomeni catastrofali di dimensioni epocali. Non più tardi di 48 ore fa, in Emilia-Romagna sono arrivati venti a 130 chilometri orari, sradicando alberi; in queste ore sono tragiche le immagini che arrivano da Lombardia, Veneto e Sicilia. Solo questa Camera ha già approvato tre provvedimenti su eventi alluvionali e franosi: Marche, Ischia, e oggi questo provvedimento.
Quindi, o comprendiamo che è un tema di sicurezza nazionale, oppure continueremo ad emanare decreti Alluvione uno dopo l'altro, senza impostare una strategia nazionale per affrontare l'emergenza.
Qui, e alla luce delle tre dimensioni della fiducia, quelle della memoria, delle azioni e dell'orizzonte di futuro comune, e alla luce di quanto esposto, voteremo contro questa fiducia, Presidente, perché questo provvedimento manca di una promessa credibile e concreta, all'altezza dei sogni e delle speranze di questo pezzo di Paese, che produce lavoro, ricchezza e innovazione e che restituisce allo Stato molto più di quanto chiede. Noi saremo al loro fianco, fino a quando l'ultima persona non sarà rientrata nella propria casa, al loro fianco fino a quando l'ultimo agricoltore non avrà ripreso a raccogliere i frutti della sua terra e ci troverete disponibili e collaborativi quando vorrete correggere azioni, postura e costruire orizzonti comuni di futuro, sempre e lealmente al fianco delle istituzioni del nostro Paese.