A.C. 1305
Grazie, Presidente. Come è già stato detto, è l'ennesima giornata che andiamo a istituire, indubbiamente sono tante e la riflessione che forse dovremmo fare è: che significato diamo poi a queste giornate. Perché voglio, per esempio, ricordare che oggi, il 26 marzo, è la Giornata della consapevolezza sull'autismo ed è anche la giornata del M'illumino di Meno.
Se volete due temi particolarmente importanti, che richiederebbero una certa sensibilità, ma soprattutto quando sono state istituite - credo - volevano essere propedeutiche ad una serie di azioni legislative, comportamenti per affrontare questioni di questo genere. Così come proprio scorrendo le intitolazioni delle giornate, il 25 gennaio è la Giornata in cui si ricorda la lebbra. Voi pensate che tema è: non ce lo ricordiamo più. Ma è anche la Giornata dei contrari, che è un fatto un po'strano, perché significa il poter fare l'esatto opposto di quello che si dice.
Io credo che questo sia proprio l'oggetto di una riflessione che possiamo fare, possiamo dare all'istituzione di questa giornata: cosa può significare per questo Parlamento? Certo, un richiamo generale, culturale alla comunità in cui viviamo di essere più attenti e sensibili a tante cose. Però io voglio, voglio, invece, farla diventare qualcosa di diverso: oserei dire la Giornata della consapevolezza dell'importanza della prevenzione veterinaria partendo da un'analisi di contesto. Noi abbiamo più di 33.000 veterinari presenti nel nostro Paese: 4400 circa fanno parte del servizio sanitario nazionale.
Abbiamo a che fare con 65 milioni di animali da affezione, una buona parte sono pesci - non lo consideriamo mai ma ci sono anche quelli -, un fatturato di attività che si aggira sempre più verso i 3 miliardi, una movimentazione di cibo per animali, appunto, di affezione che è di 3 miliardi circa l'anno. Ma abbiamo anche solo 1.200 veterinari che si occupano delle 350.000 aziende zootecniche presenti nel nostro Paese. E badate bene, noi siamo anche fra quelli che hanno un numero di veterinari superiori al resto d'Europa, nel personale sanitario è forse l'unico settore in cui questo avviene. L'Ucraina ne ha più di noi percentualmente, tutti gli altri Paesi ne hanno di meno. Ma allora parlare di prevenzione veterinaria cosa significa? Significa - ma è già stato detto - entrare proprio nel concetto del One Health, dove la salute dell'uomo non è un qualcosa di svincolato dal contesto in cui l'uomo vive; ha che fare con l'ambiente e ha a che fare con il regno animale con il quale ci interfacciamo in vari modi.
E allora fare prevenzione significa toccare anche dei punti particolarmente delicati che hanno una ricaduta nel nostro comportamento sociale, ma anche una ricaduta sul nostro stato di salute, appunto, ma anche sulla nostra economia, perché quando si parla di prevenzione significa intervenire anche in maniera molto puntuale su quel discorso che facevo delle 350.000 aziende zootecniche, ma anche su quelle importazioni di cibo o quant'altro che deve sempre di più vedere una prevenzione di tracciabilità e anche di verifica della salubrità e della certezza di queste filiere. Mi verrebbe da dire che significa anche poter dare un marchio di qualità superiore a quella che è una produzione italiana proprio forte dei numeri che dicevo prima e anche della salvaguardia di un'esperienza che, ahimè, però rischia di andare un po' in crisi, perché dimenticavo di sottolineare che se il numero dei veterinari, tendenzialmente, è aumentato nel corso degli anni, quelli incardinati nel Servizio sanitario nazionale sono, ahimè, piuttosto scesi. Ma significa anche lavorare su quel diverso rapporto che dobbiamo avere con il mondo animale - è stato ben detto - laddove non bisogna cadere nella semplificazione dello sfruttamento dell'animale che può avvenire in vari modi - in termini economici, chiaramente, quando si parla di allevamento e si è toccato anche sugli emendamenti e sugli ordini del giorno, oserei dire, a volte non proprio in maniera propria in questo contesto il tema degli allevamenti intensivi, la necessità di un cambiamento, un miglioramento su quello che riguarda, appunto, il benessere animale ma, oserei dire, anche l'impatto dell'allevamento sull'ambiente -, ha a che fare con il rapporto con gli animali di affezione a cui troppo spesso, in maniera più o meno consapevole, tendiamo a fare una descrizione umanizzandoli, quasi che i bisogni delle persone siano i bisogni degli animali di affezione con cui ci rapportiamo.
