Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 16 Aprile, 2025
Nome: 
Federico Gianassi

A.C. 441​ e abbinate

Grazie, Presidente. Qualche collega che è intervenuto prima ha detto: questa è una farsa, perché il Governo ha già deciso di affossare il provvedimento e, dunque, la discussione generale che oggi teniamo, a differenza delle altre situazioni nelle quali è propedeutica all'approvazione del provvedimento, in questo caso rappresenta solo una tappa finale di questo provvedimento. Forse ha usato parole forti, ma, di fatto, è quello che è emerso nei lavori della Commissione giustizia, che sono stati bloccati nell'approfondimento sull'esame degli emendamenti, che non è mai avvenuto, con rinvii su rinvii chiesti dalla maggioranza, fino a quando ai proponenti di Italia Viva è risultato chiaro che non ci sarebbe stato il via libera della maggioranza e del Governo. E, dunque, il provvedimento arriva qui, in Aula, senza il mandato al relatore, senza l'esame in Commissione, con la scelta e la decisione del Governo di arrestare e bloccare questo provvedimento.

E quando la Presidente dell'Aula, oggi, ha chiesto al presidente della Commissione, Maschio, di argomentare sul lavoro in Commissione, il presidente è stato tecnicamente ineccepibile, glielo riconosco, ha detto la verità, ha fatto riferimenti precisi e puntuali. Ma, politicamente, il fatto è che avrebbe potuto esaurire il suo intervento dicendo: la Commissione non ha mai esaminato questo provvedimento.

Devo dire che questo provvedimento è stato pendente in Commissione molto a lungo perché, presentato dal collega Faraone due anni e mezzo fa, assegnato alla Commissione oltre due anni fa, è stato incardinato in Commissione già all'inizio di ottobre. E l'unica occasione nella quale la Commissione è stata chiamata ad esprimersi è stata un'occasione estremamente fugace, nella quale, a inizio dicembre, il testo unificato, modificato dalla maggioranza insieme al proponente, nel corso della Commissione, è stato presentato velocemente a tutti i commissari della Commissione. E da allora, nuovamente, il silenzio. Non è stato possibile entrare nel merito di questo provvedimento, che tocca temi importantissimi.

Io credo che il Governo sia chiamato a un'operazione di trasparenza, e la maggioranza pure. È nella legittimità politica che compete al Governo e alla maggioranza scegliere la sorte dei provvedimenti, ma bisogna dirlo con chiarezza, e io dico anche, fin dall'inizio, se non c'è l'intenzione di aprire un confronto di merito.

Aggiungo che noi, pur essendo una forza di opposizione, avevamo dato la disponibilità ad affrontare nel merito questo provvedimento, lo avevamo fatto verso la maggioranza, che ha i numeri per decidere le sorti dei provvedimenti e anche il contenuto dei provvedimenti. E, ancora una volta, come è spesso successo, abbiamo ricevuto nemmeno un “no”, porte sbattute in faccia, perché non è interesse di questa maggioranza e di questo Governo interagire su temi che toccano la vita dei cittadini, che attengono al sistema della giustizia italiana con l'opposizione. E ripeto, avevamo dato su questo tema, come su altri delicati e importanti, la nostra disponibilità. Ma, evidentemente, per il Governo è più importante provare a trovare una faticosa mediazione interna, piuttosto che - capisco che possa essere complesso - aprire un confronto anche con le forze di opposizione.

Questo provvedimento tocca temi importanti. Anche se il collega Giachetti è andato via e non è presente, la delegazione di Italia Viva ha citato alcuni orientamenti espressi dal Partito Democratico. Lui non era in Commissione e forse non ha avuto l'opportunità di leggere i resoconti stenografici, ma in realtà il Partito Democratico non ha dichiarato che si sarebbe astenuto su questo provvedimento né ha citato motivi di opportunità.

Anzi, su quel testo unificato - che peraltro non è più quello che arriva oggi in Aula, perché è decaduto ed è tornato a vivere il testo originario -, che ci fu presentato velocemente in Aula, esprimemmo un'astensione con disponibilità a lavorare con la maggioranza nelle fasi successive, anche con l'attività emendativa, per trovare una convergenza più ampia, cosa che - ripeto - non è stata possibile, perché non si è tenuta una sola Commissione che abbia esaminato nel merito il provvedimento.

Questa iniziativa del collega Faraone tocca - ripeto - un tema importante e merita l'apprezzamento, non solo per avere posto all'attenzione dell'agenda del Parlamento la questione che attiene alle vittime dell'errore giudiziario, le cui vite vengono stravolte insieme alle vite delle persone loro care e dei loro amici, ma io credo anche per averlo correttamente inquadrato - in particolare nell'articolo 1, al secondo comma - in relazione ai principi della presunzione di innocenza e del giusto processo.

Se il principio del giusto processo trovasse un radicamento profondo e la presunzione di innocenza, che è collegata al principio del giusto processo, trovasse un radicamento profondo, non solo nel procedimento penale ma generalmente nella società e in coloro che si occupano, anche da esterni, del processo penale, noi riusciremmo a costruire un sistema che riduce l'errore giudiziario, che invece può diffondersi maggiormente in un contesto nel quale il principio del giusto processo non è tutelato e la presunzione di innocenza è messa in discussione. Io credo che il collega Faraone abbia correttamente individuato questa relazione: errore giudiziario, presunzione d'innocenza, principio del giusto processo. È una relazione che non esaurisce l'errore giudiziario, che può anche non essere collegato a questi temi, ma che certamente può radicarsi nella violazione di questi principi.

