Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 29 Aprile, 2019
Nome: 
Lucia Ciampi

A.C. 682-A ed abbinate

Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, oggi - mi hanno ormai preceduto tutti i colleghi - proseguiamo un percorso che è iniziato 70 anni fa. Quindi, oggi non inventiamo niente: perfezioniamo, non arriviamo certamente all'obiettivo pieno perché restano ancora inattuate delle necessità a mio parere e a nostro parere. Comunque sia la sintesi a cui la relatrice, onorevole Colmellere che ringrazio, è arrivata dopo un lavoro non facile, data la numerosità delle proposte che sono intervenute, credo che sia al momento accettabile da parte di tutti i gruppi e anche dal gruppo del Partito Democratico. Non ci fermeremo qui naturalmente perché l'obiettivo da raggiungere è ancora più alto: tutti hanno ricordato e lo voglio ricordare anch'io il decreto del Presidente della Repubblica del 1958, quello fortemente voluto dall'allora Ministro della Pubblica istruzione Aldo Moro, che istituiva l'insegnamento dell'educazione civica affidato all'insegnante di storia, un insegnamento ancillare alla storia, senza valutazione propria, senza autonomia, per un monte ore di un'ora ogni due settimane. Quindi era una necessità allora, probabilmente una necessità finanziaria anche allora, che però portava dentro di sé tutta quanta la necessità di educare la gioventù, i giovani delle nostre scuole ai valori fondanti della nostra comunità nazionale. Molti passaggi legislativi sono stati ricordati oggi in quest'Aula, in particolare dall'onorevole Aprea ma ora anche dall'onorevole Piccoli Nardelli, ma direi che ecco mi sembra utile ricordare la legge n. 169 del 2008 dell'onorevole Gelmini, che ha introdotto il grande cambiamento dell'insegnamento della cittadinanza e Costituzione, del binomio C&C, che si poneva obiettivi più alti e che, in realtà, per tanti motivi ha finito per rendere vuoto l'insegnamento dell'educazione civica perché, quando si affida a tutti insieme, spesso nella pratica succede che poi nessuno la pratica.

Dunque la necessità di dare alla disciplina dell'educazione civica uno status di autonomia con propria valutazione credo che sia una sintesi superiore che riesca a far fare un passo avanti alla nostra comune volontà, di tutti i gruppi, di raggiungere l'obiettivo. È diventato urgente il recupero di una dimensione educativa che formi i giovani ai principi che consentono lo sviluppo civile della società, la cura dei legami di coesione sociale, mentre si assiste da anni a un progressivo indebolirsi del rispetto reciproco e del senso di responsabilità. Nella scuola il lavoro degli insegnanti è sempre più difficile e l'apprendimento degli studenti più faticoso. Non possiamo più rinviare l'obiettivo di insegnare ad essere cittadini facenti parte di una comunità. Qualunque esperienza di cittadinanza ha il suo legame fondante con la storia della comunità, perciò questo legame deve essere declinato attraverso il valore della memoria, l'affermazione dei valori della pace, della libertà e della fratellanza nella coscienza dei giovani. La scuola, già molto attiva su questi temi, è il luogo dove si formano i cittadini che apprendono il vivere consociato in modo responsabile.

Perciò è necessario acquisire adeguata consapevolezza dei temi nuovi che si affacciano a stimolare il bisogno educativo come l'educazione ambientale, quella digitale, strumenti indispensabili per nuove forme di cittadinanza. Fin dalla scuola dell'infanzia e poi nelle scuole di ogni ordine e grado è necessario apprendere la dimensione della cittadinanza, con i suoi diritti e i suoi doveri, che accompagna lo sviluppo individuale. Si tratta di utilizzare prima di tutto materiali come la Dichiarazione universale dei diritti umani e la Costituzione italiana. Sono materiali antichi, del 1947, datano quegli anni, ufficialmente citati, celebrati, che si danno spesso per conosciuti ma non sono per lo più letti o approfonditi. La Costituzione in particolare è una specie di giacimento etico, culturale e politico, che ha la caratteristica di fondare in una visione unitaria i diritti umani e l'identità nazionale, il valore delle autonomie e l'apertura verso il sovranazionale, la scuola come istituzione di promozione della persona. Ora ci accingiamo a riaffrontare con realismo, credo, e con impegno il problema dell'educazione civica dalla scuola dell'infanzia ai due cicli scolastici: tutti i gruppi parlamentari hanno espresso la stessa esigenza. Ci siamo chiesti a chi affidare questo insegnamento. È stata individuata la trasversalità, vale a dire il concorso di tutti gli insegnanti di tutte le aree a garanzia di interdisciplinarietà e di multidisciplinarietà. Credo che la trasversalità dell'insegnamento dell'educazione civica sia quasi inevitabile e scontata nella scuola dell'infanzia. In quella primaria di primo e secondo grado, la mia personale convinzione è che ci debba essere una differenziazione. Ciononostante, credo che la sintesi a cui siamo arrivati mi consenta personalmente di votare favorevolmente sul provvedimento in esame ma ritengo che nella scuola secondaria di secondo grado sia necessario un insegnamento adatto con un insegnante abilitato. Quindi sono convinta che sia necessario un affidamento ai docenti abilitati dell'area economico-giuridica ma anche, perché no, letteraria, storico-filosofica. Io stessa sono un'insegnante di storia e filosofia e ho sempre insegnato l'educazione civica. Proporre un'ora settimanale di educazione civica come disciplina autonoma con propria valutazione è certamente positivo, purché non a scapito della storia. Voglio riprendere quanto detto dall'onorevole Casciello perché alla storia non deve essere diminuito niente se mai aumentato, anzi in questa legislatura ho sofferto quando è stato sottratto all'esame di maturità il tema di storia. Pur essendo presente nel saggio breve, è stato eliminato come traccia il tema generale di storia. La storia deve mantenere tutta quanta la sua dignità. Seppure è vero che l'educazione civica… Dovrebbe essere una disciplina autonoma, dicevo, secondo me, con una propria valutazione e lo sarà naturalmente nell'ambito dell'orario e senza costi aggiuntivi. Ritengo che i punti critici del testo siano due e su essi bisogna puntare la nostra attenzione. Le risorse: è necessario fare uno sforzo di investimento sulla scuola; bisogna investire, non spendere; bisogna investire nella scuola, dare quindi un'autonomia a questa disciplina assolutamente importante… E bisogna tener di conto delle esigenze della scuola stessa, che è un po' spaventata - io lo dico - di queste trentatré ore da fare in più nell'ambito dell'orario e dell'organico dell'autonomia. Credo che sia necessario che il Ministero dia delle linee guida capaci di sollevare i dirigenti scolastici da problemi di carattere pratico.