Queste sono delle forzature anche culturali a cui dobbiamo stare attenti perché rischiano anche di snaturare un corretto rapporto, laddove il valore, il contributo che il rapporto con l'animale può essere dato (pensiamo alla solitudine di tanti anziani, la difficoltà di tante persone, pensiamo al valore terapeutico anche di animali non così conosciuti, pensiamo all'Alzheimer, pensiamo all'asino come, spesso e volentieri, può essere utilizzato in questo rapporto) deve presupporre, però, un reale e corretto rapporto, e anche da questo punto di vista la prevenzione veterinaria è un qualcosa che incide sulla cultura, sul nostro modo di rapportarci con il mondo animale, che non deve diventare il luogo dell'esasperazione - o non so cosa dire - ma deve essere il luogo in cui ci si abitua ad un rapporto corretto con quello che Papa Francesco ci ha invitato a chiamare sempre di più il creato, laddove non siamo i padroni assoluti ma siamo semplicemente alcuni degli attori di contesto che devono rapportarsi, appunto, con gli altri.
E allora questa giornata io mi auguro possa trasformarsi nel tempo a venire - magari già dal prossimo anno - nell'occasione per fare il punto su alcuni provvedimenti che siamo riusciti a introdurre, magari regolamentando l'organizzazione del Servizio sanitario nazionale per quanto riguarda, appunto, la veterinaria, superando un'interpretazione spesso e volentieri molto individualistica dei 21 sistemi sanitari con cui è organizzato il nostro Paese, intervenendo magari anche dal punto di vista, molte volte, anche normativo, favorendo quella che è l'attività veterinaria andando anche incontro ad alcune difficoltà sociali nell'affrontare determinati costi non sempre sufficientemente supportati, appunto, dal servizio pubblico, perché? Perché non dobbiamo pensare che perché si parli di animali - certo lo so anch'io, c'è una priorità dei bisogni della persona -, però molte volte le due cose, per le ragioni che ci siam detti, sono correlate.
Ma se dobbiamo parlare di zootecnia, riuscendo a garantire in tutto il territorio nazionale - non dimentichiamo che siamo un Paese con tante aree montane, con tante aree interne e con micro, piccole realtà zootecniche - quel supporto, quella prossimità di servizio, che spesso e volentieri incide sul decidere di continuare con l'attività di famiglia oppure sospenderla, ricordando che, in questo caso, non è solo la difesa di una micro economia, ma anche la difesa di un presidio territoriale non di poco conto, perché nel momento in cui venisse meno questa presenza, poi, lo paghiamo in termini di dissesto del territorio e di qualità del territorio stesso che spesso noi pretendiamo di vedere bello, accogliente e piacevole quando facciamo le gite domenicali, ma dimentichiamo che c'è chi deve viverci, costruire il suo progetto di vita e coltivare le proprie speranze.
Ecco che allora il senso delle giornate può diventare quello dell'impegno. Se diventa una semplice celebrazione da fissare sul calendario, qualche medaglia da metterci al petto perché abbiamo fatto una norma apparentemente significativa, rischia di essere davvero di scarsissimo significato, ma voglio pensare che sia la giornata, appunto, della consapevolezza dell'importanza di investire in questo.