A.C. 1851
Grazie, Presidente. Io penso che oggi noi scriveremo una pagina importante del nostro lavoro parlamentare, penso - come abbiamo già visto nel voto sugli emendamenti - col voto unanime di tutta l'Aula. Infatti, stiamo approvando una legge dedicata, in particolare, alla memoria di un episodio straordinario di resistenza e di antifascismo, cioè la scelta di centinaia di migliaia di militari italiani di non collaborare con i nazisti, di non aderire alla Repubblica sociale italiana, militari che erano stati catturati dopo l'8 settembre e deportati in Germania. Quella scelta fu pagata da quelle persone con sofferenze terribili, con il lavoro coatto, con la violenza, con le umiliazioni: si calcola che circa 50.000 di loro persero la vita in quella esperienza terribile. Sulla scelta della data, il 20 settembre, già sono intervenuti in tanti. Voglio ricordare, in particolare, l'intervento per illustrare l'emendamento relativo dell'onorevole Fornaro, quindi, non ci voglio tornare. Mi voglio, invece, soffermare sul contesto storico di quel 20 settembre 1943, il contesto terribile della Seconda guerra mondiale e di quello che è stato definito l'universo concentrazionario del nazismo. Vedete, su quegli anni, anche negli ultimi giorni, il Presidente Mattarella ha detto parole molto belle e molto importanti, di condanna del nazismo, di condanna della Repubblica sociale italiana e del collaborazionismo della Repubblica sociale italiana con gli invasori tedeschi e con i nazisti.
Il 29 settembre il Presidente Mattarella sarà insieme al Presidente tedesco a Marzabotto, comune di cui ho avuto l'onore di essere sindaco per 2 mandati, a incontrare i familiari delle vittime dell'eccidio nazifascista del 1944, nell'ottantesimo anniversario. Ebbene pensando proprio a questo, all'intervento che dovevo fare oggi, mi è venuto in mente un testo molto bello e importante, a mio avviso, che è la prefazione che don Giuseppe Dossetti scrisse a un libro di monsignor Luciano Gherardi, che si chiama “Le querce di Monte Sole”, che è dedicato proprio all'eccidio di Marzabotto. Per spiegare quell'eccidio Giuseppe Dossetti usò la definizione di “delitto castale”, che secondo me spiega benissimo qual era il progetto terribile di riorganizzazione del mondo che avevano in testa i nazisti e spiega quell'universo concentrazionario. Cosa vuol dire? Che i nazisti avevano programmato l'estinzione di intere categorie di esseri umani: gli ebrei, i disabili, gli omosessuali, i rom, i testimoni di Geova, gli oppositori politici - non dimentichiamo che i campi di concentramento furono, prima di tutto, aperti per i comunisti e per i socialdemocratici tedeschi, dopo la presa del potere da parte di Hitler - e altre categorie di esseri umani erano destinate a diventare delle specie di nuovi servi della gleba, al servizio dei padroni ariani e, fra questi, dopo l'8 settembre, anche questi internati militari italiani. In quel contesto storico le responsabilità del fascismo italiano sono straordinarie e non le possiamo dimenticare, rispetto a una vulgata che si sente tanto spesso ripetere e cioè l'idea che il fascismo, alla fine, abbia avuto una fase buona fino alle leggi razziali e poi si sia rovinato nell'alleanza con Hitler. Il fascismo, invece, fu fin dall'inizio un movimento estremamente violento: stiamo ricordando in tanti, in questi giorni, i 100 anni dall'omicidio di Giacomo Matteotti; soppresse le libertà democratiche; fu un'occasione di oppressione di classe, con un grande movimento di riscatto sociale, che era in atto nel Paese; la guerra in Etiopia, con i gas usati sui civili inermi; la guerra di Spagna contro la democrazia spagnola in quel Paese accanto ai franchisti; e poi la scelta di trascinare il Paese in guerra - Mussolini, sapete, disse che gli serviva qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo della pace -, ma l'Italia ha avuto 500.000 morti e distruzioni immani; la parabola tragica della Repubblica sociale Italiana, gli eccidi, la lotta antipartigiana, la subalternità ai nazisti. Ma dentro questa storia c'è un altro elemento che viene ricordato, a mio avviso, troppo poco: il fascismo fu anche il primo esempio europeo di un movimento, che riguardò poi tantissimi Paesi d'Europa, di cui fece parte anche il nazismo. Probabilmente, senza il fascismo di Mussolini non ci sarebbe stato neanche nazismo di Hitler. Certamente, Hitler ha sempre considerato Mussolini prima come un maestro e poi come un fratello d'armi, ha sempre disprezzato gli italiani, ancora di più dopo l'8 settembre nel 1943, ma non ha mai interrotto quel legame con Mussolini. Sì, quel terribile 8 settembre 1943, pochi giorni prima del 20 settembre, quando la monarchia, i vertici militari e le classi dirigenti del Paese abbandonarono sé stesso il popolo italiano: il re scappò a Brindisi con più alti vertici militari e lasciò abbandonati a sé stessi, senza ordini, i nostri soldati. In quella storia c'è anche la crescita di una coscienza antifascista nei soldati italiani: prima nella guerra, prima dell'8 settembre, quando erano stati trascinati in guerra senza armi e l'abbigliamento giusto - i nostri carri armati i nostri soldati li chiamavano scatole di sardine - in tanti, allora, è cresciuta la coscienza antifascista – pensiamo, ad esempio, alla ritirata di Russia -; poi, di fronte a quell'8 settembre, subito ci furono dei militari italiani che risposero con le armi ai nazisti - a Porta San Paolo, a Cefalonia si potrebbero fare tanti esempi - e poi, appunto, la straordinaria scelta degli IMI.
