Discussione generale
Data: 
Lunedì, 29 Novembre, 2021
Nome: 
Patrizia Prestipino

A.C. 2372-A

Grazie Presidente, benvenuto sottosegretario. Come ha detto bene il collega che mi ha preceduto, con il provvedimento in esame, così come è uscito fuori dal lungo lavoro del Comitato ristretto, si predispone una sperimentazione nazionale della durata di un triennio, a partire dall'anno 2022-2023, con l'obiettivo di favorire lo sviluppo delle competenze non cognitive nelle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado. Il testo della proposta di legge, che, come ha detto bene collega Lattanzio, si compone di 4 articoli oggetto di un meticoloso lavoro, è stato adottato come testo base lo scorso 10 novembre 2021 e modificato successivamente il 17 novembre nella VII Commissione.

Al termine dei tre anni di sperimentazione, sulla base dei risultati ottenuti, il Ministero dell'Istruzione definirà tramite decreto le linee guida per lo sviluppo delle competenze non cognitive. Specifici traguardi e obiettivi di apprendimento saranno oggetto delle cosiddette linee guida.

L'articolo 2 prevede un Piano straordinario di azioni formative rivolte ai docenti da adottare entro 4 mesi dall'entrata in vigore della legge. Quindi, è importante l'integrazione con la formazione del docente che, rispetto a tutte le novità che, in questi tempi, stanno introducendo nella scuola, devono essere attenti e preparati. A tale scopo, collaboreranno l'istituto Indire, Istituto nazionale documentazione, innovazione e ricerca educativa, le istituzioni scolastiche, le università e gli enti accreditati per la formazione.

I criteri generali per lo svolgimento della sperimentazione saranno fissati con decreto del Ministero dell'Istruzione entro 6 mesi dall'entrata in vigore della presente legge (articolo 3). In particolare, il decreto dovrà stabilire requisiti dei soggetti che possono accedere alla sperimentazione attraverso la presentazione di progetti, le modalità di partecipazione e le procedure di valutazione dei progetti.

L'articolo 3 fissa le finalità della sperimentazione ossia l'individuazione delle competenze non cognitive, l'individuazione delle buone pratiche relative alle metodologie e ai processi di insegnamento che favoriscono lo sviluppo delle competenze non cognitive, i criteri e gli strumenti per la rilevazione e valutazione delle competenze stesse e l'individuazione di percorsi formativi innovativi. Il Ministero dell'Istruzione costituirà, con decreto, il Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio e la valutazione della sperimentazione.

L'articolo 4 dispone la sperimentazione nazionale dei percorsi del CPIA, Centri provinciali per l'istruzione degli adulti e dei percorsi IeFP, percorsi di istruzione e formazione professionale.

Entriamo nel vivo del provvedimento. Cosa si intende per soft skills? Le soft skills non costituiscono una nuova disciplina, è stato già ben detto, ma sono tutte quelle competenze legate alla cosiddetta intelligenza emotiva. Il provvedimento intende, quindi, con una visione del tutto innovativa della scuola e anche della personalità dello studente, valorizzare la persona, ponendo il focus su competenze che non siano solo mirate all'apprendimento scolastico, dunque non solo, a scuola, parlare, ricordare, comprendere, e fare nessi, collegamenti, valutare, ma capacità, apertura mentale, empatia, senso di efficacia, resilienza, capacità di collaborare, sicurezza. Lasciatemi dire, da docente che prima di accedere alla Camera dei deputati aveva insegnato per quasi trent'anni, che un bravo docente queste capacità cognitive le sa valutare, ne sa fare anche un giudizio complessivo del ragazzo e quindi è giusto che si vada a formalizzare un atteggiamento, una predisposizione del docente verso qualità come l'intelligenza emotiva, la resilienza, la capacità di fare squadra che hanno i nostri ragazzi, la simpatia, l'empatia - l'empatia già è una sua predisposizione naturale -, però è importante definire ciò in maniera legislativa, questo anche perché il mutamento dei tempi ci impone questa azione legislativa.

Le competenze non cognitive consistono in caratteristiche individuali che possono avere un effetto positivo sull'apprendimento scolastico e, successivamente, anche sull'accesso al mondo del lavoro, se sviluppate durante un percorso scolastico.

L'evoluzione della psicologia, della considerazione della persona nella sua interezza, e non a comparti stagni, l'attenzione verso le capacità relazionali, messe a dura prova in questo periodo storico, caratterizzato dagli effetti della pandemia, rendono questo provvedimento quanto mai attuale; è ormai sotto gli occhi di tutti come la pandemia abbia accentuato le disuguaglianze sociali, evidenziando quel filo rosso che c'è tra povertà economica e povertà educativa. Come è noto, i livelli di partenza degli studenti e le condizioni familiari non sono uguali per tutti, infatti le differenze socio-economiche sono già visibili in età prescolare e scolare; a tal riguardo, alcuni studi hanno dimostrato come queste differenze siano anche collegabili alla trasmissione delle soft skills da parte dei genitori ai figli, e i dati sulla performance scolastica o sull'abbandono nelle iscrizioni ai licei e alle università - tassi che, purtroppo, in Italia sono tra i più alti in Europa – divengono negativi proprio quando riguardano bambini e ragazzi nati in contesti più svantaggiati. A maggior ragione se si concepisce la scuola non solo come spazio di apprendimento nozionistico, ma anche come contesto in cui si cura lo sviluppo della persona, in tutte le sue dimensioni, si comprende perché le soft skills siano quelle competenze di cui il mondo della scuola oggi ha bisogno, per essere più completo.

Considerando con attenzione il provvedimento, si comprende come il suo intento sia arrivare a un modello educativo che superi il concetto prettamente nozionistico della scuola. Ricordiamoci che nella scuola primaria sono già presenti i giudizi, nei quali l'alunno viene valutato anche per le capacità di integrarsi nel contesto classe, di stringere legami e di relazionarsi con gli altri.

Se nella scuola primaria questo è ancora un importante elemento di giudizio, non si comprende perché le capacità trasversali non cognitive non siano tenute in considerazione nei gradi successivi; eppure saper comunicare in modo efficace, gestire lo stress, lavorare in team, avere spiccate capacità di problem solving sono oggi tra le soft skills più richieste in ambito lavorativo e fondamentali da inserire nel proprio curriculum vitae. Ecco perché questo provvedimento mira a diffondere un nuovo approccio e una nuova sensibilità. La sperimentazione ha come obiettivo l'educazione degli studenti alle competenze trasversali, per il tramite di insegnanti appositamente formati, che sono chiamati a formare il futuro del nostro Paese, svolgendo un ruolo sociale fondamentale; quindi, studenti più completi, competitivi sul piano internazionale, ma anche un corpo docente all'altezza, che non si limiti a influire solo sul risultato scolastico, ma anche in ambiti in apparenza distanti dall'obiettivo apprendimento, ma molto importanti sul piano della crescita umana e individuale, penso alla possibilità di incidere sulla decrescita delle gravidanze tra le teenager, sul maggior tasso di inclusione, sull'emancipazione femminile, che è un tema scottante di questi giorni.

Per concludere, è stato già detto, ma repetita iuvant: come disse il premio Nobel James Joseph Heckman, è “necessario superare definitivamente il meccanicismo e il funzionalismo della scuola attuale, per aprirsi ai character skills e alle sfide del contesto relazionale e culturale in cui un ragazzo è inserito”, ed è una sfida importante che spetta al legislatore, in questo momento di profonde mutazioni sociali e culturali destinata ad incidere sul futuro dei nostri giovani.