Con l'occasione dei lavori della Commissione avevamo immaginato di poter contribuire a sviluppare anche ulteriori aspetti. Alcuni li ha citati il collega Costa in modo piuttosto trasparente, quando ha detto che questa iniziativa importante, toccando il tema delle vittime di errori giudiziari, rischia di non toccare il tema delle vittime di ingiusta detenzione, perché il nostro ordinamento divide questi due istituti; eppure, per ogni cittadino è del tutto evidente che anche l'ingiusta detenzione, che pure non arriva a essere considerata nel codice di procedura penale un errore giudiziario, di fatto è un errore giudiziario che determina sofferenze e pregiudizio nei confronti dei cittadini.

Dunque, il lavoro in Commissione poteva servire, ad esempio, per toccarlo. Era faticoso farlo - non c'è dubbio - perché c'è il rischio anche di alimentare divisioni, ma poteva essere l'occasione per una riflessione seria sull'errore giudiziario e sul tema delle ingiuste detenzioni, che - ripeto - il codice separa ma che nell'orientamento comune difficilmente possono essere separate. Oppure io credo sarebbe stato utile - c'era attività emendativa anche in questo senso - riflettere anche su un allargamento della impegnativa di questa proposta di legge, che si esaurisce nella relazione tra la riflessione in occasione della Giornata per le vittime di errore giudiziario e gli istituti scolastici. Ad esempio, non tocca il tema dei consigli giudiziari, che pure possono essere luoghi e istituzioni coinvolti, invece, in iniziative connesse alla Giornata; non affronta il tema delle università e, in particolare, dei percorsi universitari in studi giuridici; non tocca il tema - e questo è un ulteriore tema che merita o meritava, io credo, un ulteriore nostro interessamento - dell'allargamento dell'impegno culturale e sociale sui temi del giusto processo, della presunzione di innocenza, della tutela e della difesa delle persone vittime di errore giudiziario, al fine di estenderlo e di non lasciarlo confinato dentro la dinamica del processo penale o del procedimento penale, perché se quella dinamica può essere estremamente invasiva lo è ancora di più la dinamica che si instaura esternamente al processo penale, con attori e soggetti esterni che si trasformano in giudici ed emettono sentenze.

Anche in questi giorni abbiamo assistito a un dibattito - io credo a volte condotto dalla politica in modo davvero inopportuno - riguardante alcuni calciatori professionisti sul tema delle scommesse. Alcuni di questi hanno già pagato il loro conto con la giustizia, sono ripartiti, eppure, per il solo fatto che sono emersi alcuni risultati di attività di indagine connessi a fatti precedenti rispetto ai quali hanno già pagato, questa è stata l'occasione ancora una volta - da parte politica, anche devo dire da alcuni politici che si dichiarano garantisti che stanno nel centrodestra - per dare giudizi su quelle persone e sulla dignità morale di quelle persone. Ma se anche di fronte a un errore commesso rispetto al quale una persona poi ha pagato basta una scintilla per determinare ancora una volta un tribunale popolare su quelle persone, allora stiamo andando fuori strada.

Allora, io credo che questo sia un tema importante: quanta influenza c'è rispetto all'aspetto tecnico, alla tecnicalità del processo, rispetto a quello che succede fuori, nella società, e quanto questo incide anche sulle persone. Insomma, tutte occasioni credo molto utili di approfondimento, grazie all'iniziativa del collega Faraone, che però - dobbiamo riconoscerlo e bisogna dirlo con chiarezza - la maggioranza non ha voluto o non ha potuto fare, a fronte di una decisione del Governo, che, peraltro, è emersa pubblicamente ormai da alcune settimane su tutti i giornali, non smentita, e si è conclamata poi nella scelta di non esaminare il provvedimento in Commissione e mandarlo in Aula in assenza di mandato al relatore, che è di fatto la pietra tombale sul provvedimento. È un'occasione persa rispetto a un'iniziativa che raccoglie un sentimento importante che merita di essere approfondito.

Poi, alcuni colleghi hanno discusso sul fatto che il Parlamento non possa limitarsi al valore simbolico delle giornate della memoria, perché ha soprattutto il compito di legiferare e risolvere storture, se esistono. Io concordo ma - come dire - i due temi non sono necessariamente in contrasto. Rilevo che spesso questo Parlamento sui temi della giustizia non è in grado di fare un salto di qualità in avanti, di affrontare i temi in modo scientifico e serio; è spesso mosso da orientamenti ideologici che io credo ci allontanino - e molto - dagli obiettivi di una giustizia giusta nell'interesse dei cittadini.

In questi giorni stiamo sentendo parlare ancora una volta del tema delle misure cautelari, col Ministro Nordio che dice di risolverle. Sono curioso di vedere come intenderà risolverle rispetto al Governo di cui fa parte, che continua a sfornare reati su reati che per pene alte prevedono le misure cautelari, comprese quelle del carcere. È un'evidente contraddizione, quindi non verrà sanato e non verrà risolto quel problema perché, qualora venisse messa in campo una proposta su quel tema lì, troverà sicuramente delle contrapposizioni. Insomma, c'è troppa ideologia ed è un peccato che sino ad oggi su questo provvedimento sia mancata la volontà di confrontarsi serenamente e seriamente per portare a casa un risultato importante, cioè quello di avere una giustizia giusta che non umilia i cittadini, che non li condanna prima ancora di aver iniziato un procedimento penale con attori che stanno dentro il processo e altri che stanno fuori dal processo che si fanno giudici prima che le sentenze siano arrivate.