Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 27 Febbraio, 2025
Nome: 
Irene Manzi

A.C. 792

La ringrazio, signor Presidente. Certo, sarebbe stato bello tenere fuori dalla polemica politica questo momento, che è un momento importante - devo dire -, in quest'Aula. Un momento in cui approviamo, come è avvenuto al Senato, una legge all'unanimità, che riguarda, che va a intervenire su quella legge che ha istituito proprio la Giornata della Memoria, prevedendo anche un fondo per sostenere quelle esperienze, quei viaggi promossi e realizzati dalle scuole nei campi di concentramento. È una legge che prende atto, tra l'altro, - e questo mi piace ricordarlo - delle esperienze importanti e positive che tanti enti locali in questi anni (penso al comune di Roma, per esempio) hanno iniziato, hanno promosso con i testimoni diretti, con quanti hanno vissuto, in prima persona e sulla propria pelle, quella che è stata la brutalità del disegno nazifascista di eliminazione del diverso e di chi, adesso, si opponeva: gli ebrei, gli omosessuali, gli zingari, le persone con disabilità, gli oppositori politici, gli internati, i militari. Molti di noi hanno partecipato a dei viaggi della memoria, hanno fatto quell'esperienza, quei viaggi in quella che è stata la storia dell'Europa del Novecento. Sono state esperienze di vita dolorose e traumatiche, ma necessarie, che sono tuttora necessarie da fare, per ricordare e per non dimenticare quanto, ottant'anni fa e più di ottant'anni fa, si è perpetrato in quei luoghi contro l'idea stessa di umanità. Mario Rigoni Stern ci ricordava che le cose che si dimenticano possono tornare. Ed è proprio questo il monito che quella legge che fu approvata allora e che oggi andiamo a migliorare, a potenziare: vuole portarci e vuole portare in quest'Aula quella legge, che ci impegna a fare cosa? Ad educare alla memoria. Non possiamo che prendere atto, spesso, di quanto sia difficile, anche oggi, educare alla memoria, perché vengono a mancare i sopravvissuti che possono ricordare, soprattutto perché la disinformazione e le false verità possono circolare senza pudore e senza reticenza. La memoria, intesa proprio come propensione a ricordare spesso, in mancanza di punti di riferimento chiari è, purtroppo, labile. Ricordare vuol dire riportare al cuore e, proprio per questo, è urgente e indispensabile fare memoria e riportare al cuore, perché è qualcosa di potente che coinvolge le emozioni direttamente, ma è anche una scelta consapevole. Questi viaggi che si realizzano e che si continueranno a realizzare ci permettono, allora, almeno in parte, di entrare negli abiti, nella vita di chi ha vissuto quella esperienza e ha attraversato quella linea di confine. Ci permettono di avvicinarsi a qualcosa che, forse, non è possibile neanche comprendere fino in fondo; di creare in particolar modo degli anticorpi contro la violenza e contro l'intolleranza; di educare al rispetto dell'altro e al rifiuto di ogni ideologia di morte.

Poche settimane fa abbiamo ricordato, in quest'Aula, proprio l'onorevole Furio Colombo. È a lui che, oggi, inevitabilmente, corre il mio pensiero, perché fu proprio lui a promuovere, a farsi promotore di quella legge del 20 luglio del 2000. Fu lui a proporla, fu lui a convincere i partiti. Voglio citare proprio l'articolo 1 di quella legge, perché fissa quello che è un obiettivo fondamentale: "ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati."

Voglio condividere con voi un aneddoto riguardo a quella legge. Originariamente, Furio Colombo aveva proposto che la data del Giorno della Memoria fosse il 16 ottobre, in ricordo del rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 e, poi, in linea anche con le altre scelte fatte da altri Paesi in Europa, fu prescelto il 27 gennaio.

Ma non sia indifferente il ricordo di quella data, di quel 16 ottobre del 1943, quando a pochi passi da questi luoghi, furono rastrellati più di mille ebrei romani di cui solo 15 - tra cui una donna, Settimia Spizzichino, che voglio ricordare - tornarono a rendere il proprio contributo, anche, alla memoria.

Quella data è importante, perché ci ricorda una cosa: che, ben prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, si era reso protagonista il nostro Paese, oltre che della violenza e delle leggi liberticide, dell'approvazione delle leggi razziali. Quelle leggi che, purtroppo spesso nell'indifferenza generale, estromisero dalla cittadinanza attiva, dalle istituzioni pubbliche, dalle università, dalle scuole - e, oggi, alle scuole ci rivolgiamo - cittadini italiani di origine ebraica.

