Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 31 Luglio, 2024
Nome: 
Ilenia Malavasi

Doc. XXII, n. 23-A

Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, i dati che tutti abbiamo richiamato sugli indicatori demografici sono noti e sono oggettivamente preoccupanti, o meglio allarmanti. Ne ricordo solamente alcuni anch'io: nel 2023, sono nati appena 379.000 bambini, in calo del 3,6 per cento rispetto all'anno precedente, toccando il minimo storico. Dal 2008, il dato della natalità cala nel nostro Paese senza sosta. Stiamo assistendo ad un'importante contrazione della fecondità, ma anche a un calo della popolazione femminile in età riproduttiva, un'età media sempre più alta delle partorienti (siamo a 32,5 anni) e un numero di figli di 1,20 per donna, in netta controtendenza con il contesto europeo. Si tratta di un calo che interessa tutto il nostro territorio nazionale, con impatti significativi sulle aree interne e sui territori montani. Ricordo, infatti, che il declino demografico nel nostro Paese è molto più marcato nelle aree interne rispetto ai grandi centri. Tra l'altro, le aree interne sono circa il 48 per cento dei nostri comuni, in un paese, il nostro, l'Italia, fatto di piccoli comuni e, per il 70 per cento di questi, il 48,5 sono in aree interne.

Oggi, il saldo naturale è ancora fortemente negativo. Sono 6 nati ogni 11 decessi, ogni mille abitanti; cresce l'aspettativa di vita. Questa è una dinamica caratterizzata, dunque, dal calo della natalità e della mortalità, che pone un'ipoteca seria sul futuro del nostro Paese. Con l'aumento della speranza di vita e con l'aspettativa di vita e una popolazione che invecchia senza nessun ricambio generazionale, sono destinati a diventare insostenibili il sistema sociale, previdenziale e sanitario, con ripercussioni soprattutto sulla parte più debole della nostra popolazione, a partire dalle persone in condizioni di difficoltà economica e di esclusione sociale. Basti pensare che, nel 2023, il 14 per cento dei minori è in povertà assoluta. Al contempo, la popolazione over 65 cresce: nel 2050, sarà il 34,9 per cento della nostra intera popolazione, vale a dire un terzo del totale, con oltre 19 milioni di cittadini, di cui più di 4 milioni di persone in età superiore agli 85 anni. Entro il 2070, l'Italia perderà l'11,5 per cento dei propri abitanti. Secondo una metafora, la colonnina di mercurio segna, dunque, temperature sempre più rigide sull'inverno demografico del nostro Paese.

Come detto, questa evoluzione ha implicazioni su molti aspetti: la sostenibilità del sistema previdenziale, il rallentamento della crescita economica, la sostenibilità del sistema sanitario. Dico questo, perché qui in ballo c'è l'universalità del sistema sanitario nazionale, perché caleranno le entrate tributarie e cresceranno i bisogni, aumenteranno le cronicità e faranno ulteriormente aumentare la pressione sul sistema sanitario nazionale.

A fronte, dunque, di un'evidente necessità di investire in sanità e sul nostro sistema sanitario nazionale, sulla non autosufficienza, il Governo continua ad andare in direzione ostinata e contraria; taglia le strutture territoriali del PNRR. Sono 505 in meno le strutture territoriali tra case di comunità, OsCo, COT, utili ad organizzare quella medicina di territorio e di prossimità per quella gestione integrata, sociale-sanitaria, che permetterà di garantire prese in carico territoriali, multidisciplinari, anche a domicilio.

Questa situazione rende dunque utile, dal nostro punto di vista, questa Commissione d'inchiesta, perché è urgente che questo Parlamento se ne occupi, viste le evidenti mancanze di questo Governo, che si riempie la bocca di natalità e di maternità senza quella necessaria visione del Paese che richiede azioni strutturali e non spot per fermare questo inverno demografico.

È infatti evidente come non bastano né le ideologie né la propaganda ad arrestare questo calo delle nascite, ma servono politiche serie che possano ridare speranza al nostro Paese. I figli nascono laddove ci sono Paesi strutturati, dove esistono sistemi di welfare che funzionano, dove ci sono servizi, dove le donne possono lavorare, non il contrario. Non possiamo considerare un modello virtuoso quello che relega la donna ad angelo del focolare, dedito solo alla famiglia e alla crescita dei figli. Questa narrazione, tanto cara questa maggioranza, è ideologica e non tiene conto della realtà in cui viviamo.

