Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 11 Luglio, 2018
Nome: 
Walter Verini

A.C. 336 ed abbinate

Grazie, Presidente. Io vorrei concentrare il mio intervento per illustrare i motivi che, secondo noi, stanno alla base e per i quali c'è ancora bisogno di ricostituire la Commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie. E' il motivo fondamentale perché l'impegno contro le mafie e contro i poteri criminali non è certo concluso. La Commissione è uno strumento prezioso che affianca il lavoro degli organismi preposti, della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo innanzitutto, delle DDA, della magistratura, delle forze dell'ordine e della sicurezza, ma anche quello di tante associazioni e di tante istituzioni, di tante associazioni di volontariato come, per esempio, Libera, Libera di don Ciotti, sì proprio don Ciotti, quello che tra l'altro ha lanciato l'idea di indossare sabato scorso le magliette rosse come segnale di ribellione contro i rischi e i veleni di xenofobia, razzismo e cinismo che vengono messi in circolo nel Paese nell'affrontare il dramma dei migranti.

C'è bisogno della Commissione perché le mafie sono presenti, invasive; non indossano più la coppola ma sono presenti nelle istituzioni e pensiamo a quanti sono i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, sono presenti negli affari e nella finanza, negli attacchi ai sistemi di sicurezza e conservazione dati, magari per ricattare, anche su scala globale, Stati e democrazie, e sono presenti nella vita quotidiana. I titoli li conosciamo: traffici di rifiuti, di armi, riciclaggio, traffico di droghe, corruzione. Insomma, la Commissione antimafia è da sempre - da quando esiste - uno strumento fondamentale che ha accompagnato e stimolato l'attività delle Aule e delle Commissioni.

Nell'ultima legislatura la Commissione, presieduta da Rosy Bindi, ha dato un contributo importante in una legislatura che a ragione può essere definita, su queste materie di contrasto alle mafie, come una legislatura costituente. Ricordiamole brevemente le leggi approvate, le principali: cito quella contro il voto di scambio politico-mafioso, contro il caporalato, contro i reati ambientali e la legge contro il depistaggio, quelle contro il falso in bilancio e l'autoriciclaggio e contro la corruzione, tante norme contro la corruzione; e poi la legge che tutela i testimoni di giustizia. Ma io voglio citare anche quella sul codice degli appalti. Il cosiddetto “Governo del cambiamento”, così si autoproclama, annuncia cambiamenti e rischi di buttare a mare la riforma. E allora noi lo diciamo: non vogliamo che dietro la speciosa motivazione di accelerare le procedure poi ci sia la conseguenza di tornare ad accelerare la corruzione negli appalti.

La scorsa legislatura è stata anche quella del nuovo codice antimafia e della riforma della gestione dei beni confiscati, una riforma storica. Su questo dobbiamo andare avanti lungo il lavoro di questi anni, applicarla presto e bene per dimostrare che i beni confiscati alle mafie, una volta assegnati allo Stato per attività economiche, sociali e culturali, debbono funzionare bene, meglio, ovviamente, di quando erano gestiti con la violenza, la sopraffazione e la violazione di leggi. Non partiamo certo da zero. In questi anni sono state centinaia le assegnazioni di beni e strutture grazie al lavoro di magistratura, forze dell'ordine, ministeri, prefetture, enti locali e associazioni, e vogliamo ricordare al Ministro dell'interno che il Viminale esisteva prima di lui e che queste strutture sono state assegnate per queste finalità e non certo per far fare il bagno ai rappresentanti del Governo.

È per questi motivi che attribuiamo un ruolo fondamentale alla Commissione antimafia e per questi motivi non abbiamo compreso e, anzi, esprimiamo la nostra contrarietà alla marcia indietro compiuta dalla maggioranza in Commissione affari costituzionali dove sono state cancellate parti importanti che erano contenute nella stessa proposta di legge a prima firma della relatrice Nesci. Perché eliminare la richiesta di relazione al Governo e Anac per valutare gli effetti delle leggi in discussione in materia di contrasto alle mafie o rispetto degli appalti delle opere pubbliche potenzialmente condizionate dalle attività mafiose? E perché il passo indietro sulla previsione che la Commissione antimafia possa chiedere al Governo informazioni sulle infiltrazioni delle organizzazioni mafiose nelle istituzioni locali e sull'attività straordinaria di queste quando sono sciolte? E perché avere cancellato il comma che permette alla Commissione di chiedere al procuratore nazionale antimafia di accedere ai registri e alle banche dati limitatamente, ovviamente, a quelli non coperti da segreto investigativo? Ci chiediamo il motivo di queste marce indietro e lo facciamo con stupore, anche perché si tratta di proposte venute dalla stessa relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia alla fine della scorsa legislatura, appena quattro mesi fa. Così come - e apro un'altra parentesi - singolare è stata la decisione sul monitoraggio delle scarcerazioni per i detenuti del regime carcerario previsto dagli articoli 4-bis e 41-bis che ora, con l'attuale formulazione della Commissione, si limita alla sola avvenuta esecuzione della pena ed esclude altre cause, come potrebbero essere quelle di gravissimi e acclarati motivi di salute.

Concludendo, Presidente, questi passi indietro, secondo noi, depotenziano le possibilità di azione della Commissione e vanno ripensati e per questo il gruppo PD combatterà in Aula per reinserire questi punti. Più in generale, infine, invitiamo Governo e maggioranza a essere davvero presenti, essere incisivi come hanno fatto le maggioranze e i Governi in questi anni nella precedente legislatura sul fronte della lotta alle mafie. Vi invitiamo a cercare di non demolire un grande lavoro compiuto non solo qui dentro e dal Governo, ma insieme a tante associazioni e a tante personalità che sono da sempre in trincea contro le mafie e la criminalità. E che segnale è, allora? Se è vera questa necessità, che segnale è? Lo dico: è vergognoso quello di minacciare, più o meno velatamente, uno come Roberto Saviano di togliergli la scorta. E allora che segnale è quello di andare in Calabria dove pure è stato eletto, come ha fatto il Ministro dell'interno, senza porsi interrogativi seri e darsi risposte, per esempio, sulle troppe zone d'ombra e i legami opachi di parentela, di sostenitori e uomini della Lega e ambienti della 'ndrangheta? Si fa silenzio su queste cose e si attacca uno come Saviano. Insomma, la lotta alle mafie è una cosa seria e deve essere la priorità della politica tutta. Tanti risultati sono stati ottenuti ma noi vogliamo continuare con ancora maggior forza. La Commissione antimafia in questo quadro continuerà a rappresentare un presidio fondamentale per l'affermazione della legalità, delle regole e della lotta a questi poteri criminali che condizionano da troppo tempo la vita del Paese.

Infine, nella nostra proposta - e poi nella proposta di legge - è contenuta anche una parte importante che estende il ruolo della Commissione antimafia su iniziative per la diffusione della cultura della legalità e la cultura delle regole. Inoltre, è contenuto un riferimento molto chiaro che riguarda la tutela di coloro che nel mondo dell'informazione, i giornalisti, svolgono un lavoro, quello del giornalismo di inchiesta, rischioso e spesso sottoposto a intimidazioni non solo attraverso lo strumento delle querele intimidatorie ma anche attraverso altre gravissime minacce. Quindi, noi pensiamo che si debba al più presto approvare, sia alla Camera e poi rapidamente anche al Senato, questa nuova istituzione di Commissione parlamentare, perché riteniamo che su questo punto della lotta alle mafie e ai poteri criminali ci debba essere la guardia alta e non si debba arretrare nemmeno di un centimetro