Credo che non dobbiamo dimenticare che quella classe dirigente, quella monarchia, che abbandonò allora il Paese fu la stessa che ebbe grandissime responsabilità nella presa del potere da parte del fascismo e di Mussolini in Italia. Non a caso Antonio Gramsci parlò, riferendosi alla vittoria del fascismo nel Paese, di sovversivismo della classe dirigente. Quindi c'è un'unità nella lotta antifascista e nella resistenza - nella lotta non violenta di resistenza degli IMI, come nelle altre forme di lotta e resistenza armata dei nostri partigiani - come c'è un'unitarietà nell'universo concentrazionario, nel progetto di oppressione di sterminio del nazismo, sostenuto dal fascismo italiano.
Per questo noi, nel lavorare su questa proposta di legge - anch'io considero molto importante il lavoro unitario che si è fatto, un lavoro che abbiamo costruito in Commissione, il cui relatore Mule' è stato un protagonista e a cui anche noi abbiamo provato a dare un contributo, anche coordinando l'iniziativa dei gruppi di opposizione con il MoVimento 5 Stelle e con Alleanza Verdi e Sinistra -, abbiamo soprattutto insistito su 2 elementi, che sono stati oggetto di emendamenti che sono stati approvati prima in Aula. Il primo è un richiamo molto forte alla complementarietà fra la giornata del 20 settembre, che stiamo istituendo, e quelle del Giorno della Memoria, del 27 gennaio, e della Festa di Liberazione, del 25 aprile. Non è solo una complementarietà che aiuterà organizzare meglio la giornata il 20 settembre, ma è un modo di intendere quella giornata che, appunto, è dentro una memoria complessiva della lotta di resistenza e della lotta antifascista ed è dentro la consapevolezza di cosa ha rappresentato, complessivamente, il progetto terribile di sterminio della Germania nazista e del nazifascismo. Poi abbiamo presentato, sia in un altro emendamento sia in un ordine del giorno, testi che sottolineano il ruolo delle associazioni. Intanto abbiamo chiesto e abbiamo ottenuto un fatto importante: che l'Associazione nazionale degli ex deportati nei campi nazisti fosse tra le associazioni protagoniste del lavoro che imposta questa legge e poi abbiamo sottolineato l'importanza del lavoro delle associazioni. Per quanto mi riguarda io voglio ricordare, anche qui tra le esperienze di memoria molto significative che ci sono nel territorio nazionale, il Museo nazionale dell'internamento a Padova, che viene gestito dall'ANEI e che è accanto al Tempio nazionale dell'internato ignoto, un po' l'Altare della Patria degli internati militari italiani. Ricordo che all'internato militare ignoto l'allora Presidente della Repubblica Scalfaro, motu proprio, nel 1997 assegnò la medaglia d'oro al valor militare. Quindi un lavoro associativo importante e, fra le tante associazioni della resistenza e l'antifascismo, abbiamo individuato le 3 associazioni - ANEI, ANED e ANRP - che più lavorano sul tema degli internati e che è molto importante siano protagoniste insieme alle istituzioni locali, insieme al Governo, insieme a noi del Parlamento dell'implementazione e dell'applicazione della legge.
Ecco io, se posso fare una considerazione finale, penso questo: oggi il Parlamento si unisce su una norma che riconosce una grande esperienza di resistenza e di antifascismo e quindi si riconosce sui valori comuni dell'antifascismo e della resistenza, che sono alla base della nostra Carta costituzionale, una Costituzione antifascista, e sono il fondamento della nostra democrazia. È una memoria che rende più forte la nostra democrazia, perché la nostra democrazia ha in quella storia le sue radici profonde e la sua linfa vitale. È molto importante che oggi tutto il Parlamento su questo si unisca: questo non accade spesso, dovrebbe accadere spesso, però oggi sta accadendo e questo fa di questa giornata una giornata importante.