Si tratta di un racconto ispirato ad una mentalità superata, che vede la donna esaurire il suo ruolo sociale nella natalità, una questione culturale ancorata a pregiudizi e a ruoli di genere, lontana dalla realtà del nostro Paese. Per invertire questa tendenza e uscire dalla propaganda sono necessari interventi strutturali che possano durare nel tempo, serve visione, serve programmazione, servono risorse. Bisogna evitare che nel 2225, secondo le previsioni statistiche, nasca l'ultimo italiano. Cosa fare, dunque, per aumentare la natalità e per salvare il nostro Paese?

Le nostre idee le sapete, ma le voglio qui ricordare: servono lavori meno precari, salari meno bassi e adeguati ai costi della vita; servono occupazioni più stabili per giovani e donne; servono servizi per l'infanzia; serve potenziare l'assegno unico, che, ricordo, è stato introdotto dal centrosinistra; servono asili nido gratuiti, congedi parentali paritari, oltre a mancare politiche di conciliazione per superare stereotipi e pregiudizi che ancora sono ancorati nel nostro Paese. Mancano anche politiche abitative adeguate, che possano agevolare progetti di vita autonoma e indipendente per i nostri giovani.

I nostri giovani - abbiamo il maggior numero di NEET in Europa - vanno sostenuti con buone politiche abitative, e anche qui i tagli li abbiamo visti, con politiche attive del lavoro adeguate, e anche in questo il PNRR è un'occasione che rischiamo di sprecare. Per tutti questi motivi, oggi mettere al mondo un figlio è una scelta libera, sempre meno praticata, e, proprio per questo, chi lo desidera va sostenuto con tutti gli strumenti possibili, affinché il rinvio di questa scelta non diventi una rinuncia per sempre. Purtroppo questa Commissione penso che sia utile, ma lo dicono semplicemente i tagli e le promesse mancate e non mantenute: un taglio di 100.000 posti di asili nido; nessuna retta gratuita per il secondo figlio, una delle tante promesse mancate; il mancato taglio sull'IVA dei prodotti; le donne precarie e lavoratrici autonome escluse dal bonus mamme; la contrarietà, che avete espresso più volte, al congedo paritario; il mancato rinnovo del bonus assunzionale; nessun sostegno per l'occupazione di giovani e donne, non avete consentito di derogare al vincolo di occupazione femminile, che abbiamo noi previsto nel PNRR; nessun sostegno serio all'imprenditoria femminile.

A questo si aggiunge, poi, nessuna politica seria di sostegno a natalità e genitorialità; ricordo che, ancora oggi, una donna su 4 in Italia perde il lavoro con l'arrivo del primo figlio, una scelta che diventa un obbligo drammatico. Si aggiungono poi i tagli alla scuola, 500 milioni, alla disabilità, 400 milioni, alla sanità, alla riforma della non autosufficienza, che non avete finanziato e che avete depotenziato. Come se non bastasse, non siamo riusciti ad avere un dialogo propositivo né sul salario minimo né sulla legge Schlein.

Ricordo, semmai ce ne fosse bisogno, che il sostegno alle donne non può essere uno spot, ma servono politiche di sostegno per tutta la vita e non solamente per i primi 9 mesi. La situazione è sicuramente complessa, le ricette semplici non le ha nessuno, e dipende sicuramente da fattori sia culturali sia materiali, ma in un caso quanto nell'altro non vediamo una vera attenzione di questo Governo e di questa maggioranza. Per questi motivi ci sembra una buona opportunità questa Commissione, a patto che ci sia davvero la volontà di confrontarsi, uscendo dalla propaganda, da derive ideologiche e da logiche guidate solo dal consenso.

Se vogliamo davvero affrontare la complessità di questo fenomeno, va fatta un'analisi rigorosa e seria della situazione, individuando un piano strategico intelligente, che promuova politiche integrate e strutturate di contrasto alla denatalità. Non accetteremo certamente nessun confronto che metta in discussione la libera scelta delle donne e le battaglie che le donne hanno fatto sulla strada dell'autodeterminazione, della maternità come scelta, guardando con laicità al tema della PMA, alle adozioni e agli affidi, per assecondare il desiderio di diventare genitori, perché essere genitori non può essere né un obbligo né un lusso.

Concludo, Presidente: oggi il nostro Paese ha bisogno di ritrovare fiducia e speranza, e sta a noi ricostruire fiducia e speranza nel nostro Paese, tracciare con coraggio la strada da seguire, con la consapevolezza che, senza un progetto serio e le risorse adeguate, non sarà possibile arrestare questa tendenza negativa e imboccare una nuova strada, quella di una nuova primavera demografica. Siamo dunque pronti a sostenere questa proposta con il voto favorevole del Partito Democratico, semplicemente per un motivo: perché noi, come tutti gli altri in quest'Aula, abbiamo a cuore il futuro del nostro Paese.