Leggete le pagine del libro "La parola ebreo", di Rosetta Loy, che ha dedicato, proprio, un racconto a quei momenti. Ascoltate il racconto, di Liliana Segre, dei bambini e delle bambine privati, da un giorno all'altro, della possibilità di andare a scuola perché ebrei. Un giorno di settembre del 1938 sono diventata l'altra, ci ricorda, proprio, Liliana Segre.

E allora prendo a prestito le parole pronunciate da Furio Colombo, in quest'Aula, al momento dell'approvazione di quella legge. Questo momento, Presidente, oggi è per me un momento di emozione, perché ho vissuto un'infanzia, nella quale, l'ispettore della razza si presentava, nelle aule delle nostre scuole, a parlare di sangue infetto, di razza superiore, di un'immagine di mondo perfetto dal quale alcuni, tanti, cittadini italiani che erano stati, a pieno diritto, cittadini italiani fino a quel momento avrebbero dovuto essere esclusi, per sempre, e fino alla morte.

In questi 25 anni dalla sua approvazione, quella legge è stata uno strumento importante, determinante e continua ad esserlo, tuttora, per ricordarci cosa è stato, per ricordare e coinvolgere giovani e adulti in un processo di consapevolezza e conoscenza,

contro quella parola scolpita nella pietra al binario 21 del Memoriale della Shoah: la parola indifferenza. Quell'indifferenza che - come ci ha ricordato, proprio, la senatrice Liliana Segre a cui, oggi, voglio dedicare l'approvazione di questa legge, in quest'Aula è stata colpevole, allora, perché non ci si può difendere da chi si volta dall'altra parte, ed è lo stesso pericolo che corriamo anche oggi. E allora oggi è giusto ricordare chi, a quell'indifferenza si è prestato, chi ha voltato la faccia da un'altra parte, ma fare memoria, anche, di coloro che si sono opposti, attivamente, e hanno combattuto contro quelle ingiustizie e, proprio, contro quella indifferenza.

E oggi noi, in quest'Aula, non vogliamo essere indifferenti, non vogliamo cedere all'odio, all'intolleranza, l'antisemitismo che cresce, che ci preoccupa profondamente e ci impone, soprattutto, di agire. Ci impone di fare memoria di quanto accaduto solo ottant'anni fa in Europa, di far sì che questi eventi non siano - quella che è la più grande preoccupazione di tutti - una riga nei libri di storia.

Perché il 27 gennaio, colleghi, ci ricorda, anche, un'altra cosa e ce lo hanno testimoniato quei Capi di Stato riuniti, poche settimane fa, ad Auschwitz il 27 gennaio per l'ottantesimo anniversario della liberazione di quel campo. Ci ricordano che, da quell'orrore, da quella brutalità, dall'annientamento e dall'atrocità di quei luoghi, sono nati i presupposti di un'Europa libera e democratica; di un processo di unificazione degli Stati europei, antitetico ai nazionalismi e ai totalitarismi. Su quei valori si fonda l'Italia democratica e repubblicana, si fonda la Costituzione nata in opposizione al nazifascismo e fare memoria di quanto è stato, allora, e di quanto è accaduto, allora, è fondamentale per le generazioni più giovani, è costruzione di una coscienza civile, condivisa e duratura e, soprattutto, di una cittadinanza europea critica, attenta e consapevole. Perché quei luoghi rappresentano la nostra storia, la storia stessa dell'Europa, perché, come ci ricordava David Sassoli, noi siamo figli e nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l'antidoto a quella degenerazione nazionalista, che ha avvelenato e che rischia di avvelenare tuttora, la nostra storia.

E allora, è giusto ricordarlo, mentre ci apprestiamo a votare - e il gruppo del Partito Democratico voterà favorevolmente, ovviamente - una legge con cui vogliamo dare uno strumento in più per la costruzione di una coscienza comune europea, proprio a partire dalle generazioni più giovani, per riaffermare i valori di democrazia, di pace e di eguaglianza contro ogni forma di nazionalismo, di razzismo e di antisemitismo. E vogliamo farlo per le generazioni più giovani nel nome di Liliana Segre, Sami Modiano, Tatiana e Andra Bucci, Nedo Fiano, Pietro Terracina, di Settimia Spizzichino, Pietro Levi e ne cito solo alcuni  e di tutti coloro, soprattutto, che sono tornati da quei luoghi per trasmetterci una cosa di cui non vogliamo liberarci, il vizio della memoria.